Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
@Kaiser grazie, immaginavo fossi fuori topic
Blanca- Messaggi : 3940
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Esce VivaVoce, De Gregori spiega la differenza tra rapper e cantautori
Se lo hanno sempre soprannominato “Il Principe” è per quell’aria apparentemente distaccata e austera, che lo ha sempre fatto sembrare più algido di quanto in realtà sia. Ma forse un po’ anche per la classe con la quale Francesco De Gregori sa rispondere a domande di colleghi giornalisti interessati al cantautore impegnato a sinistra più che all’artista che presenta il suo ultimo album, Vivavoce, una raccolta di 28 grandi canzoni di tutta la sua carriera con nuovi arrangiamenti.
«La politica per me è una cosa talmente alta che non si può discutere banalmente e velocemente», glissa il cantante. «È pieno di uomini di spettacolo pronti in cinque minuti a dirvi cosa pensano di questo Paese. Io non sono uno sciamano. Sono convinto che questo Paese abbia un futuro luminoso, un futuro di doveri e di diritti. Dipende da tutti noi. Per me, per un’artista, fare politica è fare bene il mio lavoro». Nessuna parola, come da speranze dei titolisti, sul premier Matteo Renzi, sul Pd e in generale sulla sinistra italiana. E per fortuna, perché è raro sentir parlare di musica con cognizione di causa. E De Gregori ha molto da dire a riguardo.
Parte spiegando di non voler «giudicare nessun giovane, perché se dicessi “questo mi piace e questo no” potrei fare solo danni: non me la sento di dire nulla del genere». Salvo aggiungere, con molta ironia, «tanto sappiamo tutti cosa è bello e cosa no». E poi concludere con un pensiero sul rap, dopo che alcuni mesi fa una sua dichiarazione sul fatto che i rapper fossero i cantautori delle nuovi generazioni era stata a suo dire un po’ travisata. «È vero che i rapper danno molta importanza alle parole, ma credo che quella frase sia stata una semplificazione che voi giornalisti mi avete messo in bocca. La verità è che la storia non si ripete. E c’è una grossa differenza: al contrario dei rapper, i cantautori erano più acculturati e si rivolgevano a un pubblico più acculturato. Le loro canzoni erano piene di rimandi alla cultura classica. Io stesso fui accusato di scrivere testi liceali. Peraltro in parte era vero». E meno male che non voleva parlar male di nessuno. Ma presto si cambia argomento e si passa all’album.
Vivavoce non è solo un best of. È un disco che fotografa le canzoni di ieri nel tempo di oggi. Spiega come il cantautore viva adesso capolavori che, necessariamente, non possono essere cantati e suonati allo stesso modo di quando erano stati scritti. Così La leva calcistica della classe ’68 diventa una ballata malinconica con un omaggio ai Procol Harum e allo stesso modo altri brani rimandano a altri grandi artisti internazionali, dai soliti maestri Bob Dylan (Fiorellino #12&35, una Buonanotte fiorellino riarrangiata su Rainy Day Women #12&35) e Leonard Cohen (Il futuro, cover/traduzione della bellissima The Future) a Dire Straits (Il panorama di Betlemme) e Pat Boone (Il ’56).
Addirittura il cantautore sta pensando a un lavoro di cover del suo «guru» Dylan, ma ne parla al futuro. Questo invece è il momento di regalare un album a se stesso con la sua etichetta Caravan. «Nessuno lo dice, ma alla mia età sono ancora indie», scherza. «Volevo testimoniare con necessità di artista e onestà dove è arrivata la mia musica oggi. Probabilmente gli arrangiamenti che porterò in tour saranno questi, anche se nulla può essere definitivo. E la musica non può essere fissata per sempre: non lo è stata nel 1975 e neppure nel 2014. Certo, alcune canzoni erano venute talmente bene che era difficile “fissarle” in un altro modo. Alice, per esempio, io l’avevo scritta in una stanza come cantautore solitario. Così ho pensato che l’unico modo di rifarla fosse cantarla con qualcun altro e ho chiesto a Ligabue di farmi compagnia perché ha una voce molto diversa dalla mia ed ero sicuro che avrebbe sentito la canzone come la sento io. Spero di poterlo ospitare sul palco nei prossimi due concerti».
Quello che però accomuna tutti i brani è l’incredibile capacità di riuscire a vivere oggi esattamente con la stessa forza di ieri. «Viva l’Italia è una canzone d’amore per questo Paese e non ha età», racconta il cantautore. «Oggi, dopo 35 anni, ancora sta in piedi e il pubblico la vuole. E quando mi capita di cantarla all’estero assume ancora un altro colore per gli italiani che sono altrove. La mia speranza è che questo album sia ascoltato, per così dire, in comunità, come ascolto collettivo. Il titolo Vivavoce si riferisce proprio a questo: togliete le cuffie dal cellulare e mettete il viva voce così che tutti possano ascoltarlo. Non so immaginare nulla di meglio di vedere un pubblico di diverse generazioni ai miei concerti, dai miei coetanei ai ventenni».
Uno dei momenti più toccanti di tutto l’album è però l’omaggio all’amico Lucio Dalla, al quale è dedicato il finale di Santa Lucia. «Lucio amava molto questa mia canzone e io ho sempre amato molto la sua Come è profondo il mare, per questo mi è sembrato naturale inserirne il tema alla fine di Santa Lucia», ricorda De Gregori. «Quando è morto avevamo appena finito di lavorare insieme e per me era troppo doloroso partecipare allo spettacolo che è stato allestito dopo la sua fine. È stato l’unico collega con il quale ho collaborato due volte e non una sola, perché sapeva trasmettere una spinta artistica forte. Era inevitabile ricordarlo in questo album. La cosa più terribile ora è non poter programmare una terza uscita insieme. Perché sono convinto che sarebbe ricapitato, tra qualche anno. Il lutto vero della sua scomparsa per me è questo».
@AlviseLosi
http://www.onstageweb.com/notizie/de-gregori-vivavoce-differenza-rapper-cantautori/
Mangialanima- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Sentimenti di Ferro«Il best della mia vita»
Un cofanetto kolossal: «Così vi racconto tutto»LA NAZIONEmar, 25 nov 2014
Un cofanetto kolossal: «Così vi racconto tutto»LA NAZIONEmar, 25 nov 2014
Marco Mangiarotti MILANO TANTO. Non solo perché il duetto in spagnolo con Jovanotti, registrato con Lorenzo a New York, «quando vivevo in Messico», è una «mucho version» sensazionale. Tiziano Ferro fissa il suo quartier generale da Dolce e Gabbana, per presentare i quattro concept dove riscrive la sua storia. Rimixando il suo repertorio di singoli, inediti, rarità, duetti, in ordine antologico, senza risuonare una nota. Sono 61 canzoni, quattro cd, due dvd, il 45 giri in vinile di Senza scappare mai più, un libro con 120 fotografie, i quattro vinili a 180 grammi. Progetto artistico e industriale bellissimo e totale. «Ci penso dal 2010. Un best di singoli sarebbe stato banale, allora ho deciso di metterci tutto e di più». Dal doppio al quadruplo cd, con libretto e foto, alla special «book» edition, un libro vero. Titolo TZN - The Best of Tiziano Ferro, «solo perché volevo fosse così fin da piccolo. Questa raccolta serve a me per catalogare i ricordi, tracciare una linea e poi continuare. Per me che sono un catalogatore, era una cosa necessaria. Voglio raccontare la mia storia, partendo dalla prima canzone, quindi è diventata una scatola dei ricordi. Ci ho messo tutto il materiale, da quando ero piccolo, alcune cose dall'hard disc di casa: perché io tengo tutto e non le aveva nessuno. C'è tutta la linea del tempo, dal giorno zero». CI SONO i tre ultimi singoli, Senza scappare mai più, Incanto, «che mi ha costretto a un nuovo modo di scrivere». Come Lo stadio, che è già sul palco degli prossimi stadi, sei, e San Siro. «Un'orazione, una preghiera, l'ho scritta per esorcizzare questa scena ancora vuota che ho di fronte. Sto cercando di capire, con tutte le mie ansie, però non so come si fa. Non so come sarà, fisicamente e per la voce. Perché la devi portare verso il microfono non verso l'ultima fila della gente». PROGETTO SWING. «Erano sei, sette canzoni, figlie di una musica che ho sempre ascoltato ma non ho mai pensato fosse inavvicinabile. Soprattutto dopo il duetto virtuale con Dean Martin». Il servizio fotografico è in stile Las Vegas e Rat Pack. «Non avevo trovato testi sufficientemente forti, non l'abbiamo fatto più. Quiero vivir con vos e Ti voglio male sono finiti in L'amore è una cosa swing, Se il mondo si fermasse è qui». Grande ballad, con la tromba jazz di Marco Tamburini e Tiziano che canta da crooner consumato (fra Bruno Martino e Ray Charles). Con impeccabile ironia. IL VIAGGIO curioso fra rarità e duetti passa «per i pezzi che ho dato ad altri, come Alice e Giusy Ferreri, che adesso terrei invece per me». Parla della sua prima canzone, Il vento. «Scritta a 17 e fatta a 18. Quando l'ha sentita, Alberto Salerno è saltato sulla sedia: tu da oggi lavori con me (e con Mara)». Con Fabrizio Giannini, manager e complice (anche l'Universal), Tiziano condivide la passione per il volley. «Ho giocato dai 9 ai 17 anni, anche in C2 con i Vigili del Fuoco di Latina. Alzatore. Ci portiamo la rete in tour, prendiamo i campi e giochiamo. Magari seminando il panico sul green del Four Season di Firenze. Vivo fra Latina, la casa e gli affetti, Milano, il lavoro e gli amici, e Manchester, la libertà in una città creativa. Continuo a studiare le lingue, sempre lo spagnolo (alcuni inediti li ho adattati io). Il sushi mi ha un po' stufato (meglio dei fruttariani: solo banane! anche al cane. Risate e comprensione, ndr). Ascolto musica inglese: Adele, Ed Sheeran, Paolo Nutini. E Usher. Leggo un po' di più. Con gli anni mi sono tranquillizzato, ma la sensazione di camminare sul ciglio del burrone, quella resta sempre».
mafalda- Messaggi : 8513
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
intervista di oggi a TIZIANO FERRO a RTL
https://www.facebook.com/tizianoferro/posts/10152527488512898
dal min. 36 circa parla di fare una boyband con ,tra gli altri, Mengoni ( il piccolino del gruppo )
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dal min. 36 circa parla di fare una boyband con ,tra gli altri, Mengoni ( il piccolino del gruppo )
ziggy- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Troppa musica. E i musicisti veri non ce la fanno più
COME si fa oggi a vivere dignitosamente di musica? È difficile. Tranne pochissimi casi che riguardano alcune star riconosciute, di questi tempi sbarcare il lunario affidandosi alle vendite dei dischi o di altri supporti più moderni, è praticamente impossibile. Eppure in giro si sente tanta musica, forse troppa. Oramai si sono messi tutti a fare musica. Le nuove diavolerie elettroniche hanno illuso parecchi che fare musica o scrivere canzoni sia alla portata di tutti. Ma fare il musicista seriamente è un'altra cosa e significa affrontare un mare di difficoltà e un sacco di spese. Studio, dedizione ed esercizio quotidiano sono alla base, ma non sempre sono sufficienti. Le spese, e le tassazioni, non riescono mai ad essere coperte dai miseri compensi che il mercato offre. E pensare che, quando io cominciai, con una sola canzone di successo, potevi ancora sperare di cambiare la tua vita. Erano altri tempi, quelli dei sogni impossibili che a volte si realizzavano.
Non l' ha detto De Gregori , nè Baglioni , nè Venditti, per citare artisti con un certo passato. Aprite lo spoiler per sapere chi l' ha detto , con tutto il rispetto, s'intende , per i suoi fan
- Spoiler:
- Pupo su La Nazione di oggi
mafalda- Messaggi : 8513
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Dopo Madh anche Lorenzo Fragola entra in Newtopia!
Sembra proprio che Fedez non abbia alcuna intenzione di abbandonare i suoi finalisti di X Factor 8!
Se infatti é di qualche giorno fa la notizia che Madh, il secondo classificato, é entrato nel roster di Newtopia, oggi possiamo darvi la notizia che anche il vincitore Lorenzo Fragola ha firmato con l'etichetta discografica del giudice Fedez
Entrambi gli artisti saranno in co-management con la Sony Italia, come ha comunicato Elisabetta Soldati, responsabile dell'ufficio stampa di Newtopia.
In più possiamo dirvi che sia per "The Reason Why" (già disco di platino) che per "Sayonara" (già disco d'oro) verrá realizzato un videoclip.
Le riprese sono in corso a Milano, rispettivamente per la regia di Cosimo Alemá e Mauro Russo, con la supervisione e direzione artistica di Fedez che, dunque, non "molla" i suoi ragazzi dopo l'avventura televisiva e li seguirà passo dopo passo anche dal punto di vista discografico.
http://newtopisti.blogspot.it/2014/12/dopo-madh-anche-lorenzo-fragola-entra.html
Anche Fragola con Newtopia ... e la Sony?
Sembra proprio che Fedez non abbia alcuna intenzione di abbandonare i suoi finalisti di X Factor 8!
Se infatti é di qualche giorno fa la notizia che Madh, il secondo classificato, é entrato nel roster di Newtopia, oggi possiamo darvi la notizia che anche il vincitore Lorenzo Fragola ha firmato con l'etichetta discografica del giudice Fedez
Entrambi gli artisti saranno in co-management con la Sony Italia, come ha comunicato Elisabetta Soldati, responsabile dell'ufficio stampa di Newtopia.
In più possiamo dirvi che sia per "The Reason Why" (già disco di platino) che per "Sayonara" (già disco d'oro) verrá realizzato un videoclip.
Le riprese sono in corso a Milano, rispettivamente per la regia di Cosimo Alemá e Mauro Russo, con la supervisione e direzione artistica di Fedez che, dunque, non "molla" i suoi ragazzi dopo l'avventura televisiva e li seguirà passo dopo passo anche dal punto di vista discografico.
http://newtopisti.blogspot.it/2014/12/dopo-madh-anche-lorenzo-fragola-entra.html
Anche Fragola con Newtopia ... e la Sony?
Kaiser- Messaggi : 11889
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
La Sony fa il co-managment...
strana situazione comunque...mi sa di accordi già presi in partenza, ancor prima di iniziare XF...ammappa Fedez, quest'anno asso-pigliatutto...
strana situazione comunque...mi sa di accordi già presi in partenza, ancor prima di iniziare XF...ammappa Fedez, quest'anno asso-pigliatutto...
Therese- mengonella
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Questa intervista di rockit a Raina mooooolto interessante:
Abbiamo intervistato Alessandro Raina per farci raccontare un talent show come X Factor dal punto di vista di qualcuno che ci ha lavorato: ci ha raccontato della forza della lobby gay, della presunzione e del talento, che è nascosto ma c'è. Una lunga lettura che vi chiarirà le idee su come funzionano le cose in tv, e dentro le etichette major.
http://www.rockit.it/alessandro-raina-x-factor-intervista
Abbiamo intervistato Alessandro Raina per farci raccontare un talent show come X Factor dal punto di vista di qualcuno che ci ha lavorato: ci ha raccontato della forza della lobby gay, della presunzione e del talento, che è nascosto ma c'è. Una lunga lettura che vi chiarirà le idee su come funzionano le cose in tv, e dentro le etichette major.
http://www.rockit.it/alessandro-raina-x-factor-intervista
lilli3- Messaggi : 2520
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Che la Sony abbia messo il suo zampino ci metterei la mano sul fuoco...Therese ha scritto:La Sony fa il co-managment...
strana situazione comunque...mi sa di accordi già presi in partenza, ancor prima di iniziare XF...ammappa Fedez, quest'anno asso-pigliatutto...
Rossella- Messaggi : 1331
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Un ' intervista molto interessante di oggi a De Gregori , la metto in spoiler perchè è piuttosto lunga.
- Spoiler:
- Ma tutto questo Alice ora lo sa
Francesco De Gregori. “Ho scritto canzoni strane. Adesso ve le spiego”Dopo Rimmel il mio posto nel pantheon della musica italiana ce l’avevo. Ma non mi è mai piaciuto che potesse finire così. Preferisco continuare a scrivere canzoni magari più brutte o di scarso successo, ma continuare a scrivere quello che ho in testa. Sempre meglio che cavalcare le onde del passato».
ANNA BANDETTINI
ROMA
ANCHE AI TEMPI C’ERA CHI DISCUTEVA sapientemente su chi fosse “Alice che guarda i gatti”, se la “donna cannone” fosse mai davvero esistita o perché “l’uomo di passaggio mentre volava alto nel cielo di Napoli”, rubava i soldi e i ricordi come fa il protagonista di Atlantide. Le canzoni di Francesco De Gregori sono sempre state così, misteriose e visionarie, così libere, stravaganti nelle suggestioni e nei significati invisibili da farti sentire, insieme al potere incantatore della sua voce, più verità della vita reale. Alice, Donna cannone, La leva calcistica della classe ‘ 6-8, Finestre rotte, Vai in Africa Celestino, Santa Lucia, Titanic, Viva l’Italia, Per le strade di Roma, Fiorellino ... Da poco le ricanta, riarrangiate e rinate e l’album, Vivavoce è andato così bene che dal 20 marzo da Roma inizierà un nuovo, lunghissimo tour: segno che De Gregori ha continuato a tenere in tensione quel filo che da quarant’anni, ventuno album, quindici live e dodici raccolte, lo lega al pubblico. Ma anche a se stesso. «Sarei matto se dicessi che quelle canzoni sono un capitolo chiuso. Le sento mie e ringrazio dio che alcune sono venute particolarmente bene. Se le ricanto è proprio perché volevo che non rimanessero lì, imbalsamate, ma che venisse fuori che sono contemporanee, che hanno un senso anche nel 2015», dice nella casa romana dove vive con la moglie Francesca, seduto accanto alla jack russell Maria Josè nel divano del salotto collegato senza porte né séparé allo studio dove tutto è al suo posto, il pianoforte, le chitarre, i tanti libri, le matite, i fogli di carta, la macchina per scrivere, il computer. Oggi ha sessantatré anni, è alto alto, magro magro, sempre la bella faccia ironica, diffidente che da giovane era bellissima come si vede nel libro Guarda che non sono io( titolo anche di una canzone dell’album del 2012, Sulla strada) curato da Alessandro Arianti e Silvia Viglietti, tra le immagini di quando a vent’anni al Folk- studio di Roma cantava Alice e altre stranezze che mandavano in frantumi la canzonetta tradizionale e d’autore, parole senza tempo, senza anni, senza vezzi, sfuggite alle mode, al punto che ancora oggi non tutto si ricorda di De Gregori, qualcosa magari ha anche fatto storcere il naso, ma per tutti, vecchi e giovani, quando si tratta di citare una bella canzone c’è quasi sempre un’ardita emozione di De Gregori.
È qui che le scrive?
«Sì, ma non sono metodico, quello che tutte le mattine si mette al tavolo. Se ho già sei o sette canzoni e vedo il traguardo di un disco, allora sì, c’è un momento di lavoro più disciplinato, ma prima no. Certe cose mi vengono fuori, magari mentre sono a fare la spesa. Frasi, parole che poi segno nei quaderni e che riprendo se sono interessanti per una canzone. Mai cose troppo vecchie, perché rischiano di essere scritte con la testa di un altro. La visione della vita cambia. E le mie canzoni sono sempre state addosso alla mia vita. Ricordo benissimo quando scrissi La donna cannone , la casa, dove stava il pianoforte, il vociare dei figli piccoli... Ma dire poi in che rapporto tutto questo sta con quello che ho scritto, ci vorrebbe uno psicanalista».
Quel suo modo di scrivere i testi sono già “la canzone”, o no?
«Non saprei. Non mi piace quando dicono che sono poesie. La poesia è ben altro e se leggi La donna cannone senza pensare alla musica, è una boiata pazzesca, non sta in piedi».
Ma come? Una delle sue canzoni più belle?
«Anche secondo me è tra le più belle, ma questo non vuol dire che il testo da solo regga. Tutti quegli accenti tronchi, “butterò questo enorme cuore... giuro che lo farò... nell’azzurro io volerò...”. Nemmeno un bambino scrive così. È la musica che dà potenza e qui, devo dire, c’è una bella invenzione melodica, non banale. No, nemmeno degli autori più famosi si può leggere il testo come una cosa autonoma, nemmeno Bob Dylan che è tra quelli che amo di più».
È vero che quella canzone nacque da un articolo di giornale?
«Avevo letto in un trafiletto di un giornale locale che una “donna cannone”, principale attrazione di un piccolo circo, era fuggita per amore. Mi aveva colpito soprattutto la disperazione del circo, ora ridotto in malaparata. Una storia un po’ felliniana».
E Alice?
«Se non sei un po’ strano non fai Alice non lo sa. Nel ‘73 non c’entrava niente con quello che c’era: Paoli, De André, Endrigo, che erano i miei riferimenti, quelli che mi avevano fatto capire che le canzoni possono essere un veicolo non solo di banalità».
Ha raccontato che l’aveva ispirata l’ Alice nel paese delle meravigliedi Lewis Carroll.
«Sì, l’immagine di Alice che guarda i gatti appartiene a Carroll e alle illustrazioni di John Tenniel: quella bambina con gli occhi sgranati era stato il primo impatto visivo quando da piccolo lessi il libro. La verità è che venivo da un periodo in cui ero attratto da tutto ciò che nell’arte non seguiva un filo logico. Mi ero innamorato degli scrittori dadaisti, Tristan Tzara, la scrittura automatica, avevo letto Joyce, lo stream of consciousness , Freud e l’interpretazione dei sogni».
Nelle canzoni contano molto le letture?
«Io sono un buon lettore. Avendo molti momenti morti nel mio lavoro ed essendo di una generazione non digitale, se sto molte ore in treno invece di smanettare, leggo. Ma detta così sembra che io sfogli solo Kafka, Melville e Proust. Invece devo gratitudine anche a Grisham, Stieg Larsson, Ken Follett e molta narrativa di genere. Comunque in quel momento ero patito per i dadaisti e trovavo corrispondenze tra quel modo di creare con il cinema che mi piaceva».
Che cinema?
« Blow up di Antonioni ma più di tutti Otto e mezzo di Fellini. Vidi quel film e alla fine dissi ho capito tutto. Ma perché? Avrei dovuto non capire niente per come era costruito, scritto, montato, per come cambiava il punto di vista dello spettatore e invece no. Quel film ha influenzato tutto il mio lavoro».
Più Fellini di Dylan?
«Anche Dylan aveva dietro un mondo artistico aperto a forme di sperimentazione narrativa. Penso a Faulkner di L’urlo e il furore . Ma lo shock di Fellini me lo porto ancora dentro, nessuno mi darà tutte le informazioni utili per la mia vita che mi ha dato Otto e mezzo . Credo di aver importato nel mondo della canzone quel modo di narrare».
Torniamo ad Alice.
«Non avevo nessuno che mi premesse, nessuno si aspettava che vendessi dischi. Ero libero di fare tutti i danni che volevo. E la canzone me la sono scritta esattamente come pensavo si dovesse scrivere una canzone. Avevo già una musica su cui io cantavo un testo finto inglese, una specie di grammelot, ci misi sopra quello che avevo scritto... Quando la portai a Vincenzo Micocci, allora direttore artistico della Rca, e al mio produttore Edoardo de Angelis, piacque anche a loro».
Ci sono personaggi e punti di vista diversi.
«Il “Cesare perduto nella pioggia”, è Cesare Pavese. Avevo letto tutto di lui, e nella biografia c’è questo episodio di quando una sera aspettò per una notte Costance Dowling, donna bellissima, ballerina che lo illuse e poi lo lasciò. Alice per me è una specie di sfinge che guarda il mondo senza nessi consequenziali. Non è nemmeno chiaro se è lei la narratrice o io che scrivo. Mentre il personaggio dello sposo ha qualcosa di sicuramente autobiografico. No, non perché volessi sposarmi, ma fuggire. Una fuga che era probabilmente dalla vita cui ero predestinato da studente universitario, fare l’insegnante come mia madre o il bibliotecario come mio padre. Ma forse fuggire anche dal mondo della musica per cui ero uno strano».
Che vuol dire essere strano?
«Che se mi dovessi guardare dal di fuori mi vedo sempre un po’ a parte, un corpo affettuosamente estraneo al mondo musicale, forse per il fatto di aver frequentato poco la televisione, forse per la fama di antipatico, di snob e tante cose che mi hanno accompagnato, scambiando la riservatezza per antipatia... Sì, se dovessi uscire da me stesso e dire “allora De Gregori dove sta?”, direi non sta propriamente dentro il circolo, nel mainstream, nemmeno oggi che vado a X-Factor.
Non sono mai stato di moda. Ma questo mi ha permesso, quando si è detto che i cantautori erano fuori moda, di non esserlo io».
Però l’ha influenzata la moda. Basterebbe citare le collaborazioni negli anni con Dalla, De André, Zucchero, Fossati… «Scrivo canzoni strane ma se incontro al bar Ivan Graziani non è che non siamo ami- ci. E poi c’entra la Rca degli anni Settanta. Un posto pazzesco, non solo una casa discografica. Era una specie di castello medievale qui a Roma dove c’era tutto, le presse per la stampa dei dischi, gli uffici, gli studi, il campetto di pallone, la mensa, il bar dove passavano Rubinstein e Lou Reed. Lì ebbi il mio primo e unico incontro con Battisti, una rarità perché non si vedeva mai, era schivo, stava a Milano. Io pensavo che non sapesse nemmeno chi fossi e invece fu molto carino. C’erano Baglioni, Cocciante, Renato Zero, stavi insieme senza barriere culturali. Così alla fine non ti prendevi troppo sul serio. Cosa importante per me. Se la gente mi ferma per strada non mi dà fastidio, mi irrita se pensa di conoscermi dalle mie canzoni, o se considera una canzone come un vaticinio... È tutta fuffa. L’ho scritto anche in Guarda che non sono ioin cui mi ritrovo parecchio».
Vuol dire che non scrive pensando a chi l’ascolta?
«Sì e no. Vorrei sempre che le mie cose piacessero, ma non scrivo per compiacere chi ascolta. Dopo Rimmel che fu un successo avrei potuto fare una seconda puntata, invece scrissi Bufalo Bill con echi, riverberi e un suono diverso. Ma questo ha fatto sì che anche il pubblico si rigenerasse. Una parte l’ho presa, una parte l’ho persa».
Le spiace?
«No. Anzi sono contento di vedere ai miei concerti ragazzi giovani. Ma come fanno a sapere che esisto, mi chiedo.
Non vado in tv, non vado troppo in giro, non sono un habitué del web...
Quanto a certi rimproveri, magari per arrangiamenti nuovi o per i nuovi testi, me li son sentiti fare proprio dai miei coetanei.
Per loro De Gregori è sempre quello, diciamo fino a Titanic, fino a quando cioè loro hanno comprato dischi e ascoltato musica. Ciò che è arrivato dopo non conta, perché non è invecchiato con loro.
Sono orgoglioso di essermi sempre contraddetto.
La Repubblica
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Fedez (@Fedez)
Sono stato invitato da Francesco De Gregori sul palco dell'Arena di Verona per i 40 anni di Rimmel! Felicità immensa
http://twitter.com/Fedez/status/573818417557454848
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Kaiser ha scritto:
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Siamo noi a farci pippe mentali, loro fanno buoni affari.
martha70- mengonella
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Perchè? Perchè?
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martha70 ha scritto:Kaiser ha scritto:
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Sono stato invitato da Francesco De Gregori sul palco dell'Arena di Verona per i 40 anni di Rimmel! Felicità immensa
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Arianna ha scritto:martha70 ha scritto:Kaiser ha scritto:
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I commenti sul nuovo singolo Canova-Zampaglione- Michielin oramai non si contengono
Ecco uno sfogo bell'articolato Ad ogni modo qui si dimentica che Guerriero ha un terzo autore che si chiama MARCO MENGONI, copiato e danneggiato a man bassa
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Come dal mainstream si passa all’omologazione: Canova insegna!
Posted in Musica italiana e straniera On marzo 6, 2015 Comments: 2 comments di Mela Giannini
Il nuovo singolo uscito oggi di Francesca Michielin (prodotto da Michele Canova), “L’Amore esiste“, è IDENTICO al singolo “Guerriero” (prodotto da Michele Canova) di Marco Mengoni.
Che in Italia, negli ultimi anni, si era soggetti ad una sorta di “omologazione”, in merito alle produzioni musicali, era acclarato, ma oggi si è andato decisamente oltre.
Faccio una piccola premessa:
Qualche tempo fa Michele Canova decide di andare via dall’Italia perchè, a suo dire, in Italia si era raggiunto un livellamento – nella produzione musicale – non più tollerabile e non più stimolante.
Detto fatto. Michele fa bagagli e bagaglini e va in quel di Los Angele, ai Sunset Sound Studio e rileva lo Studio 3, il famoso studio dove Prince in passato ha registrato diversi successi.
Ovviamente i Kaneepa Studio a Milano, sempre del padovano Canova, restano e continuano a produrre.
La vita è certamente dura in America, li ci sono davvero grandi produttori e Michele cerca di “inserirsi”, ma il grosso del lavoro arriva OVVIAMENTE dall’Italia e oltre al suo “amico” di sempre, Tiziano Ferro, e oltre all’altro amico Jovanotti, gli artisti che approdano nella nuova “Eldorado Musicale” di Canova sono, per la maggior parte, della scuderia SONY Music Italia.
E così escono dischi prima di Mengoni, poi di Giorgia, poi dell’Amoroso, poi di Biagio ecc ecc…e quel livellamento da cui il buon Canova era scappato, lo ricrea passo passo, se non con più novizia di dettagli, a Los Angeles.
Fatta la premessa, passiamo alle riflessioni:
E’ questo il rischio di avere il monopolio delle produzione…il rischio è l’APPIATTIMENTO, è l’OMOLOGAZIONE nel mood, nel sound ecc ecc.
Non si discute sulla bravura di Canova, e tanto meno lo faccio io, ma se la maggior parte degli artisti italiani, artisti IMPORTANTI, hanno lo stesso produttore, prima o poi succede di sentire sempre la stessa minestra riscaldata.
Raramente ci sono sperimentazioni coraggiose (e questo non si sa se dipenda da Canova o dalla discografia italiana, che non vuole rischiare…io opto per la seconda), tipo quelle fatte con Ferro o Jovanotti…ma loro sono artisti che, con i numeri che hanno fatto, possono permettersi di battere i pugni sul tavolo e imporre le proprie idee.
Quest’inverno molti di noi, addetti ai lavori, si sono un’attimino ricreduti. Hanno dovuto farlo di fronte alla bellezza e al coraggio di una produzione come quella di “Guerriero”, canzone di un artista che faticosamente sta cercando ti togliersi di dosso il mainstream discografico italiano…e parlo di Marco Mengoni.
Certo, “Guerriero” affonda le radici in “sperimentazioni” fatte dal duo Canova-Ferro, ma la canzone era una bellissima evoluzione di quelle sperimentazioni, era qualcosa di finalmente diverso.
Il successo è stato più di quello che ci si aspettava, la gente ha recepito bene il “cambiamento” e il coraggio e ha premiato!
Oggi invece succede una cosa che fa cadere le braccia. Esce il nuovo singolo di Francesca Michielin, “L’amore esiste”, e a primo ascolto c’è da rimanerci secchi.
Canzone prodotta da Canova (firmata dallo stesso autore di “Guerriero”, Fortunato Zampaglione) che sembra un copia/incolla irriverente e spudorato di “Guerriero”:
stessa struttura, stessa metrica, stesso tappeto di elettronica, stesso uso degli archi, stesso beat di fondo, stesso ritmo, cambia solo il testo e in parte la melodia.
Non può che essere VERGOGNOSO questo modo ESPLICITO di cavalcare l’onda di qualcosa uscita solo 4 mesi fa e che è ancora in classifica, tanto per sfruttare gli ascoltatori già “anestetizzati” dal brano di Mengoni.
Forse anche un modo subdolo per creare il “caso” e per spingere la gente su Spotify ad ascoltare le differenze tra i due brani.
E così si è passati da sonorità “simili” nella musica italiana, a casi di autoplagio senza riserva!
Vergognoso!!! E non c’è da aggiungere altro…se non che la mia stima per Francesca Michielin è invariata, lei non centra nulla!
PER CHI VOLESSE RAFFRONTARE I DUE BRANI:
-Su Spotify per “L’amore Esiste”—>QUI
-Su Spotify per “Guerriero”—>QUI
Tags: Fortunato Zampaglione, Francesca Michielin, Guerriero, Kaneepa Studio, L'Amore Esiste, Marco Mengoni, Mela Giannini, Michele Canova, spotify
Ecco uno sfogo bell'articolato Ad ogni modo qui si dimentica che Guerriero ha un terzo autore che si chiama MARCO MENGONI, copiato e danneggiato a man bassa
Faremusica.it
Come dal mainstream si passa all’omologazione: Canova insegna!
Posted in Musica italiana e straniera On marzo 6, 2015 Comments: 2 comments di Mela Giannini
Il nuovo singolo uscito oggi di Francesca Michielin (prodotto da Michele Canova), “L’Amore esiste“, è IDENTICO al singolo “Guerriero” (prodotto da Michele Canova) di Marco Mengoni.
Che in Italia, negli ultimi anni, si era soggetti ad una sorta di “omologazione”, in merito alle produzioni musicali, era acclarato, ma oggi si è andato decisamente oltre.
Faccio una piccola premessa:
Qualche tempo fa Michele Canova decide di andare via dall’Italia perchè, a suo dire, in Italia si era raggiunto un livellamento – nella produzione musicale – non più tollerabile e non più stimolante.
Detto fatto. Michele fa bagagli e bagaglini e va in quel di Los Angele, ai Sunset Sound Studio e rileva lo Studio 3, il famoso studio dove Prince in passato ha registrato diversi successi.
Ovviamente i Kaneepa Studio a Milano, sempre del padovano Canova, restano e continuano a produrre.
La vita è certamente dura in America, li ci sono davvero grandi produttori e Michele cerca di “inserirsi”, ma il grosso del lavoro arriva OVVIAMENTE dall’Italia e oltre al suo “amico” di sempre, Tiziano Ferro, e oltre all’altro amico Jovanotti, gli artisti che approdano nella nuova “Eldorado Musicale” di Canova sono, per la maggior parte, della scuderia SONY Music Italia.
E così escono dischi prima di Mengoni, poi di Giorgia, poi dell’Amoroso, poi di Biagio ecc ecc…e quel livellamento da cui il buon Canova era scappato, lo ricrea passo passo, se non con più novizia di dettagli, a Los Angeles.
Fatta la premessa, passiamo alle riflessioni:
E’ questo il rischio di avere il monopolio delle produzione…il rischio è l’APPIATTIMENTO, è l’OMOLOGAZIONE nel mood, nel sound ecc ecc.
Non si discute sulla bravura di Canova, e tanto meno lo faccio io, ma se la maggior parte degli artisti italiani, artisti IMPORTANTI, hanno lo stesso produttore, prima o poi succede di sentire sempre la stessa minestra riscaldata.
Raramente ci sono sperimentazioni coraggiose (e questo non si sa se dipenda da Canova o dalla discografia italiana, che non vuole rischiare…io opto per la seconda), tipo quelle fatte con Ferro o Jovanotti…ma loro sono artisti che, con i numeri che hanno fatto, possono permettersi di battere i pugni sul tavolo e imporre le proprie idee.
Quest’inverno molti di noi, addetti ai lavori, si sono un’attimino ricreduti. Hanno dovuto farlo di fronte alla bellezza e al coraggio di una produzione come quella di “Guerriero”, canzone di un artista che faticosamente sta cercando ti togliersi di dosso il mainstream discografico italiano…e parlo di Marco Mengoni.
Certo, “Guerriero” affonda le radici in “sperimentazioni” fatte dal duo Canova-Ferro, ma la canzone era una bellissima evoluzione di quelle sperimentazioni, era qualcosa di finalmente diverso.
Il successo è stato più di quello che ci si aspettava, la gente ha recepito bene il “cambiamento” e il coraggio e ha premiato!
Oggi invece succede una cosa che fa cadere le braccia. Esce il nuovo singolo di Francesca Michielin, “L’amore esiste”, e a primo ascolto c’è da rimanerci secchi.
Canzone prodotta da Canova (firmata dallo stesso autore di “Guerriero”, Fortunato Zampaglione) che sembra un copia/incolla irriverente e spudorato di “Guerriero”:
stessa struttura, stessa metrica, stesso tappeto di elettronica, stesso uso degli archi, stesso beat di fondo, stesso ritmo, cambia solo il testo e in parte la melodia.
Non può che essere VERGOGNOSO questo modo ESPLICITO di cavalcare l’onda di qualcosa uscita solo 4 mesi fa e che è ancora in classifica, tanto per sfruttare gli ascoltatori già “anestetizzati” dal brano di Mengoni.
Forse anche un modo subdolo per creare il “caso” e per spingere la gente su Spotify ad ascoltare le differenze tra i due brani.
E così si è passati da sonorità “simili” nella musica italiana, a casi di autoplagio senza riserva!
Vergognoso!!! E non c’è da aggiungere altro…se non che la mia stima per Francesca Michielin è invariata, lei non centra nulla!
PER CHI VOLESSE RAFFRONTARE I DUE BRANI:
-Su Spotify per “L’amore Esiste”—>QUI
-Su Spotify per “Guerriero”—>QUI
Tags: Fortunato Zampaglione, Francesca Michielin, Guerriero, Kaneepa Studio, L'Amore Esiste, Marco Mengoni, Mela Giannini, Michele Canova, spotify
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Blanca- Messaggi : 3940
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Età : 66
Località : qui e la
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Beh...io il rischio omologazione quando si "sfruttano" tutti le stesse persone l'ho sempre temuto...e l'ho anche scritto prima e dopo l'uscita di PIC.
Canova & Co. possono anche essere bravissimi, ma non è certo possibile che riescano a differenziare del tutto il "prodotto" delle persone che seguono.
E come quando a me, essendo docente, chiedono di fare una didattica differenziata alunno per alunno...ci posso provare, ma il mio stile di insegnamento resta più o meno quello. Quindi differenzio...ma la mia "cifra stilistica" si può cogliere.
Sul caso Michielin non entro in merito...non ho elementi per giudicare per bene la situazione.
Canova & Co. possono anche essere bravissimi, ma non è certo possibile che riescano a differenziare del tutto il "prodotto" delle persone che seguono.
E come quando a me, essendo docente, chiedono di fare una didattica differenziata alunno per alunno...ci posso provare, ma il mio stile di insegnamento resta più o meno quello. Quindi differenzio...ma la mia "cifra stilistica" si può cogliere.
Sul caso Michielin non entro in merito...non ho elementi per giudicare per bene la situazione.
Cristy- mengonella
- Messaggi : 5560
Data d'iscrizione : 20.05.12
Età : 49
Località : Firenze
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
L'ho sentita.....proprio uguale.....
Rosarossoblu- Messaggi : 7444
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Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Rosarossoblu ha scritto:L'ho sentita.....proprio uguale.....
Mi fido perché io non l'ho sentita.
E a questo punto mi chiedo perché??? Che senso ha tutto ciò?
Non è una sorta di autogol da parte di Canova & Co.? Oppure ormai è lecito livellare la musica e sperare di ripetere i successi con ciò che già funziona?
Mi piacerebbe capire cosa ne pensa Marco...io fossi in lui sarei un tantinello alterato...
Cristy- mengonella
- Messaggi : 5560
Data d'iscrizione : 20.05.12
Età : 49
Località : Firenze
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Scusate ma per sentirla bisogna avere Spotify Premium? A me dice "content anavalable" ...
Rossella- Messaggi : 1331
Data d'iscrizione : 03.01.15
Età : 39
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Rosarossoblu ha scritto:L'ho sentita.....proprio uguale.....
Ma che cosa è proprio uguale? io sento solo alcune note nella melodia e alcuni elementi dell'arrangiamento simili, per il resto sono 2 pezzi profondamente diversi per struttura e contenuti.
La tipa dell'articolo per me non sa nemmeno cosa scrive visto che dice che i pezzi sono identici mettendoci anche le maiuscole!
A me sembra che si sia cercato di montare un caso sul nulla e la cosa mi fa incaxxare e anche molto.
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Caso Michielin
Mi son fatta coraggio ed ho ascoltato l' intero brano
Delilah, a parte un richiamo di strutture e sonorita' sono due brani diversi certo gli autori non mostrano particolare originalita' a richiamarsi al sound di Guerriero e per la percezione che ho, il testo non si sposa con la melodia la canzone con sincera obiettivita' non mi dice nulla e' piatta nonostante la ragazza possiede una bella voce che in Magnifico spicca molto.
Nel nostro caso, possiamo dire con grande orgoglio, la differenza del capolavoro di Guerriero abbiamo da ascriverla, evidentemente, al nostro diletto Pargolo
Resta il tema che il monopolio di un produttore inevitabilmente e inconsciamente rischia di appiattire artisti e generi musicali
Mi son fatta coraggio ed ho ascoltato l' intero brano
Delilah, a parte un richiamo di strutture e sonorita' sono due brani diversi certo gli autori non mostrano particolare originalita' a richiamarsi al sound di Guerriero e per la percezione che ho, il testo non si sposa con la melodia la canzone con sincera obiettivita' non mi dice nulla e' piatta nonostante la ragazza possiede una bella voce che in Magnifico spicca molto.
Nel nostro caso, possiamo dire con grande orgoglio, la differenza del capolavoro di Guerriero abbiamo da ascriverla, evidentemente, al nostro diletto Pargolo
Resta il tema che il monopolio di un produttore inevitabilmente e inconsciamente rischia di appiattire artisti e generi musicali
Blanca- Messaggi : 3940
Data d'iscrizione : 15.10.14
Età : 66
Località : qui e la
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Sicuramente Guerriero è una cosa e la canzone della Michielin un'altra, ma se da ieri buona parte dei commenti che girano sul web dicono che questa canzone è molto simile a Guerriero, non posso far finta di nulla e ignorare la cosa. Nel senso...probabilmente un orecchio allenato alla musica come quello di Deli, riesce a cogliere particolari e a fare le dovute distinzioni del caso. Alla maggior parte delle persone però evidentemente questo non è successo e ci hanno visto solo un operazione non molto carina da parte di Canova e Zampaglio (e non so chi altro).
Io non penso che tutta questa gente sia del tutto sorda, compresa la nostra Rosarossoblu, quindi qualcosa ci deve essere...
Io non penso che tutta questa gente sia del tutto sorda, compresa la nostra Rosarossoblu, quindi qualcosa ci deve essere...
Cristy- mengonella
- Messaggi : 5560
Data d'iscrizione : 20.05.12
Età : 49
Località : Firenze
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Infatti !! Dove è uguale ??? ... questa o questo Mela Giannnini doveva fare pubblicità alla Michielin ???Delilah ha scritto:Rosarossoblu ha scritto:L'ho sentita.....proprio uguale.....
Ma che cosa è proprio uguale? io sento solo alcune note nella melodia e alcuni elementi dell'arrangiamento simili, per il resto sono 2 pezzi profondamente diversi per struttura e contenuti.
La tipa dell'articolo per me non sa nemmeno cosa scrive visto che dice che i pezzi sono identici mettendoci anche le maiuscole!
A me sembra che si sia cercato di montare un caso sul nulla e la cosa mi fa incaxxare e anche molto.
rosaneve- mengonella
- Messaggi : 1179
Data d'iscrizione : 30.05.13
Età : 108
Località : ravenna
Re: Interviste, articoli e recensioni, chi canta e chi suona
Cristy, Io l'ho già detto cosa c'è: qualche sequenza di note della melodia e poi c'è la stessa "atmosfera" data da qualche suono elettronico simile e dall'andamento della canzone. Punto!
Il compositore della musica è lo stesso ed è normale che possa essere riconoscibile. In questo caso chiude le strofe sempre nella stessa maniera (non ho voglia di andare a risentire per riportare le frasi).
Per il resto si parla di suoni e di cadenza. Canova poteva metterci meno elettronica? boh e, per quel che mi riguarda, chissenefrega!
Sicuramente c'è gente in buona fede ma che parla avendo ascoltato il pezzo 1 sola volta (per esempio rosarossoblu) e che è forse rimasta suggestionata dall'aver letto lo scritto della tipa sopra (non la conosco, ma mi dicono che coglie ogni occasione per attaccare Canova) e ce n'è altra che invece ci marcia. Tutto 'sto fumo è nelle bacheche dei fan o pseudo-fan di Marco e chi parla di 'copia', di 'plagio', di 'stessa struttura' e 'stessi accordi' ne scrive senza sapere cosa sta dicendo evidentemente.
Io posso capire che a un primo ascolto si possa sentire un'aria familiare perché, come dice Kaiser, le 2 canzoni sono figlie di uno stesso padre, ma poi sono proprio diverse e non mi sembrava che ci volesse un gran orecchio per sentirlo.
Il compositore della musica è lo stesso ed è normale che possa essere riconoscibile. In questo caso chiude le strofe sempre nella stessa maniera (non ho voglia di andare a risentire per riportare le frasi).
Per il resto si parla di suoni e di cadenza. Canova poteva metterci meno elettronica? boh e, per quel che mi riguarda, chissenefrega!
Sicuramente c'è gente in buona fede ma che parla avendo ascoltato il pezzo 1 sola volta (per esempio rosarossoblu) e che è forse rimasta suggestionata dall'aver letto lo scritto della tipa sopra (non la conosco, ma mi dicono che coglie ogni occasione per attaccare Canova) e ce n'è altra che invece ci marcia. Tutto 'sto fumo è nelle bacheche dei fan o pseudo-fan di Marco e chi parla di 'copia', di 'plagio', di 'stessa struttura' e 'stessi accordi' ne scrive senza sapere cosa sta dicendo evidentemente.
Io posso capire che a un primo ascolto si possa sentire un'aria familiare perché, come dice Kaiser, le 2 canzoni sono figlie di uno stesso padre, ma poi sono proprio diverse e non mi sembrava che ci volesse un gran orecchio per sentirlo.
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