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Messaggio Da camila Mar 28 Dic 2010, 17:15

http://www.greenpeace.it/blog/


[UPDATE] Disastro AREVA in Niger: La Contaminazione è 10 volte peggiore!


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© Aghir in'Man

Domenica scorsa abbiamo diffuso la notizia di perdite radioattive da una miniera di AREVA in Niger.
Ieri abbiamo saputo che il disastro è 10 volte peggiore. Areva,
l’impresa controllata dal governo francese (per oltre il 90 per cento)
ha dovuto ammettere che dalle vasche della miniera Somair sono
fuoriusciti per “troppo pieno” 30 milioni di litri di fango radioattivo e
non 200 mila
. Inoltre, l’area coinvolta è di 20 ettari e non 2 come noto finora. Ancora nessun dato ufficiale sui livelli di contaminazione.

Intanto
l’Uranio che si estrae da queste miniere potrebbe finire anche nelle
centrali che Berlusconi e Veronesi vogliono costruire in Italia.


Greenpeace continuerà a chiedere l’elaborazione di uno studio
indipendente sulle aree attorno alle miniere del Niger, seguito da una
azione di bonifica e decontaminazione delle aree coinvolte.

Giuseppe Onufrio
Direttore esecutivo di Greenpeace Italia
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Messaggio Da Ospite Mar 28 Dic 2010, 17:39

http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/12_dicembre/28/vendola_alleanza_con_terzo_polo_e_come_allearsi_con_berlusconi,27635994.html

Vendola: Alleanza con Terzo Polo? E' come allearsi con Berlusconi



Roma, 28 dic. (Apcom) - Allearsi con il Terzo Polo di Fini, Casini e Rutelli sarebbe un po' come allearsi con Berlusconi per battere per Berlusconi. Lo sostiene il presidente della regione Puglia e leader di Sinistra ecologia e Libertà, Nichi Vendola, in una intervista al 'Piccolo'.
Alla mano tesa del Pd, osserva, "il Terzo polo ha già risposto. E comunque in quell'ambito c'è anche chi ha votato la riforma Gelmini e sta continuando a votare progetti fondamentali del governo Berlusconi. Alla fine, per paradosso, si può arrivare ad allearsi anche con Berlusconi per sconfiggere Berlusconi. Il problema, in realtà, è discutere di quale Italia vogliamo, di quali sono le ragioni del declino del nostro Paese e di un grande disegno riformatore".
"Non penso - prosegue Vendola - di avere un difetto di generosità. A molti che hanno l'abitudine di polemizzare con argomenti venali, e talvolta usando anche l'arma della contumelia, ho sempre replicato parlando di politica. Non ho mai accettato il terreno del ping pong polemico e ho replicato con quelli che chiamo i comizi d'amore. Abbiamo una occasione straordinaria che è quella del caso Marchionne e Mirafiori. Un punto dirimente per costruire una visione e una coalizione con coloro che si sono opposti, per esempio, alla riforma Gelmini. In fondo cosa è un programma? E' mettere insieme un'idea dell'Italia e della salvezza di questo Paese che oggi vive un declino drammatico. Il popolo del centrosinistra chiede ai partiti del centrosinistra di essere capaci di una grande unità con il popolo e con i soggetti sociali in movimento e di saper lanciare una grande sfida innovativa".

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Messaggio Da Ospite Mar 28 Dic 2010, 21:50

http://www.repubblica.it/politica/2010/12/28/news/movimenti_opinione-10643755/index.html


L'INCHIESTA
No bavaglio, Fabbriche, Fare Futuro
i movimenti che vivono in rete
Il 2010 è stato l'anno della partecipazione democratica via internet. Tante battaglie, tanti appelli, Dalla Legge Bavaglio a Sakieh, passando per i gruppi che hanno tentato (e tentano) di cambiare gli equilibri della politica italiana. Con l'effetto di rendere sempre più plurale il discorso pubblico



DA un lato i campioni della Videocrazia. Talk show, telegiornali, format d'approfondimento. E tutto ciò che rende la televisione il luogo di formazione di gran parte dell'opinione pubblica degli italiani. Dall'altro lato, loro: i paladini dell'informazione dal basso. Movimenti d'opinione che vivono e sfruttano le possibilità della rete. Fornendo versioni alternative dei fatti. Diffondendo partecipazione e pratiche democratiche. Con lo sguardo sempre rivolto all'agenda politica. Il 2010 è stato anche il loro anno. Tante battaglie, tanti appelli. Dalla Legge Bavaglio alle firme per Sakineh e per la legge elettorale. Passando per i gruppi che dalla rete hanno tentato - e tentano - di cambiare gli equilibri nella politica italiana. Con l'effetto di arricchire e rendere sempre più plurale il discorso pubblico.

Labirinti. Le storie, i gruppi, i protagonisti sono tanti. C'è chi dura un giorno. E chi è ancora attivo. Il 2010 dei movimenti online si apre alla fine di gennaio e nel segno della politica. In Puglia. Con la vittoria alle primarie del centrosinistra di Nichi Vendola. Il governatore uscente ha dalla sua, oltre a cinque di buongoverno, le Fabbriche di Nichi 1: proiezioni virtuali di un comitato elettorale. Le Fabbriche diffondono in rete programmi e idee, videomessaggi e contenuti multimediali. Diventano la struttura, leggera e radicata, che porteranno Vendola a presentarsi come candidato leader del centrosinistra.

Assalto al partito. I partiti sono tra gli interlocutori principali scelti dai movimenti online. Che, a volte, rappresentano la falange digitale di precisi gruppi politici. I finiani di Generazione Italia 2 e FareFuturo 3; i rottamatori democratici di Prossima Fermata Italia. Ovvero: come utilizzare la rete per ridurre un gap comunicativo e di organizzazione. Una precisa ragione sociale: creare consenso intorno alle proprie posizioni, promuovere e accreditare il gruppo o il leader come protagonista dell'arena politica. E, ovviamente, realizzare una critica costante e approfondita ai propri "avversari" interni ed esterni.

Le elezioni. Dalle rete arrivano micro-mobilitazioni ad ogni avvenimento politico. Come quella contro il decreto salva-liste 4 presentato dal governo prima delle elezioni regionali di marzo. Con il web che diventa un intricato miscuglio di accuse e richieste di giustizia. Si innescano manifestazioni reali, consistenti. E, dopo il voto, i social network diventano cartina da tornasole per rilevare l'entusiasmo o alla rassegnazione dei militanti. E per la serie dalla rete al Palazzo, da registrare il successo del Movimento 5 Stelle 5 di Beppe Grillo alle elezioni regionali, con i consiglieri eletti pronti a portare nelle istituzioni le battaglie del comico genovese.

No alla Legge Bavaglio. Ma la maggioranza dei movimenti online è autonomo dai partiti. Aggregati di idee, condensati di lotte e battaglie civili. E se il 2009 ha ricevuto dalla rete il No-B Day, il 2010 è l'anno del No alla Legge Bavaglio 6. Il gruppo "Libertà è partecipazione", i ragazzi del Post-it 7, una mobilitazione dove i confini tra reale e virtuale diventano labili, invisibili. E con la rete che emerge come strumento di implementazione della partecipazione democratica. Basta una pagina Facebook 8 per far partire una protesta che, dopo tre mesi, da maggio a luglio, riuscirà a rispedire in soffitta il ddl Alfano sulle intercettazioni.

Minzolini. Spesso i movimenti online si condensano intorno a un tema. E' il caso di Valigia Blu 9, tra i gruppi più attivi dell'anno. Anche qui parte tutto da Facebook. Da una lettera che Arianna Ciccone, mente e anima del Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia, scrive il 27 febbraio. Chiedendo una rettifica al Tg1 di Augusto Minzolini che, sul caso Mills, aveva riportato la notizia, falsa, dell'assoluzione dell'avvocato inglese. In tre giorni la lettera viene sottoscritta da 100mila persone. E dopo una settimana, la Ciccone consegna 154mila firme alla Rai. Da allora il gruppo realizza altre campagne di mobilitazione. I temi: un'informazione corretta e la Rai libera dai partiti.

Repliche. Sono oramai i veterani dei movimenti online italiani. Il Popolo Viola 10, con le sue infinite ramificazioni, prende un bel pezzo di rete: 300mila iscritti su Facebook. Da cui partone denunce, idee, proposte di manifestazioni, sit-in, mailbombig e quant'altro mente di attivista digitale possa concepire. I temi: difesa della Costituzione, della libertà d'informazione e richiesta di dimissioni si Silvio Berlusconi. Micro iniziative a raffica durante tutto l'anno e in tantissime città italiane. Poi, il 2 ottobre, quello che sembra essere diventato un appuntamento fisso, quasi un format: il No B Day, la manifestazione nazionale a Roma.

Incroci. E in rete emergono storie, istanze, si rafforzano campagne d'opinione emerse dalla società civile. In prima linea tante associazioni che utilizzano la rete come medium privilegiato per rendere pubbliche le loro posizioni. Tante le battaglie. Come quella di Libertà e Giustizia 11 per cambiare la legge elettorale. O quella del Forum dei Movimenti per l'Acqua Pubblica 12. Poi le migliaia di firme raccolte per Sakineh. E, naturalmente, la protesta del movimento studentesco contro la riforma Gelmini 13. Dove l'utilizzo della rete come strumento di mobilitazione e informazione diventa quasi una rivendicazione generazionale. Per realizzare un controcanto in diretta al potere. E per circoscrivere un nuovo territorio dove preservare e coltivare diritti e democrazia.
(28 dicembre 2010)

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Messaggio Da Ospite Mer 29 Dic 2010, 12:38

http://www.agoravox.it/OGM-sicuri-Dopo-15-anni-i.html


OGM sicuri? Dopo 15 anni i contadini americani fanno i conti con le reazioni della natura alle violenze del profitto!

Periodicamente l’uomo sfida la natura e cerca di affermare un primato che immancabilmente viene smentito con regolarità.

Nel 1996 la multinazionale Monsanto ha lanciato sul mercato statunitense, il più importante mercato agricolo del mondo, le sue sementi transegeniche di soia e di cotone. Si tratta di sementi sulle quali si interviene in laboratorio modificando alcune catene geniche per cambiare le caratteristiche naturali delle sementi tradizionali. Queste modifiche tendono ad esaltare alcune aspetti morfologici oppure a trasformare il rapporto di queste piante con il mondo vegetale che le circonda. Questi sono gli OGM cioè gli “organismi geneticamente modificati”.

La Monsanto nel 1996 ha introdotto queste rivoluzionarie sementi perché le modifiche apportate in laboratorio consentivano alle piante in crescita di essere immuni dall’azione erbicida di un diserbante prodotto dalla stessa Monsanto il Roundup. Questo erbicida aveva infatti un’azione selettiva: Distruggeva ogni altro organismo vegetale senza attaccare le piante OGM modificate dalla Monsanto. Gli agricoltori dell’Arkansas ricordano con nostalgia quell’epoca dell’oro in cui i campi restavano perfettamente puliti, liberi dalle infestanti come non si era mai visto prima. Il successo commerciale di questi prodotti fu immediato ed oggi il 58% del cotone, il 66% del mais e il 93% della soia negli Stati Uniti provengono dagli OGM Monsanto così come la maggior parte degli OGM presenti negli altri continenti. Il principio attivo del Roundup è il glifosato l’erbicida più diffuso al mondo.

Il Roundup ready cambiò l’agricoltura in pochi anni. Attività tradizionali come l’aratura vennero abbandonate semplicemente perché inutili, il nuovo miracoloso erbicida manteneva puliti i campi in modo rapido ed economico. Gli agricoltori folgorati da questa autentica manna videro le loro aziende trasformarsi in industrie prospere ed in rapida crescita in grado di moltiplicare gli utili riducendo i costi e la fatica del lavoro nei campi.

Ma l’uomo, la creatura più intelligente dell’universo conosciuto, ha una memoria cortissima e ancora una volta, ha sottovalutato la capacità degli organismi naturali di organizzarsi e rispondere alle modificazioni ambientali. Una decina di erbe infestanti dopo quindici anni dall’introduzione delle sementi e dell’erbicida Roundup sono diventate resistenti. Tra queste l’Amaranthus palmeri volgarmente l’erba dei maiali che non solo ha dimostrato di essere resistente ma ha reagito con un comportamento biologicamente paradossale. L’amaranto sta avendo uno sviluppo abnorme assumendo strane forme ma soprattutto crescendo in modo quasi mostruoso. Sono descritte situazioni in cui la pianta infestante cresce ad un ritmo di cinque centimetri al giorno superando i due metri e producendo rami che danneggiano le lame delle mietitrebbie. Quindici anni dopo l’introduzione degli OGM della Monsanto e dopo l’uso quasi esclusivo del glifosato alcune erbe infestanti si sono organizzate e da qualche esemplare iniziale si è sviluppata una vera popolazione di erbe resistenti.

Le colture maggiormente colpite sono quelle della soia e del cotone in ragione di quasi 6 milioni di ettari coltivati solo negli Stati Uniti su un totale di circa 22 milioni ma gli esperti dicono che è solo una questione di tempo perché “l’epidemia si diffonda”. Il problema non riguarda solo gli USA ma anche la Cina, il Brasile e il Canada cioè i Paesi che hanno consentito la maggiore diffusione degli OGM. Gli esperti conoscevano i rischi ma non prevedevano la rapidità che si manifesta oggi.

Mentre i contadini americani cercano di tornare a “vecchie metodologie” in disuso dagli anni ’60, l’EPA, l’agenzia per la protezione dell’ambiente, lancia un allarme per la contaminazione dell’acqua attraverso alcune molecole come il “dicamba” un erbicida derivato da un componente dell’arancio il defogliante usato durante la guerra del Vietnam. Al momento qualunque intervento si è rivelato un insuccesso ed un nuovo esercito di braccianti l’estate scorsa ha diserbato i campi con la zappa. Gli agricoltori sono scettici perché dopo due o tre settimane il campo è più infestato di prima e sembra che la situazione sia in costante peggioramento. Nel frattempo i costi sono esplosi. Oggi la soia costa 60$ in più per ettaro e 140$ il cotone mentre i rendimenti sono calati del 20-30%

La Monsanto ammette finalmente che “c’è un problema” dichiarando che il Roundup da solo non basta a fermare le infestanti e sta rimborsando agli agricoltori 24$ per ettaro. Mentre l’azienda americana annuncia nuove sementi tra il 2014 ed il 2016 in grado di resistere al glifosato e alla dicamba, gli agricoltori che vogliono ritornare a prodotti tradizionali hanno difficoltà di rifornimento perché nessuno poteva prevedere una richiesta così massiccia di prodotti ormai ritenuti obsoleti. Il rischio di una vera e propria catastofe agricola mondiale si profila come un’ipotesi tutt’altro che improbabile con una caduta verticale dei raccolti delle prossime due/tre stagioni.

Tutto ciò ha riacceso una polemica sugli OGM mai sopita. Gli attivisti contrari agli OGM attaccano la Monsanto che ha promesso una produzione “miracolosa e priva di rischi” e ha generato questo disastro. Gli agricoltori oggi preoccupati per le conseguenze economiche attuali descrivono così il loro periodo d’oro: “Era come una droga. Era tutto fin troppo facile rispetto al passato, abbiamo creduto che potessimo produrre sempre di più e a costi sempre più bassi”

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Messaggio Da Ospite Mer 29 Dic 2010, 14:50

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/12/29/news/ci_fu_discriminazione_politica_il_tribunale_reintegra_la_ferrario_th_sta_29-dic-10_11_19_nnnn-10675292/

"Ci fu discriminazione politica"
Il Tribunale reintegra la Ferrario
Accolto il ricorso della giornalista. Che secondo i magistrati fu "punita" per la sua linea di opposizione alla linea editoriale del direttore. Il commento della ex conduttrice: "Riconosciuta ingiustizia".


ROMA - Il tribunale di Roma sezione lavoro, giudice Marrocco, accogliendo il ricorso in via d'urgenza della giornalista Tiziana Ferrario (assistita dagli avvocati Domenico e Giovanni Nicola D'Amati), ha ordinato alla Rai di reintegrare la giornalista nelle mansioni di conduttrice del Tg1 delle 20 e di inviata speciale per grandi eventi. Il giudice ha ravvisato nella rimozione di Tiziana Ferrario dell'incarico di conduttrice del tg della rete ammiraglia una "grave lesione della sua professionalità per motivi di discriminazione politica a seguito dell'opposizione della stessa giornalista alla linea editoriale del direttore Augusto Minzolini.

Secondo il giudice Marrocco, "i provvedimenti che hanno riguardato la Ferrario sono stati adottati in contiguità temporale con la manifestazione, da parte della lavoratrice, del dissenso alla linea editoriale impressa al telegiornale dal nuovo direttore, con l'adesione da parte sua alla protesta sollevata dal cdr e diretta a far applicare nel tg i principi di completezza e pluralismo nell'informazione e, infine, con la mancata sottoscrizione da parte della stessa del documento di censura al cdr il 4 marzo scorso".

E ancora nella motivazione si legge che detti provvedimenti "sono stati antitetici rispetto a quelli adottati nei confronti dei colleghi di redazione che non avevano posto in essere le suddette condotte". In particolare, "in merito alla rimozione dell'incarico di conduzione del Tg1, dichiaratamente collegata dal direttore del telegiornale all'intento di ringiovanire i volti del tg, risulta in atti che identica decisione non ha coinvolto due giornalisti in sostanza coetanei della ricorrente (Petruni e Romita), i quali, di contro, avevano sottoscritto il documento 4 marzo 2010 di sostegno alla linea editoriale".

Da qui l'ordine impartito alla Rai, che dovrà pagare anche le spese di giudizio, di restituire la conduzione del Tg1 delle 20 alla Ferrario oltre alla mansione di inviata speciale per i grandi eventi.

La giornalista: "Riconosciuta ingiustizia". "Da parte mia c'è grande soddisfazione perchè è stata riconosciuta un'ingiustizia professionale". Così commenta la sentenza la diretta interessata. "Voglio condividere questa soddisfazione - continua la Ferrario - con gli altri colleghi che si trovano nella stessa situazione, i primi che ho chiamato appena ho avuto questa notizia". "E' stato affermato un principio fondamentale, vale a dire che la legge non dà il diritto a nessun direttore di emarginare i colleghi che non sono d'accordo con lui e che tutti devono concorre alla buona riuscita di un telegiornale, soprattutto se si tratta del servizio pubblico".


Il commento di Minzolini. "Paolo Frajese ha condotto il Tg per 7 anni, Bruno Vespa per 5. Tiziana Ferrario invece lo ha condotto per 30 anni". Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini commenta così la decisione del giudice del Tribunale del Lavoro di Roma di reintegrare la giornalista. Nessuna discriminazione politica, quindi per Minzolini: "Quale spazio possono avere le nuove generazioni in un'azienda in cui i ruoli si danno a vita? Azienda per la quale il rinnovamento è fondamentale". Minzolini precisa anche di aver proposto alla Ferrario, "collega stimabile e brava", il ruolo "di super-inviato per il mondo", nessun "demansionamento".

La decisione del giudice "è assurda perchè interviene in decisioni di fatto del direttore", ma, sottolinea, "quello che è normale negli altri Paesi, qui non lo è e resta il concetto che un ruolo rimane acquisito...".
(29 dicembre 2010)

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Messaggio Da Ospite Mer 29 Dic 2010, 15:29

Rifiuti, Roma rischia grosso. Alemanno e polverini litigano

La denuncia del presidente dei Verdi Bonelli: "Se non si trova un sito alternativo a Malagrotta la città tra due anni sarà ridotta come Napoli"


Se Roma si risvegliasse un giorno come Napoli, con rifiuti lungo le strade dal Colosseo a Piazza Venezia? Non è fantascienza per il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: “Se non si troverà un sito alternativo a Malagrotta entro due anni Roma sarà com’è oggi Napoli”.

Nel frattempo continuano gli sgarbi, sull’individuazione del sito per la nuova discarica, tra il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il governatore Renata Polverini. Guerra interna al partito di Berlusconi che Bonelli valuta “come scontri per la leadership del Pdl: devono dimostrare chi comanda, i rifiuti sono l’alibi”. Intanto Malagrotta, la grande discarica alla periferia di Roma, sulla quale pesa anche una procedura di infrazione dell’Unione europea, è ormai (dopo l’ennesima proroga) sull’orlo del collasso. Il presidente della Provincia Nicola Zingaretti non è ancora uscito allo scoperto, per evitare scontri tra istituzioni, ma il suo è qualcosa di più di un malumore nei confronti di Alemanno, in due anni da sindaco incapace di trovare una soluzione alternativa a Malagrotta. Paradossalmente, invece, quella Renata Polverini che proviene dalla stessa destra sociale missina di Alemanno (oggi riconvertita al berlusconismo proprio come il sindaco) non risparmia bacchettate pubbliche al Campidoglio.

Dopo le frizioni tra i due registrate nei mesi scorsi, ieri la nuova puntata. In mattinata un vertice tra i due, con Alemanno che all’uscita dichiara: “Su Malagrotta bisogna far presto. Il presidente Polverini ha garantito che esaminerà rapidamente la situazione e che nel giro di poco tempo ci sarà una decisione in merito che eviterà problemi per Roma e per il Lazio. Questo fa parte delle competenze regionali”. Nel giro di poco la replica, stizzita, di Renata Polverini: “Non può aver detto questo. Se l’ha fatto, probabilmente ha sottinteso che lui non ci darà il sito. Ma io ancora ufficialmente non ho ricevuto nulla”. Tradotto dal politichese: Alemanno deve fornire una lista di possibili siti romani per l’alternativa a Malagrotta. Cosa che il sindaco non pare avere nessuna intenzione fare, giudicando pericoloso prendersi la responsabilità della scelta.

Tutto questo si aggiunge al “piano rifiuti” recentemente approvato dalla Regione Lazio, considerato inadeguato e solo propagandistico dal Partito democratico, anche per quella quota di raccolta differenziata fissata al 60 per cento entro la fine del 2011 (improbabile essendo oggi nel Lazio al 21%). Inoltre, gli ambientalisti contestano l’idea del piano di realizzare almeno cinque inceneritori. L’unica certezza è che, mentre Malagrotta scoppia, sindaco Alemanno e governatore Polverini litigano ancora.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/29/rifiuti-roma-rischia-grosso-alemanno-e-polverini-litigano/84000/

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Messaggio Da duful Mer 29 Dic 2010, 15:59

http://www.repubblica.it/esteri/2010/12/29/news/battisti_lula_ha_deciso_di_non_estradarlo-10672648/?ref=HREC1-1

Battisti, Lula ha deciso di non estradarlo
"Bisogna preservare la sua integrità fisica"
Manca ancora l'annuncio ufficiale, ma, stando alle notizie di Globenews, il presidente brasiliano, il cui mandato scade il 31 dicembre, non permetterà che l'ex terrorista rosso lasci il Paese. Il figlio di Torreggiani: "Non sono sorpreso, ci muoveremo in modo più deciso"


BRASILIA - L'annuncio ufficiale ancora non c'è. Ma il presidente brasiliano uscente Inacio Lula da Silva, il cui mandato scade il 31 dicembre, ha deciso di non estradare l'ex terrorista rosso Cesare Battisti per "preservarne l'integrità fisica", concedendo lo status di rifugiato politico. È quanto rivela il canale Globe News, che spiega che Lula, che in quanto capo dello stato ha la parola finale in materia, "annuncerà questa decisione entro il 31 dicembre". Battisti, ex leader Proletari Armati per il Comunismo (Pac) è in prigione dal 2007 in Brasile dove si era rifugiato per evitare di essere estradato dalla Francia. Nel novembre del 2009 il Supremo tribunale federale brasiliano autorizzò l'estradizione di Battisti, condannato all'ergastolo in contumacia in Italia per quattro omicidi compiuti negli anni di piombo. Concedere lo status di rifugiato politico all'ex militante dei Pac rischia di creare ripercussioni sul trattato di estradizione del Brasile con l'Italia, sottolineano i media brasiliani.

Due giorni fa il presidente Lula aveva detto che avrebbe seguito ''alla lettera'' la decisione dell'avvocato generale Luis Inacio Adams che aveva già presentato un primo parere che era stato rimandato indietro prima di Natale perché ritenuto ''non soddisfacente'' per alcune questioni politiche.

Figlio di Torreggiani: "Agiremo con pugno di ferro"
. "Mi aspettavo una decisione simile: vorrà dire che ci muoveremo in modo molto





più deciso". È stato questo il commento di Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979, alla decisione di Lula. ''Se si usano le buone maniere, a quanto pare la giustizia viene ignorata. Sembra invece che con le maniere forti e i pugni di ferro si ottenga di più e quindi useremo il pugno di ferro anche noi'', contuinua Alberto che, nell'attentato, rimase ferito. ''Chi crede nella giustizia non deve accettare questa decisione - prosegue -. Non faremo nulla di eclatante, ma pensiamo a una mobilitazione della gente: si va in piazza per tante cose anche più banali, forse è giusto andarci per questa''.

Le reazioni. Di affronto politico nei confronti dell'Italia parla Stefano Pedica (IdV), capogruppo in commissione esteri: ''Invito il Presidente Lula a considerare come l'atto di mancata estradizione e la liberazione di Battisti verrebbe vissuto dal nostro paese come un affronto politico e di giustizia davvero grave'', ha scritto in una nota, spiegando che ''il rientro del brigatista appare doveroso non solo nei confronti dei familiari delle vittime, ma anche verso tutti i cittadini che hanno vissuto quel periodo''. ''Come IdV abbiamo sempre sostenuto la necessità che Battisti sia estradato al fine di poter tornare nel suo paese d'origine, nel quale ancora vivono le famiglie delle vittime, per scontare completamente la pena regolarmente comminatagli. Solo con la regolare estinzione delle colpe - conclude - è possibile chiudere un capitolo nero della storia del nostro paese''. "Il Brasile offende le vittime, la storia e l'intera Repubblica italiana, le reazioni diplomatiche devono essere proporzionali alla gravita''', ha commentato il deputato dell'Udc Luca Volonté. Indignazione per la decisione di Lula di non estradare Cesare Battisti è stata espressa dall'Associazione 2 agosto 1980. Secondo Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione delle vittime della strage di Bologna, si tratta di ''un fatto gravissimo e indegno per una nazione democratica quale si definisce il Brasile''. Ma soprattutto è un ''fatto che denota ancora una volta l'insufficienza e l'incapacità del governo italiano di tutelare la dignita' del Paese e delle vittime del terrorismo''
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Messaggio Da Ospite Mer 29 Dic 2010, 18:48

http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/12/29/news/wikileaks_stories-10658948/?ref=HRERO-1


WikiLeaks è un gioco globale
Dall'Italia il primo contributo
Un team di sviluppatori americani invita la comunità di programmatori underground a creare videogame prendendo spunto dalla storia di Julian Assange e dei cable segreti. Come "Leaky World", che permette di manomettere la rete informativa del potere
di IVAN FULCO



IL PROGETTO si chiama Wikileaks Stories 1, l'idea è di un piccolo team di sviluppatori americani, ma l'obiettivo è quanto mai ambizioso: raccontare la vicenda Wikileaks in forma di videogioco, o comunque di storia interattiva, chiamando a raccolta il popolo dei programmatori underground. Il risultato sarà una collezione a tema di "political game", anche se gli autori preferiscono definirli diversamente: "Creiamo giochi per la libertà e la democrazia", spiegano i ragazzi di Gnome's Lair. Il progetto è completamente aderente alla filosofia wiki: tutti possono partecipare con un proprio videogame, senza vincoli di stile, di forma o di schieramento politico. E la prima risposta alla convocazione arriva proprio dall'Italia.

Un mondo che "perde". Il primo contributo a Wikileaks Stories, appena pubblicato, si intitola Leaky World 2, ed è un gioco d'autore, firmato dal collettivo italiano di Molleindustria. Leaky World è una rilettura in chiave interattiva del saggio Cospirazione come governo, un pamphlet pubblicato da Julian Assange nel 2006, e sulla cui dottrina si basa oggi la mission di Wikileaks.

Al centro dello schermo, un planisfero del potere politico, costellato di nodi informativi rappresentati dalle principali capitali. Al giocatore il compito di dirigere la linea delle relazioni internazionali, intessendo legami da punto a punto, così da accrescere il controllo dell'elite politica sui destini del mondo. Tutto questo fino a quando non si verifica una fuga di notizie, rappresentata da un nodo che inizia letteralmente a "perdere" informazioni. In quel momento, la priorità diventa tagliare tutti i rapporti con quel centro di potere, per evitare che, goccia dopo goccia, la perdita faccia salire la marea dell'opinione pubblica.

"Alcune idee prosperano - si legge dopo il game over - altre muoiono, portate via dalle correnti della storia". A meno che non si riesca a intessere una rete mondiale perfettamente intrecciata, più forte di qualsiasi opposizione democratica. Nel qual caso, viene celebrata la vittoria della nomenklatura: "Noi siamo ovunque. E per questo siamo invisibili".

Teoria della cospirazione. Ma come si racconta Wikileaks al tempo dei videogiochi interattivi? "Le storie emerse dai leak dell'ambasciata americana non sono state sconvolgenti", spiega Paolo Pedercini, sviluppatore di Leaky World. "Per questo ho pensato che l'approccio migliore fosse quello di fare un passo indietro, di provare a fornire una rappresentazione sistemica anziché narrativa del dramma del potere nell'era dell'informazione".

"Per Assange - prosegue - la classe dominante "cospira" continuamente: imprenditori, lobbisti, militari e politici mantengono linee di comunicazione più o meno segrete in cui si scambiano informazioni ben diverse dai canali di comunicazione destinati al pubblico generale. In questo contesto, il leak è un modo per ripristinare la verità e ostacolare questi piani che generalmente danneggiano la maggior parte delle persone".

Videogame in corso. Secondo il team di Gnome's Lair, il progetto Wikileaks Stories si arricchirà nei prossimi giorni di nuovi titoli, tra i quali un'avventura grafica in prima persona sulla storia di Julian Assange. Nel frattempo, in Rete altri sviluppatori hanno riletto la vicenda Wikileaks in chiave più o meno ironica.

È il caso di Cablegate: The Game, che ha demandato agli utenti il compito di taggare le migliaia di cablogrammi filtrati in Rete. Oppure di The Wikileaks Game, in cui guidare nella raccolta di documenti riservati un Julian Assange in versione super-deformed. O ancora, di Wikileaks: The Game, in cui Assange, nascosto dietro la scrivania di Barack Obama, deve attendere che il presidente degli Stati Uniti si addormenti per trafugare notizie dallo studio ovale.

In questi casi, l'analisi politica si scioglie nell'approccio goliardico che caratterizza molti dei videogiochi in Flash diffusi in rete, ma il concetto non cambia. Il dibattito su Wikileaks è aperto. E come da filosofia wiki, chiunque può partecipare con un suo contributo, in qualsiasi forma.
(29 dicembre 2010)

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Messaggio Da Ospite Gio 30 Dic 2010, 00:08

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/12/29/visualizza_new.html_1645783216.html


Gemonio: Bossi, segnali da palude romana
Senatur, 'se fossimo andati alle elezioni non sarebbe successo'


(ANSA) - MILANO, 29 DIC - 'Se fossimo andati alle urne, tutto questo non sarebbe successo': in un'intervista alla Padania in edicola domani, Umberto Bossi indica tra i responsabili, anche involontari, del doppio ordigno esploso a Gemonio, 'anche chi non ha voluto mandare il Paese alle elezioni'. 'Vogliono spaventarci' conclude il senatur, secondo cui i mandanti sono in quegli ambienti 'che non vogliono che il paese cambi e ora si affidano al terrorismo per spaventare la gente. E' la palude romana che manda segnali'.

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Messaggio Da Ospite Gio 30 Dic 2010, 11:09

http://www.corriere.it/editoriali/10_dicembre_30/un-disperato-qualunquismo-ernesto-galli-della-loggia-editoriale_2120c614-13e4-11e0-96ea-00144f02aabc.shtml

DITE LA VERITA' AL PAESE


Un disperato qualunquismo


Non vanno bene le cose per l'Italia. Prima che ce lo dicano le
statistiche - comunicandoci per esempio un dato lugubre: che nel 2010 il
reddito pro capite degli italiani sarà in termini reali inferiore a
quello del 2000 - ce lo dice una sensazione che ormai sta dentro
ciascuno di noi e ogni giorno si rafforza.

Basta che ci guardiamo intorno per scorgere un panorama
sconfortante: abbiamo un sistema d'istruzione dal rendimento assai
basso; una burocrazia sia centrale che locale pletorica e
inefficientissima; una giustizia tardigrada e approssimativa; una
delinquenza organizzata che altrove non ha eguali; le nostre grandi
città, con le periferie tra le più brutte del mondo, sono largamente
invivibili e quasi sempre prive di trasporti urbani moderni
(metropolitane); la rete stradale e autostradale è largamente inadeguata
e quella ferroviaria, appena ci si allontana dall'Alta velocità, è da
Terzo mondo; la rete degli acquedotti è un colabrodo; il nostro
paesaggio è sconvolto da frane e alluvioni rovinose ad ogni pioggia
intensa, mentre musei, siti archeologici e biblioteche versano in
condizioni semplicemente penose. Per finire, tutto ciò che è pubblico,
dai concorsi agli appalti, è preda di una corruzione capillare e
indomabile. C'è poi la nostra condizione economica: abbiamo
contemporaneamente le tasse e l'evasione fiscale fra le più alte
d'Europa, mentre gli operai italiani ricevono salari ben più bassi della
media dell'area-euro; il nostro sistema pensionistico è fra i più
costosi d'Europa malgrado le numerose riforme già fatte e siamo
strangolati da un debito pubblico il pagamento dei cui interessi
c'impedisce d'intraprendere qualunque politica di sviluppo. Ancora:
nessuno dall'estero viene a fare nuovi investimenti in Italia, ma gruppi
stranieri mettono gli occhi (e sempre più spesso le mani) su quanto
resta di meglio del nostro apparato economico-produttivo; nel frattempo
il processo di deindustrializzazione non si arresta e la disoccupazione,
specie giovanile, resta assai alta.

Nessuno di questi mali ha un'origine recente, lo sappiamo bene.
Non paghiamo cioè per errori di oggi o di ieri: o almeno non solo per
quelli. È piuttosto un intero passato, il nostro passato, che ci sta
presentando il conto. Oggi cominciamo a capire, infatti, che qualche
tempo fa - quando? nel '92-'93? un decennio dopo con l'adozione
dell'euro? - si è chiuso un lungo capitolo della nostra storia. Nel
quale siamo diventati sì una società moderna (qualunque cosa significhi
questa parola), ma pagando prezzi sempre più elevati, accendendo
ipoteche sempre più rischiose sul futuro, chiudendo gli occhi davanti ad
ogni problema, rinviando ed eludendo. Prezzi, stratagemmi, rinvii, che
negli Anni 70-80 hanno cominciato a trasformarsi in quel cappio al collo
che oggi sta lentamente strangolando il Paese.

Lo sappiamo che le cose stanno così. Ce ne accorgiamo ogni giorno
che l'Italia perde colpi, non ha alcuna idea di sé e del suo futuro. Ma
ci limitiamo a pensarlo tra noi e noi, a confidarcelo nelle
conversazioni private. Avvertiamo con chiarezza che avremmo bisogno di
bilanci sinceri e impietosi fatti in pubblico, di un grande esame di
coscienza, di poterci specchiare finalmente e collettivamente nella
verità. Che ci servirebbero terapie radicali. Invece sulla scena
italiana continua a non accadere nulla di tutto ciò.

Chi dovrebbe parlare resta in silenzio. Resta in silenzio il
discorso pubblico della società italiana su se stessa, consegnato ad una
miseria che diviene ogni giorno meno sopportabile. Ma soprattutto resta
in silenzio la politica, divisa tra lo sciropposo ottimismo di
Berlusconi, il suo patetico «ghe pensi mi» da un lato, e la vacuità dei
suoi oppositori dall'altro. Bersani, La Russa, Bossi, Fini, Bondi,
Vendola, Verdini, Di Pietro, Casini, e chi più ne ha più ne metta
credono di parlare al Paese con le loro dichiarazioni, le loro
interviste, i loro attacchi a questo o a quello, i loro progetti di
alleanze, di controalleanze e di governi: non sanno che in realtà se ne
stanno guadagnando solo un disprezzo crescente, ne stanno solo
accrescendo la distanza dal loro traballante palcoscenico. Sempre più,
infatti, la loro produzione quotidiana di parole suona eguale a se
stessa: ripetitiva, irreale, ridicola. Mai una volta che uno di essi
proponga al Paese una soluzione concreta per qualche problema concreto:
chessò, come eliminare la spazzatura a Napoli, come attrarre
investimenti esteri in Italia, come finire la Salerno-Reggio Calabria
prima del 3000, come iniziare a risanare il debito pubblico. Mai: anche
se a loro scusante va detto che nel solcare quotidianamente l'oceano del
nulla sono aiutati da un sistema dell'informazione anch'esso perlopiù
perduto dietro la chiacchiera, il «retroscena», il titolo orribilmente
confidenziale su «Tonino» o «Gianfri», il mortifero articolo di
«costume».

Nelle pagine e pagine dedicate dai giornali alla politica diventa
sempre più difficile distinguere il vero dal falso, scorgere qualche
spicchio di realtà tra i fumi dell'aria fritta. È così che alla fine
siamo condannati a questo necessario, disperato, qualunquismo. Agli
italiani non sta restando altro. Disperato perché frutto dell'attesa
vana che finalmente da dove può e deve, cioè dalla politica, venga una
parola di verità sul nostro oggi e sul nostro ieri. Una parola che non
ci esorti - e a che cosa poi? A credere in un ennesimo partito, in
un'ennesima combinazione governativa? - ma che ci sfidi: ricordandoci
gli errori che abbiamo tutti commesso, i sacrifici che sono ora
necessari, le speranze che ancora possiamo avere. Per l'Italia è forse
iniziata una corsa contro il tempo, ma non è affatto sicuro che ce ne
resti ancora molto.

Ernesto Galli della Loggia

30 dicembre 2010

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Messaggio Da Ospite Gio 30 Dic 2010, 13:30

http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/12/30/news/raid_nella_notte_a_casa_di_vendola_identificato_gruppo_di_giovani_del_pdl-10707891/?ref=HRER2-1

Raid nella notte sotto casa di Vendola
identificato gruppo di giovani del Pdl
L'agguato nel centro storico di Terlizzi, alle porte di Bari. Il governatore svegliato di colpo e molestato. Sono intervenuti i carabinieri di Molfetta che hanno sorpreso sul posto i militanti del centrodestra

Molestato nel cuore della notte da un gruppo di giovani del Pdl che sono arrivati sotto casa sua, nel centro storico di Terlizzi, alle porte di Bari. Brutta avventura quella del governatore della Puglia Nichi Vendola, che stamattina è arrivato zoppicando alla conferenza stampa di fine anno organizzata nella sala Europa di villa Romanazzi Carducci a Bari. E' stato lo stesso Vendola a raccontare l'espisodio in apertura del suo discorso: il brusco risveglio nel cuore della notte e l'incidente, dovuto a una caduta per le scale. Per identificare il gruppo di militanti politici sono intervenuti i carabinieri di Molfetta.

"Non ho trascorso una bella nottata perché giovani del Pdl hanno pensato bene di venire a molestare il Presidente della Regione a casa sua immaginando che un'abitazione privata possa essere una specie di protesi della lotta politica", ha detto Vendola. "E' stata una nottata antipatica e alcuni giovani sono stati identificati dalle forze dell'ordine. Ognuno ha il diritto al sonno e nello spavento notturno sono anche caduto per le scale e per questo mi vedete così claudicante. Ho scelto di vivere nel centro storico del mio paese di fronte al mercato, e non in una villa residenziale separata dla popolo - ha concluso - e penso che continuerò così. Spero che i giovani del Pdl abbiano motivo di imparare le regole della lotta politica".

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Messaggio Da Ospite Gio 30 Dic 2010, 18:17

http://www.repubblica.it/scuola/2010/12/30/news/napolitano_universit-10718988/?ref=HREA-1



Università, Napolitano promulga riforma
ma riscontra "criticità" nel testo
Dubbi tecnici su alcuni articoli della legge varata dal Senato il 23 dicembre tra le proteste di studenti e docenti. Gelmini: "Con Berlusconi ne terremo conto"


ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi promulgato la legge di riforma dell'università approvata dal Parlamento il 23 dicembre 1, ma rilevando la presenza di "criticità" nel testo. La legge "in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario" è stata promulgata mentre il capo dello Stato inviava una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri in cui si auspica che con successiva legislazione ministeriale si risolvano le "talune criticità" riscontrate nel testo.

Già in occasione dell'approvazione della legge in Senato, il Quirinale aveva espresso dubbi 2su alcune incongruenze tecniche del testo, poi specificate nella lettera.

Il presidente della Repubblica, nella lettera al presidente del Consiglio che accompagna l'annuncio di promulgazione della legge di riforma dell'Università, sollecita il governo a un confronto con tutte le parti per superare le criticità che permangono nel testo. "Auspico infine - si legge - che su tutti gli impegni assunti con l'accoglimento degli ordini del giorno e sugli sviluppi della complessa fase attuativa del provvedimento, il governo ricerchi un costruttivo confronto con tutte le parti interessate".

Gelmini: "Positivo". "Credo che la promulgazione sia un fatto positivo", ha commentato a caldo il ministro Mariastella Gelmini. Sul fatto che il Capo dello Stato abbia rilevato alcune criticità, Gelmini ha sottolineato di voler leggere "il testo prima di fare commenti". Assicurando che, "insieme al presidente Berlusconi terremo conto delle osservazioni del Quirinale".

Il testo integrale della nota di Napolitano. "Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi promulgato la legge recante "Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonchè delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario". Il Capo dello Stato - si legge in una nota diffusa dal Quirinale- ha contestualmente indirizzato la seguente lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri:
Promulgo la legge, ai sensi dell'art. 87 della Costituzione, non avendo ravvisato nel testo motivi evidenti e gravi per chiedere una nuova deliberazione alle Camere, correttiva della legge approvata a conclusione di un lungo e faticoso iter parlamentare.
L'attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali; quel che sta per avviarsi è dunque un processo di riforma, nel corso del quale saranno concretamente definiti gli indirizzi indicati nel testo legislativo e potranno essere anche affrontate talune criticità, riscontrabili in particolare negli articoli 4, 23 e 26.

Per quel che riguarda l'articolo 6, concernente il titolo di professore aggregato - pur non lasciando la norma, da un punto di vista sostanziale, spazio a dubbi interpretativi della reale volontà del legislatore - si attende che ai fini di un auspicabile migliore coordinamento formale, il governo adempia senza indugio all'impegno assunto dal Ministro Gelmini nella seduta del 21 dicembre in Senato, eventualmente attraverso la soppressione del comma 5 dell'articolo. Per quanto concerne l'art. 4 relativo alla concessione di borse di studio agli studenti, appare non pienamente coerente con il criterio del merito nella parte in cui prevede una riserva basata anche sul criterio dell'appartenenza territoriale. Inoltre l'art. 23, nel disciplinare i contratti per attività di insegnamento, appare di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale. Infine è opportuno che l'art. 26, nel prevedere l'interpretazione autentica dell'art. 1, comma 1, del decreto legge n. 2 del 2004 sia formulato in termini non equivoci e corrispondenti al consolidato indirizzo giurisprudenziale della Corte Costituzionale.

Al di là del possibile superamento - nel corso del processo di attuazione della legge - delle criticità relative agli articoli menzionati, resta importante l'iniziativa che spetta al governo in esecuzione degli ordini del giorno Valditara e altri G 28.100, Rusconi ed altri G24.301, accolti nella seduta del 21 dicembre in Senato, contenenti precise indicazioni anche integrative - sul piano dei contenuti e delle risorse - delle scelte compiute con la legge successivamente approvata dall'Assemblea. Auspico infine che su tutti gli impegni assunti con l'accoglimento degli ordini del giorno e sugli sviluppi della complessa fase attuativa del provvedimento, il governo ricerchi un costruttivo confronto con tutte le parti interessate".

Gli sudenti: "Bloccheremo riforma negli atenei". Non hanno alcuna intenzione di arrendersi, neanche dopo la firma del Ddl, gli studenti universitari che promettono ancora battaglia: ''Non siamo sorpresi. - commentano gli studenti di Link-Coordinamento Universitario - Il presidente Napolitano ci ha ricevuto e ascoltato con rispetto, ma non ci aspettavamo che fosse lui a dare battaglia al posto nostro. A bloccare la riforma Gelmini dovranno essere gli studenti, i dottorandi, i precari, i ricercatori, i tecnici-amministrativi, tutti coloro che vivono sulla propria pelle la schiavitù della precarietà e il furto di futuro operato da questa riforma''. Il piano della mobilitazione, fanno sapere gli studenti, si sposta dal parlamento verso il governo, con l'attesa dei decreti attuativi, e verso gli atenei, con l'adeguamento degli statuti universitari alla nuova legge. ''Chiediamo fin da subito a tutti i rettori di disobbedire, e su questo daremo battaglia. - annunciano - Costruiremo proposte di statuti universitari in grado di bloccare la riforma e cambiare l'università dal basso''.
Link fa poi notare che una delle ''criticita''' individuate dal presidente Napolitano riguarda l'emendamento della Lega Nord che riserva ai residenti in una regione una quota delle borse di studio: ''Il presidente ha sottolineato come quella norma razzista sia completamente incoerente con una legge che dice di favorire il merito - spiegano -. Ora tocca al governo rispettare la Costituzione e cancellare la norma razzista nel decreti attuativi''.


(30 dicembre 2010)

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Messaggio Da Ospite Gio 30 Dic 2010, 22:47

http://www.repubblica.it/solidarieta/profughi/2010/12/30/news/profughi_di_via_dei_villini-10717359/?ref=HREC1-2

Il dramma dei profughi di via dei Villini
"Con lo status di rifugiato ma abbandonati"
Roma, condizioni di degrado indescrivibili per i somali nella ex sede diplomatica del loro paese. Un'emergenza ignorata per anni. Le proposte avanzate
di CARLO CIAVONI
ROMA - Situazioni oltraggiose per la dignità della persona, come quelle visibili a tutti nella palazzina dell'ex ambasciata somala di via dei Villini a Roma, non sono che il risultato diretto dell'avarizia delle istituzioni italiane, rispetto al fenomeno planetario dei richiedenti asilo politico e più in generale degli immigrati. Di questo s'è parlato nel corso della conferenza stampa nella sede della ex sede diplomatica della Somalia in via dei Villini, a Roma, dove vivono 140 persone, in condizioni di degrado indescrivibili, senza corrente elettrica, con solo due bagni a disposizione, in un'atmosfera irrespirabile per la puzza, tra i topi che circolano in mezzo ai materassi umidi adagiati sui pavimenti. Tutti fuggiti da quel paese, in preda alla furia devastatrice di una guerra civile gestita da bande armate senza alcun controllo da parte dei pubblici poteri.


"Adesso arrangiati". Una volta preso atto dalla stampa e dalle numerose reti televisive presenti dello stato indecente in cui vivono da anni i rifugiati somali, Shukri Said ha spiegato in breve il nodo del problema che li riguarda. "La questione è semplicissima - ha detto - lo Stato italiano rispetta la sua stessa Costituzione che, nell'articolo 10, prevede l'accoglienza di chiunque abbia ragione di fuggire da guerre o discriminazioni etniche, politiche o religiose. Il fatto però è che, dopo l'accoglienza non c'è più altro. Si ottiene un pezzo di carta, dove c'è scritto che sei rifugiato, ma poi a voce ti dicono: 'adesso arrangiati'". Un "guardare dall'altra parte" delle istituzioni dello Stato, comune persino all'ambasciatore somalo, Nur Hassan Hussen, che rappresenta attualmente un "Governo di transizione", il quale dalla sua sede provvisoria di via dei Gracchi 305, non perde tempo e chiede al ministero degli Interni di mandare i celerini per cacciare via le 140 persone e rientrare così in possesso della sede di via dei Villini.

"Se ti mettono un Kalashnikov in mano". Eppure, in mezzo a loro, si ascoltano storie come quella di Abdullah (uno dei tanti Abdullah...) il quale racconta la sua fuga da Mogadisco, dove - dice - "Non hai molta scelta quando arriva qualcuno che fa parte di una delle tante bande in conflitto, che ti mette in mano un kalashnikov e ti dice: 'vieni a sparare con noi'. Ecco, a quel punto non hai molti margini di replica, perché sai già che se non fai come ti dice lui, scatta la regola micidiale per cui, se non stai con loro, sei automaticamente loro nemico e quindi rischi d'essere ammazzato da un momento all'altro. Ecco da cosa sono fuggito, da tutto questo".

L'accordo di Dublino. A rendere ancor più ostile la situazione, c'è il Regolamento di Dublino II° del 2003, concepito per evitare il cosiddetto "asylum shopping", e imponendo che le richieste di asilo politico vengano trattate dallo Stato dell'UE che accoglie per primo l'immigrato. Ragione per la quale, chiunque tra i rifugiati somali decidesse di uscire dall'Italia per chiedere ospitalità e integrazione in un altro Stato europeo, verrebbe comunque rimandato in Italia, per finire in uno dei tanti "via dei Villini" che esistono.

Le proposte. C'è chi, come il senatore Vincenzo Vita (Pd) parla di un disegno di legge al quale l'opposizione tenterà di imprimere un'accelerazione, capace, appunto, di far seguire all'accoglienza dei rifugiati anche un percorso di protezione e integrazione fino a rendere autonome e in grado di badare a se stesse le persone. Ma c'è anche l'impegno del presidente del III° Municipio del Comune di Roma, Dario Marcucci, il quale si è impegnato a sollecitare l'assessore alle politiche sociali, Sveva Belviso e il sindaco Alemanno, per adottare immediatamente delle misure che attenuino quanto meno la situazione di degrado attuale.

Le distrazioni della stampa. All'incontro di via dei Villini - fortemente voluto e organizzato da Shukri Said, somala ma cittadina italiana, segretaria e portavoce dell'Associazione Migrare - hanno partecipato, oltre che Luigi Manconi, presidente di "A Buon Diritto", Roberto Natale, presidente della Federazione della Stampa, il quale ha detto di provare vergogna per aver constatato come in questi ultimi giorni tanto si sia saputo a proposito del figlioletto di Elton John e quasi nulla su questa sulla vicenda dei profughi somali. Inoltre, erano presenti Valeria Carlini, in rappresentanza del Cir (Consiglio Italiano Rifugiati), il coordinatore del Forum Immigrazione del Pd, Marco Paciotti; Federico Fossi, in rappresentanza di Laura Boldrini dell'UNHCR, oltre a rappresentanti dell'Arci e Rifondazione Comunista.

Ma non è l'unico caso. Un destino di abbandono, quello dei rifugiati riconosciuti come tali e quindi titolari di protezione dello Stato italiano, che riguarda anche altri quattro "galere putrescenti", nel tempo sorte nel perimetro della capitale d'Italia. Luoghi che portano il nome di via Arrigo Cavalieri, nella sede dell'ex Enasarco, alla Romanina, dove da tempo abitano in condizioni indecenti 500 persone, tutte provenienti dal Corno d'Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea); via Collatina, con altre 500 persone, originarie anche queste dalle ex colonie italiane in Africa; il binario 15 della stazione Ostiense, da anni luogo d'approdo degli afgani in fuga verso l'Europa.

(30 dicembre 2010)

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Messaggio Da Ospite Ven 31 Dic 2010, 13:35

Vi consiglio di farlo,ci sono tante categorie interessanti

I migliori e i peggiori del 2010. Vota il sondaggio del Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/31/i-migliori-e-i-peggiori-del-2010-vota-il-sondaggio-del-fatto-quotidiano/83905/

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Messaggio Da Ospite Sab 01 Gen 2011, 00:15

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/12/31/news/il_capodanno_di_andrea_camilleri_vi_regalo_la_mia_ricetta_segreta-10736617/?ref=HREC1-1

Il Capodanno di Andrea Camilleri
"Vi regalo la mia ricetta segreta"
Le feste dell'infanzia, con le ricette della nonna e la tombola con la Smorfia del padre. La tradizione del presepe e quella dell'albero di Natale portata dagli americani nel '43. Andrea Camilleri racconta il suo Capodanno, tra ricordi del passato e auspici per il futuro: "Giocate interminabili e grandi mangiate, per noi bambini era un momento bellissimo. E oggi i miei nipoti e le mie figlie sono più tradizionalisti di me"
di SERGIO BUONADONNA

Camilleri, lei usa dire che la Sicilia è un elastico che ci spinge a tornare. Cominciamo tornando con la memoria al Natale e ai Capodanni della sua infanzia?
"Avevo sei-sette anni, e l'albero di Natale ancora non esisteva. Esisteva il presepe che stava su un grande tavolo da lavoro dove uno si ingegnava con i mezzi di allora a fare cascatelle d'acqua, paesaggi e quant'altro. Il regista era lo zio medico che adibiva a presepe anche un'intera stanza usando le tecnologie moderne di allora, cioè l'elettricità che faceva muovere molini d'acqua, illuminava la grotta e arricchiva lo scenario. E poi conduceva anche la visita guidata al presepe".

Lei assisteva soltanto?
"Certo non potevo mettere bocca ma era una cosa affascinante".

I suoi pastori preferiti?
"Quelli che ho sempre ammirato di più erano uno quello che si dice "lo spaventato del presepe" che alza le braccia al cielo in preda ad un'attonita meraviglia e l'altro quello che se ne fotte, dorme e non lo sveglia niente e nessuno".

Questo fino a quando?
"Almeno fino all'arrivo degli Americani nel '43, quando avevo già diciassette anni. Con loro entrò nelle nostre case l'albero di Natale che noi andavamo in processione a vedere da un mio amico: era l'unico nel mio paese. Fu la grande attrazione del dicembre 1943, l'anno in cui nacque la tradizione dei regali sotto l'albero. E così i Morti persero la strada di casa, perché i regali a noi bambini ce li portavano i morti nella notte tra il primo e il 2 novembre".

Una notte di incubo e di attesa?
"Non l'ho mai vissuta come una notte di paura perché il fatto che il morto recente di casa portasse il regalo te lo rendeva non uno spettro ma un essere che tornava provvisoriamente sulla terra. Si stava lì ad aspettare che il nonno o lo zio defunto si palesassero, non visti, per riempire un canestro di regali".

Quando dice "noi" a chi si riferisce?
"A noi bambini ma nel mio caso specifico dovrei dire io, ché ero figlio unico ed era una pacchia: tutti i regali erano per me. Sinceramente l'albero di Natale i primi anni mi risultò estraneo. Mi pareva un'altra cosa e poi che i regali si fossero spostati dai Morti alla notte tra il 24 e il 25 dicembre mi disturbava. Io preferivo che me li portasse mio nonno morto, non questo Babbo Natale globale valido per tutti".

Ne era molto emozionato?
"Sa, la cosa più bella non era tanto il ricevere regali che avevi chiesto con regolare letterina, i Morti erano dispettosi nel senso che picchiavano il canestro che tu avevi messo sotto il tuo letto e la mattina lo facevano scomparire con i doni, quindi dovevi cercare per tutta casa dov'era andato a finire 'sto benedetto cesto. Quella era la cosa meravigliosa: la ricerca. Perché poi c'era la sorpresa di vedere che il morto aveva esaudito i tuoi desideri e al posto del canestro c'era il triciclo. Il fatto bellissimo era il giorno dopo cioè la mattina del 2 quando si andava al camposanto per ringraziare e salutare i morti: noi bambini giocavamo nei vialetti del cimitero con i regali appena ricevuti, li facevamo vedere l'un l'altro, ce li scambiavamo. Era allegria pura. Il morto rendeva felici".

Natale sciupa questa magia?
"La sciupa sì. Anche se ti dicono da piccolo che i regali li porta Babbo Natale, chi è? È uno che si muove troppo veloce. Che parte dal polo nord con le renne, la slitta, ma chi ci deve credere?"

Ma la festa almeno la salva?
"La festa è bellissima perché c'era sempre un calore straordinario: la grande tavolata con la famiglia riunita e magari s'arricampavanu zii, zie, cugini che non vedevi da anni. E poi nonna Elvira che faceva degli arancini meravigliosi".

Che lei un giorno trasferirà al suo Montalbano.
"Che io trasferirò al mio commissario assecondando i suoi peccati di gola. Ma un giorno veramente superò se stessa, stavo per farle i miei complimenti quando lo zio mi diede un calcio sotto il tavolo e mi fece cenno di stare zitto. Io così feci ma poi gli chiesi il perché. Perché se no - mi rispose - nonna si adagia sugli allori. Invece così cercherà sempre di perfezionarsi".

E oggi?
"Molte di queste cose si sono perse per strada, ma la festa me la godo lo stesso, mia moglie non demorde. È milanese di educazione, ma napoletana di origine, e a Natale recupera le sue radici: il presepe che per farlo ci impiega tre giorni, meraviglioso con accanto uno splendido albero trovato a buon prezzo. E ci sono tutti i nipoti e le mie figlie che sono più tradizionalisti di noi. Quando due anni fa dissi beh sto Natale possiamo farne a meno, si è sollevato un coro di proteste".

I Capodanni della sua adolescenza?
"Bellissimi, giocate interminabili, dolciumi, famiglie riunite, eravamo da venti a trenta persone mentre oggi le famiglie - quando ci sono - sono tutte accorciate. Ricordo con tenerezza le baruffe durante la tombola quando uno sosteneva di avere avuto un numero vincente ma di non averlo sentito estrarre. Poi c'era quello che tirava i numeri ed era bravissimo. Mio padre era un ottimo banditore, non diceva il numero ma usava la Smorfia sollevando le proteste di chi non la conosceva. Un grandissimo divertimento. C'era l'immancabile sette e mezzo, una lira e mi sto. Mi ricordo che da ragazzino mi arrabbiavo moltissimo perché i grandi invece di stare attenti ai numeri parlottavano dei fatti loro e poi cominciavano: è uscito il 25? Ma come è uscito da un'ora! C'era la vecchia zia da controllare, chi faceva un movimento brusco e gli saltava la cartella segnata con i fagioli, e bisognava rifare la conta da capo".

Quanto durava tutto ciò?
"Fino a notte tarda e andava avanti almeno fino all'Epifania finché si esauriva per stanchezza. Ma il gioco sublime del Capodanno era il Mercante in fiera dove soprattutto importante era il banditore che vendeva le carte".

Quali erano i piatti che segnavano il passaggio da un anno all'altro?
"Le sogliole. Gigantesche e fritte. E soprattutto la munnizza della nonna. Una cosa meravigliosa che io continuo a fare e che farò anche quest'anno".

Qual è la ricetta?
"Si comincia con uno strato di gallette da marinaio inumidite d'acqua, gli si sovrappone uno strato di verdure cotte e verdure crude, e così via continuando fino a formare una sorta di panettone. La munnizza si condisce con fette di limone, uova sode tagliate a fettine, patate lesse tagliate a fette, radicchio, sarde, anciove belle sistemate in linea retta. Uno strato dopo l'altro viene una montagnola coloratissima. Bisogna lasciarla riposare anche un giorno".

Quanto tempo impiega a prepararla?
"Una mattinata, però ne vale la pena".

Mentre lei fa questo lavoro, Montalbano che fa?
"Assiste. E subisce la mia fantasia, è una rivincita che mi prendo verso di lui. Perché non potrà gustarla la munnizza".

Era un piatto di Porto Empedocle?
"No, solo di mia nonna materna Elvira, che l'ha inventato lei in tempo di guerra perché di soldi e cibo ce n'era poco. Un piatto per me fantastico che ci tengo a perpetuare".

Che cosa è cambiato da allora ad oggi?
"Il tempo si è contratto. Questo Natale per esempio mi sembra arrivato all'improvviso senza che io ne sapessi niente... In vecchiaia i tempi sfuggono".

Ci ha pensato Schifani a farci accorgere che era Natale.
"Sì abbreviando al massimo la votazione per la riforma Gelmini. Una scena che è bene dimenticare. È anche colpa loro se perfino Natale arriva all'improvviso sommersi come siamo ogni giorno dalle brutte notizie di una brutta politica, di un brutto governo".

Però lei nell'ultimo romanzo, "Il sorriso di Angelica" si è vendicato, perché Montalbano ha potuto risolvere una delicata indagine grazie alle intercettazioni.
"Certo. Non c'è dubbio: "Il sorriso di Angelica" lancia un monito alla politica. Io ogni tanto ci provo, ma loro temo che siano sordi".

Con chi passerà il Capodanno?
"Con moglie, figlie e nipoti ma pochi generi perché uno è dovuto ripartire per l'Africa e un altro ce l'ho in Antartide. Quindi meglio per me, ho le mie figlie più vicine".

E Catarella cosa farà?
"Be', Catarella senza Montalbano proverà a capirsi da solo oppure si farà interpretare da sua sorella perché lo so stasera sarà a casa sua".

C'è un ricordo che stanotte porterà con sé?
"I miei dialoghi a distanza; quello con Leonardo Sciascia che continua sempre e a cui si è aggiunto quello con Elvira Sellerio. Mi mancano, caro amico, mi mancano molto".

Ai siciliani che messaggio manda?
"Un messaggio complesso. La Sicilia è su una buona strada, l'unica cosa è non scordarsi le tradizioni. Più si interpretano correttamente le tradizioni più esse si mantengono al passo con la storia. L'augurio che non riguarda solo la Sicilia è che si possa avere ancora qualche anno di tranquillità sociale e di serenità soprattutto, che sono cose al momento seriamente compromesse perché la situazione politica è molto confusa, a Palermo non meno che a Roma".

Montalbano come sta?
"Sta bene, grazie, la saluta".

Ricambio di vero cuore, ma lei sta lavorando naturalmente. Il prossimo romanzo?
"Si chiama "Il gioco degli specchi", una serie di false piste che si riflettono l'una sull'altra. E assicuro è molto divertente".

(31 dicembre 2010)

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Messaggio Da Kaiser Mar 07 Mag 2013, 13:43

Meteorologi, Zaia torna all'attacco
«Oscuriamo subito i siti meteo»

Torna la polemica del Governatore, le esternazioni a Conegliano. Azzalin: «La smetta, ci stanno deridendo»

http://corrieredelveneto.corriere.it/rovigo/notizie/cronaca/2013/6-maggio-2013/meteorologi-zaia-torna-attacco-oscuriamo-subito-siti-meteo-2121002169804.shtml

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Messaggio Da Kaiser Sab 13 Dic 2014, 13:58

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