ESC 2013 - Eurovision Song Contest
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Paz i Enza ha scritto: E guardate cosa è scritto qui: Il rubacuori di quest'anno...
Non del tutto positiva come critica, comunque... dice che la canzone è noiosa.
http://www.entertainmentodds.com/eurovision-song-contest/melkweg-esc-concert-2013/
If Nodi’s appeal resides with middle-aged women, then Italy’s Marco is definitely this year’s ultimate heartthrob. His brooding Latin looks, the sideburns, the tailored Italian suit, the sullen charm with which he emotes this song… it is easy to see women of a certain bent drooling over this despite L’Essenziale being somewhat ponderous as a song.
...sulle donne 'di una certa'.... che sbavano........ ...mi si stava bloccando la digestione
p.s. anche per me l'Essenziale continua ad essere abbastanza noiosa e ripetitiva nonostante il 'martellamento' ..... è solo lui che la 'salva' IMHO
ziggy- mengonella
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
ziggy ha scritto:Paz i Enza ha scritto: E guardate cosa è scritto qui: Il rubacuori di quest'anno...
Non del tutto positiva come critica, comunque... dice che la canzone è noiosa.
http://www.entertainmentodds.com/eurovision-song-contest/melkweg-esc-concert-2013/
If Nodi’s appeal resides with middle-aged women, then Italy’s Marco is definitely this year’s ultimate heartthrob. His brooding Latin looks, the sideburns, the tailored Italian suit, the sullen charm with which he emotes this song… it is easy to see women of a certain bent drooling over this despite L’Essenziale being somewhat ponderous as a song.
...sulle donne 'di una certa'.... che sbavano........ ...mi si stava bloccando la digestione
p.s. anche per me l'Essenziale continua ad essere abbastanza noiosa e ripetitiva nonostante il 'martellamento' ..... è solo lui che la 'salva' IMHO
ma che articolo è? mai sentita una cosa del genere, e dire che anch'io ho "nà certa"
Arianna- mengonella
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Cristy ha scritto:Kaiser ha scritto:Richard Gordon @RichardWGordon 1h
Worth considering all betting markets on @mengonimarco from Italy. Something powerful & charming about his performance and song. #Eurovision
Ci si giocherà lo stipendio ...
Ma quante volte l'avrà risentita finora?
A me questo tipo fa morire dal ridere!
Se rimettiamo in ordine i suoi tweet, ne esce un perfetto quadro clinico della mengonite fulminante!
Me lo aspetto in prima fila alla ripresa del tour!
Ormai è perso, ma hai ragione...è il tenore dei tweet in sequenza che fa morire dal ridere
ziggy- mengonella
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
La versione più ... essenziale
fino a 2'50" è identica, hanno solo accorpato la parte finale
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Allora intanto stavo guardando che l'Italia avrà il diritto di voto per la prima semifinale, che sulla carta sembrerebbe quella più interessante...
Detto questo ho la netta sensazione che il premio resterà nel Nord Europa, sul tubo piacciono molto Norvegia, Paesi Bassi, Danimarca, Austria, pure San Marino. Marco viene giudicato un gran bel ragazzo, la canzone piace e non ma di base merita la top 10.
Ah detesto la canzone francese..
Poi faremo anche noi la nostra classifica vero???
Detto questo ho la netta sensazione che il premio resterà nel Nord Europa, sul tubo piacciono molto Norvegia, Paesi Bassi, Danimarca, Austria, pure San Marino. Marco viene giudicato un gran bel ragazzo, la canzone piace e non ma di base merita la top 10.
Ah detesto la canzone francese..
Poi faremo anche noi la nostra classifica vero???
Ospite- Ospite
Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
https://itunes.apple.com/it/album/lessenziale-eurovision-2013/id631726891?i=631727129
l'essenziale si può acquistare solo con l'album
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Zoe- mengonella
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Ardemagni Solibello Lusenti, un trio per l’ESC della Rai: l’intervista tripla
Il duo di commentatori della finale dell’Eurovision Song Contest 2013 è diventato un trio e l’Italia schiera per la seconda volta una voce “straniera” accanto a quelle italiane: con Marco Ardemagni e Filippo Solibello, ci sarà anche l’elvetica Natascha Lusenti (per un curioso scambio di emittenti: un italiano al timone della tv svizzera, una svizzera con l’Italia), ricostituendo così il trio del mattino del popolare programma di Radio 2 Caterpillar AM. In attesa della diretta di sabato 18 maggio alle ore 21 su Rai2 hanno accettato di raccontarsi in una intervista tripla. Eccola.
EN - Come giudichi la scelta di Marco Mengoni e quella di portare “L’essenziale” tutta in Italiano? E col brano di San Marino, ben messo fra il pubblico, potremmo anche avere due brani in italiano in finale…
ARDEMAGNI - Ottima idea quella di cantare in Italiano. Penso che in generale si debba cercare di cantare in lingua originale, salvo casi di lingue toste come l’olandese (loro stessi, anni fa avevano pensato di abbandonarlo per l’inglese, piuttosto simile, ma molto più musicale). San Marino molto meglio dello scorso anno: la cantante è la stessa, ma il brano può incontrare maggior favore nelle giurie internazionali. Non il mio genere, ma io non voto per fortuna di Valentina Monetta.
SOLIBELLO - Della scelta di Mengoni sono contentissimo, credo sia uno degli artisti italiani a maggiore vocazione internazionale che abbiamo: da una parte è molto italiano, ha tratti melodici nella voce, tipici della nostra tradizione, che rispecchiano ciò che gli stranieri si aspettano da un artista italiano; dall’altro ha tratti di modernità nel modo di cantare che lo pongono a livello internazionale.Il fatto di cantare tutta in italiano mi sembra altrettanto giusta, all’estero piace la nostra lingua. Poi Mengoni arriva da un successo di Sanremo, molto seguito all’estero, è il vincitore di Sanremo, è comunque un personaggio, il pezzo è forte, poi è chiaro ci sono anche gli avversari… Quanto a San Marino, il pezzo è bello, lei è brava, spero riesca a centrare la finale.
LUSENTI - Mengoni mi piace molto, l’avevo detto anche nei giorni del festival di Sanremo, quando ero molto lontana dal sapere o dall’immaginare che avrei partecipato all’avventura dell’Eurovision. Sì, credo che abbia fatto bene a decidere di cantarlo in italiano. Sarebbe bellissimo avere due pezzi italiani in finale….
http://www.eurofestival.ws/2013/04/23/ardemagni-solibello-lusenti-un-trio-per-lesc-della-rai-lintervista-tripla/
EN - Come giudichi la scelta di Marco Mengoni e quella di portare “L’essenziale” tutta in Italiano? E col brano di San Marino, ben messo fra il pubblico, potremmo anche avere due brani in italiano in finale…
ARDEMAGNI - Ottima idea quella di cantare in Italiano. Penso che in generale si debba cercare di cantare in lingua originale, salvo casi di lingue toste come l’olandese (loro stessi, anni fa avevano pensato di abbandonarlo per l’inglese, piuttosto simile, ma molto più musicale). San Marino molto meglio dello scorso anno: la cantante è la stessa, ma il brano può incontrare maggior favore nelle giurie internazionali. Non il mio genere, ma io non voto per fortuna di Valentina Monetta.
SOLIBELLO - Della scelta di Mengoni sono contentissimo, credo sia uno degli artisti italiani a maggiore vocazione internazionale che abbiamo: da una parte è molto italiano, ha tratti melodici nella voce, tipici della nostra tradizione, che rispecchiano ciò che gli stranieri si aspettano da un artista italiano; dall’altro ha tratti di modernità nel modo di cantare che lo pongono a livello internazionale.Il fatto di cantare tutta in italiano mi sembra altrettanto giusta, all’estero piace la nostra lingua. Poi Mengoni arriva da un successo di Sanremo, molto seguito all’estero, è il vincitore di Sanremo, è comunque un personaggio, il pezzo è forte, poi è chiaro ci sono anche gli avversari… Quanto a San Marino, il pezzo è bello, lei è brava, spero riesca a centrare la finale.
LUSENTI - Mengoni mi piace molto, l’avevo detto anche nei giorni del festival di Sanremo, quando ero molto lontana dal sapere o dall’immaginare che avrei partecipato all’avventura dell’Eurovision. Sì, credo che abbia fatto bene a decidere di cantarlo in italiano. Sarebbe bellissimo avere due pezzi italiani in finale….
http://www.eurofestival.ws/2013/04/23/ardemagni-solibello-lusenti-un-trio-per-lesc-della-rai-lintervista-tripla/
Arianna- mengonella
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Però anche per loro la favorita è la Danimarca
mafalda- Messaggi : 8513
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Un fan irlandese .....
Mentre il giornalista della BBC continua a postare ......
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martha70- mengonella
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Arianna- mengonella
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Richard Gordon @RichardWGordon 16m
@mengonimarco way ahead in Youtube hits of official video at nearly 13 million | #Eurovision Tracker http://shar.es/JPmzY via @sharethis
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Kaiser- Messaggi : 11889
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Chi conosce il tedesco?
Da quello che intuisco parlano della canzone e mi pare ne parlino anche bene. 8 punti alla fine.
Da quello che intuisco parlano della canzone e mi pare ne parlino anche bene. 8 punti alla fine.
martha70- mengonella
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Intervista a Nicola Caligiore: “Mengoni? Voce straordinaria ed amato dalle videocamere”
Added by Anda on 25 apr 2013.
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Nicola Caligiore, capodelegazione italiano per l’Eurovision Song Contest già dai tempi dell’Eurovision 2011. Prima di continuare con l’intervista, cogliamo l’occasione per ringraziare Nicola per la disponibilità che ci ha dato e gli auguriamo il meglio per l’Eurovision 2013.
Ciao Nicola! Grazie per aver accettato la nostra intervista. Partiamo subito dagli albori di questo ritorno all’Eurovision: cosa ha spinto la Rai a tornare all’Eurofestival?
ESC è un progetto straordinario, una grande piattaforma per promuovere la musica italiana e , allo stesso tempo, per veicolare un messaggio di coesione europa attraverso l’intrattenimento leggero: sono felice che il Direttore Generale abbia accolto il progetto delle Relazioni Internazionali di ritornare in gara.
Nel 2011 siamo tornati all’Eurovision con Raphael Gualazzi e siamo arrivati secondi: come è stata per te, che hai vissuto da vicino l’intera preparazione per i tre minuti di esibizione in finale, questa prima esperienza?
E’ stata una grande emozione ed un lavoro intensissimo. Il pubblico non può ovviamente conoscere il grande lavoro che c’è dietro quei pochi minuti in video. C’era inoltre una fortissima attesa per il ritorno dell’Italia: tre minuti in Eurovisione in rappresentanza del nostro paese sono una responsabilità non da poco. Raphael ed il suo team sono stati fantastici, grande disponibilità ed indiscutibile professionalità.
Nel 2012 Nina Zilli ha tenuto alta la bandiera italiana: cosa ti è piaciuto maggiormente dell’edizione di Baku 2012?
Ogni anno è diverso dall’altro. Il 2012 è stato forse più complesso da un punto di vista logistico seppur lo spiegamento di forze e mezzi che gli azeri avevano messo a disposizione per l’evento fosse quasi “olimpico”. Lavorare con Nina è stato però divertentissimo: se ci lavori insieme non puoi non adorarla!
Anno nuovo, canzone nuova: nel 2013 Marco Mengoni per l’Italia: quali sono state le motivazioni che hanno portato a scegliere Marco?
Ogni anno si deve cercare di portare qualcosa di molto diverso dall’anno precedente. Non credo però che ci sia bisogno di spiegare il perché di Marco Mengoni: è un artista straordinario, adorato dal grande pubblico, primo in classifica da mesi, voce straordinaria ed amato dalle videocamere. Come ogni cosa può piacere o no, ma i numeri parlano da soli.
Come sta procedendo la preparazione della delegazione italiana per Malmö?
Tutto bene! Tengo molto che l’Italia venga sempre rappresentata con garbo e che si dia un’immagine del nostro paese giovane e pro-attiva in ogni contesto, anche dietro le camere durante i giorni a Malmo.
Durante la riunione dei capi delegazione, sei stato nominato membro del Reference Group. Puoi spiegarci in cosa consiste questa carica e come ti senti ad avere questa responsabilità?
Sono ovviamente molto onorato di essere stato votato dai miei colleghi per questo ruolo. Ho ancora molto da imparare e sono ansioso di iniziare (formalmente la prima riunione del nuovo esecutivo sarà in giugno). Il Reference Group di occupa di dare le linee guida, gestire e coordinarsi con l’host broadcaster su moltissimi fronti che riguardano ESC.
Pensi che l’Eurovision Song Contest possa diventare uno degli eventi di punta per la televisione italiana? In fondo, l’interesse sta crescendo, sia visto il buon aumento tra 2011 e 2012 dei dati auditel, sia guardando il consenso dei fan soprattutto tramite i social network…
Non posso che augurarmelo. Io ce la sto mettendo tutta in questo senso.
Se hai già avuto modo di ascoltare le canzoni di questa edizione dell’Eurovision, pensi che Marco Mengoni possa raggiungere la top10 ed arrivare in alto, magari come Raphael Gualazzi nel 2011?
Ovviamente me lo auguro. Le previsioni sono sempre complesse ed è forse poco elegante che io le faccia. Comunque vada l’Italia sarà rappresentata al meglio, come è stato fatto negli anni precedenti.
Quando lavori per la delegazione italiana all’Eurovision, quale è il momento che ti stimola maggiormente o che ritieni più interessante?
L’organizzazione della nostra presenza in loco è talmente complessa e varia che non c’è un momento particolare… diciamo che è impossibile annoiarsi e mi ritengo davvero fortunato di avere l’opportunità di confrontarmi professionalmente con tanti colleghi europei.
Situazione utopica: cosa accadrebbe se l’Italia dovesse vincere la manifestazione?
Quest’anno ci sono 39 paesi in gara, agguerriti, e non è scontato vincere. Quando si accetta di partecipare è chiaro nel regolamento che chi vince avrà l’onore/onere di ospitare. Non nego che sia una produzione impegnativa e che la situazione congiunturale del paese e dell’azienda non sia delle migliori per affrontare grandi eventi, tuttavia se gestita bene, potrebbe anche essere una bella opportunità.
Grazie per l’intervista, in bocca al lupo per l’Eurovision Song Contest 2013!
http://esc-time.com/2013/04/intervista-a-nicola-caligiore-mengoni-voce-straordinaria-ed-amato-dalle-videocamere/
Added by Anda on 25 apr 2013.
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Nicola Caligiore, capodelegazione italiano per l’Eurovision Song Contest già dai tempi dell’Eurovision 2011. Prima di continuare con l’intervista, cogliamo l’occasione per ringraziare Nicola per la disponibilità che ci ha dato e gli auguriamo il meglio per l’Eurovision 2013.
Ciao Nicola! Grazie per aver accettato la nostra intervista. Partiamo subito dagli albori di questo ritorno all’Eurovision: cosa ha spinto la Rai a tornare all’Eurofestival?
ESC è un progetto straordinario, una grande piattaforma per promuovere la musica italiana e , allo stesso tempo, per veicolare un messaggio di coesione europa attraverso l’intrattenimento leggero: sono felice che il Direttore Generale abbia accolto il progetto delle Relazioni Internazionali di ritornare in gara.
Nel 2011 siamo tornati all’Eurovision con Raphael Gualazzi e siamo arrivati secondi: come è stata per te, che hai vissuto da vicino l’intera preparazione per i tre minuti di esibizione in finale, questa prima esperienza?
E’ stata una grande emozione ed un lavoro intensissimo. Il pubblico non può ovviamente conoscere il grande lavoro che c’è dietro quei pochi minuti in video. C’era inoltre una fortissima attesa per il ritorno dell’Italia: tre minuti in Eurovisione in rappresentanza del nostro paese sono una responsabilità non da poco. Raphael ed il suo team sono stati fantastici, grande disponibilità ed indiscutibile professionalità.
Nel 2012 Nina Zilli ha tenuto alta la bandiera italiana: cosa ti è piaciuto maggiormente dell’edizione di Baku 2012?
Ogni anno è diverso dall’altro. Il 2012 è stato forse più complesso da un punto di vista logistico seppur lo spiegamento di forze e mezzi che gli azeri avevano messo a disposizione per l’evento fosse quasi “olimpico”. Lavorare con Nina è stato però divertentissimo: se ci lavori insieme non puoi non adorarla!
Anno nuovo, canzone nuova: nel 2013 Marco Mengoni per l’Italia: quali sono state le motivazioni che hanno portato a scegliere Marco?
Ogni anno si deve cercare di portare qualcosa di molto diverso dall’anno precedente. Non credo però che ci sia bisogno di spiegare il perché di Marco Mengoni: è un artista straordinario, adorato dal grande pubblico, primo in classifica da mesi, voce straordinaria ed amato dalle videocamere. Come ogni cosa può piacere o no, ma i numeri parlano da soli.
Come sta procedendo la preparazione della delegazione italiana per Malmö?
Tutto bene! Tengo molto che l’Italia venga sempre rappresentata con garbo e che si dia un’immagine del nostro paese giovane e pro-attiva in ogni contesto, anche dietro le camere durante i giorni a Malmo.
Durante la riunione dei capi delegazione, sei stato nominato membro del Reference Group. Puoi spiegarci in cosa consiste questa carica e come ti senti ad avere questa responsabilità?
Sono ovviamente molto onorato di essere stato votato dai miei colleghi per questo ruolo. Ho ancora molto da imparare e sono ansioso di iniziare (formalmente la prima riunione del nuovo esecutivo sarà in giugno). Il Reference Group di occupa di dare le linee guida, gestire e coordinarsi con l’host broadcaster su moltissimi fronti che riguardano ESC.
Pensi che l’Eurovision Song Contest possa diventare uno degli eventi di punta per la televisione italiana? In fondo, l’interesse sta crescendo, sia visto il buon aumento tra 2011 e 2012 dei dati auditel, sia guardando il consenso dei fan soprattutto tramite i social network…
Non posso che augurarmelo. Io ce la sto mettendo tutta in questo senso.
Se hai già avuto modo di ascoltare le canzoni di questa edizione dell’Eurovision, pensi che Marco Mengoni possa raggiungere la top10 ed arrivare in alto, magari come Raphael Gualazzi nel 2011?
Ovviamente me lo auguro. Le previsioni sono sempre complesse ed è forse poco elegante che io le faccia. Comunque vada l’Italia sarà rappresentata al meglio, come è stato fatto negli anni precedenti.
Quando lavori per la delegazione italiana all’Eurovision, quale è il momento che ti stimola maggiormente o che ritieni più interessante?
L’organizzazione della nostra presenza in loco è talmente complessa e varia che non c’è un momento particolare… diciamo che è impossibile annoiarsi e mi ritengo davvero fortunato di avere l’opportunità di confrontarmi professionalmente con tanti colleghi europei.
Situazione utopica: cosa accadrebbe se l’Italia dovesse vincere la manifestazione?
Quest’anno ci sono 39 paesi in gara, agguerriti, e non è scontato vincere. Quando si accetta di partecipare è chiaro nel regolamento che chi vince avrà l’onore/onere di ospitare. Non nego che sia una produzione impegnativa e che la situazione congiunturale del paese e dell’azienda non sia delle migliori per affrontare grandi eventi, tuttavia se gestita bene, potrebbe anche essere una bella opportunità.
Grazie per l’intervista, in bocca al lupo per l’Eurovision Song Contest 2013!
http://esc-time.com/2013/04/intervista-a-nicola-caligiore-mengoni-voce-straordinaria-ed-amato-dalle-videocamere/
Ultima modifica di Kaiser il Ven 26 Apr 2013, 23:59 - modificato 1 volta.
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
martha70 ha scritto:Chi conosce il tedesco?
Da quello che intuisco parlano della canzone e mi pare ne parlino anche bene. 8 punti alla fine.
Per quello che ne ho capito io - dando fondo a tutto ciò che ricordo del tedesco - ha detto che è un cantante molto forte e famoso (xfactor etc..) che ha molti fans, che è una ballad in italiano molto bella e molto famosa qui da noi (una hit). Per quanto riguarda il contesto del festival, secondo il tizio il fatto che sia una ballad cantata in italiano potrebbe essere un limite (scusate è il concetto che sto estrapolando non le parole precise, faccio appello alla vostra clemenza) comunque lui gli da un 8.
Spero di non aver fatto macroscopici errori di interpretazione. Nel caso chiedo perdono.
In ogni caso mi sembra che in generale - per quello che ho letto in giro - pare che sia il cantante più famoso nel suo paese che è in gara, quello con fans molto numerosi e presenti e che ha venduto di più.
Sono comunque contenta di sentir parlare di Marco anche in altre lingue con interesse. Noi non stiamo dedicando neanche una riga a questa manifestazione.
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Un piccolo augurio a Marco per l'ESC.
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Ma questo chi è???
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
ma che tono, che posaArzach ha scritto:Ma questo chi è???
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
rosa60 ha scritto:ma che tono, che posaArzach ha scritto:Ma questo chi è???
Oddio ma che vò?
Marcooooooooooooooooooo fuje sempe!
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Iaia ha scritto:rosa60 ha scritto:ma che tono, che posaArzach ha scritto:Ma questo chi è???
Oddio ma che vò?
Marcooooooooooooooooooo fuje sempe!
ho letto che è Steven Sterling cantante sudafricano che fa parte di OGAE Resto del Mondo....
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
Vabbe ' con le scritte minuscole del mio tablet avevo letto Steven Spielberg e gia ' stavo vedendo Marco protagonista di un film di fantascienza....
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Re: ESC 2013 - Eurovision Song Contest
L’Italia, l’ESC, il mercato musicale: colloquio con Alessandro Ragni
A pochi giorni dal via dell’avventura italiana all’Eurovision 2013 l’occasione è buona per fare due chiacchiere con Alessandro Ragni, il discografico che è una sorta di fil rouge fra le tre ultime partecipazioni azzurre e che quest’anno è nella delegazione in veste di consulente Rai. E il discorso con lui spazia anche al di fuori dell’ESC, toccando il rapporto fra mercato musicale ed internazionale.
Il suo cammino eurovisivo è cominciato con la Sugar, poi con la Universal, se non andiamo errati sempre come discografico. Come è nato il tuo coinvolgimento e poi che idea si è fatto dello show vedendolo dal vivo, a livello musicale e di spettacolo.
E’ corretto, il mio primo contatto con Eurovision è avvenuto da discografico. Tutto è’ accaduto a Sanremo 2011 quando la Rai ci ha chiesto se volevamo portare Gualazzi e in poche ore abbiamo deciso di accettare. Il fatto che si svolgesse a Dusseldorf è stato senza dubbio un elemento importante dato che avevamo già iniziato a costruire il profilo di Raphael sia in Francia che in Germania. Avevamo capito che sarebbe stata una grande possibilità di allargare la visibilità dell’artista. Quando siamo arrivati a Dusseldorf è stato come essere lanciati in un frullatore, una specie di Sanremo all’ennesima potenza. Devo dire che dopo l’iniziale sorpresa ci siamo divertiti molto e l’interazione con gli altri artisti e’ stato sicuramente un elemento stimolante. Musicalmente credo che in questi anni si sia creato troppo un genere Eurovision. Se mi viene in mente un paragone e’ quello coi Sanremo di qualche anno fa: c’erano troppi artisti che appartenevano più al target televisivo dello show che alla reale scena artistica della discografia e dei media ad essa collegati. Nonostante gli alti numeri di audience se l’Eurovision vorrà essere il vero festival della musica europea dovrà alzare la qualità artistica delle proposte pur nel rispetto delle diversità che rendono unico l’evento.
Come è nata la sua collaborazione con la Rai?
La collaborazione con la Rai e’ venuta di conseguenza. Nei due anni precedenti si è creato un bellissimo rapporto con il team di Relazioni Internazionali ed Istituzionali. Quest’anno mi hanno chiesto di far parte della squadra ed ho accettato con grande piacere.
Nel 2011 la Sugar ha sfruttato molto bene l’esperienza eurovisiva, e il singolo è andato molto bene all’estero. Cosa non ha funzionato l’anno scorso nella promozione all’estero del brano (Nina Zilli disse a noi che era un pò un test per capire se ci fosse la possibilità di esportare il brano). Perchè all’estero (a livello di vendite) quel sound più europeo non ha funzionato allo stesso modo?
Il risultato di top 10 è stato di tutto rispetto e nella settimana successiva il brano era in classifica su Itunes in moltissimi paesi. La musica non é una scienza esatta ma credo che il fatto che nei mesi successivi Nina fosse molto impegnata in Italia (il suo calendario era già pieno quando le è stato chiesto di partecipare) non abbia aiutato a cavalcare l’onda positiva che si era creata attorno a lei. Succede. Lavorare all’estero è una gara di resistenza, richiede molto tempo e molta dedizione ai singoli mercati.
Nei primi due anni è stato molto difficile trovare case discografiche disposte ad investire sulla rassegna. Perchè secondo te in Italia non si riesce ancora a fare breccia con questa rassegna fra le etichette? Colpa dell’italocentrismo musicale che abbiamo?
Non credo che sia questione di italocentrismo. Semplicemente reintrodurre un format che è stato assente per molti anni richiede tempo. In più come dicevo poc’anzi, l’Eurovision si porta appresso una sorta di reputazione “non qualitativa” e poi la crisi del settore ha fatto si che si investa sempre meno sul lavoro all’estero . La percezione sta lentamente cambiando però. E’ un palco da quasi 100 milioni di spettatori. Se hai un progetto valido da comunicare é una occasione straordinaria per farti conoscere e fare in una settimana quello che richiederebbe mesi. Proprio come Sanremo. E’ uno strumento, se lo usi bene ti da una popolarità immediata che difficilmente potresti ottenere.
Allargando il discorso all’esterno dell’Eurovision: l’Italia fatica ad esportare le nostre produzioni musicali all’estero, fatta eccezione per pochi grandi big, mentre invece all’estero i prodotti vengono esportati più facilmente. Come mai secondo lei? Perchè quando all’estero si parla di musica italiana, il pensiero corre sempre agli anni 60 oppure ai nostri evergreen e difficilmente qualcuno cita le produzioni contemporanee?
Si fa fatica per molti motivi, difficili da condensare in poche righe. Costruire una carriera all’estero richiede molti investimenti e molto tempo. Negli anni 50 e 60 il mercato lo guidavano gli editori , e di conseguenza la centralità era la canzone, il supporto era un mezzo per far viaggiare le canzoni, si facevano più cover e l’artista spesso arrivava già con una storia alle spalle grazie ad altri artisti locali che avevano aiutato a far conoscere la sua musica, questo oggi si è un pò perso. Le major hanno sempre meno personale e risorse per intraprendere un percorso del genere. In più esiste una burocrazia “meritocratica” che impone di aver raggiunto certi livelli nel proprio paese prima che l’ufficio centrale di una major consideri un artista proponibile alle altre affiliate. Poi ci vuole la dedizione dell’artista a mettersi in gioco e ripartire da capo. Il nostro bacino di utenza interno è sempre più piccolo e i numeri che generiamo sono esigui rispetto ad altri mercati. Quando sei in ufficio di una major e lavori i prodotti che ti arrivano dall’estero c’e’ un sistema di priorità : prima le global priorities, poi comunque viene il repertorio anglo-americano, poi quello latino che sa spesso generare numeri importanti perché lo spagnolo e’ la seconda lingua al mondo. Poi il resto. La Francia ha un vantaggio su di noi, un mercato che ancora genera numeri alti e un governo che aiuta finanziariamente le case discografiche ad esportare musica. Qui Lo stato non aiuta anzi spesso vessa il mercato della cultura e i nostri istituti italiani di cultura hanno pochissime risorse. Paradossalmente è più semplice nel mercato indie o di genere (jazz, metal etc). Per costruire un artista pop ci vogliono molte risorse, come dicevo è una gara di resistenza che i tempi di crisi non aiutano.
Discorso inverso: in Europa molti brani eurovisivi sono entrati in classifica, non ultimo quello della vincitrice che ha conquistato la vetta in 18 paesi e 10 dischi di platino. Perchè in Italia questo tipo di produzioni che funzionano in tutta Europa (e in genere molti altri brani europei, al di là della manifestazione, che vanno bene dovunque) non fanno breccia (posizione massima della vincitrice da noi, numero 54)?
Vale lo stesso discorso. Se a livello locale nessuno lavora quegli artisti, succede poco o niente e le cose si spengono rapidamente. Sicuramente deve migliorare la percezione dell’evento in Italia per far si che possa generare spontaneamente buoni risultati. Però non è solo questione di gusto, conta anche il lavoro che c’è dietro.
Tornando all’Eurovision: da tempo molti sostenevano che Mengoni potesse essere il candidato giusto e adesso è stato scelto. Come si è arrivati a lui?
Diciamo che ci é sembrato anche a noi l’artista giusto. Grande voce, ottima presenza sul palco, molto italiano ma con una forte vocazione internazionale. Nella rosa di nomi che avevamo in mente era al primo posto. Non possiamo che essere grati a lui, al suo management e alla Sony di aver accolto con entusiasmo il nostro invito.
Quanto tempo ci vorrà secondo lei perchè l’Eurovision cominci a far breccia sui nostri teleschermi e non sia più un evento di nicchia e perchè l’Italia possa provare a giocare “per vincere” (scrollandosi di dosso le leggende metropolitane che l’evento è un salasso a perdere, smontate dalle esperienze recenti degli ultimi paesi ospitanti)?
Già dall’anno scorso non siamo più un evento di nicchia anche se i margini di crescita sono ancora ampi. Me ne accorgo per strada, due anni fa se parlavo di Eurovision la gente sgranava gli occhi oggi mi risponde fa commenti, mi cita alcuni artisti, si ricorda le performance più bizzarre. Vale come per certi sport minori, gli italiani si appassionano quando si vince. Che sia arrivata l’ora?
http://www.eurofestival.ws/2013/04/30/litalia-lesc-il-mercato-musicale-colloquio-con-alessandro-ragni/
A pochi giorni dal via dell’avventura italiana all’Eurovision 2013 l’occasione è buona per fare due chiacchiere con Alessandro Ragni, il discografico che è una sorta di fil rouge fra le tre ultime partecipazioni azzurre e che quest’anno è nella delegazione in veste di consulente Rai. E il discorso con lui spazia anche al di fuori dell’ESC, toccando il rapporto fra mercato musicale ed internazionale.
Il suo cammino eurovisivo è cominciato con la Sugar, poi con la Universal, se non andiamo errati sempre come discografico. Come è nato il tuo coinvolgimento e poi che idea si è fatto dello show vedendolo dal vivo, a livello musicale e di spettacolo.
E’ corretto, il mio primo contatto con Eurovision è avvenuto da discografico. Tutto è’ accaduto a Sanremo 2011 quando la Rai ci ha chiesto se volevamo portare Gualazzi e in poche ore abbiamo deciso di accettare. Il fatto che si svolgesse a Dusseldorf è stato senza dubbio un elemento importante dato che avevamo già iniziato a costruire il profilo di Raphael sia in Francia che in Germania. Avevamo capito che sarebbe stata una grande possibilità di allargare la visibilità dell’artista. Quando siamo arrivati a Dusseldorf è stato come essere lanciati in un frullatore, una specie di Sanremo all’ennesima potenza. Devo dire che dopo l’iniziale sorpresa ci siamo divertiti molto e l’interazione con gli altri artisti e’ stato sicuramente un elemento stimolante. Musicalmente credo che in questi anni si sia creato troppo un genere Eurovision. Se mi viene in mente un paragone e’ quello coi Sanremo di qualche anno fa: c’erano troppi artisti che appartenevano più al target televisivo dello show che alla reale scena artistica della discografia e dei media ad essa collegati. Nonostante gli alti numeri di audience se l’Eurovision vorrà essere il vero festival della musica europea dovrà alzare la qualità artistica delle proposte pur nel rispetto delle diversità che rendono unico l’evento.
Come è nata la sua collaborazione con la Rai?
La collaborazione con la Rai e’ venuta di conseguenza. Nei due anni precedenti si è creato un bellissimo rapporto con il team di Relazioni Internazionali ed Istituzionali. Quest’anno mi hanno chiesto di far parte della squadra ed ho accettato con grande piacere.
Nel 2011 la Sugar ha sfruttato molto bene l’esperienza eurovisiva, e il singolo è andato molto bene all’estero. Cosa non ha funzionato l’anno scorso nella promozione all’estero del brano (Nina Zilli disse a noi che era un pò un test per capire se ci fosse la possibilità di esportare il brano). Perchè all’estero (a livello di vendite) quel sound più europeo non ha funzionato allo stesso modo?
Il risultato di top 10 è stato di tutto rispetto e nella settimana successiva il brano era in classifica su Itunes in moltissimi paesi. La musica non é una scienza esatta ma credo che il fatto che nei mesi successivi Nina fosse molto impegnata in Italia (il suo calendario era già pieno quando le è stato chiesto di partecipare) non abbia aiutato a cavalcare l’onda positiva che si era creata attorno a lei. Succede. Lavorare all’estero è una gara di resistenza, richiede molto tempo e molta dedizione ai singoli mercati.
Nei primi due anni è stato molto difficile trovare case discografiche disposte ad investire sulla rassegna. Perchè secondo te in Italia non si riesce ancora a fare breccia con questa rassegna fra le etichette? Colpa dell’italocentrismo musicale che abbiamo?
Non credo che sia questione di italocentrismo. Semplicemente reintrodurre un format che è stato assente per molti anni richiede tempo. In più come dicevo poc’anzi, l’Eurovision si porta appresso una sorta di reputazione “non qualitativa” e poi la crisi del settore ha fatto si che si investa sempre meno sul lavoro all’estero . La percezione sta lentamente cambiando però. E’ un palco da quasi 100 milioni di spettatori. Se hai un progetto valido da comunicare é una occasione straordinaria per farti conoscere e fare in una settimana quello che richiederebbe mesi. Proprio come Sanremo. E’ uno strumento, se lo usi bene ti da una popolarità immediata che difficilmente potresti ottenere.
Allargando il discorso all’esterno dell’Eurovision: l’Italia fatica ad esportare le nostre produzioni musicali all’estero, fatta eccezione per pochi grandi big, mentre invece all’estero i prodotti vengono esportati più facilmente. Come mai secondo lei? Perchè quando all’estero si parla di musica italiana, il pensiero corre sempre agli anni 60 oppure ai nostri evergreen e difficilmente qualcuno cita le produzioni contemporanee?
Si fa fatica per molti motivi, difficili da condensare in poche righe. Costruire una carriera all’estero richiede molti investimenti e molto tempo. Negli anni 50 e 60 il mercato lo guidavano gli editori , e di conseguenza la centralità era la canzone, il supporto era un mezzo per far viaggiare le canzoni, si facevano più cover e l’artista spesso arrivava già con una storia alle spalle grazie ad altri artisti locali che avevano aiutato a far conoscere la sua musica, questo oggi si è un pò perso. Le major hanno sempre meno personale e risorse per intraprendere un percorso del genere. In più esiste una burocrazia “meritocratica” che impone di aver raggiunto certi livelli nel proprio paese prima che l’ufficio centrale di una major consideri un artista proponibile alle altre affiliate. Poi ci vuole la dedizione dell’artista a mettersi in gioco e ripartire da capo. Il nostro bacino di utenza interno è sempre più piccolo e i numeri che generiamo sono esigui rispetto ad altri mercati. Quando sei in ufficio di una major e lavori i prodotti che ti arrivano dall’estero c’e’ un sistema di priorità : prima le global priorities, poi comunque viene il repertorio anglo-americano, poi quello latino che sa spesso generare numeri importanti perché lo spagnolo e’ la seconda lingua al mondo. Poi il resto. La Francia ha un vantaggio su di noi, un mercato che ancora genera numeri alti e un governo che aiuta finanziariamente le case discografiche ad esportare musica. Qui Lo stato non aiuta anzi spesso vessa il mercato della cultura e i nostri istituti italiani di cultura hanno pochissime risorse. Paradossalmente è più semplice nel mercato indie o di genere (jazz, metal etc). Per costruire un artista pop ci vogliono molte risorse, come dicevo è una gara di resistenza che i tempi di crisi non aiutano.
Discorso inverso: in Europa molti brani eurovisivi sono entrati in classifica, non ultimo quello della vincitrice che ha conquistato la vetta in 18 paesi e 10 dischi di platino. Perchè in Italia questo tipo di produzioni che funzionano in tutta Europa (e in genere molti altri brani europei, al di là della manifestazione, che vanno bene dovunque) non fanno breccia (posizione massima della vincitrice da noi, numero 54)?
Vale lo stesso discorso. Se a livello locale nessuno lavora quegli artisti, succede poco o niente e le cose si spengono rapidamente. Sicuramente deve migliorare la percezione dell’evento in Italia per far si che possa generare spontaneamente buoni risultati. Però non è solo questione di gusto, conta anche il lavoro che c’è dietro.
Tornando all’Eurovision: da tempo molti sostenevano che Mengoni potesse essere il candidato giusto e adesso è stato scelto. Come si è arrivati a lui?
Diciamo che ci é sembrato anche a noi l’artista giusto. Grande voce, ottima presenza sul palco, molto italiano ma con una forte vocazione internazionale. Nella rosa di nomi che avevamo in mente era al primo posto. Non possiamo che essere grati a lui, al suo management e alla Sony di aver accolto con entusiasmo il nostro invito.
Quanto tempo ci vorrà secondo lei perchè l’Eurovision cominci a far breccia sui nostri teleschermi e non sia più un evento di nicchia e perchè l’Italia possa provare a giocare “per vincere” (scrollandosi di dosso le leggende metropolitane che l’evento è un salasso a perdere, smontate dalle esperienze recenti degli ultimi paesi ospitanti)?
Già dall’anno scorso non siamo più un evento di nicchia anche se i margini di crescita sono ancora ampi. Me ne accorgo per strada, due anni fa se parlavo di Eurovision la gente sgranava gli occhi oggi mi risponde fa commenti, mi cita alcuni artisti, si ricorda le performance più bizzarre. Vale come per certi sport minori, gli italiani si appassionano quando si vince. Che sia arrivata l’ora?
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