Marco Mengoni - Riflessioni musicali
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:: Marco Mengoni :: TOURS :: Re Matto Tour
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Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Questo topic è dedicato alla disanima delle interpretazioni di Marco ai suoi concerti. A partire dal concerto di Roma, ognuno può prendere una canzone e fare le considerazioni che ritiene opportune.
Ad esempio, su Nessuno, avete notato differenze su come l'ha affrontata, cantata?
Ma anche Almeno tu nell'universo, in cosa è stata diversa dalle altre fin qui eseguite?
Nessuno
Almeno tu nell'universo
Ad esempio, su Nessuno, avete notato differenze su come l'ha affrontata, cantata?
Ma anche Almeno tu nell'universo, in cosa è stata diversa dalle altre fin qui eseguite?
Nessuno
Almeno tu nell'universo
duful- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
ad esempio, ho notato che a Roma su Nessuno, invece del solito crescendo con l'acuto, ha scelto di fare una scala modulata con svisi verso la metà della canzone. scelta voluta? variazione musicale? improvvisazione per non affaticare la voce?
il risultato è sempre eccellente, perchè marco SA cantare, naturalmente.
inoltre quell'arrangiamento è davvero favoloso, una chicca
il risultato è sempre eccellente, perchè marco SA cantare, naturalmente.
inoltre quell'arrangiamento è davvero favoloso, una chicca
duful- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
seguendo anche le ospitate e i live che ha fatto prima del tour sappiamo che cambia sempre qualcosa nelle canzoni,potrebbe essere pure un esperimento per vedere quale versione viene meglio per l'inserimento in un futuro cd live?
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Marco è un improvvisatore nato, tipico dei jazzisti, tra l'altro.
credo che le variazioni, le interpretazioni diverse, dipendano molto anche dal suo stato d'animo, dalle sue paure, insicurezze o al contrario dalle sue esaltazioni, gioie del momento
credo che le variazioni, le interpretazioni diverse, dipendano molto anche dal suo stato d'animo, dalle sue paure, insicurezze o al contrario dalle sue esaltazioni, gioie del momento
duful- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
anche questo è vero,ed è una delle sue caratteristiche che mi piace di più,scoprire ogni volta cosa cambia e qual è l'effetto
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
duful ha scritto:Marco è un improvvisatore nato, tipico dei jazzisti, tra l'altro.
credo che le variazioni, le interpretazioni diverse, dipendano molto anche dal suo stato d'animo, dalle sue paure, insicurezze o al contrario dalle sue esaltazioni, gioie del momento
e per fortuna che cambia ... già gli dicono che fa l'attore perchè dice sempre le stesse cose ... figurati se facesse ogni brano uguale .. allora tanto vale guardarsi i video postati .... è giusto si che le interpretazioni cambino anche in relazione agli stati d'animo ... ok che è un mostro... ma il cuore c'è lo sappiamo ... la cosa bella infatti è che ogni concerto è a se ... ognuno ha visto il proprio concerto ... ed ha avuto il proprio regalo
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Sono andata personalmente a due concerti e sinceramente non saprei scegliere le versioni più belle... Mi piacciono tutte, in ognuna c'è qualcosa di diverso, c'è Marco nelle sue mille sfaccettature
mary..- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Ehm... scusassero... mi permetto anch'io...
AlmenoTu nell'Universo. (detta anche: la mia ossessione )
Torino-Roma, Torino perché l'ho vista, Roma perché c'è un buon audio. Ci sarebbe Milano, tra quelle che ho sentito, ma queste due sono quelle in cui si nota una maggiore differenza d'interpretazione, o meglio, di stato d'animo.
A Torino era più sofferta, drammatica, teatrale, autolesionista. Marco era chiuso in se stesso, nel suo mondo e nella sua disperazione, da cui si è risvegliato bruscamente quando è finita la canzone. Piegato in due. Disperazione data da uno stato d'animo particolare di quel giorno che lo ha portato a sentire di più la canzone, o dalla difficoltà vocali, non si sa. Che si avverte soprattutto in quel davvero finale, che sembra più un urlo di dolore, una richiesta d'amore ma piena di rabbia.
A Roma è stato più dosato e rilassato ed è vero, non si è chiuso in se stesso. Forse i problemi vocali lo hanno portato a riflettere, forse voleva renderla diversa in una serata in cui, se ho capito bene, aveva più voglia di divertirsi ed era meno teso.
Ha dato proprio dato un'altra chiave di lettura al pezzo rivolgendosi al pubblico, amante a cui canta dimmi che sarai per sempre sincero e che mi amerai davvero di più. La richiesta d'amore sembra essere per chi lo segue. Ma chi lo segue lo adora, in più c'era la sua famiglia e anche per questo manca, forse, il pathos, di Torino. Però risulta anche molto più dolce.
Detto questo la canzone è sempre molto emozionante e bellissima, perché un simile appello accorato e sincero, SINCERO, non finirò mai di dirlo, fatto dalla creatura che ormai si segue da mesi e con immenso amore non può che provocare una stretta al cuore.
Cambieranno pure le versioni ma la voglia di abbracciarlo forte è sempre la stessa.
AlmenoTu nell'Universo. (detta anche: la mia ossessione )
Torino-Roma, Torino perché l'ho vista, Roma perché c'è un buon audio. Ci sarebbe Milano, tra quelle che ho sentito, ma queste due sono quelle in cui si nota una maggiore differenza d'interpretazione, o meglio, di stato d'animo.
A Torino era più sofferta, drammatica, teatrale, autolesionista. Marco era chiuso in se stesso, nel suo mondo e nella sua disperazione, da cui si è risvegliato bruscamente quando è finita la canzone. Piegato in due. Disperazione data da uno stato d'animo particolare di quel giorno che lo ha portato a sentire di più la canzone, o dalla difficoltà vocali, non si sa. Che si avverte soprattutto in quel davvero finale, che sembra più un urlo di dolore, una richiesta d'amore ma piena di rabbia.
A Roma è stato più dosato e rilassato ed è vero, non si è chiuso in se stesso. Forse i problemi vocali lo hanno portato a riflettere, forse voleva renderla diversa in una serata in cui, se ho capito bene, aveva più voglia di divertirsi ed era meno teso.
Ha dato proprio dato un'altra chiave di lettura al pezzo rivolgendosi al pubblico, amante a cui canta dimmi che sarai per sempre sincero e che mi amerai davvero di più. La richiesta d'amore sembra essere per chi lo segue. Ma chi lo segue lo adora, in più c'era la sua famiglia e anche per questo manca, forse, il pathos, di Torino. Però risulta anche molto più dolce.
Detto questo la canzone è sempre molto emozionante e bellissima, perché un simile appello accorato e sincero, SINCERO, non finirò mai di dirlo, fatto dalla creatura che ormai si segue da mesi e con immenso amore non può che provocare una stretta al cuore.
Cambieranno pure le versioni ma la voglia di abbracciarlo forte è sempre la stessa.
Ultima modifica di Claudia il Ven 28 Mag 2010, 16:58 - modificato 1 volta.
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
la cambia ogni volta perchè per lui cantare non è il mestiere, una canzone non sono una serie di suoni da emettere precisamente in un determinato punto sopra altri suoni.
Quando canta ci mette dentro quello che trova, e quello che trova è sempre diverso perchè cambia lui ogni giorno...un giorno è felice, uno è triste, uno è stanco, uno è energico, uno è arrabbiato...
cambiano i posti, a Roma si sente a casa, a Napoli si esalta e riesce a trovare un feeling pazzesco, altre volte trova un pubblico più freddo o meno partecipe ed è diverso ancora...
e cambiano le esperienze che ha avuto, le idee che si fa sulle cose, aumentano i ricordi che può suscitare una canzone o una sola parola, cambiano i suoi gusti, la sua curiosità, la sua sicurezza o insicurezza.
E' così straordinaria questa cosa perchè è unica, è un continuo evolversi, un continuo aprire cassetti chiusi a cui lui ci fa assistere in prima persona.
Niente viene ripetuto perchè tutto è imperfetto, tutto non lo soddisfa mai in pieno, e duecentomila volte meglio il rischio di sbagliare che non rischiare e dare per 'buona' una versione, il che significherebbe dire che ha raggiunto il suo apice quando invece tutto può essere sempre migliorato.
Io non so in questa smania di ricerca cosa cerchi, spero solo che non pensi mai di averlo trovato
Quando canta ci mette dentro quello che trova, e quello che trova è sempre diverso perchè cambia lui ogni giorno...un giorno è felice, uno è triste, uno è stanco, uno è energico, uno è arrabbiato...
cambiano i posti, a Roma si sente a casa, a Napoli si esalta e riesce a trovare un feeling pazzesco, altre volte trova un pubblico più freddo o meno partecipe ed è diverso ancora...
e cambiano le esperienze che ha avuto, le idee che si fa sulle cose, aumentano i ricordi che può suscitare una canzone o una sola parola, cambiano i suoi gusti, la sua curiosità, la sua sicurezza o insicurezza.
E' così straordinaria questa cosa perchè è unica, è un continuo evolversi, un continuo aprire cassetti chiusi a cui lui ci fa assistere in prima persona.
Niente viene ripetuto perchè tutto è imperfetto, tutto non lo soddisfa mai in pieno, e duecentomila volte meglio il rischio di sbagliare che non rischiare e dare per 'buona' una versione, il che significherebbe dire che ha raggiunto il suo apice quando invece tutto può essere sempre migliorato.
Io non so in questa smania di ricerca cosa cerchi, spero solo che non pensi mai di averlo trovato
Guenda- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Guenda, la faccina
A presto anche mie considerazioni... ora sono un po' presa...
A presto anche mie considerazioni... ora sono un po' presa...
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Ho ascoltato quasi tutte le versioni delle due canzoni postate qui sopra nei vari concerti (con qualità audio più o meno buona).
A mio parere non c'è un motivo particolare per cui Marco decide di variare qualcosa in ogni tappa, credo per lo più che sia un istinto naturale.
Molti artisti, anche con una certa carriera alle spalle, preferiscono fissare un'interpretazione standar delle canzoni, chi per un motivo chi per un altro. Spesso proprio per accordi presi con i musicisti e per cautelare la voce.
Marco invece si affida all'istinto. Alla voglia di sperimentare e rinnovarsi, e trova appoggio nei suoi musicisti.
Non è cosa da poco, e ciò non riguarda solo la performance vocale (tecnica) ma anche quella interpretativa.
A me piace che anche su quel fronte non ci sia mai nulla di uguale e fine a se stesso.
Contando poi che Marco ha appena ripreso il tour dopo un periodo di fermo, ci sta che non voglia forzare troppo per il primo periodo.
Anche se in pezzi molto più impegnativi non gli ho visto far fatica (ndr. See me feel me, Live and let die).
Staremo a vedere nelle prossime date.
A mio parere non c'è un motivo particolare per cui Marco decide di variare qualcosa in ogni tappa, credo per lo più che sia un istinto naturale.
Molti artisti, anche con una certa carriera alle spalle, preferiscono fissare un'interpretazione standar delle canzoni, chi per un motivo chi per un altro. Spesso proprio per accordi presi con i musicisti e per cautelare la voce.
Marco invece si affida all'istinto. Alla voglia di sperimentare e rinnovarsi, e trova appoggio nei suoi musicisti.
Non è cosa da poco, e ciò non riguarda solo la performance vocale (tecnica) ma anche quella interpretativa.
A me piace che anche su quel fronte non ci sia mai nulla di uguale e fine a se stesso.
Contando poi che Marco ha appena ripreso il tour dopo un periodo di fermo, ci sta che non voglia forzare troppo per il primo periodo.
Anche se in pezzi molto più impegnativi non gli ho visto far fatica (ndr. See me feel me, Live and let die).
Staremo a vedere nelle prossime date.
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Guenda ha scritto:la cambia ogni volta perchè per lui cantare non è il mestiere, una canzone non sono una serie di suoni da emettere precisamente in un determinato punto sopra altri suoni.
Quando canta ci mette dentro quello che trova, e quello che trova è sempre diverso perchè cambia lui ogni giorno...un giorno è felice, uno è triste, uno è stanco, uno è energico, uno è arrabbiato...
cambiano i posti, a Roma si sente a casa, a Napoli si esalta e riesce a trovare un feeling pazzesco, altre volte trova un pubblico più freddo o meno partecipe ed è diverso ancora...
e cambiano le esperienze che ha avuto, le idee che si fa sulle cose, aumentano i ricordi che può suscitare una canzone o una sola parola, cambiano i suoi gusti, la sua curiosità, la sua sicurezza o insicurezza.
E' così straordinaria questa cosa perchè è unica, è un continuo evolversi, un continuo aprire cassetti chiusi a cui lui ci fa assistere in prima persona.
Niente viene ripetuto perchè tutto è imperfetto, tutto non lo soddisfa mai in pieno, e duecentomila volte meglio il rischio di sbagliare che non rischiare e dare per 'buona' una versione, il che significherebbe dire che ha raggiunto il suo apice quando invece tutto può essere sempre migliorato.
Io non so in questa smania di ricerca cosa cerchi, spero solo che non pensi mai di averlo trovato
...Io mi sarei anche stufata di quotare sempre Guenda, però a quanto pare non posso farne a meno.. l
L'hai descritto nel modo migliore possibile .
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
antheurica ha scritto:Guenda, la faccina
A presto anche mie considerazioni... ora sono un po' presa...
ecco grazie, che tu sai anche parlare di cose tecniche che io ignoro
Guenda- mengonella
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duful- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Guenda ha scritto:la cambia ogni volta perchè per lui cantare non è il mestiere, una canzone non sono una serie di suoni da emettere precisamente in un determinato punto sopra altri suoni.
Quando canta ci mette dentro quello che trova, e quello che trova è sempre diverso perchè cambia lui ogni giorno...un giorno è felice, uno è triste, uno è stanco, uno è energico, uno è arrabbiato...
cambiano i posti, a Roma si sente a casa, a Napoli si esalta e riesce a trovare un feeling pazzesco, altre volte trova un pubblico più freddo o meno partecipe ed è diverso ancora...
e cambiano le esperienze che ha avuto, le idee che si fa sulle cose, aumentano i ricordi che può suscitare una canzone o una sola parola, cambiano i suoi gusti, la sua curiosità, la sua sicurezza o insicurezza.
E' così straordinaria questa cosa perchè è unica, è un continuo evolversi, un continuo aprire cassetti chiusi a cui lui ci fa assistere in prima persona.
Niente viene ripetuto perchè tutto è imperfetto, tutto non lo soddisfa mai in pieno, e duecentomila volte meglio il rischio di sbagliare che non rischiare e dare per 'buona' una versione, il che significherebbe dire che ha raggiunto il suo apice quando invece tutto può essere sempre migliorato.
Io non so in questa smania di ricerca cosa cerchi, spero solo che non pensi mai di averlo trovato
......... complimenti per il topic ..... appena ho più tempo scrivo le mie sensazioni ...
Puccafra- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Puccafra ha scritto:Guenda ha scritto:la cambia ogni volta perchè per lui cantare non è il mestiere, una canzone non sono una serie di suoni da emettere precisamente in un determinato punto sopra altri suoni.
Quando canta ci mette dentro quello che trova, e quello che trova è sempre diverso perchè cambia lui ogni giorno...un giorno è felice, uno è triste, uno è stanco, uno è energico, uno è arrabbiato...
cambiano i posti, a Roma si sente a casa, a Napoli si esalta e riesce a trovare un feeling pazzesco, altre volte trova un pubblico più freddo o meno partecipe ed è diverso ancora...
e cambiano le esperienze che ha avuto, le idee che si fa sulle cose, aumentano i ricordi che può suscitare una canzone o una sola parola, cambiano i suoi gusti, la sua curiosità, la sua sicurezza o insicurezza.
E' così straordinaria questa cosa perchè è unica, è un continuo evolversi, un continuo aprire cassetti chiusi a cui lui ci fa assistere in prima persona.
Niente viene ripetuto perchè tutto è imperfetto, tutto non lo soddisfa mai in pieno, e duecentomila volte meglio il rischio di sbagliare che non rischiare e dare per 'buona' una versione, il che significherebbe dire che ha raggiunto il suo apice quando invece tutto può essere sempre migliorato.
Io non so in questa smania di ricerca cosa cerchi, spero solo che non pensi mai di averlo trovato
......... complimenti per il topic ..... appena ho più tempo scrivo le mie sensazioni ...
quoto anch'io quest'ultima frase
Aeris- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
@Claudia, sono molto d'accordo su cio' che hai scritto sulle diverse versioni di Almeno tu
Sembra che questa canzone riesca, piu' che tutte le altre, a toccare le sue emozioni piu' profonde, che sono sempre diverse perchè sono quelle che prova in quel momento.
E mentre la canta, vengono tutte a galla e lo invadono completamente.
Lui non puo' piu' contenerle e non puo' far altro che buttarle tutte fuori.
A volte, è un flusso emozionale cosi' intenso che lo porta alle lacrime e travolge il suo pubblico che rimane quasi stordito.
Guardate questo frammento di Torino
Qui era annientato. Si sentivano tutti i suoi problemi di voce, e sono sicura che l'ha ben sentiti lui stesso.
Tutta la tensione accumulata e la paura di non riuscire ad arrivare a fine serata, sono venuti fuori proprio alla fine della canzone, in un'interpretazione sofferta e coinvolgente che ha portato lui, e chi lo ha scoltato, alle lacrime.
Secondo me Marco, nell'interpretazione dei pezzi, ha doti davvero straordinarie.
Chi ha fame e sete di emozioni, con lui si sazia e disseta completamente.
Sembra che questa canzone riesca, piu' che tutte le altre, a toccare le sue emozioni piu' profonde, che sono sempre diverse perchè sono quelle che prova in quel momento.
E mentre la canta, vengono tutte a galla e lo invadono completamente.
Lui non puo' piu' contenerle e non puo' far altro che buttarle tutte fuori.
A volte, è un flusso emozionale cosi' intenso che lo porta alle lacrime e travolge il suo pubblico che rimane quasi stordito.
Guardate questo frammento di Torino
Qui era annientato. Si sentivano tutti i suoi problemi di voce, e sono sicura che l'ha ben sentiti lui stesso.
Tutta la tensione accumulata e la paura di non riuscire ad arrivare a fine serata, sono venuti fuori proprio alla fine della canzone, in un'interpretazione sofferta e coinvolgente che ha portato lui, e chi lo ha scoltato, alle lacrime.
Secondo me Marco, nell'interpretazione dei pezzi, ha doti davvero straordinarie.
Chi ha fame e sete di emozioni, con lui si sazia e disseta completamente.
Therese- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Ieri a Nonantola c'è stata la dimostrazione (ancora una volta) di come Marco riesca, pur cantando le stesse canzoni, a dare interpretazioni sempre nuove, inserendo, variazioni e vocalizzi che lasciano letteralmente di stucco anche chi ha già visto 4/5 concerti.
See me, Insieme a te sto bene, Almeno tu, tanto per citarne tre, mi hanno lasciata basita e stordita.
Non è solo questione di vocalizzi tecnicamente fatti da dio, ma proprio un variare la modalità della canzone, stravolgerla, sussurrare quando ti aspetti il crescendo, parlarla, inserire improvvisamente l'acuto, fare scale vocali dove non t'aspetti...il tutto rimanendo nel contesto della canzone, lasciandola ben riconoscibile
Io davvero non so come faccia, così giovane, ad avere già questa maturità e padronanza musicale che gli permette di fare cose che di solito certi grandi artisti maturano con l'età e l'esperienza sul palco, dopo centinaia di live.
E' davvero un fenomeno, e non penso di dover essere tacciata per non obiettiva o oscurata dal fanclubbismo quando dico questo.
Ora aspetto i video di Nonantola per potermi rigustare tutto ciò, con calma, a mente fredda, che ieri ero davvero stordita dopo l'ascolto.
Certe canzoni meritano davvero uno studio approfondito da parte di chi ha conoscenze musicali più approfondite delle mie (che sono scarse ).
Attendo fiduciosa i video e i relativi commenti/approfondimenti.
See me, Insieme a te sto bene, Almeno tu, tanto per citarne tre, mi hanno lasciata basita e stordita.
Non è solo questione di vocalizzi tecnicamente fatti da dio, ma proprio un variare la modalità della canzone, stravolgerla, sussurrare quando ti aspetti il crescendo, parlarla, inserire improvvisamente l'acuto, fare scale vocali dove non t'aspetti...il tutto rimanendo nel contesto della canzone, lasciandola ben riconoscibile
Io davvero non so come faccia, così giovane, ad avere già questa maturità e padronanza musicale che gli permette di fare cose che di solito certi grandi artisti maturano con l'età e l'esperienza sul palco, dopo centinaia di live.
E' davvero un fenomeno, e non penso di dover essere tacciata per non obiettiva o oscurata dal fanclubbismo quando dico questo.
Ora aspetto i video di Nonantola per potermi rigustare tutto ciò, con calma, a mente fredda, che ieri ero davvero stordita dopo l'ascolto.
Certe canzoni meritano davvero uno studio approfondito da parte di chi ha conoscenze musicali più approfondite delle mie (che sono scarse ).
Attendo fiduciosa i video e i relativi commenti/approfondimenti.
duful- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Dopo il resoconto che ho fatto sul concerto di Roma (tesi di laurea sul Mengoni )
mi ero ripromessa di scrivere in questo topic delle emozioni in Marco, cioè le mie riflessioni su quello che lui prova quando canta.
Ma dopo Nonantola non ha più senso.
Cito duful (e questo dovrebbe definire anche il suo desiderio di libertà):
Marco è jazz nell'anima.
Ed io l'ho sempre sospettato.
mi ero ripromessa di scrivere in questo topic delle emozioni in Marco, cioè le mie riflessioni su quello che lui prova quando canta.
Ma dopo Nonantola non ha più senso.
Cito duful (e questo dovrebbe definire anche il suo desiderio di libertà):
Marco è jazz nell'anima.
Ed io l'ho sempre sospettato.
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Vorrei parlare qui dei vocalizzi di Marco alla fine di Mad world……l’esperienza più incredibile che io abbia mai fatto durante un ascolto live. Sono molto seria.
Credo che l’ispirazione iniziale per il suo assolo vocale sia “the great gig in the sky” dei Pink Floyd.
Come sappiamo e notiamo da ogni sua singola performance, Marco è un divoratore /metabolizzatore musicale, nel senso che ogni cosa che ascolta gli rimane dentro e si stratifica e si trasforma e va ad arricchire le sue possibilità di dipingere con nuove sfumature un brano…….Secondo me lui parte da quel brano come canovaccio iniziale, ma poi gli sviluppi che ne derivano sono ogni volta sorprendenti……..Ascoltate ognuna delle performance di questa parte di ogni concerto e non troverete mai uno sviluppo uguale….
lì è sperimentazione pura. Lì per me Marco è jazz……..
Ogni volta lui sperimenta nuovi suoni, la sua voce si trasforma in uno strumento diverso, multifunzionale, capace di spaziare su gamme di toni irraggiungibili dai più ….crea una nota la insegue , la plasma, la allunga la porta al culmine del pentagramma e poi, quando pensi non si possa andare oltre, lui ci va…..
È un dialogo perfetto con le tastiere di Aidan Zammit, che a me paiono particolarmente efficaci in questo brano,... Zammit lo asseconda, gli da suggerimenti e lo accompagna in un breve ma intensissimo viaggio nel suo mondo musicale, emotivo e personale………
Ascoltare questi vocalizzi per me è conoscere esattamente Marco nel suo profondo. Lui ti apre per pochi istanti la sua anima e ti accoglie nel suo labirinto musicale e tu non vorresti mai trovare il filo di Arianna.......……
Credo che l’ispirazione iniziale per il suo assolo vocale sia “the great gig in the sky” dei Pink Floyd.
Come sappiamo e notiamo da ogni sua singola performance, Marco è un divoratore /metabolizzatore musicale, nel senso che ogni cosa che ascolta gli rimane dentro e si stratifica e si trasforma e va ad arricchire le sue possibilità di dipingere con nuove sfumature un brano…….Secondo me lui parte da quel brano come canovaccio iniziale, ma poi gli sviluppi che ne derivano sono ogni volta sorprendenti……..Ascoltate ognuna delle performance di questa parte di ogni concerto e non troverete mai uno sviluppo uguale….
lì è sperimentazione pura. Lì per me Marco è jazz……..
Ogni volta lui sperimenta nuovi suoni, la sua voce si trasforma in uno strumento diverso, multifunzionale, capace di spaziare su gamme di toni irraggiungibili dai più ….crea una nota la insegue , la plasma, la allunga la porta al culmine del pentagramma e poi, quando pensi non si possa andare oltre, lui ci va…..
È un dialogo perfetto con le tastiere di Aidan Zammit, che a me paiono particolarmente efficaci in questo brano,... Zammit lo asseconda, gli da suggerimenti e lo accompagna in un breve ma intensissimo viaggio nel suo mondo musicale, emotivo e personale………
Ascoltare questi vocalizzi per me è conoscere esattamente Marco nel suo profondo. Lui ti apre per pochi istanti la sua anima e ti accoglie nel suo labirinto musicale e tu non vorresti mai trovare il filo di Arianna.......……
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
scintilla ha scritto:Vorrei parlare qui dei vocalizzi di Marco alla fine di Mad world……l’esperienza più incredibile che io abbia mai fatto durante un ascolto live. Sono molto seria.
Credo che l’ispirazione iniziale per il suo assolo vocale sia “the great gig in the sky” dei Pink Floyd.
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Ciao a tutti!!
Scintilla ho avuto la stessa identica sensazione che tu riporti. Anche ha me è venuto in mente Pink Floyd quando ho sentito un suo brano il 6 maggio all'Atlantico a Roma (non ricordo quale), ma mi ricordo che venne eseguito in modo perfetto e quasi surreale. All'inizio pensavo che fosse uno strumento e non la sua voce.
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Vedo solo ora questo topic
Sinceramente non sono in grado di analizzare tecnicamente le differenti versioni di ogni canzone fatta da Marco, pur accorgendomi di alcune evidenti modifiche o variazioni.
Posso solo dire che, per me, ascoltarlo è ogni volta un'esperienza nuova che si traduce in un'emozione diversa, ma sempre molto intensa… Ieri ho visto i video di Nonantola, quindi di un concerto a cui non ho partecipato direttamente, ma nonostante questo anche per me è stato qualcosa di molto speciale, anche se non so spiegare esattamente perché… ieri sera avevo le lacrime agli occhi mentre lo ascoltavo…
Adoro questo ragazzo e il suo modo di trasmettermi emozioni, di entrare in contatto con la mia anima, con il mio cuore…
Sinceramente non sono in grado di analizzare tecnicamente le differenti versioni di ogni canzone fatta da Marco, pur accorgendomi di alcune evidenti modifiche o variazioni.
Posso solo dire che, per me, ascoltarlo è ogni volta un'esperienza nuova che si traduce in un'emozione diversa, ma sempre molto intensa… Ieri ho visto i video di Nonantola, quindi di un concerto a cui non ho partecipato direttamente, ma nonostante questo anche per me è stato qualcosa di molto speciale, anche se non so spiegare esattamente perché… ieri sera avevo le lacrime agli occhi mentre lo ascoltavo…
Adoro questo ragazzo e il suo modo di trasmettermi emozioni, di entrare in contatto con la mia anima, con il mio cuore…
Zoe- mengonella
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Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Qui invece sento la voglia di giocare con la sua voce e con l'ascoltatore, in uno scambio straordinario, lui lancia una sfida a se stesso, questa rimbalza sull'ascoltatore, si carica del suo entusiasmo e ritorna trasformata in piccolo capolavoro, cesellato e incastonato in un brano che rinasce nuovamente ogni sera diverso....
See me feel me di Nonantola....Qui Marco raggiunge le stelle.......
Ospite- Ospite
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
Allora: è normalissimo che Marco, che ha sempre detto che non potrebbe mai salire sul palco per fare il "compitino", cambi e improvvisi secondo l'umore del momento le sue interpretazioni. Lui è uno strumento vivente e suona d'istinto, come un cantante jazz. Vive di emozioni e di quelle nutre il suo canto. Lo sappiamo. La routine per Marco non esiste. Lui, piuttosto che ripetere la stessa cosa due volte di seguito, va di inventiva e si lascia andare a ruota libera.
Non a caso, per puro senso di libertà, si mette anche scalzo (avrà anche caldo, eh...), come se volesse simboleggiare in tutto e per tutto la sua ribellione ad ogni dejavu.
La sua voce è portentosa. Lui la cura quel tanto che basta e, con il tempo, acquisirà tutte le furbizie del mestiere. Cosa che toglierà un po' di pathos, ma che gli permetterà di sfruttare più a lungo possibile il patrimonio che ha in gola. Per adesso, è talmente giovane e pazzo, che nessuno potrà imbrigliare la sua voglia di fare. Sarebbe un peccato mortale tarparlo e, comunque, lui non sarebbe capace di frenarsi, perché perderebbe il novanta per cento della sua arte e della sua creatività.
Io di concerti di Marco, per ora, ne ho visti quattro. Andrò sicuramente ad altri tre in giugno e a quello di Milano a settembre. Se Marco ce la farà a continuare il tour, io continuerò ad andare a vederlo. Perché? Perché amo ascoltarlo cantare. Non me ne frega niente di quello che canta e di quante volte lo canta. La sua voce mi cura lo spirito e mi dà felicità. Dal vivo mi emoziona appena apre bocca. Non ci sono disquisizioni su come la emette quella voce, su cosa fa quella volta lì o quella volta là: lui è una fonte di benessere spirituale soltanto per il timbro che ha, per il modo in cui riesce a disegnare note con quel timbro e per le corde interiori che tocca mentre lo estende in alto e in basso.
Non succederà mai che io possa distrarmi o annoiarmi ad un concerto di Marco. Perché, anche se mi piace guardarlo (e da vedere c'è parecchio...), quello che conta è solo ascoltarlo ed è per quello che io aspetto la prossima data. Potrebbe anche cantarmi La vispa Teresa stando seduto e io sarei felice. La canterebbe in maniera diversa da chiunque. La voce di Marco Mengoni vale sempre il prezzo del biglietto, anzi, molto di più.
Nei quattro concerti che ho visto ho provato diverse emozioni e li ricordo tutti distintamente.
Osimo era il primo, quello delle sorprese, degli stupori, quello in cui mi è sembrato davvero di vedere un extraterrestre caduto sulla terra per farmi diventare sua seguace. Continuavo a chiedermi da dove era sbucato quel pazzo e avevo la faccia paralizzata: gli occhi che ridevano e la bocca spalancata dalla meraviglia.
A Cesena mi sono goduta lo spettacolo in lungo e in largo. Il teatro era perfetto: si vedeva e sentiva benissimo. Ho visto tutti i dettagli della scenografia. Ho potuto apprezzare la gestualità di Marco e vederlo da capo a piedi, anzichè a mezzobusto. E' stato bellissimo e lui era in particolare forma, molto generoso. Erano le prime date che faceva e si vedeva che stava sciorinando tutto il repertorio sexy, cosa che non guastava affatto.
A Roma sono stata felice: era il ritorno di Marco dopo la pausa curativa. Lui era carico a mille. C'era tutta la famiglia. Il suo pubblico. Lo spettacolo era completo, mi sono beccata pure lo strip. Tornerei a Roma cento volte, perché so che lì Marco è più Marco che in qualunque altro posto del mondo.
Nonantola è stato il più speciale di tutti e quattro, in un certo senso. Non mi aspettavo tanto. Invece, nell'atmosfera "intima", Marco ha dato qualcosa di diverso di sé. Ha cantato ogni canzone in un modo inedito. Ha approcciato il pubblico in maniera più confidenziale, con gli occhi e con i toni sussurrati. E' stato un po' più pazzo in certe interpretazioni: ha variato, si è scatenato.
Quattro concerti, quattro godurie totali.
E poi io, dopo tanti anni, ancora mi emoziono, piango e ho le palpitazioni, quando ascolto i dischi dei Beatles. Sono dischi, quindi oggetti immutabili, che non potranno mai stupirmi, perché li conosco a memoria e li ho sentiti migliaia di volte. Ma dentro a quegli oggettini ci sta tutto un mondo di suoni e sensazioni che mi fanno volare in alto e stare da Dio. Non conta niente la ripetitività, se quella che si ripete è la tua emozione. E la tua emozione nasce quando ascolti qualcosa di unico, di profondo, che ti segna il cuore.
Marco non ha inciso musica meravigliosa come quella dei dischi dei Beatles. Marco è meraviglioso dal vivo e quindi io lo seguo nei concerti, per ascoltarlo e riascoltarlo dove lui fa al meglio quello che sa fare e che altri si sognano soltanto. Sarà ancora un ragazzino acerbo e un po' cazzaro, ma ha un arsenale interiore che quando spara le sue cannonate non sbaglia un colpo e ti stecchisce all'istante.
Non a caso, per puro senso di libertà, si mette anche scalzo (avrà anche caldo, eh...), come se volesse simboleggiare in tutto e per tutto la sua ribellione ad ogni dejavu.
La sua voce è portentosa. Lui la cura quel tanto che basta e, con il tempo, acquisirà tutte le furbizie del mestiere. Cosa che toglierà un po' di pathos, ma che gli permetterà di sfruttare più a lungo possibile il patrimonio che ha in gola. Per adesso, è talmente giovane e pazzo, che nessuno potrà imbrigliare la sua voglia di fare. Sarebbe un peccato mortale tarparlo e, comunque, lui non sarebbe capace di frenarsi, perché perderebbe il novanta per cento della sua arte e della sua creatività.
Io di concerti di Marco, per ora, ne ho visti quattro. Andrò sicuramente ad altri tre in giugno e a quello di Milano a settembre. Se Marco ce la farà a continuare il tour, io continuerò ad andare a vederlo. Perché? Perché amo ascoltarlo cantare. Non me ne frega niente di quello che canta e di quante volte lo canta. La sua voce mi cura lo spirito e mi dà felicità. Dal vivo mi emoziona appena apre bocca. Non ci sono disquisizioni su come la emette quella voce, su cosa fa quella volta lì o quella volta là: lui è una fonte di benessere spirituale soltanto per il timbro che ha, per il modo in cui riesce a disegnare note con quel timbro e per le corde interiori che tocca mentre lo estende in alto e in basso.
Non succederà mai che io possa distrarmi o annoiarmi ad un concerto di Marco. Perché, anche se mi piace guardarlo (e da vedere c'è parecchio...), quello che conta è solo ascoltarlo ed è per quello che io aspetto la prossima data. Potrebbe anche cantarmi La vispa Teresa stando seduto e io sarei felice. La canterebbe in maniera diversa da chiunque. La voce di Marco Mengoni vale sempre il prezzo del biglietto, anzi, molto di più.
Nei quattro concerti che ho visto ho provato diverse emozioni e li ricordo tutti distintamente.
Osimo era il primo, quello delle sorprese, degli stupori, quello in cui mi è sembrato davvero di vedere un extraterrestre caduto sulla terra per farmi diventare sua seguace. Continuavo a chiedermi da dove era sbucato quel pazzo e avevo la faccia paralizzata: gli occhi che ridevano e la bocca spalancata dalla meraviglia.
A Cesena mi sono goduta lo spettacolo in lungo e in largo. Il teatro era perfetto: si vedeva e sentiva benissimo. Ho visto tutti i dettagli della scenografia. Ho potuto apprezzare la gestualità di Marco e vederlo da capo a piedi, anzichè a mezzobusto. E' stato bellissimo e lui era in particolare forma, molto generoso. Erano le prime date che faceva e si vedeva che stava sciorinando tutto il repertorio sexy, cosa che non guastava affatto.
A Roma sono stata felice: era il ritorno di Marco dopo la pausa curativa. Lui era carico a mille. C'era tutta la famiglia. Il suo pubblico. Lo spettacolo era completo, mi sono beccata pure lo strip. Tornerei a Roma cento volte, perché so che lì Marco è più Marco che in qualunque altro posto del mondo.
Nonantola è stato il più speciale di tutti e quattro, in un certo senso. Non mi aspettavo tanto. Invece, nell'atmosfera "intima", Marco ha dato qualcosa di diverso di sé. Ha cantato ogni canzone in un modo inedito. Ha approcciato il pubblico in maniera più confidenziale, con gli occhi e con i toni sussurrati. E' stato un po' più pazzo in certe interpretazioni: ha variato, si è scatenato.
Quattro concerti, quattro godurie totali.
E poi io, dopo tanti anni, ancora mi emoziono, piango e ho le palpitazioni, quando ascolto i dischi dei Beatles. Sono dischi, quindi oggetti immutabili, che non potranno mai stupirmi, perché li conosco a memoria e li ho sentiti migliaia di volte. Ma dentro a quegli oggettini ci sta tutto un mondo di suoni e sensazioni che mi fanno volare in alto e stare da Dio. Non conta niente la ripetitività, se quella che si ripete è la tua emozione. E la tua emozione nasce quando ascolti qualcosa di unico, di profondo, che ti segna il cuore.
Marco non ha inciso musica meravigliosa come quella dei dischi dei Beatles. Marco è meraviglioso dal vivo e quindi io lo seguo nei concerti, per ascoltarlo e riascoltarlo dove lui fa al meglio quello che sa fare e che altri si sognano soltanto. Sarà ancora un ragazzino acerbo e un po' cazzaro, ma ha un arsenale interiore che quando spara le sue cannonate non sbaglia un colpo e ti stecchisce all'istante.
EffeCi- mengonella
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Età : 61
Località : Bologna
Re: Marco Mengoni - Riflessioni musicali
EffeCi ha scritto:Lui è uno strumento vivente e suona d'istinto, come un cantante jazz. Vive di emozioni e di quelle nutre il suo canto
Sarà ancora un ragazzino acerbo e un po' cazzaro, ma ha un arsenale interiore che quando spara le sue cannonate non sbaglia un colpo e ti stecchisce all'istante.
Spero proprio di poterlo ascoltare ancora e sono certa che saprà liberarmi ancora una volta
Ultima modifica di lula il Sab 05 Giu 2010, 22:35 - modificato 1 volta.
Ospite- Ospite
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