Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
http://www.ilgiornale.it/spettacoli/grandi_successi_riciclo/08-11-2011/articolo-id=555793-page=0-comm
Grandi successi (da riciclo)
di Antonio Lodetti - 08 novembre 2011, 08:00
È inarrestabile. Si fracassa il malleolo sul palco eppure non molla e continua l'esibizione e poi, con la gamba malconcia, balza in moto per andare in studio a finire l'ultimo cd. Quel diavolo d'un Lucio Dalla presenta così il doppio Questo è amore, antologia «al contrario» con un inedito (Anche se il tempo passa) e qualche rarità come Il prode Radames cavallo di battaglia del Quartetto Cetra («un pezzo di una modernità sconcertante», sottolinea lui) e Meri Luis in duo con Marco Mengoni.
Ma perché antologia «al contrario»? «Perché è una raccolta dei miei antisuccessi - sogghigna Dalla - cioè di brani che a volte neppure io ricordo ma che hanno grandi qualità come Stornello, Erosip, Due ragazzi. Dopo 12mila lune, con brani che hanno venduto milioni di copie voglio ridare dignita a queste canzoni perdute». Lui se la gioca così, mescolando passato e presente senza nostalgia, mettendo insieme Anema e core (da lui mai incisa) e Marco Mengoni. «Non lo conoscevo ma ha una voce incredibile, sembra Prince. Potrebbe diventare un talento internazionale quando i nostri cantanti arrivano al massimo a San Marino. In futuro spero di fare qualcosa di più completo con lui». E Dalla se ne intende visto che con la sua voce sghemba, trasversale e spesso improbabile affronta anche temi operistici e costruisce brani armonicamente complessi come Caruso. «Infatti stavo cantando proprio Caruso quando son caduto nella buca facendomi male. Comunque il segreto sta nel cantare con l'anima, altrimenti basterebbe entrare in una delle tante scuole di canto lirico per raccogliere talenti. Invece a volte scatta qualcosa di magico che non si può spiegare. Mi è accaduto scoprendo Luca Carboni e Samuele Bersani, coinvolgendo Dalla o De Gregori in avventure diverse dalla loro consueta cifra stilistica». Per Lucio Dalla ci sono due parole chiave nella vita: ricerca e curiosità. «Sono deluso e spaventato dall'appiattimento generale della società, che passa dalla politica all'arte alla musica. Le radio e la discografia non sono più interessate alla qualità della musica». Quindi non rimane che abdicare come ha fatto Ivano Fossati? «Il pop rimane una parte marginale della mia attività. Io curo la regia di opere, suono jazz, il 21 novembre farà un concerto da camera al Verdi di Milano e sí, infine farò un tour nei maggiori teatri europei ma con queste canzoni. In ogni caso non mi vedrete più cantare Attenti al lupo!».
Grandi successi (da riciclo)
di Antonio Lodetti - 08 novembre 2011, 08:00
È inarrestabile. Si fracassa il malleolo sul palco eppure non molla e continua l'esibizione e poi, con la gamba malconcia, balza in moto per andare in studio a finire l'ultimo cd. Quel diavolo d'un Lucio Dalla presenta così il doppio Questo è amore, antologia «al contrario» con un inedito (Anche se il tempo passa) e qualche rarità come Il prode Radames cavallo di battaglia del Quartetto Cetra («un pezzo di una modernità sconcertante», sottolinea lui) e Meri Luis in duo con Marco Mengoni.
Ma perché antologia «al contrario»? «Perché è una raccolta dei miei antisuccessi - sogghigna Dalla - cioè di brani che a volte neppure io ricordo ma che hanno grandi qualità come Stornello, Erosip, Due ragazzi. Dopo 12mila lune, con brani che hanno venduto milioni di copie voglio ridare dignita a queste canzoni perdute». Lui se la gioca così, mescolando passato e presente senza nostalgia, mettendo insieme Anema e core (da lui mai incisa) e Marco Mengoni. «Non lo conoscevo ma ha una voce incredibile, sembra Prince. Potrebbe diventare un talento internazionale quando i nostri cantanti arrivano al massimo a San Marino. In futuro spero di fare qualcosa di più completo con lui». E Dalla se ne intende visto che con la sua voce sghemba, trasversale e spesso improbabile affronta anche temi operistici e costruisce brani armonicamente complessi come Caruso. «Infatti stavo cantando proprio Caruso quando son caduto nella buca facendomi male. Comunque il segreto sta nel cantare con l'anima, altrimenti basterebbe entrare in una delle tante scuole di canto lirico per raccogliere talenti. Invece a volte scatta qualcosa di magico che non si può spiegare. Mi è accaduto scoprendo Luca Carboni e Samuele Bersani, coinvolgendo Dalla o De Gregori in avventure diverse dalla loro consueta cifra stilistica». Per Lucio Dalla ci sono due parole chiave nella vita: ricerca e curiosità. «Sono deluso e spaventato dall'appiattimento generale della società, che passa dalla politica all'arte alla musica. Le radio e la discografia non sono più interessate alla qualità della musica». Quindi non rimane che abdicare come ha fatto Ivano Fossati? «Il pop rimane una parte marginale della mia attività. Io curo la regia di opere, suono jazz, il 21 novembre farà un concerto da camera al Verdi di Milano e sí, infine farò un tour nei maggiori teatri europei ma con queste canzoni. In ogni caso non mi vedrete più cantare Attenti al lupo!».
Zoe- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
I figli dei Talent
Che fine fanno i vincitori degli show? Dai trionfi di Mengoni all'oblio di Scanu
MILANO - Servono o non servono? Effimero e fatuo fuoco di paglia o assicurazione duratura sulla vita artistica di chi non era nessuno e si scopre famoso grazie alla tv, la via più breve verso la celebrità? I talent show ogni anno non negano un provino a migliaia di persone. Selezione dopo selezione rimangono una decina di concorrenti. Uno solo vince. Ma quanti vengono ricordati? Quanti rimangono famosi in quanto celebri - i 15 minuti di gloria di cui parlava Andy Warhol - e chi resterà davvero scolpito nel bronzo del tempo musicale?
Successi e no
Gli Aram Quartet l'anno scorso si sono sciolti, eppure vinsero la prima edizione di «X Factor», quella che lanciò Giusy Ferreri (seconda): il suo «Gaetana», con alcuni brani scritti da Tiziano Ferro, fu un successo improvviso e travolgente, quindi altri due album e un Festival di Sanremo: una carriera che aveva preso forma ma che via via sembra essersi sgonfiata. L'anno dopo tocca a Matteo Becucci, perso nel gorgo dei dimenticati, ma i vincitori morali paiono The Bastard Sons of Dioniso (sconfitti di soli 16 voti): scaricati dalla Sony, si sono autoprodotti il loro nuovo «Per non fermarsi mai». Quella che ce la fa è Noemi, fuori dal podio, ma il suo primo album «Sulla mia pelle» viene certificato multiplatino (oltre le 120 mila copie) e lei riesce a salire sul palco di Sanremo e ad aprire i concerti di Vasco Rossi. La terza edizione è quella di Marco Mengoni, non certo una meteora (anche l'ultimo «Solo 2.0» si piazza in classifica al primo posto). Ma che fine hanno fatto Giuliano Rassu e Yavanna, secondi e terzi quell'anno? Il quarto giro è nel nome di Nathalie, ma se si guardano le vendite fa un certo effetto passare dai numeri di Giusy Ferreri - «Gaetana», il primo album era stato multiplatino - a quelli di Natalia Beatrice Giannitrapani (il vero nome di Nathalie): «Vivo sospesa» non arriva nemmeno a 30 mila copie. E Nevruz (allora terzo) dove è finito?
Se è meglio stendere un velo pietoso su «Star Academy» - naufragato dopo tre puntate causa bassi ascolti, chiuso senza finale e senza vincitore - la fabbrica dei sogni di «Amici» è senz'altro più solida: da lì sono usciti Marco Carta (primo nel 2008) e Valerio Scanu (secondo nel 2009), due che con il traino del programma di Maria De Filippi sono riusciti a vincere pure a Sanremo. Carta ha pubblicato tre album, ma la freccia delle vendite è in discesa: «Il cuore muove», il suo ultimo lavoro, si è fermato a 35 mila copie. Già esaurito l'effetto «Amici»? Che su Scanu, a guardare le copie vendute non si è nemmeno fatto sentire più di tanto: sempre abbonato al disco d'oro (oltre le 30 mila copie), anche con l'album post-Sanermo.
Che numeri
Tutt'altri numeri invece per Alessandra Amoroso: tre cd sempre premiati come multiplatino, in attesa di «Cinque passi in più», in uscita a dicembre. Emma Marrone vende oltre 120mila cd di «A me piace così» e «Sarò libera», uscito da sei settimane, è già diventato disco d'oro (oltre 30 mila copie). L'ultimo vincitore, Virginio Simonelli, cammina sul filo: ce la farà o no? Ma di Dennis Fantina (primo nel 2002), Giulia Ottonello (prima nel 2003) e Timothy Snell (terzo nel 2003), Antonino Spadaccino (primo nel 2005), Rita Comisi (terza nel 2006), Federico Angelucci (primo nel 2007), Roberta Bonanno (seconda nel 2008), Luca Napolitano (terzo nel 2009), Matteo Macchioni (quarto nel 2010) si sono perse le tracce.
La parola a Mara Maionchi, produttrice discografica, prima in giuria a «X Factor», ora ad «Amici»: «I talent sono un'occasione per farsi conoscere, per un artista - se è di qualità - è sufficiente anche solo la possibilità di farsi ascoltare o vedere». Ma la spinta televisiva non si esaurisce troppo in fretta? «In 40 anni di carriera ho visto più fuochi di paglia che non realtà autentiche. Tutto può essere un fuoco di paglia, non solo i talent, anche manifestazioni come Sanremo: quanti giovani sono stati lanciati dal Festival? Dall'Accademia di Sanremo è uscito Tiziano Ferro (scoperto proprio dalla Maionchi assieme al marito, ndr ), poi da allora non è uscito più nessuno. Nathalie o Becucci non hanno fatto grandi carriere per il momento. Può succedere, come per il vino, che un'annata sia meno buona di altre». Secondo lei, la differenza tra un buon dilettante e un buon professionista sta nella convinzione: «Non credo agli artisti che non sono capiti, credo ad artisti che magari hanno sì il talento, ma che non sanno lavorarlo nella maniera giusta o con la stessa forza e voglia di fare che hanno altri. L'impegno, la determinazione, l'applicazione fanno la differenza».
Virginio Simonelli, 26 anni, ultimo uscito dal forno di «Amici», deve ancora capire come sarà la sua carriera: il suo «Finalmente» è andato bene, ma non benissimo (disco d'oro per le oltre 30mila copie), ora sta registrando il suo primo album: «Il mio bilancio non può che essere positivo. Ho fatto un disco e un tour che sono andati ben oltre le mie aspettative». Però meno bene rispetto ad altri, non trova? «Fare il cantante di questo tempi non è per niente facile, essere cantautore aggiunge un peso maggiore a tutto questo. Le mie canzoni hanno bisogno di un po' più di tempo, ne sono consapevole».
Bicchiere mezzo pieno
Elio (quello delle Storie Tese) è passato dall'«X Factor» di Rai2 a quello di Sky: «L'esito dell'X Factor del 2010 per i miei parametri è ottimo», aveva detto alla viglia della partenza del programma. Rispetto alla Maionchi, di Nathalie vede il bicchiere mezzo pieno: «È una che ci sta provando da tantissimi anni e grazie al talent ha inciso un disco e ora si sta esibendo dal vivo. Lo stesso si può dire di Nevruz e Cassandra. È una trasmissione che dà opportunità a gente che le cerca e le merita».
Il jazzista Stefano Bollani boccia invece l'idea stessa della competizione: «Se c'è una cosa che non mi piace è la gara tra gente che deve far musica». E non risparmia l'industria della musica: «La discografia cerca i ragazzi che escono dai talent perché sono disperati, non vendono più niente e cercano la star da spremere per due o tre anni. Questi sono ragazzi di 20 anni che vengono spremuti per tre stagioni e poi vanno dallo psicologo».
Renato Franco
http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_10/franco_figli-dei-talent_e1c9a3b6-0b61-11e1-ae33-489d3db24384.shtml
Che fine fanno i vincitori degli show? Dai trionfi di Mengoni all'oblio di Scanu
MILANO - Servono o non servono? Effimero e fatuo fuoco di paglia o assicurazione duratura sulla vita artistica di chi non era nessuno e si scopre famoso grazie alla tv, la via più breve verso la celebrità? I talent show ogni anno non negano un provino a migliaia di persone. Selezione dopo selezione rimangono una decina di concorrenti. Uno solo vince. Ma quanti vengono ricordati? Quanti rimangono famosi in quanto celebri - i 15 minuti di gloria di cui parlava Andy Warhol - e chi resterà davvero scolpito nel bronzo del tempo musicale?
Successi e no
Gli Aram Quartet l'anno scorso si sono sciolti, eppure vinsero la prima edizione di «X Factor», quella che lanciò Giusy Ferreri (seconda): il suo «Gaetana», con alcuni brani scritti da Tiziano Ferro, fu un successo improvviso e travolgente, quindi altri due album e un Festival di Sanremo: una carriera che aveva preso forma ma che via via sembra essersi sgonfiata. L'anno dopo tocca a Matteo Becucci, perso nel gorgo dei dimenticati, ma i vincitori morali paiono The Bastard Sons of Dioniso (sconfitti di soli 16 voti): scaricati dalla Sony, si sono autoprodotti il loro nuovo «Per non fermarsi mai». Quella che ce la fa è Noemi, fuori dal podio, ma il suo primo album «Sulla mia pelle» viene certificato multiplatino (oltre le 120 mila copie) e lei riesce a salire sul palco di Sanremo e ad aprire i concerti di Vasco Rossi. La terza edizione è quella di Marco Mengoni, non certo una meteora (anche l'ultimo «Solo 2.0» si piazza in classifica al primo posto). Ma che fine hanno fatto Giuliano Rassu e Yavanna, secondi e terzi quell'anno? Il quarto giro è nel nome di Nathalie, ma se si guardano le vendite fa un certo effetto passare dai numeri di Giusy Ferreri - «Gaetana», il primo album era stato multiplatino - a quelli di Natalia Beatrice Giannitrapani (il vero nome di Nathalie): «Vivo sospesa» non arriva nemmeno a 30 mila copie. E Nevruz (allora terzo) dove è finito?
Se è meglio stendere un velo pietoso su «Star Academy» - naufragato dopo tre puntate causa bassi ascolti, chiuso senza finale e senza vincitore - la fabbrica dei sogni di «Amici» è senz'altro più solida: da lì sono usciti Marco Carta (primo nel 2008) e Valerio Scanu (secondo nel 2009), due che con il traino del programma di Maria De Filippi sono riusciti a vincere pure a Sanremo. Carta ha pubblicato tre album, ma la freccia delle vendite è in discesa: «Il cuore muove», il suo ultimo lavoro, si è fermato a 35 mila copie. Già esaurito l'effetto «Amici»? Che su Scanu, a guardare le copie vendute non si è nemmeno fatto sentire più di tanto: sempre abbonato al disco d'oro (oltre le 30 mila copie), anche con l'album post-Sanermo.
Che numeri
Tutt'altri numeri invece per Alessandra Amoroso: tre cd sempre premiati come multiplatino, in attesa di «Cinque passi in più», in uscita a dicembre. Emma Marrone vende oltre 120mila cd di «A me piace così» e «Sarò libera», uscito da sei settimane, è già diventato disco d'oro (oltre 30 mila copie). L'ultimo vincitore, Virginio Simonelli, cammina sul filo: ce la farà o no? Ma di Dennis Fantina (primo nel 2002), Giulia Ottonello (prima nel 2003) e Timothy Snell (terzo nel 2003), Antonino Spadaccino (primo nel 2005), Rita Comisi (terza nel 2006), Federico Angelucci (primo nel 2007), Roberta Bonanno (seconda nel 2008), Luca Napolitano (terzo nel 2009), Matteo Macchioni (quarto nel 2010) si sono perse le tracce.
La parola a Mara Maionchi, produttrice discografica, prima in giuria a «X Factor», ora ad «Amici»: «I talent sono un'occasione per farsi conoscere, per un artista - se è di qualità - è sufficiente anche solo la possibilità di farsi ascoltare o vedere». Ma la spinta televisiva non si esaurisce troppo in fretta? «In 40 anni di carriera ho visto più fuochi di paglia che non realtà autentiche. Tutto può essere un fuoco di paglia, non solo i talent, anche manifestazioni come Sanremo: quanti giovani sono stati lanciati dal Festival? Dall'Accademia di Sanremo è uscito Tiziano Ferro (scoperto proprio dalla Maionchi assieme al marito, ndr ), poi da allora non è uscito più nessuno. Nathalie o Becucci non hanno fatto grandi carriere per il momento. Può succedere, come per il vino, che un'annata sia meno buona di altre». Secondo lei, la differenza tra un buon dilettante e un buon professionista sta nella convinzione: «Non credo agli artisti che non sono capiti, credo ad artisti che magari hanno sì il talento, ma che non sanno lavorarlo nella maniera giusta o con la stessa forza e voglia di fare che hanno altri. L'impegno, la determinazione, l'applicazione fanno la differenza».
Virginio Simonelli, 26 anni, ultimo uscito dal forno di «Amici», deve ancora capire come sarà la sua carriera: il suo «Finalmente» è andato bene, ma non benissimo (disco d'oro per le oltre 30mila copie), ora sta registrando il suo primo album: «Il mio bilancio non può che essere positivo. Ho fatto un disco e un tour che sono andati ben oltre le mie aspettative». Però meno bene rispetto ad altri, non trova? «Fare il cantante di questo tempi non è per niente facile, essere cantautore aggiunge un peso maggiore a tutto questo. Le mie canzoni hanno bisogno di un po' più di tempo, ne sono consapevole».
Bicchiere mezzo pieno
Elio (quello delle Storie Tese) è passato dall'«X Factor» di Rai2 a quello di Sky: «L'esito dell'X Factor del 2010 per i miei parametri è ottimo», aveva detto alla viglia della partenza del programma. Rispetto alla Maionchi, di Nathalie vede il bicchiere mezzo pieno: «È una che ci sta provando da tantissimi anni e grazie al talent ha inciso un disco e ora si sta esibendo dal vivo. Lo stesso si può dire di Nevruz e Cassandra. È una trasmissione che dà opportunità a gente che le cerca e le merita».
Il jazzista Stefano Bollani boccia invece l'idea stessa della competizione: «Se c'è una cosa che non mi piace è la gara tra gente che deve far musica». E non risparmia l'industria della musica: «La discografia cerca i ragazzi che escono dai talent perché sono disperati, non vendono più niente e cercano la star da spremere per due o tre anni. Questi sono ragazzi di 20 anni che vengono spremuti per tre stagioni e poi vanno dallo psicologo».
Renato Franco
http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_10/franco_figli-dei-talent_e1c9a3b6-0b61-11e1-ae33-489d3db24384.shtml
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/11/10/news/ultimo_concerto_fossati-24758679/
Il viaggio di Fossati verso la fine
parte l'ultimo tour della carriera
Il cantautore genovese al teatro degli Arcimboldi per la prima tappa di quattro mesi di concerti. Tutte canzoni sul tema dell'addio, ma anche tanto buonumore
di ANDREA MORANDI
MILANO - L’inizio della fine comincia dalla Cina e da Marco Polo, da un tempo lontano e da una canzone datata 1984 che si chiama Viaggiatori d’Occidente: davanti a un teatro degli Arcimboldi completamente esaurito, ieri sera Ivano Fossati ha portato a Milano la prima data del suo ultimo tour, quattro mesi di concerti che si concluderanno il 25 febbraio chiudendo di fatto la carriera del cantautore genovese dopo il ritiro annunciato lo scorso ottobre.
Dopo aver aperto il concerto con una lettura simbolica ispirata a Il Milione di Marco Polo ("Davanti ai nostri occhi ecco Venezia, eravamo tornati a casa dopo tanti anni") Fossati ha intonato due canzoni tratte da un disco di trent’anni fa, Ventilazione, continuando per tutto la serata a percorrere il tema del viaggio, filo conduttore del suo lungo addio.
E allora, dopo la via della Seta, ecco le "luci di nylon rosa" della Bleecker Street di New York in Viaggiatori d’Occidente, l’Iraq di Saddam Hussein in Stella benigna e ancora il lungo tragitto dei migranti tra l’Africa e la Sicilia di Mio fratello che guardi il mondo.
Sostenuto dal solito manipolo di fidati, cinque musicisti tra cui il figlio Claudio, Fossati ha suonato ventisei pezzi compresi in un arco di tempo vastissimo, dal 1979 di E di nuovo cambio casa fino all’ultimo Decadancing. In mezzo, tra I treni a vapore e un pensiero “ai gerani e alle parole d’amore” della sua
Genova in ginocchio, anche sorrisi e tanto buonumore, nessuna atmosfera di commiato, anzi, semmai il contrario, con un Fossati felicemente irresponsabile, a partire dalla gag di metà concerto in cui fa capire al pubblico di vivere sospeso tra il rock dei Led Zeppelin e i minuetti classici. «E secondo voi io da che parte sto? La classica? No».
La conclusione, inevitabilmente, Fossati la affida a uno dei suoi inni, quella Una notte in Italia che, nonostante abbia venticinque anni, mai come ora suona profetica, carica di presagi positivi, con il sipario che cala e con il futuro che, almeno questa volta, “viene a darci fiato”.
(10 novembre 2011)
Ora mi chiedo: ma il signor Andrea Morandi è andato a scuola da Fegiz???? No perché i musicisti erano 6 e non 5, quindi sul palco erano in 7 Da una parte l'anima rock di Fossati: il figlio Claudio alla batteria 'da Genova', Max Gelsi 'da Monfalcone' che poi è il fido bassista di Elisa, e il chitarrista elettrico Fabrizio Barale (ad un certo punto Fossati chiede 'ma se non doveste suonare le mie canzoni, cosa suonereste? e loro partono con il Led Zeppelin ), dall'altra parte l'anima classica con una violoncellista (ma ha suonato anche fisarmonica, percussioni etc.), un chitarrista (non ricordo il nome ) e Piero Cantarelli, pianista, programmatore e arrangiatore, e Fossati nel mezzo che ha suonato chitarra, piano, armonica e che ha ritirato fuori anche il suo flauto (agli altri 2 concerti che ho visto non l'ha mai suonato)
Il viaggio di Fossati verso la fine
parte l'ultimo tour della carriera
Il cantautore genovese al teatro degli Arcimboldi per la prima tappa di quattro mesi di concerti. Tutte canzoni sul tema dell'addio, ma anche tanto buonumore
di ANDREA MORANDI
MILANO - L’inizio della fine comincia dalla Cina e da Marco Polo, da un tempo lontano e da una canzone datata 1984 che si chiama Viaggiatori d’Occidente: davanti a un teatro degli Arcimboldi completamente esaurito, ieri sera Ivano Fossati ha portato a Milano la prima data del suo ultimo tour, quattro mesi di concerti che si concluderanno il 25 febbraio chiudendo di fatto la carriera del cantautore genovese dopo il ritiro annunciato lo scorso ottobre.
Dopo aver aperto il concerto con una lettura simbolica ispirata a Il Milione di Marco Polo ("Davanti ai nostri occhi ecco Venezia, eravamo tornati a casa dopo tanti anni") Fossati ha intonato due canzoni tratte da un disco di trent’anni fa, Ventilazione, continuando per tutto la serata a percorrere il tema del viaggio, filo conduttore del suo lungo addio.
E allora, dopo la via della Seta, ecco le "luci di nylon rosa" della Bleecker Street di New York in Viaggiatori d’Occidente, l’Iraq di Saddam Hussein in Stella benigna e ancora il lungo tragitto dei migranti tra l’Africa e la Sicilia di Mio fratello che guardi il mondo.
Sostenuto dal solito manipolo di fidati, cinque musicisti tra cui il figlio Claudio, Fossati ha suonato ventisei pezzi compresi in un arco di tempo vastissimo, dal 1979 di E di nuovo cambio casa fino all’ultimo Decadancing. In mezzo, tra I treni a vapore e un pensiero “ai gerani e alle parole d’amore” della sua
Genova in ginocchio, anche sorrisi e tanto buonumore, nessuna atmosfera di commiato, anzi, semmai il contrario, con un Fossati felicemente irresponsabile, a partire dalla gag di metà concerto in cui fa capire al pubblico di vivere sospeso tra il rock dei Led Zeppelin e i minuetti classici. «E secondo voi io da che parte sto? La classica? No».
La conclusione, inevitabilmente, Fossati la affida a uno dei suoi inni, quella Una notte in Italia che, nonostante abbia venticinque anni, mai come ora suona profetica, carica di presagi positivi, con il sipario che cala e con il futuro che, almeno questa volta, “viene a darci fiato”.
(10 novembre 2011)
Ora mi chiedo: ma il signor Andrea Morandi è andato a scuola da Fegiz???? No perché i musicisti erano 6 e non 5, quindi sul palco erano in 7 Da una parte l'anima rock di Fossati: il figlio Claudio alla batteria 'da Genova', Max Gelsi 'da Monfalcone' che poi è il fido bassista di Elisa, e il chitarrista elettrico Fabrizio Barale (ad un certo punto Fossati chiede 'ma se non doveste suonare le mie canzoni, cosa suonereste? e loro partono con il Led Zeppelin ), dall'altra parte l'anima classica con una violoncellista (ma ha suonato anche fisarmonica, percussioni etc.), un chitarrista (non ricordo il nome ) e Piero Cantarelli, pianista, programmatore e arrangiatore, e Fossati nel mezzo che ha suonato chitarra, piano, armonica e che ha ritirato fuori anche il suo flauto (agli altri 2 concerti che ho visto non l'ha mai suonato)
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Capossela e Silvestri omaggiano Modugno
Spettacolo 24/11 apre a Bari Medimex–Fiera musiche Mediter
(ANSA) - ROMA, 9 NOV - Vinicio Capossela, Simone Cristicchi, Cristina Dona', Paola Turci, Daniele Silvestri, Nada & Fausto Mesolella, Peppe Servillo saranno fra i protagonisti di Meraviglioso Modugno, lo spettacolo-evento che il 24 novembre inaugura, al Teatro Petruzzelli di Bari, il Medimex, Fiera delle Musiche del Mediterraneo (alla Fiera del Levante dal 24 al 27 novembre). Alla manifestazione parteciperanno oltre 80 artisti fra i quali anche Franco Battiato, Paolo Benvegnu', Caparezza, Erica Mou, 99 Posse.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2011/11/09/visualizza_new.html_641912951.html
Spettacolo 24/11 apre a Bari Medimex–Fiera musiche Mediter
(ANSA) - ROMA, 9 NOV - Vinicio Capossela, Simone Cristicchi, Cristina Dona', Paola Turci, Daniele Silvestri, Nada & Fausto Mesolella, Peppe Servillo saranno fra i protagonisti di Meraviglioso Modugno, lo spettacolo-evento che il 24 novembre inaugura, al Teatro Petruzzelli di Bari, il Medimex, Fiera delle Musiche del Mediterraneo (alla Fiera del Levante dal 24 al 27 novembre). Alla manifestazione parteciperanno oltre 80 artisti fra i quali anche Franco Battiato, Paolo Benvegnu', Caparezza, Erica Mou, 99 Posse.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2011/11/09/visualizza_new.html_641912951.html
camila- mengonella
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Località : in giro per l'Italia
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
«Nuovo Rinascimento» L'ottimismo di Dalla «Credo nella spiritualità. E tutto cambia»
di ALDO CAZZULLO - Corriere della Sera del 14/11/2011 - pag. 40
L' ultima volta che Lucio Dalla fece una compilation, scelse brani che avevano venduto da un milione di copie in su: Futura, Ballerino, Canzone. Ora pubblica un'altra raccolta da tre cd. «Ma stavolta è un'anti-compilation. Ho scelto i figli all'apparenza minori, che sono in realtà i più belli. Ho preso le canzoni scartate dal mercato, che non erano arrivate al pubblico, e mi sono reso conto che sono in realtà le cose più interessanti che abbia scritto o cantato. E ho chiamato il disco Questo è amore».
Dopo aver girato l'Italia dai grandi teatri ai piccoli paesi con Francesco De Gregori, Lucio Dalla ha dovuto fermarsi per un mese. «Sono caduto mentre cantavo Caruso, e mi sono rotto una gamba. Sono stato quattro settimane davanti alla televisione. E mi sono reso conto di quali ferite abbiamo subito in questi anni, di quanto sia ampio il divario tra le nostre aspirazioni e il nichilismo di chi governa i nostri consumi. Ci confrontiamo sul nulla, e il nulla diventa linguaggio. Ma per fortuna tutto sta cambiando. Stiamo prendendo le distanze da questo sistema. Assisto a una grande e bella reazione».
In effetti già un anno fa, quando in Italia arrivava la crisi, Lucio Dalla cominciava a parlare di un «Rinascimento prossimo venturo» per il nostro Paese. «Oggi ne sono più che mai convinto. Le cose non sono messe così male. Per l'Italia, per l'uomo contemporaneo. Si comincia a sfuggire alle logiche di massa, a capire che pure un grande evento collettivo, un'elezione, un referendum, una crisi, interroga ognuno di noi come individuo. Ci attendono anni spirituali, di fede. La religione è una cosa, la fede un'altra. Credere per me è molto importante. Vuol dire confrontarmi con me stesso e con gli altri».
«Ora i segni del nuovo si vedono anche in politica. A me l'idea di un governo di solidarietà nazionale piace. Non solo è necessario per far fronte all'attacco finanziario contro l'Italia. E' necessario anche per andare oltre la conflittualità di questi anni, l'esasperazione degli interessi di parte e di partito. Occorre una difesa non solo dell'economia ma anche della dignità. Pareva che non sapessimo più decidere e comunicare se non in maniera isterica. Ci siamo trovati sommersi da una massa di informazioni distorte, maligne. Sono da sempre un grande lettore di giornali, ma non avevo mai trovato tanta aggressività ai limiti dell'insulto, da destra ma anche da sinistra. Dobbiamo ritrovare un equilibrio. E imparare a perdonare il nemico». Anche Berlusconi? «In particolare Berlusconi. Io non l'ho mai votato, ma non ho mai fatto parte degli antiberlusconiani a prescindere. Si deve sempre cercare le qualità nell'altro, anche per poterlo sconfiggere. Il mio giudizio sul suo governo è molto severo. Però conosco bene Berlusconi, e soprattutto conosco i suoi elettori. Se lui ha interpretato i vizi degli italiani, questo non significa che la sua caduta abbia purificato noi italiani dai nostri vizi».
Il Rinascimento personale di Dalla è già iniziato. Ha composto quattro colonne sonore, comprese quelle dell'ultimo film di Pupi Avati e del Pinocchio di Enzo D'Alò che andrà a Cannes. A febbraio parte la tournée europea: venticinque concerti tra l'Olympia a Parigi, l'Alte Opera di Monaco, Colonia, Berlino. E il nuovo disco, quasi una sfida al mercato discografico: quattro inediti e una selezioni di pezzi che non sono rimasti nella memoria del pubblico. Più un'interpretazione di Anema e core, «forse una delle cose più belle della mia vita artistica», e un divertissement, La leggenda del prode Radames, un omaggio a Ella Fitzgerald e alla versione italiana del Quartetto Cetra, che nel video Dalla non canta ma interpreta nel linguaggio dei sordomuti. «Il prode Radames va in guerra, diventa ricco, torna a casa, si innamora di Aida. Si fa avanti forte dei suoi quattrini, lei si consulta con la mamma e rifiuta; a meno di non avere in cambio tutti i suoi soldi. Una storia che purtroppo fotografa alla perfezione una certa Italia».
«La sfida — racconta Dalla — sta nel far arrivare alla gente canzoni che magari non sono passate lì per lì, ma che io amo moltissimo. Mi sono preso la libertà di agire al di fuori del mercato, recuperare i testi di Roversi e pure le foto di Luigi Ghirri, che ha fatto tutte le copertine dei miei dischi storici ed è mancato 14 anni fa; ora se ne è andata sua moglie, proprio nel giorno in cui è uscito Questo è amore». L'ospite che canta con Lucio è invece poco più di un ragazzo, uscito dai talent. «Quest'estate ero alla Formicula, una discoteca delle Tremiti dove si balla a piedi nudi sotto i pini marittimi, e ho sentito una voce che mi ha dato i brividi. Ho chiesto chi fosse, mi hanno risposto: Marco Mengoni. Non lo conoscevo. Ci siamo incontrati, abbiamo suonato insieme la mia canzone cui sono più affezionato, Mary Louise, e la sua performance è davvero straordinaria».
di ALDO CAZZULLO - Corriere della Sera del 14/11/2011 - pag. 40
L' ultima volta che Lucio Dalla fece una compilation, scelse brani che avevano venduto da un milione di copie in su: Futura, Ballerino, Canzone. Ora pubblica un'altra raccolta da tre cd. «Ma stavolta è un'anti-compilation. Ho scelto i figli all'apparenza minori, che sono in realtà i più belli. Ho preso le canzoni scartate dal mercato, che non erano arrivate al pubblico, e mi sono reso conto che sono in realtà le cose più interessanti che abbia scritto o cantato. E ho chiamato il disco Questo è amore».
Dopo aver girato l'Italia dai grandi teatri ai piccoli paesi con Francesco De Gregori, Lucio Dalla ha dovuto fermarsi per un mese. «Sono caduto mentre cantavo Caruso, e mi sono rotto una gamba. Sono stato quattro settimane davanti alla televisione. E mi sono reso conto di quali ferite abbiamo subito in questi anni, di quanto sia ampio il divario tra le nostre aspirazioni e il nichilismo di chi governa i nostri consumi. Ci confrontiamo sul nulla, e il nulla diventa linguaggio. Ma per fortuna tutto sta cambiando. Stiamo prendendo le distanze da questo sistema. Assisto a una grande e bella reazione».
In effetti già un anno fa, quando in Italia arrivava la crisi, Lucio Dalla cominciava a parlare di un «Rinascimento prossimo venturo» per il nostro Paese. «Oggi ne sono più che mai convinto. Le cose non sono messe così male. Per l'Italia, per l'uomo contemporaneo. Si comincia a sfuggire alle logiche di massa, a capire che pure un grande evento collettivo, un'elezione, un referendum, una crisi, interroga ognuno di noi come individuo. Ci attendono anni spirituali, di fede. La religione è una cosa, la fede un'altra. Credere per me è molto importante. Vuol dire confrontarmi con me stesso e con gli altri».
«Ora i segni del nuovo si vedono anche in politica. A me l'idea di un governo di solidarietà nazionale piace. Non solo è necessario per far fronte all'attacco finanziario contro l'Italia. E' necessario anche per andare oltre la conflittualità di questi anni, l'esasperazione degli interessi di parte e di partito. Occorre una difesa non solo dell'economia ma anche della dignità. Pareva che non sapessimo più decidere e comunicare se non in maniera isterica. Ci siamo trovati sommersi da una massa di informazioni distorte, maligne. Sono da sempre un grande lettore di giornali, ma non avevo mai trovato tanta aggressività ai limiti dell'insulto, da destra ma anche da sinistra. Dobbiamo ritrovare un equilibrio. E imparare a perdonare il nemico». Anche Berlusconi? «In particolare Berlusconi. Io non l'ho mai votato, ma non ho mai fatto parte degli antiberlusconiani a prescindere. Si deve sempre cercare le qualità nell'altro, anche per poterlo sconfiggere. Il mio giudizio sul suo governo è molto severo. Però conosco bene Berlusconi, e soprattutto conosco i suoi elettori. Se lui ha interpretato i vizi degli italiani, questo non significa che la sua caduta abbia purificato noi italiani dai nostri vizi».
Il Rinascimento personale di Dalla è già iniziato. Ha composto quattro colonne sonore, comprese quelle dell'ultimo film di Pupi Avati e del Pinocchio di Enzo D'Alò che andrà a Cannes. A febbraio parte la tournée europea: venticinque concerti tra l'Olympia a Parigi, l'Alte Opera di Monaco, Colonia, Berlino. E il nuovo disco, quasi una sfida al mercato discografico: quattro inediti e una selezioni di pezzi che non sono rimasti nella memoria del pubblico. Più un'interpretazione di Anema e core, «forse una delle cose più belle della mia vita artistica», e un divertissement, La leggenda del prode Radames, un omaggio a Ella Fitzgerald e alla versione italiana del Quartetto Cetra, che nel video Dalla non canta ma interpreta nel linguaggio dei sordomuti. «Il prode Radames va in guerra, diventa ricco, torna a casa, si innamora di Aida. Si fa avanti forte dei suoi quattrini, lei si consulta con la mamma e rifiuta; a meno di non avere in cambio tutti i suoi soldi. Una storia che purtroppo fotografa alla perfezione una certa Italia».
«La sfida — racconta Dalla — sta nel far arrivare alla gente canzoni che magari non sono passate lì per lì, ma che io amo moltissimo. Mi sono preso la libertà di agire al di fuori del mercato, recuperare i testi di Roversi e pure le foto di Luigi Ghirri, che ha fatto tutte le copertine dei miei dischi storici ed è mancato 14 anni fa; ora se ne è andata sua moglie, proprio nel giorno in cui è uscito Questo è amore». L'ospite che canta con Lucio è invece poco più di un ragazzo, uscito dai talent. «Quest'estate ero alla Formicula, una discoteca delle Tremiti dove si balla a piedi nudi sotto i pini marittimi, e ho sentito una voce che mi ha dato i brividi. Ho chiesto chi fosse, mi hanno risposto: Marco Mengoni. Non lo conoscevo. Ci siamo incontrati, abbiamo suonato insieme la mia canzone cui sono più affezionato, Mary Louise, e la sua performance è davvero straordinaria».
Kaiser- Messaggi : 11889
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Su corriere.it c'è anche un video dell'intervista di MLF a Dalla, anche qui cita Marco
http://video.corriere.it/mio-disco-piu-belli-che-abbia-mai-fatto/cfc50b82-0e9b-11e1-98bb-351bac11bfea
http://video.corriere.it/mio-disco-piu-belli-che-abbia-mai-fatto/cfc50b82-0e9b-11e1-98bb-351bac11bfea
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Lo cita due volte ' Meri luis .......con Marco Mengoni che ho scoperto un grandissimo cantante'Kaiser ha scritto:Su corriere.it c'è anche un video dell'intervista di MLF a Dalla, anche qui cita Marco
http://video.corriere.it/mio-disco-piu-belli-che-abbia-mai-fatto/cfc50b82-0e9b-11e1-98bb-351bac11bfea
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
http://realityshow.blogosfere.it/2011/11/mario-biondi-simona-ventura-non-puo-giudicare-lintonazione-morgan-non-vende-una-copia-a-x-factor-van.html
Mario Biondi: "Simona Ventura non può giudicare l'intonazione. Morgan non vende. A X Factor i matti"
......................E sui talent il giudizio è netto: "Cerchiamo interpreti o artisti veri? Se devo seguire X Factor per giudicare un'intonazione carina allora è meglio ascoltare il mio panettiere, che ha un bel timbro ed è anche simpatico. Con questi programmi ci stiamo mettendo in ridicolo, il nostro è un lavoro da professionisti, non da hobby: qualcuno mi spieghi a quale titolo Simona Ventura viene chiamata a gudicare un'intonazione quando dovrebbe giudicare al massimo solo il mezzo televisivo. Per non dire di Morgan che invita i concorrenti a concentrarsi sulle vendite, e detto da uno che non vende nemmeno una copia......................
come mai tutto questo acidume? Mi sono persa qualcosa?
non era lui che l'anno scorso ha duettato con Marco a Rimini facendogli tanti complimenti ... e poi è andato ospite ad Amici duettando non ricordo con chi... poi mi sembra di aver letto di suoi complimenti a Emma e Scanu.........
la coerenza innanzi tutto..........
Mario Biondi: "Simona Ventura non può giudicare l'intonazione. Morgan non vende. A X Factor i matti"
......................E sui talent il giudizio è netto: "Cerchiamo interpreti o artisti veri? Se devo seguire X Factor per giudicare un'intonazione carina allora è meglio ascoltare il mio panettiere, che ha un bel timbro ed è anche simpatico. Con questi programmi ci stiamo mettendo in ridicolo, il nostro è un lavoro da professionisti, non da hobby: qualcuno mi spieghi a quale titolo Simona Ventura viene chiamata a gudicare un'intonazione quando dovrebbe giudicare al massimo solo il mezzo televisivo. Per non dire di Morgan che invita i concorrenti a concentrarsi sulle vendite, e detto da uno che non vende nemmeno una copia......................
come mai tutto questo acidume? Mi sono persa qualcosa?
non era lui che l'anno scorso ha duettato con Marco a Rimini facendogli tanti complimenti ... e poi è andato ospite ad Amici duettando non ricordo con chi... poi mi sembra di aver letto di suoi complimenti a Emma e Scanu.........
la coerenza innanzi tutto..........
ziggy- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Boh, forse bisognerebbe leggere tutto l' articolo.
D'accordissimo sul giudizio su Simona Ventura, mi sono sempre chiesta cosa ci stesse a fare a XF .
Veramente Morgan invita i concorrenti a concentrarsi sulle vendite ? Avrei detto proprio il contario..........
Può darsi che Marco, Emma e Scanu siano gli unici che apprezza
D'accordissimo sul giudizio su Simona Ventura, mi sono sempre chiesta cosa ci stesse a fare a XF .
Veramente Morgan invita i concorrenti a concentrarsi sulle vendite ? Avrei detto proprio il contario..........
Può darsi che Marco, Emma e Scanu siano gli unici che apprezza
mafalda- Messaggi : 8513
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
che coerenza...ha dato un suo pezzo ad un amiciano,ha duettato con Annalisa,quando gli ha fatto comodo è andato ospite dalla Maria...
Ho il sospetto che a volte tanta acrimonia nei confronti dei talent show e dei ragazzi che vengono lanciati dalla tv sia originata dalla crisi del mercato discografico:chi è sulla "piazza " da qualche anno vede che i prodotti sfornati in serie per alcuni di questi ragazzi hanno un successo di vendite ,ammettiamolo,non proporzionato all'effettiva qualità artistica.In questi tempi di crisi il divario è più evidente...e qualcuno rosica
La citazione su Morgan,che peraltro mi sembra lontana dalla realtà,è illuminante
Condivido però il giudizio di Biondi sulla Ventura,
Ho il sospetto che a volte tanta acrimonia nei confronti dei talent show e dei ragazzi che vengono lanciati dalla tv sia originata dalla crisi del mercato discografico:chi è sulla "piazza " da qualche anno vede che i prodotti sfornati in serie per alcuni di questi ragazzi hanno un successo di vendite ,ammettiamolo,non proporzionato all'effettiva qualità artistica.In questi tempi di crisi il divario è più evidente...e qualcuno rosica
La citazione su Morgan,che peraltro mi sembra lontana dalla realtà,è illuminante
Condivido però il giudizio di Biondi sulla Ventura,
camila- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Ah non mi stupisce la cosa. Quanti "big" ne hanno dette di tutti i colori sui talent e poi pur di avere visibilità finiscono a duettare con i concorrenti sbrodolando complimenti?
Lui ha fatto solo la cosa al contrario..
Comunque sulla Ventura sono d'accordo. Ma non ho mai sopportato sta superiorità e acidità di alcuni sui ragazzi usciti dai talent
Lui ha fatto solo la cosa al contrario..
Comunque sulla Ventura sono d'accordo. Ma non ho mai sopportato sta superiorità e acidità di alcuni sui ragazzi usciti dai talent
Ospite- Ospite
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
A me questi voltafaccia piacciono poco. E' uno sputare nel piatto dove hai mangiato. Va bene fare delle critiche, ma non si puo' fare prima dispensa di complimenti quando conviene e poi sparare a zero quando non conviene piu'. Anche perchè il discorso è complesso e non si esaurisce con qualche battuta ad effetto. Un minimo di coerenza per favore.
Therese- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Leggendo tutto l'articolo su Repubblica il senso, a mio modo di vedere, cambia e anche parecchio perché Biondi ha sempre criticato i programmi e mai i ragazzi, tanto è vero che l'anno scorso disse che avevano rovinato un talento come quello di Scanu facendogli cantare quella cosa dei luoghi e dei laghi
Nell'intervista che non viene riportata in toto in cui parla del disco che deve uscire, che è un vero progetto di collaborazione con molti talenti sconosciuti o non valorizzati (in pochi conoscono, per esempio, Chiara Civello 'talento emerso ma non affermato') se la prende ancora di più con la Pausini, Ramazzotti o Ferro che duettano tra loro e dice che loro si sentono gli dei dell'Olimpo e chiede 'Può mai essere che non abbiano ancora incontrato gente brava da sostenere o produrre?'
Nell'intervista che non viene riportata in toto in cui parla del disco che deve uscire, che è un vero progetto di collaborazione con molti talenti sconosciuti o non valorizzati (in pochi conoscono, per esempio, Chiara Civello 'talento emerso ma non affermato') se la prende ancora di più con la Pausini, Ramazzotti o Ferro che duettano tra loro e dice che loro si sentono gli dei dell'Olimpo e chiede 'Può mai essere che non abbiano ancora incontrato gente brava da sostenere o produrre?'
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
"Attenta, che Adele ti mangia il vestito"
Ma Lady Gaga sconfessa i suoi fan
Le due regine del pop si erano sfidate solo nelle classifiche di vendita. Poi i fan della cantante di "Born This Way" hanno scatenato sui social network una campagna contro la rivale, prendendola in giro per i chili di troppo. Il loro idolo però, con coraggio, li condanna: "Combatto ogni tipo di bullismo"
di CLAUDIA MORGOGLIONE
SONO le due regine della musica contemporanea: entrambe talentuose, agguerrite, dotate di forte personalità. Lady Gaga da un lato, Adele dall'altro. Insieme, hanno risollevato le sorti 1 di un'industria discografica sempre più minacciata dal declino. E questo, inevitabilmente, le ha poste in una condizione di concorrenza reciproca. Leale, però. Almeno finora. Perché poi, a scatenare una guerra mediatica senza precedenti verso l'"avversaria", ci hanno pensato i fan della cantante di Born This Way. Una battaglia condotta a suon di post sui social network e di video parodia, centrata su un elemento che con le doti canore o la qualità dei dischi non ha nulla a che fare: l'aspetto fisico. O, meglio, i chili di troppo della rivale del loro idolo. Ma proprio lei, la loro beniamina, alla fine si è smarcata: condannando apertamente il cattivo gusto dimostrato dai suoi sostenitori.
Un bel coraggio, quello dimostrato da Lady Gaga. Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce dal fatto che, come molti sanno, Adele - soul singer inglese ventitreenne, voce morbida e potente allo stesso tempo - non corrisponde ai canoni di magrezza più o meno scheletrica imposti dal mondo dello spettacolo. Ha il volto grande e paffuto, è un po' sovrappeso. Ed è su questa sua caratteristica che gli ammiratori dell'altra signora del pop - 15 milioni di followers su Twitter raggiunti a fine ottobre, record assoluto per una celebrity - si sono accaniti. Inondando sia il microblog, sia Facebook, di messaggi ironici. Ecco uno di quelli che è circolato di più, in finto stile giornalistico: "E' confermato - Gaga non indosserà il suo abito di carne perché ha paura che Adele se lo mangi". Il riferimento è al celeberrimo vestito a base di vera bistecca 4 della popstar americana; ma l'obiettivo è prendere in giro l'altra.
Ma questo è solo un esempio. A impazzare, sui social network - sempre per iniziativa dei fan di Lady Gaga - sono anche i video. Come quello in cui una falsa Adele canta una falsa versione di Born This Way che diventa Born This Weight, con versi che fanno riferimento ad abbuffate nei ristoranti. Anche qui, come si vede, un senso dell'umorismo di gusto assai discutibile. Ma con una enorme capacità di diffusione, grazie alla quantità e alla determinazione degli ammiratori di Lady Gaga (i Little Monsters, come si fanno chiamare). La cantante inglese è stata sbeffeggiata anche per il suo recente intervento chirurgico alle corde vocali, che l'ha costretta tra l'altro a interrompere il tour: "La realtà è che aveva venduto pochi biglietti", hanno sostenuto i suoi detrattori.
Di fronte a quest'onda montante di insulti, Lady Gaga ha deciso di prendere posizione. E lo ha fatto attraverso un comunicato ufficiale della sua casa discografica: "Lady Gaga - si legge nella nota - non approva i comportamenti bullistici, specie se indirizzati contro l'aspetto fisico di qucluno. Va contro tutto ciò per cui lei si batte". E in effetti è vero: la popstar ha sempre legato la sua scelta di look decisamente eccentrici e sopra le righe al diritto di ciascuno di scegliere il proprio modo di essere e di apparire. E poi tiene al suo lato politically correct, che emerge ad esempio dalle sue lotte per la parità dei gay. Ma resta il fatto che prendendo le distanze dai suoi ammiratori, ha dimostrato coraggio: per opportunismo o per sincera convinzione, non importa. Il gesto è quello che conta.
Da Adele e dal suo staff, per adesso, nessun commento. Ma la soul singer inglese ha sempre dichiarato di convivere bene col suo aspetto, e di essere contraria alla diete da fame seguite da tante stelle dello showbiz. A questo punto, si spera la battaglia tra le due regine (agli antipodi) della musica riprenda nel modo giusto: a suon di dischi venduti e di brani scaricati. E se Lady Gaga prevale di gran lunga per numero di ammiratori sfegatati e di imitatori dei suoi look, oltre che per la capacità di stupire e di far parlare di sé, sul piano delle vendite al momento è Adele a vincere: il suo album, 21, è da 37 settimane nella top five americana, e ha già raggiunto quota 10 milioni di copie; Born This Way, invece, dopo "sole" 24 settimane è uscito dalla top 40. La sfida continua
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/11/14/news/gaga_adele_fan-24977345/?ref=HREC2-14
Ma Lady Gaga sconfessa i suoi fan
Le due regine del pop si erano sfidate solo nelle classifiche di vendita. Poi i fan della cantante di "Born This Way" hanno scatenato sui social network una campagna contro la rivale, prendendola in giro per i chili di troppo. Il loro idolo però, con coraggio, li condanna: "Combatto ogni tipo di bullismo"
di CLAUDIA MORGOGLIONE
SONO le due regine della musica contemporanea: entrambe talentuose, agguerrite, dotate di forte personalità. Lady Gaga da un lato, Adele dall'altro. Insieme, hanno risollevato le sorti 1 di un'industria discografica sempre più minacciata dal declino. E questo, inevitabilmente, le ha poste in una condizione di concorrenza reciproca. Leale, però. Almeno finora. Perché poi, a scatenare una guerra mediatica senza precedenti verso l'"avversaria", ci hanno pensato i fan della cantante di Born This Way. Una battaglia condotta a suon di post sui social network e di video parodia, centrata su un elemento che con le doti canore o la qualità dei dischi non ha nulla a che fare: l'aspetto fisico. O, meglio, i chili di troppo della rivale del loro idolo. Ma proprio lei, la loro beniamina, alla fine si è smarcata: condannando apertamente il cattivo gusto dimostrato dai suoi sostenitori.
Un bel coraggio, quello dimostrato da Lady Gaga. Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce dal fatto che, come molti sanno, Adele - soul singer inglese ventitreenne, voce morbida e potente allo stesso tempo - non corrisponde ai canoni di magrezza più o meno scheletrica imposti dal mondo dello spettacolo. Ha il volto grande e paffuto, è un po' sovrappeso. Ed è su questa sua caratteristica che gli ammiratori dell'altra signora del pop - 15 milioni di followers su Twitter raggiunti a fine ottobre, record assoluto per una celebrity - si sono accaniti. Inondando sia il microblog, sia Facebook, di messaggi ironici. Ecco uno di quelli che è circolato di più, in finto stile giornalistico: "E' confermato - Gaga non indosserà il suo abito di carne perché ha paura che Adele se lo mangi". Il riferimento è al celeberrimo vestito a base di vera bistecca 4 della popstar americana; ma l'obiettivo è prendere in giro l'altra.
Ma questo è solo un esempio. A impazzare, sui social network - sempre per iniziativa dei fan di Lady Gaga - sono anche i video. Come quello in cui una falsa Adele canta una falsa versione di Born This Way che diventa Born This Weight, con versi che fanno riferimento ad abbuffate nei ristoranti. Anche qui, come si vede, un senso dell'umorismo di gusto assai discutibile. Ma con una enorme capacità di diffusione, grazie alla quantità e alla determinazione degli ammiratori di Lady Gaga (i Little Monsters, come si fanno chiamare). La cantante inglese è stata sbeffeggiata anche per il suo recente intervento chirurgico alle corde vocali, che l'ha costretta tra l'altro a interrompere il tour: "La realtà è che aveva venduto pochi biglietti", hanno sostenuto i suoi detrattori.
Di fronte a quest'onda montante di insulti, Lady Gaga ha deciso di prendere posizione. E lo ha fatto attraverso un comunicato ufficiale della sua casa discografica: "Lady Gaga - si legge nella nota - non approva i comportamenti bullistici, specie se indirizzati contro l'aspetto fisico di qucluno. Va contro tutto ciò per cui lei si batte". E in effetti è vero: la popstar ha sempre legato la sua scelta di look decisamente eccentrici e sopra le righe al diritto di ciascuno di scegliere il proprio modo di essere e di apparire. E poi tiene al suo lato politically correct, che emerge ad esempio dalle sue lotte per la parità dei gay. Ma resta il fatto che prendendo le distanze dai suoi ammiratori, ha dimostrato coraggio: per opportunismo o per sincera convinzione, non importa. Il gesto è quello che conta.
Da Adele e dal suo staff, per adesso, nessun commento. Ma la soul singer inglese ha sempre dichiarato di convivere bene col suo aspetto, e di essere contraria alla diete da fame seguite da tante stelle dello showbiz. A questo punto, si spera la battaglia tra le due regine (agli antipodi) della musica riprenda nel modo giusto: a suon di dischi venduti e di brani scaricati. E se Lady Gaga prevale di gran lunga per numero di ammiratori sfegatati e di imitatori dei suoi look, oltre che per la capacità di stupire e di far parlare di sé, sul piano delle vendite al momento è Adele a vincere: il suo album, 21, è da 37 settimane nella top five americana, e ha già raggiunto quota 10 milioni di copie; Born This Way, invece, dopo "sole" 24 settimane è uscito dalla top 40. La sfida continua
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/11/14/news/gaga_adele_fan-24977345/?ref=HREC2-14
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Morgan: "Mario Biondi rosica perchè non fa i talent. Ho puntato su Noemi, Marco Mengoni e 3 hanno vinto X Factor"
Morgan replica a Mario Biondi dopo le dichiarazioni polemiche di quest'ultimo a Repubblica. "Non ho nemmeno un suo disco, anzi non lo conosco - si legge nel quotidiano diretto da Ezio Mauro - conosco molti crooner ma non lui".
Il giudice di X Factor 5 (voto: 7), in onda in diretta da giovedì 17 novembre su Sky Uno HD, rincara la dose: "Se questo l'avessero detto Battiato, Guccini o De Gregori l'avrei accettato ma lui è uno da piano bar, non so nemmeno se abbia un codice Siae".
A Il Giornale aggiunge: "Lui rosica perché non fa i talent show. Io ho iniziato a incidere dischi a 16 anni, lui aveva vent'anni di più". E via così. "Se vuole giocare a ping pong, ha vinto lui. A me non piacciono queste polemiche", risponde Biondi da Londra.
Morgan, poi, si difende dall'accusa di puntare come giudice più sulla stravaganza che sulla qualità effettiva dei cantanti: "Fate voi. Io ho puntato su Noemi e Marco Mengoni e tre dei miei cantanti hanno vinto X Factor. Anche Andrea Giops, che ha appena inciso un disco per Dori Ghezzi, era un mio favorito. Diciamo che non sono messo poi così male. E lo dico senza presunzione...". Sul ritorno nel talent show: "Quando ho saputo che la Rai non l'avrebbe più fatto, ho chiamato Francesco Facchinetti: perché non facciamo noi un altro format? Mi ha risposto: parliamone, vediamoci. Ma non si è fatto più sentire, mi ha bypassato e ha iniziato Star Academy. Ne prendo atto". A X Factor ritrova Simona Ventura: "Mi piace come lavora. Non è mai forte con i deboli né debole con i forti. Mi ricordo come polemizzò con i direttori di rete Rai. Tosta". Cpme sono i suoi concorrenti in gara qui? "Non ho ancora iniziato a lavorare su di loro, ma manca poco, adesso comincia il bello".
http://realityshow.blogosfere.it/2011/11/morgan-mario-biondi-rosica-perche-non-fa-i-talent-show-io-ho-puntato-su-noemi-marco-mengoni-e-3-hann.html
Morgan andrebbe difeso da sè stesso...
Morgan replica a Mario Biondi dopo le dichiarazioni polemiche di quest'ultimo a Repubblica. "Non ho nemmeno un suo disco, anzi non lo conosco - si legge nel quotidiano diretto da Ezio Mauro - conosco molti crooner ma non lui".
Il giudice di X Factor 5 (voto: 7), in onda in diretta da giovedì 17 novembre su Sky Uno HD, rincara la dose: "Se questo l'avessero detto Battiato, Guccini o De Gregori l'avrei accettato ma lui è uno da piano bar, non so nemmeno se abbia un codice Siae".
A Il Giornale aggiunge: "Lui rosica perché non fa i talent show. Io ho iniziato a incidere dischi a 16 anni, lui aveva vent'anni di più". E via così. "Se vuole giocare a ping pong, ha vinto lui. A me non piacciono queste polemiche", risponde Biondi da Londra.
Morgan, poi, si difende dall'accusa di puntare come giudice più sulla stravaganza che sulla qualità effettiva dei cantanti: "Fate voi. Io ho puntato su Noemi e Marco Mengoni e tre dei miei cantanti hanno vinto X Factor. Anche Andrea Giops, che ha appena inciso un disco per Dori Ghezzi, era un mio favorito. Diciamo che non sono messo poi così male. E lo dico senza presunzione...". Sul ritorno nel talent show: "Quando ho saputo che la Rai non l'avrebbe più fatto, ho chiamato Francesco Facchinetti: perché non facciamo noi un altro format? Mi ha risposto: parliamone, vediamoci. Ma non si è fatto più sentire, mi ha bypassato e ha iniziato Star Academy. Ne prendo atto". A X Factor ritrova Simona Ventura: "Mi piace come lavora. Non è mai forte con i deboli né debole con i forti. Mi ricordo come polemizzò con i direttori di rete Rai. Tosta". Cpme sono i suoi concorrenti in gara qui? "Non ho ancora iniziato a lavorare su di loro, ma manca poco, adesso comincia il bello".
http://realityshow.blogosfere.it/2011/11/morgan-mario-biondi-rosica-perche-non-fa-i-talent-show-io-ho-puntato-su-noemi-marco-mengoni-e-3-hann.html
Morgan andrebbe difeso da sè stesso...
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Pausini, indagato l'ex chitarrista
per i file pirata del nuovo album
Gabriele Fersini, da poco allontanato dal gruppo di musicisti che accompagnano la cantante,
coinvolto nell'inchiesta che a Milano ha portato al sequestro di tre file illegali del cd Inedito
L'ex chitarrista di Laura Pausini, Gabriele Fersini, risulta indagato nell'ambito dell'inchiesta nella quale i militari della guardia di finanza di Milano hanno sequestrato file illegali dell'album della cantante non ancora uscito. L'allontanamento del chitarrista dal gruppo che accompagna la Pausini era stato oggetto di un animato dibattito tra i fan della cantante, alcuni dei quali l'hanno accusata di avere silurato Fersini per dare più spazio al fidanzato, Paolo Carta, anch'egli chitarrista.
Alla conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione 'Inedito' era presente anche il manager della cantante, Riccardo Benini, il quale ha pubblicamente ringraziato i militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano per l'attività svolta con il coordinamento del pm Ferdinando Esposito. "Laura avrebbe voluto essere presente - ha detto Benini - ma non ha potuto esserci per ringraziarli personalmente".
Dell'album Inedito erano stai messi in rete tre brani che sono stati rimossi. Qualora l'operazione fosse continuata, avrebbe causato danni per milioni di euro alla cantante. Fersini e un'altra persona, che non appartiene invece all'entourage della Pausini, sono stai denunciati per violazione della legge sui diritti d'autore che prevede sanzioni per oltre due milioni di euro. Nell'operazione sono stati sequestrati due personal computer, due notebook, 32 cd rom e 22.500 file musicali immessi abusivamente in rete. Non è ancora chiaro se Fersini abbia agito per ragioni economiche o personali.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/11/23/news/pausini_indagato_l_ex_chitarrista_per_i_file_pirata_del_nuovo_album-25465047/
per i file pirata del nuovo album
Gabriele Fersini, da poco allontanato dal gruppo di musicisti che accompagnano la cantante,
coinvolto nell'inchiesta che a Milano ha portato al sequestro di tre file illegali del cd Inedito
L'ex chitarrista di Laura Pausini, Gabriele Fersini, risulta indagato nell'ambito dell'inchiesta nella quale i militari della guardia di finanza di Milano hanno sequestrato file illegali dell'album della cantante non ancora uscito. L'allontanamento del chitarrista dal gruppo che accompagna la Pausini era stato oggetto di un animato dibattito tra i fan della cantante, alcuni dei quali l'hanno accusata di avere silurato Fersini per dare più spazio al fidanzato, Paolo Carta, anch'egli chitarrista.
Alla conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione 'Inedito' era presente anche il manager della cantante, Riccardo Benini, il quale ha pubblicamente ringraziato i militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano per l'attività svolta con il coordinamento del pm Ferdinando Esposito. "Laura avrebbe voluto essere presente - ha detto Benini - ma non ha potuto esserci per ringraziarli personalmente".
Dell'album Inedito erano stai messi in rete tre brani che sono stati rimossi. Qualora l'operazione fosse continuata, avrebbe causato danni per milioni di euro alla cantante. Fersini e un'altra persona, che non appartiene invece all'entourage della Pausini, sono stai denunciati per violazione della legge sui diritti d'autore che prevede sanzioni per oltre due milioni di euro. Nell'operazione sono stati sequestrati due personal computer, due notebook, 32 cd rom e 22.500 file musicali immessi abusivamente in rete. Non è ancora chiaro se Fersini abbia agito per ragioni economiche o personali.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/11/23/news/pausini_indagato_l_ex_chitarrista_per_i_file_pirata_del_nuovo_album-25465047/
camila- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
«Macca» a Bologna con lo stile di sempre
Primo concerto del nuovo tour di Paul McCartney in Italia dove mancava da 8 anni. Domenica a Milano
Dal nostro inviato Matteo Cruccu
(Ansa)
BOLOGNA – Di questi tempi grami, ci sono poche sicurezze: una di queste è, senza dubbio, Paul McCartney. Sabato l’ex Beatle ha inaugurato la sezione europea del nuovo tour a Bologna (dove non aveva mai suonato in vita sua). Dispensando appunto e soltanto certezze: avrà 69 anni il Sir più celebre del pop, mostrerà qualche ruga che cerca invero di nascondere (come il capello posticcio). Ma per il resto è immutabile. L’acconciatura nel complesso è quella di sempre, come le smorfie e le mossette, marchio di fabbrica di una vita. E le canzoni, ovvio, di un film mai interrotto, il pop che giunge alla terza generazione, Paul nonno come i tanti tra il pubblico che sono cresciuti con lui. Per un concerto appunto rassicurante. E per i nipoti che lo vedono per la prima volta, sicuramente storico. E alla fine inviterà tutt'e due le generazioni sul palco per firmare a tutti gli autografi. Perché e Paul McCartney (e i Beatles) sono storia contemporanea.
IN COMPLETO ALL BLACK – Ebbene, in un gremito Palamalaguti (tredicimila fan), un boato accoglie Sir Paul con il leggendario basso Hofner: completo all black, come i due (più o meno) giovani chitarristi che gli fanno da scudieri. E parte la canzone che vale un inno per qualsiasi tournée di qualsiasi band, Magical Mystery Tour. Paul suadente e simpatico come da programma: potrebbe trascorrere gli anni della pensione in una biofarm nel Lincolnshire ed è qui che si dimena sul palco come un ragazzino. “Ciao Bolonia, come va?” Il saluto di rito ai numerosissimi fan: “Parlo poco italiano è bello essere qui per la prima volta”. Già mai aveva suonato in Emilia il Beatle: Bologna è impazzita per questo esordio e il superhotel Baglioni dove Macca risiede è stato preso d’assedio fin da venerdì sera.
(Ansa)
L’ULTIMA VOLTA 8 ANNI FA - E mancava in Italia da 8 anni (domenica sera sarà a Milano, e l’ultima volta fu nel 1993), dopo il trionfale show ai Fori Imperiali. Ebbene il lungo show (durerà due ore e mezza) prosegue con “All my Loving”, sempreverde dei Beatles prima maniera. La scaletta è nettamente beatlesiana del resto, ben 26 pezzi su 38, due terzi insomma, il Paul solista non c’è o c’è poco. E c’è molto dei Beatles della stagione d’oro, della maturazione, quelli che non abbiamo mai potuto sentire in originale dal vivo, di Revolver e di Sgt Pepper, di Abbey Road e di Let it Be. A una certa età non c’è più bisogno di dimostrare nulla, affannarsi dietro a chimerici progetti solisti, (uno degli episodi meno riusciti di tutta la serata è il recente “Sing The Changes”) anche Paul ha deciso che i Beatles sono storia contemporanea. E che ce li deve far ascoltare.
CHICCHE E TRIS LENTI - Chicche come Night Before, pezzo retrò in questo caso, dal film di Help. Altri classici come “Paperback Writer”, prima di issarsi al piano per eseguire quello che è considerato uno dei canti del cigno del quartetto “The Long and Winding Road”, anno 1970. Una delle più belle canzoni del McCartney post Beatles come Maybe I’m Amazed. Un tris lento nostalgico (I’m looking through you-And I Love Her- Blackbird), in cui Sir Paul ricorda di aver scritto la terza (suonata solo con la chitarra acustica) “in onore di chi combatteva per i diritti civili negli anni’60”.
LUCIO CONTRARIATO - Il concerto non piace a tutti però: il nostro Lucio Dalla è tra il pubblico e non è molto soddisfatto. Mentre si fuma una sigaretta nel dehors, commenta un po’ deluso: “Sembra il concerto di capodanno a Ostia, è freddo, rituale, è un show a una dimensione, manca il volume. Certo la voce di Paul rimane intatta, becca delle note incredibili: la musica dei Beatles è eterna, ma lo spettacolo non è un granché. Del resto John non c’è”. Come dargli torto, almeno su quest’ultimo punto.
L’AMICO GEORGE – Constatato il disappunto di Dalla, si torna al concerto. E parte uno dei momenti più toccanti della serata: l’amico George Harrison ci ha lasciato esattamente dieci anni fa, e a lui, Paul dedica Something, forse la canzone più harrisoniana di tutto il catalogo beatlesiano. La suona, curiosamente, su un ukulele hawaiano e il pubblico è un tutto uno, idealmente, con il grande chitarrista scomparso.
MOLLA GLI ORMEGGI – Il tempo di sparare l’ultimo brano post Beatles (Band On The Run) e Paul molla gli ormeggi per dedicarsi solamente alla sua gioventù: praticamente Fab Four e basta per l’ultimo terzo del concerto. Punte di diamante, I’ve Got a Feeling, perla di Let It Be, che ricordavamo (dal vivo) solo sul concerto del tetto. E poi la veterosovietica Back in Ussr, la scanzonata Obla di Obla da. Prima di arrivare al gran finale.
CLIMAX FINALE – Let It Be, Hey Jude, All You Need is Love (mai eseguita prima in solitaria come la successiva “The Word”), Day Tripper, Get Back, sei pezzi che da soli valgono dieci discografie. Il pubblico canta all’unisono, è la colonna sonora di tutti, di ciascuno di noi. Sir Paul se ne compiace, saluta e corricchia, esce e ritorna per i vari bis. Con tanto di bandiera italiana. Yesterday, emozionante come ovvio. E infine, la trinità che poi è il congedo dei Beatles da questo mondo. Ovvero il finale di Abbey Road (Golden Slumbers/Carry That Weight/ The End), di fatto l’ultimo album registrato dal quartetto. “And in the end /The love you take /Is equal to the love you make”. Canta infine Macca, e non sembra manco esausto. L’amore che prendi è l’amore che dai… E il pubblico, ulteriormente rassicurato, sfila via sereno.
27 novembre 2011 | 0:25
http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_27/mccartney-concerto-bologna-cruccu_8fde94f2-1882-11e1-9544-dc3583e849e1.shtml
D'altronde, dopo che uno ha duettato con il Mengoni, tutto il resto è noia
Primo concerto del nuovo tour di Paul McCartney in Italia dove mancava da 8 anni. Domenica a Milano
Dal nostro inviato Matteo Cruccu
(Ansa)
BOLOGNA – Di questi tempi grami, ci sono poche sicurezze: una di queste è, senza dubbio, Paul McCartney. Sabato l’ex Beatle ha inaugurato la sezione europea del nuovo tour a Bologna (dove non aveva mai suonato in vita sua). Dispensando appunto e soltanto certezze: avrà 69 anni il Sir più celebre del pop, mostrerà qualche ruga che cerca invero di nascondere (come il capello posticcio). Ma per il resto è immutabile. L’acconciatura nel complesso è quella di sempre, come le smorfie e le mossette, marchio di fabbrica di una vita. E le canzoni, ovvio, di un film mai interrotto, il pop che giunge alla terza generazione, Paul nonno come i tanti tra il pubblico che sono cresciuti con lui. Per un concerto appunto rassicurante. E per i nipoti che lo vedono per la prima volta, sicuramente storico. E alla fine inviterà tutt'e due le generazioni sul palco per firmare a tutti gli autografi. Perché e Paul McCartney (e i Beatles) sono storia contemporanea.
IN COMPLETO ALL BLACK – Ebbene, in un gremito Palamalaguti (tredicimila fan), un boato accoglie Sir Paul con il leggendario basso Hofner: completo all black, come i due (più o meno) giovani chitarristi che gli fanno da scudieri. E parte la canzone che vale un inno per qualsiasi tournée di qualsiasi band, Magical Mystery Tour. Paul suadente e simpatico come da programma: potrebbe trascorrere gli anni della pensione in una biofarm nel Lincolnshire ed è qui che si dimena sul palco come un ragazzino. “Ciao Bolonia, come va?” Il saluto di rito ai numerosissimi fan: “Parlo poco italiano è bello essere qui per la prima volta”. Già mai aveva suonato in Emilia il Beatle: Bologna è impazzita per questo esordio e il superhotel Baglioni dove Macca risiede è stato preso d’assedio fin da venerdì sera.
(Ansa)
L’ULTIMA VOLTA 8 ANNI FA - E mancava in Italia da 8 anni (domenica sera sarà a Milano, e l’ultima volta fu nel 1993), dopo il trionfale show ai Fori Imperiali. Ebbene il lungo show (durerà due ore e mezza) prosegue con “All my Loving”, sempreverde dei Beatles prima maniera. La scaletta è nettamente beatlesiana del resto, ben 26 pezzi su 38, due terzi insomma, il Paul solista non c’è o c’è poco. E c’è molto dei Beatles della stagione d’oro, della maturazione, quelli che non abbiamo mai potuto sentire in originale dal vivo, di Revolver e di Sgt Pepper, di Abbey Road e di Let it Be. A una certa età non c’è più bisogno di dimostrare nulla, affannarsi dietro a chimerici progetti solisti, (uno degli episodi meno riusciti di tutta la serata è il recente “Sing The Changes”) anche Paul ha deciso che i Beatles sono storia contemporanea. E che ce li deve far ascoltare.
CHICCHE E TRIS LENTI - Chicche come Night Before, pezzo retrò in questo caso, dal film di Help. Altri classici come “Paperback Writer”, prima di issarsi al piano per eseguire quello che è considerato uno dei canti del cigno del quartetto “The Long and Winding Road”, anno 1970. Una delle più belle canzoni del McCartney post Beatles come Maybe I’m Amazed. Un tris lento nostalgico (I’m looking through you-And I Love Her- Blackbird), in cui Sir Paul ricorda di aver scritto la terza (suonata solo con la chitarra acustica) “in onore di chi combatteva per i diritti civili negli anni’60”.
LUCIO CONTRARIATO - Il concerto non piace a tutti però: il nostro Lucio Dalla è tra il pubblico e non è molto soddisfatto. Mentre si fuma una sigaretta nel dehors, commenta un po’ deluso: “Sembra il concerto di capodanno a Ostia, è freddo, rituale, è un show a una dimensione, manca il volume. Certo la voce di Paul rimane intatta, becca delle note incredibili: la musica dei Beatles è eterna, ma lo spettacolo non è un granché. Del resto John non c’è”. Come dargli torto, almeno su quest’ultimo punto.
L’AMICO GEORGE – Constatato il disappunto di Dalla, si torna al concerto. E parte uno dei momenti più toccanti della serata: l’amico George Harrison ci ha lasciato esattamente dieci anni fa, e a lui, Paul dedica Something, forse la canzone più harrisoniana di tutto il catalogo beatlesiano. La suona, curiosamente, su un ukulele hawaiano e il pubblico è un tutto uno, idealmente, con il grande chitarrista scomparso.
MOLLA GLI ORMEGGI – Il tempo di sparare l’ultimo brano post Beatles (Band On The Run) e Paul molla gli ormeggi per dedicarsi solamente alla sua gioventù: praticamente Fab Four e basta per l’ultimo terzo del concerto. Punte di diamante, I’ve Got a Feeling, perla di Let It Be, che ricordavamo (dal vivo) solo sul concerto del tetto. E poi la veterosovietica Back in Ussr, la scanzonata Obla di Obla da. Prima di arrivare al gran finale.
CLIMAX FINALE – Let It Be, Hey Jude, All You Need is Love (mai eseguita prima in solitaria come la successiva “The Word”), Day Tripper, Get Back, sei pezzi che da soli valgono dieci discografie. Il pubblico canta all’unisono, è la colonna sonora di tutti, di ciascuno di noi. Sir Paul se ne compiace, saluta e corricchia, esce e ritorna per i vari bis. Con tanto di bandiera italiana. Yesterday, emozionante come ovvio. E infine, la trinità che poi è il congedo dei Beatles da questo mondo. Ovvero il finale di Abbey Road (Golden Slumbers/Carry That Weight/ The End), di fatto l’ultimo album registrato dal quartetto. “And in the end /The love you take /Is equal to the love you make”. Canta infine Macca, e non sembra manco esausto. L’amore che prendi è l’amore che dai… E il pubblico, ulteriormente rassicurato, sfila via sereno.
27 novembre 2011 | 0:25
http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_27/mccartney-concerto-bologna-cruccu_8fde94f2-1882-11e1-9544-dc3583e849e1.shtml
D'altronde, dopo che uno ha duettato con il Mengoni, tutto il resto è noia
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Paul McCartney ha rilasciato un'intervista a Moby Dick,radio 2
qui il link per il podcast
http://www.mobydick.rai.it/dl/Radio2/sito/PublishingBlock-2b175367-603a-44d9-910a-b366bc826aa8-podcast.html
Paul McCartney, a febbraio un nuovo disco con Diana Krall
01 dic 2011 - Uscirà a gennaio il nuovo album di Paul McCartney: l'ex Beatle, che solo pochi giorni fa si è esibito in Italia a Bologna e Milano, ha rivelato i propri piani nel corso di un'intervista rilasciata a Silvia Boschero di Radio 2 (che la trasmetterà questa sera, giovedì 1 dicembre, alle 21 nel corso di uno speciale di "Moby Dick"). "Ho appena finito un disco completamente diverso dai precedenti che uscirà a febbraio", ha spiegato il cantante e multi-strumentista, "Si tratta di vecchie canzoni, di veri e propri standard. Lo definirei un album jazz. Ho lavorato con la cantante Diana Krall e la sua band. E' una cosa old fashion, ma al tempo stesso moderna. Un album d'amore, romantico. Sul disco ho scritto solo due canzoni molto notturne, stile anni Quaranta. Lo abbiamo appena finito due settimane fa a Los Angeles con l'ottimo produttore Tommy Lee Puma (già mentore della Krall, ndr). E poi sto anche scrivendo cose nuove, entrerò presto in studio con due brani nuovi ma non ho idea di cosa diventeranno".
http://www.rockol.it/news-317443/Paul-McCartney,-a-febbraio-un-nuovo-disco-con-Diana-Krall
qui il link per il podcast
http://www.mobydick.rai.it/dl/Radio2/sito/PublishingBlock-2b175367-603a-44d9-910a-b366bc826aa8-podcast.html
Paul McCartney, a febbraio un nuovo disco con Diana Krall
01 dic 2011 - Uscirà a gennaio il nuovo album di Paul McCartney: l'ex Beatle, che solo pochi giorni fa si è esibito in Italia a Bologna e Milano, ha rivelato i propri piani nel corso di un'intervista rilasciata a Silvia Boschero di Radio 2 (che la trasmetterà questa sera, giovedì 1 dicembre, alle 21 nel corso di uno speciale di "Moby Dick"). "Ho appena finito un disco completamente diverso dai precedenti che uscirà a febbraio", ha spiegato il cantante e multi-strumentista, "Si tratta di vecchie canzoni, di veri e propri standard. Lo definirei un album jazz. Ho lavorato con la cantante Diana Krall e la sua band. E' una cosa old fashion, ma al tempo stesso moderna. Un album d'amore, romantico. Sul disco ho scritto solo due canzoni molto notturne, stile anni Quaranta. Lo abbiamo appena finito due settimane fa a Los Angeles con l'ottimo produttore Tommy Lee Puma (già mentore della Krall, ndr). E poi sto anche scrivendo cose nuove, entrerò presto in studio con due brani nuovi ma non ho idea di cosa diventeranno".
http://www.rockol.it/news-317443/Paul-McCartney,-a-febbraio-un-nuovo-disco-con-Diana-Krall
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Londra: Wood (Rolling Stones) sul palco con McCartney (Beatles). Il video
06 dic 2011 - E' stata una serata da sogno per tutti gli amanti del rock (e assolutamente indimenticabile per i fortunati presenti) quella tenutasi ieri sera, 5 dicembre, alla 02 Arena di Londra: la struttura sulle sponde del Tamigi, che per l'occasione stava ospitando uno show di Paul McCartney - ospitato solo la settimana scorsa dai palchi italiani - ha visto salire sulle assi occupate dall'ex Beatle il Rolling Stones Ron Wood. Annunciando al proprio pubblico "una sorpresa", Sir Paul ha introdotto sul palco l'illustre collega, con il quale ha eseguito il classico dei Beatles "Get back": dopo l'esecuzione del brano, i due si sono salutati abbracciandosi, prima di sparire dietro le quinte.
Oltre ad una corposa selezione di classici dei Beatles, sul palco della 02 Arena McCartney ha anche offerto l'esecuzione di diversi brani appartenenti al suo repertorio solista mai suonati dal vivo nel Regno Unito come "The night before", "The word" e "Come and get it'.
http://www.rockol.it/news-319110/Londra--Wood-%28Rolling-Stones%29-sul-palco-con-McCartney-%28Beatles%29.-Il-video
06 dic 2011 - E' stata una serata da sogno per tutti gli amanti del rock (e assolutamente indimenticabile per i fortunati presenti) quella tenutasi ieri sera, 5 dicembre, alla 02 Arena di Londra: la struttura sulle sponde del Tamigi, che per l'occasione stava ospitando uno show di Paul McCartney - ospitato solo la settimana scorsa dai palchi italiani - ha visto salire sulle assi occupate dall'ex Beatle il Rolling Stones Ron Wood. Annunciando al proprio pubblico "una sorpresa", Sir Paul ha introdotto sul palco l'illustre collega, con il quale ha eseguito il classico dei Beatles "Get back": dopo l'esecuzione del brano, i due si sono salutati abbracciandosi, prima di sparire dietro le quinte.
Oltre ad una corposa selezione di classici dei Beatles, sul palco della 02 Arena McCartney ha anche offerto l'esecuzione di diversi brani appartenenti al suo repertorio solista mai suonati dal vivo nel Regno Unito come "The night before", "The word" e "Come and get it'.
http://www.rockol.it/news-319110/Londra--Wood-%28Rolling-Stones%29-sul-palco-con-McCartney-%28Beatles%29.-Il-video
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
"Sereno per niente"
I tormenti di Tiziano
"L'amore è una cosa semplice" è il primo disco dopo il clamorosa coming out con quale Ferro ha dichiarato la propria omosessualità. "Ora vedo le cose in modo più costruttivo. Ma verso me stesso resto ipercritico. Non mi sento risolto. E la ricerca è contionua e appassionata"
di GINO CASTALDO
IL primo disco dopo la liberazione, dopo il clamoroso coming out col quale Tiziano Ferro ha dichiarato la sua omosessualità, sbloccando una tomentata e sofferta fase della sua vita, s'intitola L'amore è una cosa semplice e suona quasi ironico, beffardo, nel dichiarare semplice qualcosa che sembrava al contrario terribilmente complicato. Ma soprattutto, al di là di quelle che potevano essere frettolose previsioni, non è un disco che rappresenta una conquistata serenità. Oppure sì? "Ma sì, capisco, che possa sembrare un disco tutt'altro che sereno" spiega Tiziano, pregustando la riflessione sul suo nuovo lavoro, "anche perché alla fine il passaggio verso la serenità non è mai sereno, e poi la serenità non vuol dire vivere in una bolla di perfezione in cui non esistono le controversie, in cui è tutto è rosa. Quindi è importante parlare anche di quello, qualcuno all'inizio mi aveva detto che il disco sembrava solare, e mi fece riflettere perché io non la vedevo tutta questa solarità, anche se l'ho scritto in un momento di grande liberazione".
"In realtà - continua l'artista - ho capito che questa impressione si riferiva al fatto di mantenere un punto di vista intenso, sentito, ventrale, nei confronti della realtà, e quello c'è sempre. Altro discorso è cominciare a vedere le cose in modo più costruttivo. E' rimasto questo atteggiamento ipercritico verso me stesso e la realtà intorno a me. La ricerca è continua e appassionata, non mi sento risolto. Se scrivi in un momento di maggiore serenità si sente ma non vuol dire né frivolezza, né scherzosità, il disco potrebbe sembrare allegro, ma forse non lo è. Il punto di partenza non è il tormento rabbioso di chi ha ancora dentro tante cose irrisolte. E' il tormento con cui affronterò sempre la vita, perché io sono un iperattivo, mentalmente, non riesco a stare fermo, a sentirmi in pace. E come se, sconfitto un demone ne arrivasse un altro. Ma sicuramente preferisco com'è adesso rispetto a un paio d'anni fa".
Ma non c'è stata quantomeno una liberazione di nuove energie?
"Ma sì. L'isolamento anche geografico, in cui mi ero chiuso, ti porta ad avere un confronto sempre solo con te stesso, hai questa animosità, questa voglia di fare impellente, ma se non la condividi con altri è ovvio che alla fine implodi, ti parli un po' addosso, anche nel modo di cantare, ma sicuramente quel processo lì è servito a toccare il fondo".
Qual è il pezzo del disco che la appaga di più, musicalmente parlando?
"Si intitola Ti voglio male, una sorta di bossa nova-samba, e l'avevo scritto per un progetto che avevo sudiato a tavolino e come al solito le cose fatte troppo a tavolino poi non riescono mai. Avevo in mente un disco, per cui stavo raccogliendo i pezzi, tutto virato verso lo swing, l'easy jazz, sempre orchestrale, però poi era troppo ambizioso perché volevo fare inediti ma dal sapore standard e con tutti pezzi nuovi non era facile, ne avevo messi insieme quattro o cinque, o forse di più, ma non li sentivo tutti importanti, tranne tre che poi ho salvato per questo disco. Ti voglio male era idealmente il singolo di questo fantomatico disco. Ho dovuto discutere a lungo col produttore, perché sembrava fuori dai suoni del resto del disco. Effettivamente è quasi surreale, folle, anche nel testo, ma andava fatta così, mi sono divertito molto a inciderla".
Beh, in compenso il singolo, La differenza tra me e te, sembra molto più moderno, spinto, praticamente elettronico...
"Ma devo dire che nel provino era molto più elettronica. Così com'era sembrava l'ideale hit radiofonica che qualsiasi discografico avrebbe voluto per un nuovo artista. Però per me non andava bene così. Abbiamo alzato le chitarre, anche perché io i pezzi li volevo tutti suonati, ma questa traccia tecno rimane sotto, c'è. Era una questione di equilibrio. Insieme a Michele Canova, il produttore, abbiamo scelto di farlo a Los Angeles per stare dietro ai musicisti che volevamo. All'inizio non volevo, ero spaventato, non me la sentivo. Michele è stato coraggioso, mi ha detto: nel peggiore dei casi, se non ci piace, rifacciamo tutto a Milano, ma questo disco lo devi fare 'insieme' ai musicisti, ti devono sentire mentre canti. Io ero pieno di dubbi, ma aveva ragione lui e l'ho capito al secondo pezzo che abbiamo registrato, Hai delle isole negli occhi. I musicisti americani, che suonavano tutti insieme, mi chiesero di rallentarla perché volevano appoggiarsi alla voce. Lì ho capito che era la strada giusta. Alla fine del pezzo Reggie Hamilton, il bassista, ha detto: non ho mai visto sei uomini chiusi dentro uno studio fare una cosa così sexy. Fantastico".
Il duetto con John Legend sembra un sogno realizzato. Non è uno dei suoi modelli vocali?
"Assolutamente sì. Ho avuto fortuna. E' stato merito di Billy Mann che stava lavorando con Legend e gli ha fatto sentire i miei pezzi. Mi hanno chiamato e Legend mi ha detto: hai una voce fantastica, perché non canti in inglese, forse non meritiamo la tua musica? Alla fine ha scelto lui la canzone e l'abiamo registrata in contatto tra Milano e New York".
C'è anche un pezzo che parla di un soldato. Comè venuto fuori?
"E' un pezzo di Irene Grandi, l'unica che ha scritto in vita sua e l'unica canzone non mia che ho inciso in un disco. La sentii molto tempo fa, mi piacque molto, poi nel corso degli anni mi sono reso conto che nei dischi di Irene non la trovavo. Allora le ho chiesto: che fine ha fatto? Lei mi ha detto che poi alla fine non se l'era sentita di metterla in un disco, e allora ho detto dammela, e lei ha accettato volentieri. Sì, è una strana canzone, per me. Io mi sono sempre visto più come un operaio che come un militare. L'operaio a testa bassa, che fa il suo lavoro e timbra il cartellino. Ma in fondo mi vedo anche come soldato. E' stato più semplice immedesimarmi in un pezzo scritto da altri. Ha qualcosa di antico, è una vecchia marcia militare, come un canto di resistenza. Alla fine mi piaceva questa idea di Paura non ho, in fondo rappresenta il sentimento con cui ho vissuto questi dieci anni".
Ma, alla fine, a chi sono rivolte queste canzoni?
"Devo dire che da fan pagherei oro per sapere a chi è rivolta, letteralmente, una canzone che amo. Nel mio caso, ogni canzone è diversa. Da scrittore, un po' bastardo, e volutamente ermetico mi piace mantenere il segreto e che ognuno si faccia la sua storia. Ma ad esempio nessuno ha capito che la canzone che dàil titolo al disco, L'amore è una cosa semplice, non parla di amore inteso come amore di coppia. Parla di amore come ritorno alle proprie origini e lo svelo in alcune frasi in cui parlo dei luoghi che mi appartengono, anzi che ti danno sempre quel senso di appartenenza, anche se per anni sei stato in fuga".
http://www.repubblica.it/persone/2011/12/06/news/tiziano_ferro-26183605/?ref=HRESS-5
I tormenti di Tiziano
"L'amore è una cosa semplice" è il primo disco dopo il clamorosa coming out con quale Ferro ha dichiarato la propria omosessualità. "Ora vedo le cose in modo più costruttivo. Ma verso me stesso resto ipercritico. Non mi sento risolto. E la ricerca è contionua e appassionata"
di GINO CASTALDO
IL primo disco dopo la liberazione, dopo il clamoroso coming out col quale Tiziano Ferro ha dichiarato la sua omosessualità, sbloccando una tomentata e sofferta fase della sua vita, s'intitola L'amore è una cosa semplice e suona quasi ironico, beffardo, nel dichiarare semplice qualcosa che sembrava al contrario terribilmente complicato. Ma soprattutto, al di là di quelle che potevano essere frettolose previsioni, non è un disco che rappresenta una conquistata serenità. Oppure sì? "Ma sì, capisco, che possa sembrare un disco tutt'altro che sereno" spiega Tiziano, pregustando la riflessione sul suo nuovo lavoro, "anche perché alla fine il passaggio verso la serenità non è mai sereno, e poi la serenità non vuol dire vivere in una bolla di perfezione in cui non esistono le controversie, in cui è tutto è rosa. Quindi è importante parlare anche di quello, qualcuno all'inizio mi aveva detto che il disco sembrava solare, e mi fece riflettere perché io non la vedevo tutta questa solarità, anche se l'ho scritto in un momento di grande liberazione".
"In realtà - continua l'artista - ho capito che questa impressione si riferiva al fatto di mantenere un punto di vista intenso, sentito, ventrale, nei confronti della realtà, e quello c'è sempre. Altro discorso è cominciare a vedere le cose in modo più costruttivo. E' rimasto questo atteggiamento ipercritico verso me stesso e la realtà intorno a me. La ricerca è continua e appassionata, non mi sento risolto. Se scrivi in un momento di maggiore serenità si sente ma non vuol dire né frivolezza, né scherzosità, il disco potrebbe sembrare allegro, ma forse non lo è. Il punto di partenza non è il tormento rabbioso di chi ha ancora dentro tante cose irrisolte. E' il tormento con cui affronterò sempre la vita, perché io sono un iperattivo, mentalmente, non riesco a stare fermo, a sentirmi in pace. E come se, sconfitto un demone ne arrivasse un altro. Ma sicuramente preferisco com'è adesso rispetto a un paio d'anni fa".
Ma non c'è stata quantomeno una liberazione di nuove energie?
"Ma sì. L'isolamento anche geografico, in cui mi ero chiuso, ti porta ad avere un confronto sempre solo con te stesso, hai questa animosità, questa voglia di fare impellente, ma se non la condividi con altri è ovvio che alla fine implodi, ti parli un po' addosso, anche nel modo di cantare, ma sicuramente quel processo lì è servito a toccare il fondo".
Qual è il pezzo del disco che la appaga di più, musicalmente parlando?
"Si intitola Ti voglio male, una sorta di bossa nova-samba, e l'avevo scritto per un progetto che avevo sudiato a tavolino e come al solito le cose fatte troppo a tavolino poi non riescono mai. Avevo in mente un disco, per cui stavo raccogliendo i pezzi, tutto virato verso lo swing, l'easy jazz, sempre orchestrale, però poi era troppo ambizioso perché volevo fare inediti ma dal sapore standard e con tutti pezzi nuovi non era facile, ne avevo messi insieme quattro o cinque, o forse di più, ma non li sentivo tutti importanti, tranne tre che poi ho salvato per questo disco. Ti voglio male era idealmente il singolo di questo fantomatico disco. Ho dovuto discutere a lungo col produttore, perché sembrava fuori dai suoni del resto del disco. Effettivamente è quasi surreale, folle, anche nel testo, ma andava fatta così, mi sono divertito molto a inciderla".
Beh, in compenso il singolo, La differenza tra me e te, sembra molto più moderno, spinto, praticamente elettronico...
"Ma devo dire che nel provino era molto più elettronica. Così com'era sembrava l'ideale hit radiofonica che qualsiasi discografico avrebbe voluto per un nuovo artista. Però per me non andava bene così. Abbiamo alzato le chitarre, anche perché io i pezzi li volevo tutti suonati, ma questa traccia tecno rimane sotto, c'è. Era una questione di equilibrio. Insieme a Michele Canova, il produttore, abbiamo scelto di farlo a Los Angeles per stare dietro ai musicisti che volevamo. All'inizio non volevo, ero spaventato, non me la sentivo. Michele è stato coraggioso, mi ha detto: nel peggiore dei casi, se non ci piace, rifacciamo tutto a Milano, ma questo disco lo devi fare 'insieme' ai musicisti, ti devono sentire mentre canti. Io ero pieno di dubbi, ma aveva ragione lui e l'ho capito al secondo pezzo che abbiamo registrato, Hai delle isole negli occhi. I musicisti americani, che suonavano tutti insieme, mi chiesero di rallentarla perché volevano appoggiarsi alla voce. Lì ho capito che era la strada giusta. Alla fine del pezzo Reggie Hamilton, il bassista, ha detto: non ho mai visto sei uomini chiusi dentro uno studio fare una cosa così sexy. Fantastico".
Il duetto con John Legend sembra un sogno realizzato. Non è uno dei suoi modelli vocali?
"Assolutamente sì. Ho avuto fortuna. E' stato merito di Billy Mann che stava lavorando con Legend e gli ha fatto sentire i miei pezzi. Mi hanno chiamato e Legend mi ha detto: hai una voce fantastica, perché non canti in inglese, forse non meritiamo la tua musica? Alla fine ha scelto lui la canzone e l'abiamo registrata in contatto tra Milano e New York".
C'è anche un pezzo che parla di un soldato. Comè venuto fuori?
"E' un pezzo di Irene Grandi, l'unica che ha scritto in vita sua e l'unica canzone non mia che ho inciso in un disco. La sentii molto tempo fa, mi piacque molto, poi nel corso degli anni mi sono reso conto che nei dischi di Irene non la trovavo. Allora le ho chiesto: che fine ha fatto? Lei mi ha detto che poi alla fine non se l'era sentita di metterla in un disco, e allora ho detto dammela, e lei ha accettato volentieri. Sì, è una strana canzone, per me. Io mi sono sempre visto più come un operaio che come un militare. L'operaio a testa bassa, che fa il suo lavoro e timbra il cartellino. Ma in fondo mi vedo anche come soldato. E' stato più semplice immedesimarmi in un pezzo scritto da altri. Ha qualcosa di antico, è una vecchia marcia militare, come un canto di resistenza. Alla fine mi piaceva questa idea di Paura non ho, in fondo rappresenta il sentimento con cui ho vissuto questi dieci anni".
Ma, alla fine, a chi sono rivolte queste canzoni?
"Devo dire che da fan pagherei oro per sapere a chi è rivolta, letteralmente, una canzone che amo. Nel mio caso, ogni canzone è diversa. Da scrittore, un po' bastardo, e volutamente ermetico mi piace mantenere il segreto e che ognuno si faccia la sua storia. Ma ad esempio nessuno ha capito che la canzone che dàil titolo al disco, L'amore è una cosa semplice, non parla di amore inteso come amore di coppia. Parla di amore come ritorno alle proprie origini e lo svelo in alcune frasi in cui parlo dei luoghi che mi appartengono, anzi che ti danno sempre quel senso di appartenenza, anche se per anni sei stato in fuga".
http://www.repubblica.it/persone/2011/12/06/news/tiziano_ferro-26183605/?ref=HRESS-5
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
11-12-2011
Lucio Dalla scrive un pezzo per Pierdavide Carone
Intervistato dalla nostra Paola “Funky” Gallo, Lucio Dalla ha annunciato che potrebbe calcare il palco dell'Ariston in qualità di Maestro dell'orchestra, per dirigere un brano cantato da Pierdavide Carone. Il cantautore ha anche precisato di aver firmato personalmente la canzone che l'ex-concorrente di “Amici” vorrebbe presentare al prossimo Festival di Sanremo.
http://www.radioitalia.it/news/sanremo/3306_lucio-dalla-scrive-un-pezzo-per-pierdavide-carone.php
Lucio Dalla scrive un pezzo per Pierdavide Carone
Intervistato dalla nostra Paola “Funky” Gallo, Lucio Dalla ha annunciato che potrebbe calcare il palco dell'Ariston in qualità di Maestro dell'orchestra, per dirigere un brano cantato da Pierdavide Carone. Il cantautore ha anche precisato di aver firmato personalmente la canzone che l'ex-concorrente di “Amici” vorrebbe presentare al prossimo Festival di Sanremo.
http://www.radioitalia.it/news/sanremo/3306_lucio-dalla-scrive-un-pezzo-per-pierdavide-carone.php
lilli3- Messaggi : 2520
Data d'iscrizione : 21.08.10
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Dente 'Amo le canzoni puzzle per giocare con le parole'
17 dicembre 2011 —
pagina 13
sezione:
FIRENZEPRIMA la musica, poi le parole. Due appuntamenti fiorentini aspettano
Dente, una delle punte di diamante della nuova scena cantautorale
italiana. Stasera, alla Flog, il concerto, occasione per sentire dal
vivo l' ultimo album Io tra di noi. Mentre martedì, al Glue, il
cantautore di Fidenza, al secolo Giuseppe Peveri, presenterà la
raccolta di racconti Cosa volete sentire, curata da Chiara Baffa per
Minimum Fax, alla quale ha contribuito con un suo scritto: con lui
Dario Brunori e Andrea Appino degli Zen Circus. Di questo ed altro
Dente ha parlato in un forum con i nostri lettori: hanno partecipato
Giulia Bifarini, Giancarlo Brunelli, Leonardo Cavallucci, Nicoletta
Chiparo, Marco De Angelis, Christian De Vincenzi, Carlo Donvito, Matteo
Gazzarri, Isabella Orsini, Francesco Picariello, Simone Pintimalli,
Giacomo Scarabicchi, Guido Spugnoli, Lapo Tombelli, Elisa Triboli.
Cominciamo proprio dal Dente scrittore. Sente di esprimere un sé
diverso rispetto a quello che emerge nel pop? «Non credo di sdoppiarmi
più di tanto tra canzone e scrittura: da un lato mi piacerebbe, ma ho
paura di cadere nell' esercizio di stile. Mi hanno detto che quel
racconto è molto melodico, forse perché, essendo abituato a far suonare
le parole nelle canzoni in un certo modo, questo ha finito per
riflettersi anche sulla scrittura. Mi piacerebbe scrivere un romanzo,
ma sono troppo pigro. Un' importante casa editrice, in effetti, mi ha
fatto un' offerta: "secondo noi sei pronto per un bel libro" mi hanno
detto, e io "secondo me no". Il contratto non l' ho firmato, meglio
così: in sei mesi avrò buttato giù cinque pagine». Nelle sue canzoni
sembra esserci un candore quasi infantile. «Mi piace tutto ciò che è
fanciullesco. Ho letto i libri di Gianni Rodari dopo i trent' anni:
sono così belli che ti viene voglia di fare un figlio. Ecco, prima
ancora di un romanzo, forse, mi piacerebbe scrivere delle filastrocche.
Più che i bambini, mi piace quello che gli adulti inventano per loro.
Della mia infanzia rimpiango e ricordo poco, tranne il non fare niente
dalla mattina alla sera. Non ero allegro, come non lo sono da adulto».
Io tra di noi è stato definito allegro e spensierato. Invece trasuda
malinconia. «Non ho mai trovato qualcuno che capisse bene quello che
faccio. Non mi sembra che in questo cd ci siano canzoni divertenti. Ci
sono giochi di parole, forse più sottili, più sotto pelle rispetto al
passato, e questo può creare il fraintendimento. È un cd che richiede
molti ascolti per essere capito davvero». A proposito di parole: la sua
passione per i calembour?«Sarà perché con le parole ci puoi scherzare, puoi sdrammatizzarle,
puoi far sorridere la gente con i doppi sensi e gli slittamenti di
significato. Mi affascina quello che gli enigmisti, con disprezzo
accademico, definiscono la ludolinguistica. Praticamente, la feccia di
questa disciplina che conta su adepti un po' troppo severi. Il mio
approccio è da perito elettronico». Scrivendo il testo di una canzone
le capita di lasciarsi affascinare più dal suono delle parole che dal
loro significato? «La bellezza del suono è importante, ma il
significato non deve mancare. Una canzone è come un puzzle, uno schema
che tenti più volte fino a che non trovi la soluzione e tutto per
miracolo va a posto, come nel cubo di Rubik. Ci possono volere mesi».
Pur non parlando di attualità sociale o politica, le sue canzoni
sembrano sfiorare questi temi. «Non è il mio progetto, anzi, mi fa
sorridere chi mi ha definito un poeta del precariato sentimentale. Non
voglio scrivere di quotidianità, una parola che mi hanno appiccicato
addosso: voglio raccontare cosa penso e vivo, perché ne ho bisogno».
La sua maggiore dote poetica è la semplicità. «Ho sempre provato un
grande rifiuto per la canzone per forza poetica e per forza con parole
difficili, il cosiddetto "canzonese". Sono stufo di ascoltare musica
col dizionario alla mano. Certo è che alcuni testi ti abbagliano per
intuizioni poetiche così belle che alla fine sei tu a dar loro un
significato, chi se ne importa di cosa pensava l' autore quando ha
scritto quel pezzo. A me è accaduto con De Gregori. E Panella». La
nuova leva cantautorale sembra essere stata influenzata non poco da
Mogol. «Inconsciamente, forse, anche se Mogol è stato aulico e antico.
E poi, quando ha scritto per Battisti, ha avuto una forza che nonè
riuscito ad eguagliare lavorando per altri. Però, ha provocato una
bella cesura nella canzone italiana: prima di lui e di Battisti, si
scriveva e si cantava in modo diverso. Anima latina sono quattro
diversi album mescolati insieme, con dentro cose che solo i Beatles
avevano saputo fare». La critica tende ad attribuirle non solo padri,
ma anche fratelli come Bugo o Brunori. Come vive questo confronto?
«Siamo un gruppo di amici che fanno lo stesso mestiere, la stessa
vitaccia, che si stanno simpatici e che collaborano senza maneggi delle
case discografiche. Bugo, però, lo metterei tra i padri». La
collaborazione con Marco Mengoni? «Attraverso il mio editore, ha fatto
sapere che avrebbe voluto una mia canzone: mi ha mandato un inedito di
Paolo Nutini, io ci ho messo le parole. Marco ha una capacità vocale
incredibile ed è sprecato per tutto quel baraccone pop. Mi piacerebbe
vederlo alla prova con cose più alte. E mi piacerebbe che cadessero gli steccati tra musica
indipendente e pop, innalzati non solo dalla stampa, ma anche dal
pubblico, che guarda con pregiudizio chi passa dall' underground a una
major. Personalmente, una delle cose che mi fanno più paura è smettere
di scrivere belle canzoni senza accorgermene».
-
(testo raccolto da fulvio paloscia e gaia rau)
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/12/17/dente-amo-le-canzoni-puzzle-per-giocare.html
17 dicembre 2011 —
pagina 13
sezione:
FIRENZEPRIMA la musica, poi le parole. Due appuntamenti fiorentini aspettano
Dente, una delle punte di diamante della nuova scena cantautorale
italiana. Stasera, alla Flog, il concerto, occasione per sentire dal
vivo l' ultimo album Io tra di noi. Mentre martedì, al Glue, il
cantautore di Fidenza, al secolo Giuseppe Peveri, presenterà la
raccolta di racconti Cosa volete sentire, curata da Chiara Baffa per
Minimum Fax, alla quale ha contribuito con un suo scritto: con lui
Dario Brunori e Andrea Appino degli Zen Circus. Di questo ed altro
Dente ha parlato in un forum con i nostri lettori: hanno partecipato
Giulia Bifarini, Giancarlo Brunelli, Leonardo Cavallucci, Nicoletta
Chiparo, Marco De Angelis, Christian De Vincenzi, Carlo Donvito, Matteo
Gazzarri, Isabella Orsini, Francesco Picariello, Simone Pintimalli,
Giacomo Scarabicchi, Guido Spugnoli, Lapo Tombelli, Elisa Triboli.
Cominciamo proprio dal Dente scrittore. Sente di esprimere un sé
diverso rispetto a quello che emerge nel pop? «Non credo di sdoppiarmi
più di tanto tra canzone e scrittura: da un lato mi piacerebbe, ma ho
paura di cadere nell' esercizio di stile. Mi hanno detto che quel
racconto è molto melodico, forse perché, essendo abituato a far suonare
le parole nelle canzoni in un certo modo, questo ha finito per
riflettersi anche sulla scrittura. Mi piacerebbe scrivere un romanzo,
ma sono troppo pigro. Un' importante casa editrice, in effetti, mi ha
fatto un' offerta: "secondo noi sei pronto per un bel libro" mi hanno
detto, e io "secondo me no". Il contratto non l' ho firmato, meglio
così: in sei mesi avrò buttato giù cinque pagine». Nelle sue canzoni
sembra esserci un candore quasi infantile. «Mi piace tutto ciò che è
fanciullesco. Ho letto i libri di Gianni Rodari dopo i trent' anni:
sono così belli che ti viene voglia di fare un figlio. Ecco, prima
ancora di un romanzo, forse, mi piacerebbe scrivere delle filastrocche.
Più che i bambini, mi piace quello che gli adulti inventano per loro.
Della mia infanzia rimpiango e ricordo poco, tranne il non fare niente
dalla mattina alla sera. Non ero allegro, come non lo sono da adulto».
Io tra di noi è stato definito allegro e spensierato. Invece trasuda
malinconia. «Non ho mai trovato qualcuno che capisse bene quello che
faccio. Non mi sembra che in questo cd ci siano canzoni divertenti. Ci
sono giochi di parole, forse più sottili, più sotto pelle rispetto al
passato, e questo può creare il fraintendimento. È un cd che richiede
molti ascolti per essere capito davvero». A proposito di parole: la sua
passione per i calembour?«Sarà perché con le parole ci puoi scherzare, puoi sdrammatizzarle,
puoi far sorridere la gente con i doppi sensi e gli slittamenti di
significato. Mi affascina quello che gli enigmisti, con disprezzo
accademico, definiscono la ludolinguistica. Praticamente, la feccia di
questa disciplina che conta su adepti un po' troppo severi. Il mio
approccio è da perito elettronico». Scrivendo il testo di una canzone
le capita di lasciarsi affascinare più dal suono delle parole che dal
loro significato? «La bellezza del suono è importante, ma il
significato non deve mancare. Una canzone è come un puzzle, uno schema
che tenti più volte fino a che non trovi la soluzione e tutto per
miracolo va a posto, come nel cubo di Rubik. Ci possono volere mesi».
Pur non parlando di attualità sociale o politica, le sue canzoni
sembrano sfiorare questi temi. «Non è il mio progetto, anzi, mi fa
sorridere chi mi ha definito un poeta del precariato sentimentale. Non
voglio scrivere di quotidianità, una parola che mi hanno appiccicato
addosso: voglio raccontare cosa penso e vivo, perché ne ho bisogno».
La sua maggiore dote poetica è la semplicità. «Ho sempre provato un
grande rifiuto per la canzone per forza poetica e per forza con parole
difficili, il cosiddetto "canzonese". Sono stufo di ascoltare musica
col dizionario alla mano. Certo è che alcuni testi ti abbagliano per
intuizioni poetiche così belle che alla fine sei tu a dar loro un
significato, chi se ne importa di cosa pensava l' autore quando ha
scritto quel pezzo. A me è accaduto con De Gregori. E Panella». La
nuova leva cantautorale sembra essere stata influenzata non poco da
Mogol. «Inconsciamente, forse, anche se Mogol è stato aulico e antico.
E poi, quando ha scritto per Battisti, ha avuto una forza che nonè
riuscito ad eguagliare lavorando per altri. Però, ha provocato una
bella cesura nella canzone italiana: prima di lui e di Battisti, si
scriveva e si cantava in modo diverso. Anima latina sono quattro
diversi album mescolati insieme, con dentro cose che solo i Beatles
avevano saputo fare». La critica tende ad attribuirle non solo padri,
ma anche fratelli come Bugo o Brunori. Come vive questo confronto?
«Siamo un gruppo di amici che fanno lo stesso mestiere, la stessa
vitaccia, che si stanno simpatici e che collaborano senza maneggi delle
case discografiche. Bugo, però, lo metterei tra i padri». La
collaborazione con Marco Mengoni? «Attraverso il mio editore, ha fatto
sapere che avrebbe voluto una mia canzone: mi ha mandato un inedito di
Paolo Nutini, io ci ho messo le parole. Marco ha una capacità vocale
incredibile ed è sprecato per tutto quel baraccone pop. Mi piacerebbe
vederlo alla prova con cose più alte. E mi piacerebbe che cadessero gli steccati tra musica
indipendente e pop, innalzati non solo dalla stampa, ma anche dal
pubblico, che guarda con pregiudizio chi passa dall' underground a una
major. Personalmente, una delle cose che mi fanno più paura è smettere
di scrivere belle canzoni senza accorgermene».
-
(testo raccolto da fulvio paloscia e gaia rau)
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/12/17/dente-amo-le-canzoni-puzzle-per-giocare.html
Ospite- Ospite
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
http://www.outune.net/attualita/news/musica-2011-a-che-punto-siamo/42002
MUSICA 2011 A CHE PUNTO SIAMO
Venti di crisi e previsioni nefaste sul futuro dominano il mondo dell’opinione pubblica. L’economia non attraversa un momento positivo, le certezze vengono a mancare ma la gente difficilmente fa a meno dei concerti, della musica dal vivo e dei grandi eventi d’entertainment. Allo stesso tempo la fruizione della musica stessa diventa sempre più globale e continua ad aumentare a dismisura grazie alle nuove tecnologie e ai social network. A che punto è l’industria musicale? Come vive il music biz una crisi mondiale che attacca ogni settore indiscriminatamente? Ne abbiamo discusso con Roberto Mancinelli, direttore artistico della Sony/ATV Music Publishing: “La musica non viene mai considerata dai massimi sistemi un bene necessario, quando in realtà non è così. La percezione comune la vede come una cosa evitabile o non necessaria ma in realtà e specialmente nei periodi di crisi, l’intrattenimento paradossalmente può rafforzarsi. E’ normale che anche il settore musicale tutto subisca il peso di una crisi globale, è un momento difficile in generale e sostanzialmente c’è anche una crisi culturale in atto ad ampie latitudini; se pensiamo agli anni Settanta, momento in cui un sacco di ideali erano sul terreno pubblico, la musica ne ha tratto beneficio enorme, producendo successi e talenti indiscutibili. Oggi la situazione è ovviamente peggiorata e delicata. Ci sono state delle contrazioni di mercato traumatiche negli ultimi anni, nel settore della musica molto difficilmente si riesce a reggere ai cambiamenti e ad avere la capacità di comprendere come può cambiare il mestiere del discografico di fronte alle trasformazioni delle tecnologie: oggi rispetto agli anni Ottanta e Novanta il modo di farlo è completamente cambiato“.
Tuttavia le possibilità per diffondere la musica ed usufruirne, nonostante il periodo di crisi, oggi sono enormemente aumentate: “Può sembrare un controsenso ma è così, i canali distributivi sono aumentati a dismisura, basti pensare ai canali digitali televisivi, a quelli satellitari e alla rete, che è oramai un mondo parallelo che fa storia a sé, con i social network e i video per tutti in qualsiasi momento. Cambiano le modalità ma i nuovi talenti continuano a diffondersi, anzi rispetto a una volta ci sono molte possibilità per farsi conoscere e in questo senso il lavoro per una major è anche meno complicato che in passato: ora le nuove proposte arrivano come sempre dalle etichette indipendenti e anche attraverso questi nuovi canali, è la musica stessa a chiedere nuovi talenti, a chiedere nuovi volti e proposte, la forza economica e strutturale di una major interviene e rafforza la popolarità di nomi che resterebbero nell’underground o comunque sconosciuti ai più. Certo, nell’era che stiamo vivendo, nell’era del digitale e del social network, è diventato molto più complicato definire il concetto di “successo” e di “famoso”, per molte realtà ad esempio la popolarità di massa potrebbe anche essere dannosa, inoltre i circuiti indipendenti hanno molte più possibilità ora di far emergere qualcuno autonomamente rispetto al passato.”
Ma chi ha trovato il successo nel 2011? “Come dicevo dipende dalla connotazione che diamo alla parola ‘successo’, per quanto mi riguarda i Beatles oggi continuano ad avere successo, io mi occupo di publishing e i loro titoli sono sempre ultra venduti. Dal punto di vista dell’accezione più comune del termine Beyoncè ha successo, mentre per fare il nome di un artista uscito da un talent show, Mengoni ha sicuramente ottenuto l’affermazione definitiva negli ultimi mesi, ma non mi va di fare una classifica o di fare previsioni, perchè è tutto molto relativo.”
A proposito di relatività, quanto può essere relativa una frase come ‘Sanremo 2012 diventa social’? “Significa che la votazione sulle giovani proposte avverrà tramite Facebook, questa è un’innovazione clamorosa se pensiamo che Gianni Morandi ha 70 anni e aprire il Festival, un’istituzione vera e propria del nostro costume, a un’innovazione come questa verso il social network più diffuso al momento è indubbiamente un segno importante. Sanremo fa sempre parlare di sé, ho sempre difeso la ‘classicità’ del Festival perché è un appuntamento consolidato come può essere la Notte degli Oscar per il cinema o i Grammy Awards per la musica. Molti ne parlano male, anche quando effettivamente ci partecipano o magari ogni anno cercano in ogni modo di andarci; anche l’edizione 2012 sarà un momento importante a prescindere dalla situazione in cui versa il mercato musicale.“
MUSICA 2011 A CHE PUNTO SIAMO
Venti di crisi e previsioni nefaste sul futuro dominano il mondo dell’opinione pubblica. L’economia non attraversa un momento positivo, le certezze vengono a mancare ma la gente difficilmente fa a meno dei concerti, della musica dal vivo e dei grandi eventi d’entertainment. Allo stesso tempo la fruizione della musica stessa diventa sempre più globale e continua ad aumentare a dismisura grazie alle nuove tecnologie e ai social network. A che punto è l’industria musicale? Come vive il music biz una crisi mondiale che attacca ogni settore indiscriminatamente? Ne abbiamo discusso con Roberto Mancinelli, direttore artistico della Sony/ATV Music Publishing: “La musica non viene mai considerata dai massimi sistemi un bene necessario, quando in realtà non è così. La percezione comune la vede come una cosa evitabile o non necessaria ma in realtà e specialmente nei periodi di crisi, l’intrattenimento paradossalmente può rafforzarsi. E’ normale che anche il settore musicale tutto subisca il peso di una crisi globale, è un momento difficile in generale e sostanzialmente c’è anche una crisi culturale in atto ad ampie latitudini; se pensiamo agli anni Settanta, momento in cui un sacco di ideali erano sul terreno pubblico, la musica ne ha tratto beneficio enorme, producendo successi e talenti indiscutibili. Oggi la situazione è ovviamente peggiorata e delicata. Ci sono state delle contrazioni di mercato traumatiche negli ultimi anni, nel settore della musica molto difficilmente si riesce a reggere ai cambiamenti e ad avere la capacità di comprendere come può cambiare il mestiere del discografico di fronte alle trasformazioni delle tecnologie: oggi rispetto agli anni Ottanta e Novanta il modo di farlo è completamente cambiato“.
Tuttavia le possibilità per diffondere la musica ed usufruirne, nonostante il periodo di crisi, oggi sono enormemente aumentate: “Può sembrare un controsenso ma è così, i canali distributivi sono aumentati a dismisura, basti pensare ai canali digitali televisivi, a quelli satellitari e alla rete, che è oramai un mondo parallelo che fa storia a sé, con i social network e i video per tutti in qualsiasi momento. Cambiano le modalità ma i nuovi talenti continuano a diffondersi, anzi rispetto a una volta ci sono molte possibilità per farsi conoscere e in questo senso il lavoro per una major è anche meno complicato che in passato: ora le nuove proposte arrivano come sempre dalle etichette indipendenti e anche attraverso questi nuovi canali, è la musica stessa a chiedere nuovi talenti, a chiedere nuovi volti e proposte, la forza economica e strutturale di una major interviene e rafforza la popolarità di nomi che resterebbero nell’underground o comunque sconosciuti ai più. Certo, nell’era che stiamo vivendo, nell’era del digitale e del social network, è diventato molto più complicato definire il concetto di “successo” e di “famoso”, per molte realtà ad esempio la popolarità di massa potrebbe anche essere dannosa, inoltre i circuiti indipendenti hanno molte più possibilità ora di far emergere qualcuno autonomamente rispetto al passato.”
Ma chi ha trovato il successo nel 2011? “Come dicevo dipende dalla connotazione che diamo alla parola ‘successo’, per quanto mi riguarda i Beatles oggi continuano ad avere successo, io mi occupo di publishing e i loro titoli sono sempre ultra venduti. Dal punto di vista dell’accezione più comune del termine Beyoncè ha successo, mentre per fare il nome di un artista uscito da un talent show, Mengoni ha sicuramente ottenuto l’affermazione definitiva negli ultimi mesi, ma non mi va di fare una classifica o di fare previsioni, perchè è tutto molto relativo.”
A proposito di relatività, quanto può essere relativa una frase come ‘Sanremo 2012 diventa social’? “Significa che la votazione sulle giovani proposte avverrà tramite Facebook, questa è un’innovazione clamorosa se pensiamo che Gianni Morandi ha 70 anni e aprire il Festival, un’istituzione vera e propria del nostro costume, a un’innovazione come questa verso il social network più diffuso al momento è indubbiamente un segno importante. Sanremo fa sempre parlare di sé, ho sempre difeso la ‘classicità’ del Festival perché è un appuntamento consolidato come può essere la Notte degli Oscar per il cinema o i Grammy Awards per la musica. Molti ne parlano male, anche quando effettivamente ci partecipano o magari ogni anno cercano in ogni modo di andarci; anche l’edizione 2012 sarà un momento importante a prescindere dalla situazione in cui versa il mercato musicale.“
Zoe- mengonella
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Data d'iscrizione : 13.05.10
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
"jedu ha scritto: Hanno postato l'intervista a Piero Calabrese in COMPUTER MUSIC STUDIO(penso?!) di dicembre, ma non si puo leggere bene. C'e' qualcuno che puo comprarlo e raccontrarci che cosa c'e' scritto.
Metto in spoiler la trascrizione dell'articolo postato da jedu ...
a me sembra che tra le pag. 2 e 3 manchi il collegamento
- Spoiler:
- Computer Music Studio - Dicembre 2011
INTERVISTA
PIERO CALABRESE
PRODURRE MARCO MENGONI
Piero Calabrese è un compositore e produttore discografico che da anni sforna successi italiani ed esteri. Ultimo, in ordine di tempo, è Marco Mengoni con Solo 2.0. Lo incontriamo pochi giorni dopo l’uscita del disco e all’inizio del Solo Tour 2.0, del quale cura la produzione musicale.
Come ben sa chi lavora in questo settore, la sfida più impegnativa per una produzione è il secondo lavoro, dopo che il primo ha avuto un notevole successo. Le aspettative sono sempre molto alte e ogni scelta deve essere ponderata al massimo, bilanciando cretività e desideri impliciti del grande pubblico.
Luca Pilla: La seconda produzione è sempre più impegnativa della prima, da che fondamenti sei partito e come hai affrontato il progetto?
Piero Calabrese: Il nuovo disco di Marco era fin dall’inizio una cosa stimolante e molto spinosa. Si veniva da due anni di successi continui di un ragazzo che uscito da un talent show aveva vinto subito il Platino con Marco, un EP di cover a parte due inediti. A seguire, subito l’occasione ghiotta di Sanremo, e quindi il compito di realizzare un altro disco in pochissimo tempo e dare un segno importante del percorso intrapreso. Re Matto è nato tra ansie e rischi, ma sicuramente ha gettato il seme di tutto quello che sarebbe arrivato di lì a poco. Un altro Platino e un tour di 56 date sold out, inaspettato ed esaltante al punto tale che si è pensato di registrarlo e fermarlo in un DVD, come abitualmente si fa solo per artisti affermati e di lunga militanza, non per personaggi che si sono da poco affacciati alla ribalta. Altro Platino per “Re Matto Live tour”, sicuramente il più amato da me e da noi tutti, perché cominciava a dare delle coordinate più precise del sound voluto e futuro. Il nuovo disco di Marco Solo 2.0 cominciava già a nascere nei due anni precedenti al tour. A settembre 2010 ci siamo fermati e chiusi in studio senza interruzioni. Un anno intero, dove abbiamo concepito, composto e realizzato non meno di 40 provini di canzoni e spunti musicali. Alcuni brani sono stati realizzati e affrontati non meno di tre o quattro volte, cambiando tonalità, ritmiche e addirittura armonie. Tutto in studio, come fosse una sala prove, tutto cablato sempre, tutto microfonato. Si suonava, componeva, risuonava, si tentavano testi, si buttavano via o si mettevano da parte, insieme a musiche e arrangiamenti, sempre tutti insieme. La band di Marco era con me per dare il suo apporto e le sue idee, assieme a Stefano Calabrese, un valido e fondamentale aiuto nella registrazione e nella realizzazione di tutto il progetto. La parola d’ordine era quella di fare un disco dal sapore live, meno italiano, con tutti i rischi del caso, con chitarre e soluzioni che si potessero replicare in modo naturale in tour, senza troppi artifici e aiuti tecnologici.
LP: Qual è stato il tuo ruolo in questa fase in studio?
PC: Mi sono occupato della composizione, della programmazione, del copy and paste, delle stesure, delle ritmiche programmate, dei pianoforti digitali. Pian piano, tutto è stato sostituito da Fender Rhodes, piani a coda, batterie e chitarre avvelenate. Quando abbiamo capito di avere il materiale giusto e i provini convincenti sia per noi che per Sony è arrivato finalmente il momento del nuovo inizio! Il set del suono si era strada facendo definito e ottimizzato, con uno schieramento di ampli per chitarra e per basso. Alla fine, per le chitarre abbiamo usato gli stessi set che useranno in tour Stefano e Peter, cioè un vox AC 30 e un Hiwatt con testata Mesa Boogie, e un Hiwatt con testata Hiwatt. Le chitarre sono Fender Stratocaster o Telecaster, o Gibson SG Standard e Les Paul. Abbiamo impiegato pochissime acustiche Maton e Taylor. Il basso è un Fender Precision con ampli Ampeg. Tutto quello che è pianoforte e tastiere è stato risolto in studio con tastiere vere e analogiche, più qualche virtual instrument. I loop molto spesso sono stati registrati da noi e ripassati nell’imbuto dei plug-in vari.
LP: Parliamo della voce: che catena audio hai utilizzato e per quale ragione? Era già compromessa in parte in registrazione o è stata applicta successivamente?
PC: Marco ha una voce con una notevolissima estensione, che gli conferisce in alto sconfinamenti da soprano, e un range che scende anche alle basse profonde. La sua voce ha qualche enfatizzazione naturale sulle frequenze medie. Il classico Neumann U87 metteva sempre d’accordo tutti e risolveva il brano con maggiore calore e realtà. Il microfono era su uno stand che comprendeva un SE Electronics Reflexion Filter e un antipop comune a calza. Lo abbiamo provato con i preamp di Avalon, API, Argentini e Focusrite, ma alla fine abbiamo preso in prova da Digiland il pre Chandler Germanium con alimentatore esterno. Un suono ammaliante e caldissimo. Attraverso i due switch Pad e Thick si riesce ad ottenere una colorazione calda e particolare per controllare notevolmente il tono del preamplificatore. Pad è utile per eseguire i controlli Drive e un feedback quasi pieno per una maggiore fascia bassa e la distorsione armonica. Trick aggiunge una curva morbida a bassa frequenza per dare calore e rotondità. E’ stato come una droga per noi, ci ha convinti da subito a utilizzarlo per la registrazione di tutte le voci del disco. A seguire nella catena abbiamo usato un bellissimo EAR 660, uno di quei compressori che lavorano senza che ci si accorga! Nei brani dove il range vocale era notevole e dove c’era un’enorme pressione sulla capsula del microfono, abbiamo registrato in due momenti diversi, diversificando strofe e ritornelli con un paio di db in più o in meno di gain, senza toccare la compressione minima, fermo restando che il preascolto in cuffia avveniva molto prima del punch in, proprio per non perdere il mood dell’interpretazione.
La voce è risultata sempre solida, contenuta quel minimo per non stravolgerla e ammorbidita sulle frequenze medie: proprio quello che serviva a noi. Abbiamo consegnato le tracce a Ce-
/???/
DAW e di tutti gli one man band e home studio. Spesso anche io utilizzo le ausiliarie per ottenere subito la potenza, ma in questo caso avevamo un percorso più articolato, che doveva essere interpretato dai vari protagonisti delle registrazioni, a seconda delle fasi e delle competenze, quindi anche se la tentazione spesso era forte, abbiamo lasciato tutti i margini al tecnico di mastering.
LP: Rispetto al mix finale, cosa è stato modificato in mastering? Quale direzione ha preso il mastering in termini di suono?
PC: La decisione di dove fare il mastering è stata lenta e sofferta. Il discorso è sempre lo stesso. Oggi la tendenza di tutta la musica, purtroppo è di approcciarsi in modo violento e aggressivo. La battaglia al dB in più, a scapito del respiro di un missaggio e di tutti i colori che con tanta cura sono stati fatti convivere, vengono appiattiti dal solito suono a mattonella, dove i piano e i fortissimo si perdono miseramente. E’ la dura legge del goal, delle radio, dei dischi che suonano forte e di quelli che suonano più piano e quindi ritenuti poco internazionali! Disapprovo ma mi adeguo. Ragion per cui abbiamo cercato un compromesso che potese mettere d’accordo tutti. Un suono massiccio e tosto, ma che rappresentasse il suono che avevamo pensato. Solo 2.0 è un lavoro mixato tutto su nastri analogici da mezzo pollice. Lo abbiamo consegnato a mano a Los Angeles, a Brian Gardner del Grundman Studios. Ho scelto Brian perché avevo sentito dei lavori che mi avevano convinto, anche se naturalmente non ne conoscevo la storia, per quell’aggressivo calore che avevo percepito. Quando ho riascoltato il nostro lavoro, sono rimasto favorevolmente impressionato dalla robustezza del mastering, ma anche dall’assoluta affinità di lettura. Gli ho solo chiesto nuovamente alcune correzioni su due brani, per qualche ritocco sulle basse e sugli 800 Hz. La voce in genere, nel mastering ultimato, è tornata troppo dentro a causa della compressione, cosa che in parte prevedevamo, ma che ci è piaciuta parecchio, il mix risultava più compatto.
LP: Qual è stato l’impatto, se c’è stato, della pirateria prima dell’uscita? Da dove sono emersi, secondo te i file audio di pessima qualità che erano in circolazionee come ha reagito e che cosa ha fatto la casa discografica per evitare la dispersione dei file audio prima del completamento?
PC: Purtroppo il malessere del nostro settore risente di questo sfrontato e irrisolto problema dell’utilizzo di materiale rubato e riclicato sul web. Il clone è sempre dietro l’angolo. Basta esserre andati in una stazione radio o tv, per un’intervista promozionale o addirittura un’esibizione in playback e in men chenon si dica si rilasciano sul web basi Karaoke a 44/16 e ineditii che devono ancora uscire sul mercato. Mi sono ritrovato sul mio profilo Facebook e su quello del fan club di Marco le scalette del disco, non annunciate, con le inesattezze della penultima ora. Le radio e i giornali spesso vengono in possesso prima dei negozianti del disco o del singolo in uscita, per cui il dj della radio tal dei tali o il giornalista regalano, copiano e distribuiscono. A tutto ciò si aggiunge la fama di Youtube. Devo dire che sia noi, che la Sony e la gran parte del Fan club ufficiale, ci siamo mobilitati per segnalare, denunciare e bloccare i vari video e file indebitamente pubblicati. La fortuna è che Marco gode di grande fidelizzazione, e ognuno dei fan non si accontenta di una volgare e scadente copia, ma vuole l’oggetto ufficiale del suo artista, atteso per un anno intero. Mi rendo conto che questa è una lotta impari, e probabilmente credo che non si riuscirà mai a debellare il problema della pirateria. Mi è sempre piaciuto pensare che la qualità e il buon ascolto paghino, ma poi vedo per strada due ragazze che ascoltano un ipod insieme, usando una il left e l’altra il right, e allora capisco che la strada è lunga! Purtroppo, a causa di tutti questi mancati guadagni, ci saranno sempre meno progetti per i giovani.
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
http://blog.panorama.it/culturaesocieta/2011/12/20/i-cantanti-italiani-numero-uno-in-classifica-del-2011/
I cantanti italiani numero uno in classifica del 2011
Presi in considerazione tutti gli album del 2011, tra dischi di inediti, greatest hits e album live, solo pochi hanno raggiungo la prima posizione della Fimi, la classifica ufficiale italiana, un traguardo che solo gli artisti italiani più importanti del nostro Paese ottengono (e ancor peggio, mantengono) nei mesi successivi al lancio. Chi c’è l’ha fatta? Negli ultimi 12 mesi, solo 11 artisti italiani hanno raggiunto la vetta e solo un artista per più di cinque settimane. A pari merito, terremo in considerazione la permanenza nella top 5 come criterio discriminante.
Mancano ancora due aggiornamenti sulle vendite fino alla fine dell’anno. Ci premureremo di modificare le posizioni per una classifica del tutto fedele alla realtà discografica dell’anno. Ma il primato di Vasco Rossi, è ormai ineguagliabile.
Primo posto per Vasco Rossi con “Vivere o niente” (per 18 settimane numero uno - 23 settimane in top 5). Secondo le ultime informazioni diffuse dal suo canale ufficiale su Facebook, è certa ormai la sua volontà di produrre pezzi nuovi e una biografia, che
lui stesso ha già definito “postumi”. La notizia ha (chiaramente) sconvolto i fan.
Secondo posto per i Modà con “Viva i romantici” (per 5 settimane numero uno - 29 settimane in top 5). È on line da inizio dicembre il nuovo videoclip della band lombarda “Tappeto di fragole“, singolo promozionale del cd più dvd “Viva i romantici - il sogno“.
Si vocifera un ritorno già nella prossima primavera (ma non a Sanremo),
improbabile secondo le dichiarazioni dell’artista che si è detto contrario a cavalcare il successo senza prima avere nuove canzoni ispirate e soprattutto non comandate da una scadenza di produzione.
Terzo posto per Jovanotti (per 3 settimane numero uno - 29 settimane in top 5). Ad alcuni giorni dalla tragica morte di Francesco, schiacciato sotto il peso del palco dell’Ora Tour di Lorenzo Cherubini, l’artista dopo un periodo di silenzio che dura dal 14 dicembre. Ecco il suo messaggio: “Grazie a tutti per la partecipazione e per l’affetto, ci aiutate ad attraversare questi giorni assurdi“
Quarto posto per Gianna Nannini con “Io e te” (per 3 settimane numero uno - 12 settimane in top 5). Nei negozi con l’edizione speciale con dvd, l’artista è nel pieno del suo successo. “Io e te“,forse lontano dal successo mediatico di altri album, ha ottenuto
risultati straordinari in classifica, con un successo di vendite costante e duraturo.
Quinto posto per Giorgia con “Dietro le apparenze” (per 2 settimane numero uno - 7 settimane in top 5). Altra protagonista dell’anno è certamente lei, l’artista più soul che abbiamo in Italia, pronta per il suo nuovo tour, che già si preannuncia uno degli show
itineranti più importanti del 2012. “Il mio giorno migliore - Anteprima tour” avrà inizio il 21 gennaio 2012 a Roma e il 24 gennaio ad Assago.
Sesto posto per Laura Pausinicon “Inedito” (2 settimane numero uno - 5 settimane in top 5). Il grande ritorno di Laura Pausini ha subito un po’ il contraccolpo del grande affollamento
di nuovi nomi in classifica, non rimanendo al vertice per più di due settimane. Ci sarà ancora tempo per recuperare? Tra pochi giorni avrà inizio il suo tour, nelle prime 11 date tra Roma e Milano a cavallo tra il 2011 e inizio 2012. “Un film a episodi collegati”, ha dichiarato il mago delle luci Patrick Woodroffe, in una scenografia di ispirazione barocca.
Settimo posto per Tiziano Ferro con “L’amore è una cosa semplice”
(per 2 settimane numero uno - 2 settimane in top 5). Assoluto re delle classifiche italiane, continuerà la sua scalata verso il successo anche nel corso del 2012. Siamo certi che nelle prossime due settimane di rilevazione Fimi, la sua posizione aggiornata in questa classifica sarà ancora più importante.
Ottavo posto per Emma Marrone con “Sarò libera” (per 1 settimana numero uno - 5 settimane in top 5). Ospite del nuovo show di Alfonso Signorini “Kalispera“, Emma Marrone sarà (pare) una delle concorrenti annunciate di Sanremo 2011. Durante la trasmissione di Canale 5, Emma si è esibita in “Cercami” di Biagio Antonacci.
Nono posto a pari merito per “Solo 2.0” di Marco Mengoni, “Decadancing” di Ivano Fossati e “Campovolo 2.011” Ligabue (1 settimana numero uno - 2 settimane in top 5). Pari merito per ben tre artisti. Se da una parte Mengoni è ormai uno dei protagonisti più eclettici del panorama italiano figlio dei talent show (sarà tra l’altro ospite della sesta puntata di X Factor), dall’altra abbiamo un “grande vecchio” della musica cantautorale come Fossati, che com’è noto ha annunciato il suo ultimo album e il suo ultimo tour.
Ligabue è campione di incassi con il suo “Campovolo 3D”, rimasto in alcune selezionate sale italiane anche durante il periodo natalizio. È il film concerto con più biglietti venduti nel nostro Paese.
I cantanti italiani numero uno in classifica del 2011
Presi in considerazione tutti gli album del 2011, tra dischi di inediti, greatest hits e album live, solo pochi hanno raggiungo la prima posizione della Fimi, la classifica ufficiale italiana, un traguardo che solo gli artisti italiani più importanti del nostro Paese ottengono (e ancor peggio, mantengono) nei mesi successivi al lancio. Chi c’è l’ha fatta? Negli ultimi 12 mesi, solo 11 artisti italiani hanno raggiunto la vetta e solo un artista per più di cinque settimane. A pari merito, terremo in considerazione la permanenza nella top 5 come criterio discriminante.
Mancano ancora due aggiornamenti sulle vendite fino alla fine dell’anno. Ci premureremo di modificare le posizioni per una classifica del tutto fedele alla realtà discografica dell’anno. Ma il primato di Vasco Rossi, è ormai ineguagliabile.
Primo posto per Vasco Rossi con “Vivere o niente” (per 18 settimane numero uno - 23 settimane in top 5). Secondo le ultime informazioni diffuse dal suo canale ufficiale su Facebook, è certa ormai la sua volontà di produrre pezzi nuovi e una biografia, che
lui stesso ha già definito “postumi”. La notizia ha (chiaramente) sconvolto i fan.
Secondo posto per i Modà con “Viva i romantici” (per 5 settimane numero uno - 29 settimane in top 5). È on line da inizio dicembre il nuovo videoclip della band lombarda “Tappeto di fragole“, singolo promozionale del cd più dvd “Viva i romantici - il sogno“.
Si vocifera un ritorno già nella prossima primavera (ma non a Sanremo),
improbabile secondo le dichiarazioni dell’artista che si è detto contrario a cavalcare il successo senza prima avere nuove canzoni ispirate e soprattutto non comandate da una scadenza di produzione.
Terzo posto per Jovanotti (per 3 settimane numero uno - 29 settimane in top 5). Ad alcuni giorni dalla tragica morte di Francesco, schiacciato sotto il peso del palco dell’Ora Tour di Lorenzo Cherubini, l’artista dopo un periodo di silenzio che dura dal 14 dicembre. Ecco il suo messaggio: “Grazie a tutti per la partecipazione e per l’affetto, ci aiutate ad attraversare questi giorni assurdi“
Quarto posto per Gianna Nannini con “Io e te” (per 3 settimane numero uno - 12 settimane in top 5). Nei negozi con l’edizione speciale con dvd, l’artista è nel pieno del suo successo. “Io e te“,forse lontano dal successo mediatico di altri album, ha ottenuto
risultati straordinari in classifica, con un successo di vendite costante e duraturo.
Quinto posto per Giorgia con “Dietro le apparenze” (per 2 settimane numero uno - 7 settimane in top 5). Altra protagonista dell’anno è certamente lei, l’artista più soul che abbiamo in Italia, pronta per il suo nuovo tour, che già si preannuncia uno degli show
itineranti più importanti del 2012. “Il mio giorno migliore - Anteprima tour” avrà inizio il 21 gennaio 2012 a Roma e il 24 gennaio ad Assago.
Sesto posto per Laura Pausinicon “Inedito” (2 settimane numero uno - 5 settimane in top 5). Il grande ritorno di Laura Pausini ha subito un po’ il contraccolpo del grande affollamento
di nuovi nomi in classifica, non rimanendo al vertice per più di due settimane. Ci sarà ancora tempo per recuperare? Tra pochi giorni avrà inizio il suo tour, nelle prime 11 date tra Roma e Milano a cavallo tra il 2011 e inizio 2012. “Un film a episodi collegati”, ha dichiarato il mago delle luci Patrick Woodroffe, in una scenografia di ispirazione barocca.
Settimo posto per Tiziano Ferro con “L’amore è una cosa semplice”
(per 2 settimane numero uno - 2 settimane in top 5). Assoluto re delle classifiche italiane, continuerà la sua scalata verso il successo anche nel corso del 2012. Siamo certi che nelle prossime due settimane di rilevazione Fimi, la sua posizione aggiornata in questa classifica sarà ancora più importante.
Ottavo posto per Emma Marrone con “Sarò libera” (per 1 settimana numero uno - 5 settimane in top 5). Ospite del nuovo show di Alfonso Signorini “Kalispera“, Emma Marrone sarà (pare) una delle concorrenti annunciate di Sanremo 2011. Durante la trasmissione di Canale 5, Emma si è esibita in “Cercami” di Biagio Antonacci.
Nono posto a pari merito per “Solo 2.0” di Marco Mengoni, “Decadancing” di Ivano Fossati e “Campovolo 2.011” Ligabue (1 settimana numero uno - 2 settimane in top 5). Pari merito per ben tre artisti. Se da una parte Mengoni è ormai uno dei protagonisti più eclettici del panorama italiano figlio dei talent show (sarà tra l’altro ospite della sesta puntata di X Factor), dall’altra abbiamo un “grande vecchio” della musica cantautorale come Fossati, che com’è noto ha annunciato il suo ultimo album e il suo ultimo tour.
Ligabue è campione di incassi con il suo “Campovolo 3D”, rimasto in alcune selezionate sale italiane anche durante il periodo natalizio. È il film concerto con più biglietti venduti nel nostro Paese.
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