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Re: [MM] Articoli, interviste...
mafalda ha scritto:Le 10 canzoni pop più belle ( finora) del 2015 :
Esseri umani è in seconda posizione
http://www.panorama.it/musica/10-canzoni-pop-italiane-belle-2015-finora/#gallery-0=slide-2
Arianna- mengonella
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Re: [MM] Articoli, interviste...
mafalda ha scritto:Le 10 canzoni pop più belle ( finora) del 2015 :
Esseri umani è in seconda posizione
http://www.panorama.it/musica/10-canzoni-pop-italiane-belle-2015-finora/#gallery-0=slide-2
sailor moon- Messaggi : 718
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Re: [MM] Articoli, interviste...
Deve aver fatto l'abbonamento a Sorrisi e Canzoni...
lilli3- Messaggi : 2520
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Re: [MM] Articoli, interviste...
@ lilli ....non dirmi che è sulla rivista di questa settimana
p.s. ........
p.s. ........
veronica- mengonella
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Re: [MM] Articoli, interviste...
http://www.rockol.it/news-642830/zucchero-fornaciari-marco-mengoni-edizioni-musicali-universal-bmg
la riporto ma non so cosa sia la universal-bmg
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mafalda- Messaggi : 8513
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Re: [MM] Articoli, interviste...
Repubblica del 04/4/2015
nerina- mengonella
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Re: [MM] Articoli, interviste...
Anche La Nazione di oggi
Il vescovo pop che canta a messa«Così racconto Gesù ai giovani»
Monsignor Staglianò intona Mengoni e Noemi: «Il Vangelo non basta»
Il vescovo pop che canta a messa«Così racconto Gesù ai giovani»
Monsignor Staglianò intona Mengoni e Noemi: «Il Vangelo non basta»
Giovanni Panettiere ROMA «CHI canta prega due volte», insegnava Sant'Agostino. E «magari riesce a farsi comprendere meglio nelle sue omelie», aggiunge monsignor Antonio Staglianò, schiarendosi la voce sanremese'. In queste ore è lui l'idolo del web, il cinquantacinqueenne vescovo di Noto, teologo di rango, dal sangue calabrese trapiantato oltre lo Stretto. Tutta colpa' di un video in cui lo si vede intonare tre brani di due stelle del pop, Noemi e Mengoni, nel bel mezzo dell'omelia per i cresimandi di Scicli, nel Siracusano. Eccellenza, complimenti per la voce, tra lei e suor Cristina è proprio una bella sfida... «Grazie, grazie, ma adesso non dite che faccio le omelie cantando. Il mio non è e non sarà mai uno show. Quelli immortalati dal video sono solo quattro dei ventotto minuti della predica». Quanto basta comunque per strappare l'attenzione dei ragazzi, non trova? «Un anno fa, in occasione della Giornata diocesana della gioventù, ho parlato dell'amore, quello vero, illuminato dalla luce di Gesù. L'ho fatto cantando e spiegando brani di Arisa, Vecchioni, Nek, Noemi e Mengoni. In questo modo sono riuscito a spingere i ragazzi a compiere un discernimento critico che forse, parlando normalmente, non sarei stato in grado di suscitare. Ti amo', amore', oggi le parole si sprecano, ma rischiano di diventare vuote, se non andiamo al cuore che riempe la parola amore' del suo contenuto umano. Bisogna tornare all'essenziale». Ancora Mengoni... Lei ormai fa solo citazioni pop. «Le citazioni nelle omelie le ho sempre fatte. Whitman, Dante... ma non vedo perché, se mi trovo davanti a dei giovani, non posso citare delle canzonette che mi permettono di essere capito meglio. Sono convinto che il vescovo debba utilizzare il registro comunicativo migliore per farsi comprendere da chi l'ascolta. Il problema non è l'omelia lunga o corta, ma la passione che uno ci mette e il linguaggio che usa. E allora ben vengano le canzonette». Il Vangelo nudo e crudo non basta più? «Quello non è mai bastato, anzi non è mai esistito. Il Gesù reale, che s'incontra nella Bibbia, altro non è che quanto la comunità cristiana delle orgini ha trasmesso della propria fede. L'umano dell'uomo è già dentro al Vangelo. Per questo, se io intercetto in un ateo o in un anticristiano un testo nel quale viene a galla la profondità dell'uomo, per me quelle parole saranno già Vangelo. Da cantare, perché no, anche in un'omelia». Certo che il nuovo corso estroverso', avviato da Papa Francesco, l'aiuta. «Non so se questo mio stile possa piacergli. Forse a qualcuno di chi gli sta vicino potrebbe non andare troppo a genio... Ma i ragazzi della Cresima lo apprezzano e io andrò avanti, almeno fin quando non mi diranno di smettere».
mafalda- Messaggi : 8513
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Re: [MM] Articoli, interviste...
http://www.vanityfair.it/show/tv/15/04/17/e-poi-c-e-cattelan-intervista-marco-mengoni
Anche qui ci si lamenta ... come al solito ...intenso ma troppo breve
Mengoni, affabile come sempre, sta al gioco portandosi a casa un'acclamata standing ovation. È un peccato, però, che gli autori non abbiano prolungato il suo intervento con qualcos'altro, come il gioco dell'Indovina Chi riservato, invece, a Geppi Cucciari. Un'occasione che poteva senz'altro essere giocata meglio, ma che ha avuto il merito di riportare alla luce l'ironia lantente del «Guerriero».
Anche qui ci si lamenta ... come al solito ...intenso ma troppo breve
Mengoni, affabile come sempre, sta al gioco portandosi a casa un'acclamata standing ovation. È un peccato, però, che gli autori non abbiano prolungato il suo intervento con qualcos'altro, come il gioco dell'Indovina Chi riservato, invece, a Geppi Cucciari. Un'occasione che poteva senz'altro essere giocata meglio, ma che ha avuto il merito di riportare alla luce l'ironia lantente del «Guerriero».
mafalda- Messaggi : 8513
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Re: [MM] Articoli, interviste...
Grazie alle A.M.A.
Kaiser- Messaggi : 11889
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Re: [MM] Articoli, interviste...
Vivimilano di oggi (Supplemento del Corriere della Sera)
Copertina e articolo di Laffranchi
Copertina e articolo di Laffranchi
Kaiser- Messaggi : 11889
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Re: [MM] Articoli, interviste...
http://www.panorama.it/musica/mengoni-live-2015-le-emozioni-del-concerto/
Mengoni Live 2015: le emozioni del concerto
5 maggio 2015, cronaca della data zero. Questo è il nuovo tour di Marco
Non è facile fare un concerto nei palazzetti, non è solo una questione di "numero di posti", non è facile per motivi tecnici, per motivi economici, anche per motivi di aspettative che si scontrano con la realtà.
Entrare in posti grandi è sempre una scommessa. Nel suo caso, era una scommessa doppia. Perché in quei palazzetti c'era già entrato, ma non ci era più tornato e oggi è di nuovo lì in un PalaBam gremito e con addosso una luce nuova.
Marco Mengoni in strutture così grandi aveva suonato quasi una vita musicale fa. Vi ricordate il "Solo Tour 2.0" del 2011? Quello era uno spettacolo non paragonabile a quello che abbiamo visto il 5 maggio 2015 a Mantova, sotto ogni aspetto.
Abbiamo visto un palco elegante, molto semplice ma solo all'apparenza. Ha un impatto da "grande teatro", con soluzioni magari poco vistose, ma originali per il potere dei suoi contenuti. Ha puntato sulla band, introducendo alla classica formazione basso/chitarre/percussioni/piano, tre fiati (piuttosto goffi nel ballo, ma molto bravi).
Nonostante una partenza bizzarra, a freddo, con "Guerriero", quel volo speciale senza spiegare le procedure di sicurezza ha preso quota, diventando nella seconda parte il concerto che ci aspettavamo da Marco in questo momento della sua carriera.
In due ore di spettacolo e 22 canzoni ha portato ogni gusto. Dai brani fedelissimi alla versione originale fino a quelli stravolti come "Dove si vola", il brano rigettato per tanti anni dopo la vittoria a X factor e riportato in vita in una veste nuove, quasi irriconoscibile.
Senso di identità e evoluzione si mescolano senza un filo logico, senza gli schemi tipici dei concerti pop che siamo abituati a vedere. L'unico schema, è la crescita esponenziale della sua energia, della sua voce e della sua emozione. Alla cima bisogna arrivarci senza fretta, lui ce lo insegna, ma ci aspettiamo che quell'apice arrivi un po' prima, senza farsi troppo desiderare. Ma è valsa la pena aspettare.
Mengoni, lo vedrete anche voi nelle prossime date, non è mai stato così "libero". Lo si sente già nel tono della sua voce quando parla, nel suo modo di ballare sul palco, nei messaggi che anticipano l'arrivo di "Esseri umani" in cui spiega le idee in cui crede, facendo riferimento anche a tragiche vicende dove l'uomo è stato calpestato per la sua diversità.
C'era l'app per interagire con il concerto (l'ho usata, è molto divertente ma per avere l'impatto giusto devono usarla quasi tutti e a non tutti funziona), la presenza di luci "transformer" che che credo di non aver mai visto prima d'ora, il grande schermo in formato 16:9 sullo sfondo e non piatto che creava con le grafiche un'esperienza che ricordava il 3D.
Una bambina, non avrà avuto molto più di 10 anni, ha stretto il polso della sua amica per tutto il concerto. I vetri dei suoi occhiali brillavano per il riflesso delle luci, ma molto di più brillavano i suoi occhi. Forse era il primo grande evento musicale della sua vita.
Si è alzata in piedi, come tutti, quando Marco ha cantato "l'Essenziale", il brano che più di tutti i suoi pezzi è entrato nelle nostre vite diventando un grande classico. Mentre Marco in ginocchio si godeva lo spettacolo di migliaia di persone cantare la sua canzone, quella bambina si è tolta il cardigan e ha mostrato la sua maglietta con su scritto "Happiness", felicità.
È quella la missione delle "Parole in circolo" anche in questo tour. Sì cantare a squarciagola (fatto), sì scatenarsi sui brani più ballabili (fatto in "Io ti aspetto" e "I got the fear" eccezionali dal vivo), ma la vera missione di Marco è che ognuno di noi porti qualcosa che rimanga addosso nelle vite degli altri per sempre.
Non un gadget, non una maglietta, ma il peso rivoluzionario delle parole. Quelle che usiamo, quelle che ascoltiamo, quelle che ci cambiano la vita e ci rendono persone felici, come quella bambina che stava spezzando il polso alla sua amica dall'emozione e qualche ora prima ha deciso di portare la sua parola in circolo, tirandola fuori da un armadio.
Siamo tutti alla ricerca di una capacità, che Marco dice durante il concerto di aver perso da grande, quella di godersi la bellezza di ogni singolo istante. Quando si è adulti non si torna più indietro e iniziano le preoccupazioni, le responsabilità, i lutti, i trofei da collezionare che non sono mai abbastanza per renderci persone felici, sempre. Non è facile ma almeno ci si prova a vivere come quella bimba con la scritta "Happiness". O almeno ci ho provato io ieri sera.
A. Alicandri
Mengoni Live 2015: le emozioni del concerto
5 maggio 2015, cronaca della data zero. Questo è il nuovo tour di Marco
Non è facile fare un concerto nei palazzetti, non è solo una questione di "numero di posti", non è facile per motivi tecnici, per motivi economici, anche per motivi di aspettative che si scontrano con la realtà.
Entrare in posti grandi è sempre una scommessa. Nel suo caso, era una scommessa doppia. Perché in quei palazzetti c'era già entrato, ma non ci era più tornato e oggi è di nuovo lì in un PalaBam gremito e con addosso una luce nuova.
Marco Mengoni in strutture così grandi aveva suonato quasi una vita musicale fa. Vi ricordate il "Solo Tour 2.0" del 2011? Quello era uno spettacolo non paragonabile a quello che abbiamo visto il 5 maggio 2015 a Mantova, sotto ogni aspetto.
Abbiamo visto un palco elegante, molto semplice ma solo all'apparenza. Ha un impatto da "grande teatro", con soluzioni magari poco vistose, ma originali per il potere dei suoi contenuti. Ha puntato sulla band, introducendo alla classica formazione basso/chitarre/percussioni/piano, tre fiati (piuttosto goffi nel ballo, ma molto bravi).
Nonostante una partenza bizzarra, a freddo, con "Guerriero", quel volo speciale senza spiegare le procedure di sicurezza ha preso quota, diventando nella seconda parte il concerto che ci aspettavamo da Marco in questo momento della sua carriera.
In due ore di spettacolo e 22 canzoni ha portato ogni gusto. Dai brani fedelissimi alla versione originale fino a quelli stravolti come "Dove si vola", il brano rigettato per tanti anni dopo la vittoria a X factor e riportato in vita in una veste nuove, quasi irriconoscibile.
Senso di identità e evoluzione si mescolano senza un filo logico, senza gli schemi tipici dei concerti pop che siamo abituati a vedere. L'unico schema, è la crescita esponenziale della sua energia, della sua voce e della sua emozione. Alla cima bisogna arrivarci senza fretta, lui ce lo insegna, ma ci aspettiamo che quell'apice arrivi un po' prima, senza farsi troppo desiderare. Ma è valsa la pena aspettare.
Mengoni, lo vedrete anche voi nelle prossime date, non è mai stato così "libero". Lo si sente già nel tono della sua voce quando parla, nel suo modo di ballare sul palco, nei messaggi che anticipano l'arrivo di "Esseri umani" in cui spiega le idee in cui crede, facendo riferimento anche a tragiche vicende dove l'uomo è stato calpestato per la sua diversità.
C'era l'app per interagire con il concerto (l'ho usata, è molto divertente ma per avere l'impatto giusto devono usarla quasi tutti e a non tutti funziona), la presenza di luci "transformer" che che credo di non aver mai visto prima d'ora, il grande schermo in formato 16:9 sullo sfondo e non piatto che creava con le grafiche un'esperienza che ricordava il 3D.
Una bambina, non avrà avuto molto più di 10 anni, ha stretto il polso della sua amica per tutto il concerto. I vetri dei suoi occhiali brillavano per il riflesso delle luci, ma molto di più brillavano i suoi occhi. Forse era il primo grande evento musicale della sua vita.
Si è alzata in piedi, come tutti, quando Marco ha cantato "l'Essenziale", il brano che più di tutti i suoi pezzi è entrato nelle nostre vite diventando un grande classico. Mentre Marco in ginocchio si godeva lo spettacolo di migliaia di persone cantare la sua canzone, quella bambina si è tolta il cardigan e ha mostrato la sua maglietta con su scritto "Happiness", felicità.
È quella la missione delle "Parole in circolo" anche in questo tour. Sì cantare a squarciagola (fatto), sì scatenarsi sui brani più ballabili (fatto in "Io ti aspetto" e "I got the fear" eccezionali dal vivo), ma la vera missione di Marco è che ognuno di noi porti qualcosa che rimanga addosso nelle vite degli altri per sempre.
Non un gadget, non una maglietta, ma il peso rivoluzionario delle parole. Quelle che usiamo, quelle che ascoltiamo, quelle che ci cambiano la vita e ci rendono persone felici, come quella bambina che stava spezzando il polso alla sua amica dall'emozione e qualche ora prima ha deciso di portare la sua parola in circolo, tirandola fuori da un armadio.
Siamo tutti alla ricerca di una capacità, che Marco dice durante il concerto di aver perso da grande, quella di godersi la bellezza di ogni singolo istante. Quando si è adulti non si torna più indietro e iniziano le preoccupazioni, le responsabilità, i lutti, i trofei da collezionare che non sono mai abbastanza per renderci persone felici, sempre. Non è facile ma almeno ci si prova a vivere come quella bimba con la scritta "Happiness". O almeno ci ho provato io ieri sera.
A. Alicandri
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http://www.vanityfair.it/show/musica/15/05/06/marco-mengoni-tour-mengonilive2015-concerto-scaletta-date
Marco Mengoni, la data zero del MengoniLive2015: «Questo è solo l’inizio»
È partito da Mantova il MengoniLive2015, il tour che porterà il cantante in Italia per nove date nei palazzetti. Con una scaletta in cui c’è tutto (anche chicche), tante lacrime (sue) e la voglia di essere perfetto («perché sono rompiballe»). Noi c'eravamo
Mantova si riempie di Parole in Circolo nella data zero del nuovo tour di Marco Mengoni che torna nei palazzetti dopo tre anni e ritrova il suo esercito, pronto a cantare con lui. Un grande palco, con un megaschermo di 140 metri quadrati (che ha disegnato lui) su cui scorrono grafiche, immagini, video e tante parole. I suoi musicisti che portano in scena nuovi arrangiamenti a volte con richiami agli anni '80 e a un sound molto americano.
Una scaletta in cui c’è tutto: le canzoni del nuovo album e i pezzi più amati di questi sei anni di carriera. Con chicche musicali che fanno subito vedere quanto il cantante abbia una continua voglia di sperimentare e mettersi in gioco. I virtuosismi vocali degli inizi spuntano nei brani più vecchi, nel resto c’è tanta pulizia. Con quella ricerca di perfezione che, chi lo segue, sa quanto sia quasi maniacale. «Sono un capricorno rompiballe. Osservo e controllo tutto, questa sera sono salito sul palco e ci ho messo un po’ a trovarmi a mio agio. È come quando rientri a casa di amici che non vedevi da un po’». Ma come erano contenti di rivederlo, questi amici.
«Stasera era una vera data zero. Ora devo rivedere e correggere ogni singolo frame. La scaletta mi piace, ma ci sono tanti dettagli che voglio sistemare», ci dice alla fine del concerto. È sorridente e soddisfatto, ma anche conscio di avere un carattere che non lo porterà mai a smettere di cercare di fare di meglio. Provando anche lasciarsi andare un po’ di più: «Avevo molta paura di tornare nei palazzetti. È un mondo diverso dai teatri dove c’è ovviamente più intimità e senti anche il respiro dei tuoi musicisti. Qua è tutto più lontano ed è più difficile concentrarsi e entrare nello spettacolo. La prima data serve anche a questo. Ma il bilancio è sicuramente positivo. Ho visto tante persone che si divertivano e questa è la cosa per me più importante. A prescindere da tutto». Sì, chi era lì ha sicuramente apprezzato. Dalla forza di Guerriero in apertura, a L’essenziale cantata quasi interamente dalle voci sugli spalti, in chiusura: «Quando canto tengo a zero il ritorno del pubblico nei miei auricolari. Ma è iniziata la canzone e si sentivano solo le loro voci. Ho pensato, stanno già cantando, non serve che lo faccia io. È stato bellissimo». È stato emozionante.
Tutto il concerto è pieno di emozioni. Dalle parole registrate con cui Marco introduce alcuni pezzi e racconta della sua infanzia e i giochi più amati, dalle parole di quello in cui crede, toccando i temi più importanti per lui, prima di Esseri Umani (decisamente il momento più bello del concerto), fino alle lacrime della fine, quando si emoziona guardando il suo pubblico. Ebbene sì, lacrime.
Fidatevi: sarà bellissimo anche per chi andrà a vedere le prossime date. Lui è concentrato sull’ora, su questo tour che finirà a fine maggio e lascerà spazio di nuovo alla scrittura e registrazione della seconda parte del progetto musicale partito con Parole in Circolo e che probabilmente arriverà entro la fine del 2015. Ma serve davvero parlarne ora? Ora c’è spazio solo per la musica live (nella gallery in alto i prossimi appuntamenti). In bocca al lupo, quindi, Marco. E stai tranquillo, che sei bravo lo sappiamo, non serve dimostrarlo più a nessuno.
Marco Mengoni, la data zero del MengoniLive2015: «Questo è solo l’inizio»
È partito da Mantova il MengoniLive2015, il tour che porterà il cantante in Italia per nove date nei palazzetti. Con una scaletta in cui c’è tutto (anche chicche), tante lacrime (sue) e la voglia di essere perfetto («perché sono rompiballe»). Noi c'eravamo
Mantova si riempie di Parole in Circolo nella data zero del nuovo tour di Marco Mengoni che torna nei palazzetti dopo tre anni e ritrova il suo esercito, pronto a cantare con lui. Un grande palco, con un megaschermo di 140 metri quadrati (che ha disegnato lui) su cui scorrono grafiche, immagini, video e tante parole. I suoi musicisti che portano in scena nuovi arrangiamenti a volte con richiami agli anni '80 e a un sound molto americano.
Una scaletta in cui c’è tutto: le canzoni del nuovo album e i pezzi più amati di questi sei anni di carriera. Con chicche musicali che fanno subito vedere quanto il cantante abbia una continua voglia di sperimentare e mettersi in gioco. I virtuosismi vocali degli inizi spuntano nei brani più vecchi, nel resto c’è tanta pulizia. Con quella ricerca di perfezione che, chi lo segue, sa quanto sia quasi maniacale. «Sono un capricorno rompiballe. Osservo e controllo tutto, questa sera sono salito sul palco e ci ho messo un po’ a trovarmi a mio agio. È come quando rientri a casa di amici che non vedevi da un po’». Ma come erano contenti di rivederlo, questi amici.
«Stasera era una vera data zero. Ora devo rivedere e correggere ogni singolo frame. La scaletta mi piace, ma ci sono tanti dettagli che voglio sistemare», ci dice alla fine del concerto. È sorridente e soddisfatto, ma anche conscio di avere un carattere che non lo porterà mai a smettere di cercare di fare di meglio. Provando anche lasciarsi andare un po’ di più: «Avevo molta paura di tornare nei palazzetti. È un mondo diverso dai teatri dove c’è ovviamente più intimità e senti anche il respiro dei tuoi musicisti. Qua è tutto più lontano ed è più difficile concentrarsi e entrare nello spettacolo. La prima data serve anche a questo. Ma il bilancio è sicuramente positivo. Ho visto tante persone che si divertivano e questa è la cosa per me più importante. A prescindere da tutto». Sì, chi era lì ha sicuramente apprezzato. Dalla forza di Guerriero in apertura, a L’essenziale cantata quasi interamente dalle voci sugli spalti, in chiusura: «Quando canto tengo a zero il ritorno del pubblico nei miei auricolari. Ma è iniziata la canzone e si sentivano solo le loro voci. Ho pensato, stanno già cantando, non serve che lo faccia io. È stato bellissimo». È stato emozionante.
Tutto il concerto è pieno di emozioni. Dalle parole registrate con cui Marco introduce alcuni pezzi e racconta della sua infanzia e i giochi più amati, dalle parole di quello in cui crede, toccando i temi più importanti per lui, prima di Esseri Umani (decisamente il momento più bello del concerto), fino alle lacrime della fine, quando si emoziona guardando il suo pubblico. Ebbene sì, lacrime.
Fidatevi: sarà bellissimo anche per chi andrà a vedere le prossime date. Lui è concentrato sull’ora, su questo tour che finirà a fine maggio e lascerà spazio di nuovo alla scrittura e registrazione della seconda parte del progetto musicale partito con Parole in Circolo e che probabilmente arriverà entro la fine del 2015. Ma serve davvero parlarne ora? Ora c’è spazio solo per la musica live (nella gallery in alto i prossimi appuntamenti). In bocca al lupo, quindi, Marco. E stai tranquillo, che sei bravo lo sappiamo, non serve dimostrarlo più a nessuno.
Kaiser- Messaggi : 11889
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http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/1125187.html
Mengoni, guerriero con il vizio di sedurre i fan
Il giovane artista convince. Lasciate le insicurezze presenta un concerto tirato e chic in attesa del nuovo cd
Paolo Giordano - Gio, 07/05/2015 - 08:22
nostro inviato a Mantova
Pensate al Mengoni di qualche anno fa a X Factor : barocco, arzigogolato, compiaciuto per colmare l'insicurezza da esordiente.
Ecco, il contrario di quello che si è visto, e soprattutto ascoltato, l'altra sera al PalaBam di Mantova, primo concerto dei dieci previsti a maggio (stasera e domani al Forum di Milano). A cavallo di un album uscito da un bel po' ma ancora in top ten (quel Parole in circolo cui seguirà in autunno il secondo capitolo), Mengoni ha scodellato il concerto perfetto per intensità, resa vocale e partecipazione del pubblico. «Era una sorta di data zero, la voglio rivedere in video minuto per minuto» ha detto lui minuzioso fino all'esasperazione.
Palco essenziale ma con megaschermo da 140 metri quadrati. Band quadrata e precisa. Scaletta magari riequilibrabile ma efficace. «È stato come entrare in casa di amici dopo tanto tempo, i primi minuti ci si sente a disagio ma poi tutto diventa fluido». D'altronde se si inizia il concerto con un classico come Guerriero è quasi impossibile sbagliare. E difatti il pubblico del PalaBam ha seguito le oltre venti canzoni con una passione consapevole ed entusiasta nonostante la prima fase sia stata meno esplosiva della seconda. Da Bellissimo e dal medley 20 sigarette/Natale senza regali e, soprattutto, dalla inarrestabile I got the fear , piena di soul, il concerto di Mengoni si è trasformato in una festa da ballare senza nessun altro obiettivo che il divertimento genuino. Accade di rado, ormai. Perciò quando lui, con l'artificio della poltrona bianca sulla quale si siede, parla di Andrea dai pantaloni rosa che «si era stancato di essere quello sbagliato» o di Lucia Annibali, la ragazza che l'ex compagno ha sfigurato con l'acido, tutto il pubblico attende l'inizio di Esseri umani , uno dei brani che più si avvicinano allo spirito del tempo.
Anche i vestiti di Mengoni, elegantissimo, sono aderenti allo spirito del tempo: nero nella prima parte. E poi bianco coloniale nella seconda, quasi ad aprire alla speranza. «Ho avuto paura a tornare nei palasport dopo tutti i concerti nei teatri che ho tenuto negli anni scorsi», ha detto mentre il pubblico sfollava dal PalaBam. Aveva appena assistito, se possibile, a una sorta di confessione sincera del ragazzo che a un certo punto ha fatto i conti con il grande problema delle popstar: piacere al pubblico. Era uno che a casa trascorreva «le ore a mettere a posto». Oggi è uno degli artisti in più rapida evoluzione. «È attento a ogni particolare, studia e ristudia tutto», conferma il promoter Roberto De Luca di Live Nation , che sta investendo molto su di lui.
In fondo tutto il concerto, accompagnato da una band che suona sul serio e talvolta accompagna anche coreograficamente le canzoni, è la conferma che, se c'è l'indispensabile qualità di arrangiamenti e di scrittura, anche i concerti italiani possono raggiungere standard molto vicini a quelli anglosassoni. E non conta tanto la volontà «interattiva» che, attraverso la app scaricabile su iTunes e Google Play, consente di essere protagonisti della scaletta. Conta la capacità «sinergica» di Mengoni, uno dei pochi giovani in Italia ad avere un pubblico così fidelizzato. Anche ore dopo il concerto, negli alberghi intorno al Palabam, il pubblico commentava la scaletta: un rito che riporta agli entusiasmi degli anni '70. E ora? «C'è tempo per esibirmi a San Siro» dice lui, timidissimo. Però in autunno uscirà il nuovo disco, ossia il seguito di Parole in circolo . E poi inizierà un altro giro di concerti. Il 2016. Un'altra epoca, parlando la lingua di Mengoni.
Mengoni, guerriero con il vizio di sedurre i fan
Il giovane artista convince. Lasciate le insicurezze presenta un concerto tirato e chic in attesa del nuovo cd
Paolo Giordano - Gio, 07/05/2015 - 08:22
nostro inviato a Mantova
Pensate al Mengoni di qualche anno fa a X Factor : barocco, arzigogolato, compiaciuto per colmare l'insicurezza da esordiente.
Ecco, il contrario di quello che si è visto, e soprattutto ascoltato, l'altra sera al PalaBam di Mantova, primo concerto dei dieci previsti a maggio (stasera e domani al Forum di Milano). A cavallo di un album uscito da un bel po' ma ancora in top ten (quel Parole in circolo cui seguirà in autunno il secondo capitolo), Mengoni ha scodellato il concerto perfetto per intensità, resa vocale e partecipazione del pubblico. «Era una sorta di data zero, la voglio rivedere in video minuto per minuto» ha detto lui minuzioso fino all'esasperazione.
Palco essenziale ma con megaschermo da 140 metri quadrati. Band quadrata e precisa. Scaletta magari riequilibrabile ma efficace. «È stato come entrare in casa di amici dopo tanto tempo, i primi minuti ci si sente a disagio ma poi tutto diventa fluido». D'altronde se si inizia il concerto con un classico come Guerriero è quasi impossibile sbagliare. E difatti il pubblico del PalaBam ha seguito le oltre venti canzoni con una passione consapevole ed entusiasta nonostante la prima fase sia stata meno esplosiva della seconda. Da Bellissimo e dal medley 20 sigarette/Natale senza regali e, soprattutto, dalla inarrestabile I got the fear , piena di soul, il concerto di Mengoni si è trasformato in una festa da ballare senza nessun altro obiettivo che il divertimento genuino. Accade di rado, ormai. Perciò quando lui, con l'artificio della poltrona bianca sulla quale si siede, parla di Andrea dai pantaloni rosa che «si era stancato di essere quello sbagliato» o di Lucia Annibali, la ragazza che l'ex compagno ha sfigurato con l'acido, tutto il pubblico attende l'inizio di Esseri umani , uno dei brani che più si avvicinano allo spirito del tempo.
Anche i vestiti di Mengoni, elegantissimo, sono aderenti allo spirito del tempo: nero nella prima parte. E poi bianco coloniale nella seconda, quasi ad aprire alla speranza. «Ho avuto paura a tornare nei palasport dopo tutti i concerti nei teatri che ho tenuto negli anni scorsi», ha detto mentre il pubblico sfollava dal PalaBam. Aveva appena assistito, se possibile, a una sorta di confessione sincera del ragazzo che a un certo punto ha fatto i conti con il grande problema delle popstar: piacere al pubblico. Era uno che a casa trascorreva «le ore a mettere a posto». Oggi è uno degli artisti in più rapida evoluzione. «È attento a ogni particolare, studia e ristudia tutto», conferma il promoter Roberto De Luca di Live Nation , che sta investendo molto su di lui.
In fondo tutto il concerto, accompagnato da una band che suona sul serio e talvolta accompagna anche coreograficamente le canzoni, è la conferma che, se c'è l'indispensabile qualità di arrangiamenti e di scrittura, anche i concerti italiani possono raggiungere standard molto vicini a quelli anglosassoni. E non conta tanto la volontà «interattiva» che, attraverso la app scaricabile su iTunes e Google Play, consente di essere protagonisti della scaletta. Conta la capacità «sinergica» di Mengoni, uno dei pochi giovani in Italia ad avere un pubblico così fidelizzato. Anche ore dopo il concerto, negli alberghi intorno al Palabam, il pubblico commentava la scaletta: un rito che riporta agli entusiasmi degli anni '70. E ora? «C'è tempo per esibirmi a San Siro» dice lui, timidissimo. Però in autunno uscirà il nuovo disco, ossia il seguito di Parole in circolo . E poi inizierà un altro giro di concerti. Il 2016. Un'altra epoca, parlando la lingua di Mengoni.
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Laffranchi sul Corriere della Sera
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Il Mengoni visto a Milano ha compiuto la sua trasformazione
Entra nel vivo il tour 2015 di Marco Mengoni. Dopo la data zero di Mantova, l’artista è salito sul palco del Mediolanum Forum. La recensione del concerto a Milano del 7 maggio 2015.
Mediolanum Forum, Assago (Milano), 7 maggio 2015. Una Milano dal clima tropicale – la serata si prestava meglio a un live all’aperto – accoglie il tour 2015 di Marco Mengoni. Dopo la data zero al Palabam di Mantova, il giovane artista di Ronciglione ha scelto il Mediolanum Forum per fare entrare nel vivo la sua nuova tournée. Noto un pubblico più eterogeneo che mai: gruppi di ragazze, coppie di fidanzati, famiglie, signore accessoriate di bandane e magliette del loro beniamino. Difficile (e inutile) da etichettare, come difficile (e inutile) da etichettare è la musica di Marco, che da sempre sfugge alle categorizzazioni. Come dargli torto.
Sono le 21 passate da qualche minuto e il palazzetto inizia (letteralmente) a scaldarsi. Cala il buio e si accendono le luci sul palco. L’inizio è così esplosivo che la mia vicina vorrebbe immortalarlo con Periscope, rischiando di perderselo. Potere (?) della tecnologia. In ogni caso l’impatto è davvero notevole. Colpisce la grandezza del palco, disegnato da Mengoni in persona, sovrastato da tre megaschermi che offrono visual particolarmente emozionanti (clicca qui per guardare le foto).
Si inizia con una versione riarrangiata di Guerriero, primo singolo estratto dall’ultimo e terzo album in studio Parole in circolo. Le sonorità e i bassi strizzano l’occhio all’elettronica d’avanguardia inglese, conseguenza dell’attenzione di Mengoni per tutto ciò che accade (e funziona) nell’universo musicale. Sul palco lui, Marco, in un elegante completo scuro. Solo un guerriero riuscirebbe a indossarlo visto il clima equatoriale che si sta creando all’interno del palazzetto. Un motivo in più per fare il pieno di (interminabili) applausi.
«Sono senza parole e per un logorroico come me non è facile» dice visibilmente emozionato. Il pubblico contraccambia intonando Sei bellissimo sulle note del celebre successo di Loredana Berté. In scaletta anche molte delle sue canzoni più conosciute come Pronto a correre e La valle dei re, brani che esaltano le sue innegabili doti vocali. C’è tempo e spazio per una toccante riflessione come prologo a Esseri umani, dove il cantante fa il suo ingresso seduto su una poltrona sospesa qualche metro dal palco e inserita in una visione prospettica in 3D.
Ne ha macinata di strada Marco da quel lontano 2009, l’anno in cui si fece conoscere grazie a X Factor. È riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di “eterna promessa” – a differenza di tanti suoi colleghi usciti dai talent – costruendosi passo dopo passo una solida carriera, che lo ha reso uno dei giovani artisti italiani di maggiore successo. E a dimostrarlo sono (anche) le migliaia si persone accorse questa sera. Guardandolo sul palco, di fronte a un Mediolanum Forum tutto esaurito, si direbbe che la trasformazione da crisalide a farfalla sia definitivamente compiuta.
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Grazie alle AMA
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Articolo di Mangiarotti sul Resto del Carlino. ''Un muro del suono e il grande schermo orizzontale dietro su cui proiettare musiche, parole, idee. Un pensiero cantante e danzante. Le sue idee sul mondo, gli uomini, l’amore, la tolleranza, il rispetto. L’outing di un pensiero informato, semplice e forte. Perché qui le parole sono importanti, sotto la scultura vertiginosa di una voce speciale. Marco è adesso un cantautore con uno strumento illimitato, l’intelligenza, la determinazione e l’umiltà dei grandi. Anche l’autocritica. Poi davanti a migliaia di fan può giocare con il ruolo di popstar, perché rimangono le vittorie a X Factor e Sanremo, le centinaia di migliaia di copie vendute, 120mila certificate per “Parole in circolo”.
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Articolo di Mangiarotti sul Resto del Carlino. ''Un muro del suono e il grande schermo orizzontale dietro su cui proiettare musiche, parole, idee. Un pensiero cantante e danzante. Le sue idee sul mondo, gli uomini, l’amore, la tolleranza, il rispetto. L’outing di un pensiero informato, semplice e forte. Perché qui le parole sono importanti, sotto la scultura vertiginosa di una voce speciale. Marco è adesso un cantautore con uno strumento illimitato, l’intelligenza, la determinazione e l’umiltà dei grandi. Anche l’autocritica. Poi davanti a migliaia di fan può giocare con il ruolo di popstar, perché rimangono le vittorie a X Factor e Sanremo, le centinaia di migliaia di copie vendute, 120mila certificate per “Parole in circolo”.
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http://www.rtl.it/notizie/articoli/marco-mengoni-eleganza-e-maturita-sul-palco/
Marco Mengoni, eleganza e maturità sul palco
Sold Out al MediolanumForum di Assago per il Mengoni Live 2015
di Andrea Conti
Ne ha fatta di strada Marco Mengoni dalla vittoria a "X Factor" nel 2009. Album, vittoria a Sanremo, Eurovision, tour fino a "Parole in circolo" pubblicato proprio quest'anno che ha convinto grazie a singoli come "Guerriero" ed "Esseri Umani", quest'ultimo già diventato tormentone. Il cantante ha messo a segno il sold out al MediolanumForum di Assago (Milano) con il suo nuovo Mengoni Live 2015, si replica stasera. Una scaletta con 22 brani, show spettacolare con un palco disegnato dal cantante stesso che coniuga luci morbide e avvolgenti a tecnologia moderna con proiezioni dai videogiochi (citazione di Mario Bros) a figure geometriche ipnotizzanti. Insomma un concerto elegante, energico (soprattutto nella seconda parte) ed elegante. Il percorso di Mengoni è tracciato su strade sicure e giuste. Ad applaudirlo c'erano Malika Ayane, Suor Cristina e Michele Bravi.
Effetti scenici spettacolari al Mengoni Live 2015 Effetti scenici spettacolari al Mengoni Live 2015 (Foto De Sandre)La scenografia del Mengoni Live 2015La scenografia del Mengoni Live 2015 (Foto De Sandre)L'inizio del Mengoni Live 2015L'inizio del Mengoni Live 2015 (Foto De Sandre)Marco Mengoni al Mengoni Live 2015Marco Mengoni al Mengoni Live 2015 (Foto De Sandre)Marco Mengoni mentre canta Marco Mengoni mentre canta "Esseri Umani" (Foto De Sandre)Marco Mengoni scatenato sul palco Marco Mengoni scatenato sul palco (Foto De Sandre)Marco Mengoni sospeso in aria sul palco Marco Mengoni sospeso in aria sul palco (Foto De Sandre)Un momento dello show di Marco Mengoni Un momento dello show di Marco Mengoni (Foto De Sandre)
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Lo show si apre con "Guerriero" e i fan si scaldano subito, sembra essere entrata nel cuore questa canzone che delinea la sensibilità del messaggio. E via via con "Pronto a correre", atmosfere rarefatte con "Invincibile" e "Mai per sempre" ed ecco che con "Dove si vola" che emerge una novità. Grazie all'app ufficiale di Mengoni ad un certo punto si illuminano gli schermi dei telefonini a tempo, così da far parte della scenografia. Un bel colpo d'occhio che in qualche modo richiama un esperimento già fatto dai Coldplay ma in quella occasione a creare l'effetto luminoso erano dei braccialetti speciali.
Uno dei momenti più intensi è stato quando Mengoni ha messo assieme due brani importanti come "20 sigarette" e "Natale senza regali". La commozione era palpabile così come quando il cantante si è commosso sulle note di "La neve prima che cada", sicuramente uno dei brani più belli di "Parole in circolo". Bis affidati a "In un giorno qualunque" eseguita con pathos e "Io ti aspetto" dove per festeggiare la conclusione del concerto enormi palloni sono stati lanciati in platea quasi a sottolineare la gioia e la festa del momento.
Tutti gli arrangiamenti di Mengoni Live 2015 sono stati curati da Mengoni con la direzione musicale di Gianluca Ballarin. Bravi i musicisti sul palco: Giovanni Pallotti al basso, Peter Cornacchia e Alessandro De Crescenzo alle chitarre, Davide Sollazzi alla batteria, Davide Ferrario ai cori e polistrumentista, Francesco Minutello alla tromba, Mattia Dalla Pozza al sax, Federico Pierantoni al trombone, mentre alle tastiere il coordinatore della band Gianluca Ballarin.
Insomma prova superata per Marco Mengoni che si pone come uno dei cantanti della nuova generazione più affermati
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http://www.panorama.it/musica/mengoni-live-milano/
Mengoni live: la festa di ciò che è essenziale
Ieri sera la prima delle due date al Forum di Assago. Il #mengonilive2015 è appena iniziato con uno show innovativo e coraggioso. Il racconto del concerto
Giovanni Ferrari
Adrenalina pura. Non esiste un modo per raccontare cosa può significare vedere Marco Mengoni cantare dal vivo. Il "Mengoni Live 2015" è appena iniziato (il concerto di ieri sera al Forum di Assago era solo il secondo dopo la data-zero di martedì a Mantova). La scaletta è impegnativa. Ventidue brani che lentamente - come pezzi di un grande puzzle - vanno a completare un'opera che fin dall'inizio appare audace e coraggiosa.
Marco Mengoni dal vivo è sinonimo di spettacolo, schiettezza, professionalità, colore. Già tutto il progetto di Parole in Circolo (il suo ultimo album in studio uscito lo scorso gennaio, già doppio platino) lo aveva preannunciato. Insomma, era chiaro: la parabola di Mengoni insegna che ogni suo progetto non è una tappa necessaria per non finire del dimenticatoio. Anzi. È parte di sé. Racconta di sé. E lo fa con tutta la passione che il cantante ha da sempre dimostrato. Fin dal primo provino.
La festa di Mengoni al Forum (perchè di una vera e propria festa si è trattato) si apre con le note di Guerriero, grandissimo successo contenuto nel suo ultimo album. Il palco - di 200 mq - è disegnato dallo stesso cantante che ha voluto coniugare innovazione e grande stile: alle spalle di Mengoni, ad esempio, tre megaschermi da 140 mq che proiettano figure geometriche, esplosioni di colore o semplicemente immortalano il pubblico nel palazzetto.
Poi, una dopo l'altra, Se Sei Come Sei, la carica di Pronto a Correre, Invincibile. Con Dove Si Vola una novità: la creazione di un'atmosfera davvero magica grazie all'applicazione per smartphone di Marco Mengoni. In breve, nell'app di Mengoni, oltre a tanto materiale esclusivo per i fan, anche una sezione "Live", alla quale i maxischermi invitano a connettersi prima di alcune canzoni. In pochi secondi, l'applicazione si collega alla musica nel palazzetto e fa illuminare tutti i telefonini nello stesso modo, a tempo di musica.
Una particolare versione di Llorona dimostra poi la grande duttilità vocale di Mengoni. Di nuovo, La Valle dei Re, Bellissimo e un medley di 20 Sigarette e Natale Senza Regali. Prima della grande hit Esseri Umani, un emozionante video (in cui Mengoni racconta di sé) anticipa la canzone:
"Credo in chi non ha ancora una strada, non credo in chi le strade le distrugge. Non credo agli eroi, alla perfezione, agli sconti, ma credo al sogno, alla fatica, alle conquiste. Credo in chi lotta per i diritti degli altri".
Poi, la commozione di Mengoni ne La Neve Prima Che Cada che lo porta fino alle lacrime. Una Parola, L'essenziale. Il pubblico in sala è in fibrillazione e il sold-out al Forum è sinonimo di grandissima gratitudine di Mengoni per i suoi fan (ad ascoltare Mengoni anche Suor Cristina, Michele Bravi, Malika Ayane, Belen Rodriguez e sorella con rispettivi fidanzati).
Il gran finale spetta alla poesia di In Un Giorno Qualunque e all'energia di Io Ti Aspetto, che fa saltare (e ballare) tutto il Forum.
L'essenzialità di Mengoni è tangibile in tutto il percorso del concerto. I tre colori primari (rosso, blu, giallo) che hanno caratterizzato il progetto di Parole In Circolo dimostrano sì essenzialità, ma anche contenuto. Mengoni dal vivo è così. Se si racconta di sé nelle proprie canzoni, perchè perdere tempo in altro? Tutto è già presente. Mengoni e la sua storia sono su quel palco. Come anche la sua voglia di far ballare e commuovere il tutto suo pubblico.
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MARCO MENGONI, IL REPORT DEL CONCERTO AL FORUM DI MILANO - FOTOGALLERY 08/05/2015
La voce maschile diffusa dagli altoparlanti invita con garbo a spegnere i telefoni cellulari, “per non arrecare disturbo ai vostri vicini”. È subito smentita da Marco Mengoni che chiede di tenere accesi gli “smooortphone”. L’idea è usare i telefoni per essere parte integrante del concerto, e non solo scattare foto, postare video, "periscopare". E così, grazie alla app ufficiale del cantante di “Parole in circolo”, gli schemi dei telefoni si accendono e si spengono a tempo durante “Dove si vola” oppure nella “Theme song” strumentale che introduce “Stanco (Deeper inside)” trasmettono un buffo videogame, un Super Mario Guerriero che viene riprodotto sul megaschermo. L’effetto non è sempre travolgente (quando per la terza volta appare il logo dello smartphone qualcuno sbuffa) ma è significativo della voglia di Mengoni e della sua manager Marta Donà di stare dentro il loro tempo usando segni famigliari al pubblico. E così chi inquadra il biglietto con lo smartphone vede il cantante arrivare al Forum e il concerto non ha un’introduzione, ma viene caricato come un software: “Loading data”, recita la scritta sul megaschermo. Eppure non è difficile percepire un contrasto fra i richiami alla contemporaneità dello spettacolo, un mondo fatto di app ed elaborazioni grafiche digitali, e le ballate sentimentali che rappresentano il cuore della serata. Manca un po' di ironia, ma al pubblico non importa: i cori sono impressionanti, l’affetto per il cantante è travolgente. Un trionfo. Anzi, “una figata mondiale”, dice Mengoni.
Superato un momento di panico (“Buffering”?!), uno dei tre pannelli-luce semoventi si alza svelando la presenza del cantante. Il Forum sold out – per la data di stasera c’è ancora qualche biglietto – accoglie con un boato “Guerriero”. Sentita qui, nell’aria bollente di un palazzo dello sport con 11 mila persone che cantano “per te io mi rialzerò” producendo un coro assordante, diventa qualcosa di diverso: è meno “La cura” e più celebrazione del rapporto col pubblico. Sulle tribune appaiono cartelli gialli e rossi, in platea fogli bianchi con scritto “grazie”. Il palco di 200 metri quadri voluto da Mengoni, che ha anche curato gli arrangiamenti col pianista Gianluca Ballarin, è semplice e moderno. Presente le scrivanie di una volta cariche di cancelleria, fogli e faldoni? E le postazioni di lavoro di oggi, dove stazionano solo un portatile e uno smartphone? Ecco, il palco è la moderna workstation di Mengoni: essenziale, elegante, arioso, tecnologico. Gli schermi alle sue spalle trasmettono su una superficie di 140 metri quadri grafiche digitali sovrapposte a immagini del concerto e durante “Invincibile” una serie di loghi traducono graficamente il testo (treno, temporale, aereo, mondo). Il cantante è accompagnato da nove musicisti, fra cui una sezione fiati di tre elementi. Vestiti di scuro, precisi e professionali, producono un ibrido fra moderno pop elettronico, sonorità acustiche di pianoforte e chitarra per l’introduzione delle ballate, vecchia black music. Ma tranne rare eccezioni, come l’assolo di Les Paul molto anni ’70 su “La valle dei re”, restano sullo sfondo.
Vestito con completo scuro e camicia bianca, alla fine di “Se sei come sei” Mengoni va a prendere applausi sulla passerella che s’allunga in platea. “Sono logorroico e ho promesso di non parlare troppo in questo tour”, afferma. “Spero usciate con un sorriso stampato sulle labbra”. Introduce “Solo” intonando “La llorona” con chitarra e fiati che portano dritti in Messico. La sequenza di ballate è interrotta da pezzi fra funk e vecchio r&b, diciamo fine anni ’70/inizio anni ’80, zona Michael Jackson, in cui sax, tromba e trombone hanno un ruolo centrale. Il momento più sentito è “Esseri umani” con un’introduzione parlata preregistrata con riferimenti alla lotta per i diritti civili degli afroamericani, al perdono, ad Andrea Spezzacatena che veniva schernito per i suoi pantaloni rosa e si è impiccato tre anni fa. E all’amore, “che ha vinto, vince e vincerà”. Mengoni la canta seduto in poltrona, sospeso sopra il palco tra le parole della canzone che animano lo schermo, con una visione prospettica che crea un effetto simil-3D. Il pubblico è eterogeneo, l’affetto per la pop star è assoluto. Mamme e figlie cantano con pari trasporto e durante certe canzoni Mengoni potrebbe tranquillamente lasciare il microfono. Ed è quello che effettivamente accade durante “L’essenziale” che chiude il concerto prima dei bis ed è intonata dal pubblico dalla prima all’ultima parola. Sister Cristina lascia la tribuna e si perde il Forum che balla “Io ti aspetto” con enormi palloni colorati che rimbalzano sulle teste di quelli in platea. “Che bellezza”, dice Mengoni. “Anzi, #LaBellezza”. La ragazza davanti a me sta già twittando.
(Claudio Todesco)
La voce maschile diffusa dagli altoparlanti invita con garbo a spegnere i telefoni cellulari, “per non arrecare disturbo ai vostri vicini”. È subito smentita da Marco Mengoni che chiede di tenere accesi gli “smooortphone”. L’idea è usare i telefoni per essere parte integrante del concerto, e non solo scattare foto, postare video, "periscopare". E così, grazie alla app ufficiale del cantante di “Parole in circolo”, gli schemi dei telefoni si accendono e si spengono a tempo durante “Dove si vola” oppure nella “Theme song” strumentale che introduce “Stanco (Deeper inside)” trasmettono un buffo videogame, un Super Mario Guerriero che viene riprodotto sul megaschermo. L’effetto non è sempre travolgente (quando per la terza volta appare il logo dello smartphone qualcuno sbuffa) ma è significativo della voglia di Mengoni e della sua manager Marta Donà di stare dentro il loro tempo usando segni famigliari al pubblico. E così chi inquadra il biglietto con lo smartphone vede il cantante arrivare al Forum e il concerto non ha un’introduzione, ma viene caricato come un software: “Loading data”, recita la scritta sul megaschermo. Eppure non è difficile percepire un contrasto fra i richiami alla contemporaneità dello spettacolo, un mondo fatto di app ed elaborazioni grafiche digitali, e le ballate sentimentali che rappresentano il cuore della serata. Manca un po' di ironia, ma al pubblico non importa: i cori sono impressionanti, l’affetto per il cantante è travolgente. Un trionfo. Anzi, “una figata mondiale”, dice Mengoni.
Superato un momento di panico (“Buffering”?!), uno dei tre pannelli-luce semoventi si alza svelando la presenza del cantante. Il Forum sold out – per la data di stasera c’è ancora qualche biglietto – accoglie con un boato “Guerriero”. Sentita qui, nell’aria bollente di un palazzo dello sport con 11 mila persone che cantano “per te io mi rialzerò” producendo un coro assordante, diventa qualcosa di diverso: è meno “La cura” e più celebrazione del rapporto col pubblico. Sulle tribune appaiono cartelli gialli e rossi, in platea fogli bianchi con scritto “grazie”. Il palco di 200 metri quadri voluto da Mengoni, che ha anche curato gli arrangiamenti col pianista Gianluca Ballarin, è semplice e moderno. Presente le scrivanie di una volta cariche di cancelleria, fogli e faldoni? E le postazioni di lavoro di oggi, dove stazionano solo un portatile e uno smartphone? Ecco, il palco è la moderna workstation di Mengoni: essenziale, elegante, arioso, tecnologico. Gli schermi alle sue spalle trasmettono su una superficie di 140 metri quadri grafiche digitali sovrapposte a immagini del concerto e durante “Invincibile” una serie di loghi traducono graficamente il testo (treno, temporale, aereo, mondo). Il cantante è accompagnato da nove musicisti, fra cui una sezione fiati di tre elementi. Vestiti di scuro, precisi e professionali, producono un ibrido fra moderno pop elettronico, sonorità acustiche di pianoforte e chitarra per l’introduzione delle ballate, vecchia black music. Ma tranne rare eccezioni, come l’assolo di Les Paul molto anni ’70 su “La valle dei re”, restano sullo sfondo.
Vestito con completo scuro e camicia bianca, alla fine di “Se sei come sei” Mengoni va a prendere applausi sulla passerella che s’allunga in platea. “Sono logorroico e ho promesso di non parlare troppo in questo tour”, afferma. “Spero usciate con un sorriso stampato sulle labbra”. Introduce “Solo” intonando “La llorona” con chitarra e fiati che portano dritti in Messico. La sequenza di ballate è interrotta da pezzi fra funk e vecchio r&b, diciamo fine anni ’70/inizio anni ’80, zona Michael Jackson, in cui sax, tromba e trombone hanno un ruolo centrale. Il momento più sentito è “Esseri umani” con un’introduzione parlata preregistrata con riferimenti alla lotta per i diritti civili degli afroamericani, al perdono, ad Andrea Spezzacatena che veniva schernito per i suoi pantaloni rosa e si è impiccato tre anni fa. E all’amore, “che ha vinto, vince e vincerà”. Mengoni la canta seduto in poltrona, sospeso sopra il palco tra le parole della canzone che animano lo schermo, con una visione prospettica che crea un effetto simil-3D. Il pubblico è eterogeneo, l’affetto per la pop star è assoluto. Mamme e figlie cantano con pari trasporto e durante certe canzoni Mengoni potrebbe tranquillamente lasciare il microfono. Ed è quello che effettivamente accade durante “L’essenziale” che chiude il concerto prima dei bis ed è intonata dal pubblico dalla prima all’ultima parola. Sister Cristina lascia la tribuna e si perde il Forum che balla “Io ti aspetto” con enormi palloni colorati che rimbalzano sulle teste di quelli in platea. “Che bellezza”, dice Mengoni. “Anzi, #LaBellezza”. La ragazza davanti a me sta già twittando.
(Claudio Todesco)
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http://www.cubemagazine.it/marco-mengoni-concerto-milano-foto-7-maggio-2015/
Il Guerriero Marco Mengoni conquista il Mediolanum Forum
8 maggio 2015
Dopo la Data Zero al Palabam di Mantova, il nuovo tour di Marco Mengoni ha ufficialmente preso il via ieri sera dal Mediolanum Forum di Assago (MI). Una grande accoglienza quella per l’artista di Ronciglione, con un palazzetto completamente pieno, tanto da spingere l’organizzazione a raddoppiare l’appuntamento (il secondo concerto sarà proprio questa sera).
Un Mengoni elegantissimo si presenta sull’enorme palcoscenico da lui stesso disegnato con tre giganti megaschermi che permettono un’ampia visuale anche a chi non ha potuto assicurarsi un posto invidiabile.
Guerriero è il pezzo scelto per rompere il ghiaccio, che Marco ha riproposto in una nuova versione riarrangiata. Il pubblico esplode e l’artista è visibilmente emozionato. Forse non si aspettava questa accoglienza così calorosa. Certo è che di acqua ne è passata sotto i ponti, da quando sul palco di X Factor si destreggiava nelle cover più disparate che Morgan gli proponeva. Già in quel momento era chiaro che il ragazzo aveva stoffa, ma probabilmente nemmeno lui si aspettava tutto questo.
Oltre ad essere un ottimo interprete – indubbia è infatti la sua abilità vocale – si è dimostrato un ottimo autore, creando pezzi come Pronto a Correre, La Valle dei Re e l’ultimo singolo Esseri Umani, al quale Mengoni ha dedicato una riflessione.
Insomma, dopo essere stato promosso a pieni voti da pubblico e critica con l’ultimo album Parole In Circolo, Mengoni passa a testa alta anche la prima prova live. E’ nata una stella.. ma questo già lo sapevamo.
Nel ringraziare Live Nation e Goigest per il gentile invito, vi lasciamo agli scatti della serata a cura di Sandro Niboli.
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http://www.blogdimusica.it/marco-mengoni-infiamma-milano-il-mengonilive2015-fa-tremare-il-forum-182.html
Marco Mengoni infiamma Milano: il #MengoniLive2015 fa tremare il Forum
Non un concerto ma un vero e proprio spettacolo quello di Marco Mengoni al Forum di Milano. Blog Di Musica c'era e ve lo racconta
Dopo la data zero di Mantova, ieri sera al Forum di Milano c’è stata la prima vera tappa del #MengoniLive2015: Blog Di Musica c’era ed è stato uno spettacolo come pochi in Italia. Colui che per molto tempo è stato semplicemente il vincitore della terza edizione di X Factor, ha ribadito ad alta voce di essere un vero artista, un cantautore (e questo già lo si era capito dal suo ultimo disco, Parole In Circolo) ma soprattutto un cantante che sa fare spettacolo. Marco Mengoni ieri sera ha incantato il Forum di Milano che era chiaramente sold out. Un concerto – spettacolo che ha fatto tremare il palazzetto milanese stracolmo: dai momenti emozionanti come l’interpretazione di “Esseri Umani” a quelli in cui era impossibile stare fermi come sulle note di “I got the fear”.
Il concerto si è aperto con il primo singolo di Parole In Circolo, “Guerriero”, intonato all’unisono da tutti i fan presenti: uno spettacolo di luci che ha lasciato a bocca aperta. Sul palco un Marco visibilmente emozionato ed estasiato, quasi incredulo di fronte alla folla che lo acclamava, con gli occhi ingenui di chi ancora non compreso il proprio successo. Partito quasi in sordina sui primi pezzi a causa probabilmente dell’emozione, una volta compresa la passione e l’amore del suo esercito, Marco ha dato il meglio di sé tra interpretazioni eccezionali e numeri “ballerini”.
Due ore di puro spettacolo musicale alternato a momenti estremamente toccanti, come nel caso dell’introduzione a parole fatta da Mengoni prima di “Esseri Umani” in cui ha omaggiato la bellezza della diversità e ha ricordato Andrea, “il ragazzo dai pantaloni rosa” che si tolse la vita a soli quindici anni per la cattiveria degli altri, e Lucia che combatte la sua lotta quotidiana con la vita dopo che l’ex compagno le ha gettato dell’acido sul volto. La sua interpretazione del brano da una poltrona “volante” quasi non si riusciva a sentire poiché il suo esercito ha intonato questo splendido testo come fosse una preghiera. Non è riuscito a trattenere le lacrime Marco che, sulle note del brano successivo “La neve prima che cada”, si è lasciato andare all’emozione.
A seguire non una canzone è passata inosservata, i più grandi successi sono stati cantanti interamente dai fan, lasciando Marco a bocca aperta: “La Valle dei Re”, “Non passerai”, “Come un attimo fa” fino alla chiusura con il successo sanremese “L’essenziale”. Non sono bastati al pubblico venti brani; Marco è tornato sul palco per chiudere con un fuori – scaletta: “In un giorno qualunque”, brano a cui è particolarmente legato. La prima tappa di Milano, che bisserà questa sera, è stato un vero successo; un concerto pensato non solo per divenire indimenticabile per i fan più accaniti del ragazzo di Ronciglione ma anche godibilissimo ed emozionante per chi lo segue sporadicamente.
Marco Mengoni infiamma Milano: il #MengoniLive2015 fa tremare il Forum
Non un concerto ma un vero e proprio spettacolo quello di Marco Mengoni al Forum di Milano. Blog Di Musica c'era e ve lo racconta
Dopo la data zero di Mantova, ieri sera al Forum di Milano c’è stata la prima vera tappa del #MengoniLive2015: Blog Di Musica c’era ed è stato uno spettacolo come pochi in Italia. Colui che per molto tempo è stato semplicemente il vincitore della terza edizione di X Factor, ha ribadito ad alta voce di essere un vero artista, un cantautore (e questo già lo si era capito dal suo ultimo disco, Parole In Circolo) ma soprattutto un cantante che sa fare spettacolo. Marco Mengoni ieri sera ha incantato il Forum di Milano che era chiaramente sold out. Un concerto – spettacolo che ha fatto tremare il palazzetto milanese stracolmo: dai momenti emozionanti come l’interpretazione di “Esseri Umani” a quelli in cui era impossibile stare fermi come sulle note di “I got the fear”.
Il concerto si è aperto con il primo singolo di Parole In Circolo, “Guerriero”, intonato all’unisono da tutti i fan presenti: uno spettacolo di luci che ha lasciato a bocca aperta. Sul palco un Marco visibilmente emozionato ed estasiato, quasi incredulo di fronte alla folla che lo acclamava, con gli occhi ingenui di chi ancora non compreso il proprio successo. Partito quasi in sordina sui primi pezzi a causa probabilmente dell’emozione, una volta compresa la passione e l’amore del suo esercito, Marco ha dato il meglio di sé tra interpretazioni eccezionali e numeri “ballerini”.
Due ore di puro spettacolo musicale alternato a momenti estremamente toccanti, come nel caso dell’introduzione a parole fatta da Mengoni prima di “Esseri Umani” in cui ha omaggiato la bellezza della diversità e ha ricordato Andrea, “il ragazzo dai pantaloni rosa” che si tolse la vita a soli quindici anni per la cattiveria degli altri, e Lucia che combatte la sua lotta quotidiana con la vita dopo che l’ex compagno le ha gettato dell’acido sul volto. La sua interpretazione del brano da una poltrona “volante” quasi non si riusciva a sentire poiché il suo esercito ha intonato questo splendido testo come fosse una preghiera. Non è riuscito a trattenere le lacrime Marco che, sulle note del brano successivo “La neve prima che cada”, si è lasciato andare all’emozione.
A seguire non una canzone è passata inosservata, i più grandi successi sono stati cantanti interamente dai fan, lasciando Marco a bocca aperta: “La Valle dei Re”, “Non passerai”, “Come un attimo fa” fino alla chiusura con il successo sanremese “L’essenziale”. Non sono bastati al pubblico venti brani; Marco è tornato sul palco per chiudere con un fuori – scaletta: “In un giorno qualunque”, brano a cui è particolarmente legato. La prima tappa di Milano, che bisserà questa sera, è stato un vero successo; un concerto pensato non solo per divenire indimenticabile per i fan più accaniti del ragazzo di Ronciglione ma anche godibilissimo ed emozionante per chi lo segue sporadicamente.
Paz i Enza- mengonella
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L’altro Marco Mengoni: «Non mi rompete le palle»
Alvise LosiAlvise Losi
Marco Mengoni torna con un tour nei palazzetti italiani dopo il successo di Parole in circolo. E così gli abbiamo chiesto di raccontarci chi è Marco e dove va Mengoni. E lui ci ha risposto senza nascondersi, tra sorrisi e qualche parolaccia. Con un’idea sempre chiara in mente: non cercate di classificarlo. Perché se c’è una cosa che odia è l’idea di genere. Tratto da Onstage Magazine n. 77 di maggio-giugno 2015
http://www.onstageweb.com/interviste/laltro-marco-mengoni-non-mi-rompete-le-palle/1
Alvise LosiAlvise Losi
Marco Mengoni torna con un tour nei palazzetti italiani dopo il successo di Parole in circolo. E così gli abbiamo chiesto di raccontarci chi è Marco e dove va Mengoni. E lui ci ha risposto senza nascondersi, tra sorrisi e qualche parolaccia. Con un’idea sempre chiara in mente: non cercate di classificarlo. Perché se c’è una cosa che odia è l’idea di genere. Tratto da Onstage Magazine n. 77 di maggio-giugno 2015
http://www.onstageweb.com/interviste/laltro-marco-mengoni-non-mi-rompete-le-palle/1
- INTERVISTA ONSTAGE WEB:
- Una persona intelligente. Che risponde alle domande senza snocciolare le solite banalità che anche colleghi molto più navigati di lui si ostinano a buttare in pasto ai media. Che si apre il giusto, quello che serve per mostrarsi vero, ma senza esagerare. Genuino, ma non sprovveduto. Uno senza tanti grilli per la testa, ma con la testa piena di idee che lo portano ad allargare continuamente il discorso. Marco Mengoni è un uomo adulto, che a 26 anni sa quale via ha preso e, soprattutto, ha bene in mente quale percorso seguire. Anche se magari la direzione è ancora in corso di definizione. Come dimostra la decisione di lavorare contemporaneamente sul tour e sulla seconda parte dell’album. O la scelta di imporre la sua volontà e fare di testa sua. Sempre con un faro conduttore: evitare di essere incasellato, includendo nella sua musica diversi generi. E proprio diversità è un concetto che ricorre spesso nelle sue parole.
Quelle stesse parole che ha inserito in un disco che è solo la prima parte di un progetto a medio termine entreranno in circolo con una serie di undici concerti. A maggio il cantante è nei palazzetti delle più importanti città italiane (due volte a Milano). E quelle parole pesano più di quanto avessero mai fatto in precedenza. Perché nonostante la dote che ha regalato a Mengoni la notorietà sia la voce, Marco ha deciso di privilegiare le cose dette rispetto a quelle cantate in canzoni come Guerriero o Esseri umani. Brani che ha voluto e difeso e lo hanno ripagato anche grazie a scelte musicali inaspettate e volutamente distanti da un classico percorso che avrebbe rischiato di dargli un futuro da post-talent, con torme di adolescenti ai suoi concerti nei primi cinque anni e poi una carriera da eterna promessa. E così glielo chiedo subito, per evitare la classica sensazione che gli inglesi definirebbero come elephant in the room. Ossia quella cosa un po’ scomoda che tutti conoscono ma nessuno si azzarda a palesare.
Sei uscito da un talent, X Factor, e questo fa sì che nell’immaginario…
Io sia un emerito stupido.
No, fammi finire… Dicevo, fa sì che l’immagine di te all’inizio fosse quella di interprete. Invece da subito, con Credimi ancora, hai dimostrato di saper anche scrivere bei pezzi.
E anche brutti, direi. Capita.
Hai finito di interrompermi? Dicevo… Oltre a essere interprete e autore, ora hai deciso di girare i video dei nuovi singoli e hai lavorato personalmente al palco del tour. Da dove arriva questa esigenza artistica che si manifesta su più fronti?
La verità è che io nasco come cantante da uno stage di jazz: pura improvvisazione, perché lì per lì ti devi inventare un po’ tutto. E questo aspetto del dire cose diverse tra loro mi piaceva, questo creare sul momento la melodia o lo skat. Iniziai già allora a scrivere le mie prime canzoni: belle o brutte che siano, sono ancora in un cassetto e pian piano mi capita di tirare fuori degli scheletri un po’ assurdi di cose che ho scritto magari nove o dieci anni fa. Poi pian piano cresci e scopri che ti serve qualcuno che ti dia una direzione o dei limiti perché io, per esempio per quanto riguarda i testi, scrivo molto di getto, un po’ sturm und drang, con un flusso di coscienza che non ha una vera e propria radice letteraria o poetica, per esempio con rime in schema ABAB. Io scrivo e basta, poi fortunatamente ci sono degli autori che mi aiutano a mettere a posto concetti e pensieri che io voglio esprimere. Mi insegnano e io pian piano sto modificando anche il mio modo di comporre. Non sono un musicista, però strimpello, conosco gli accordi e so mettere le mani su una tastiera, anche se non mi definisco certo un pianista.
Fin qui la parte musicale…
L’altro aspetto è che ho studiato all’istituto d’arte, dove l’arte visiva ed estetica è il centro e quindi oggi, facendo uno dei mestieri più belli del mondo dove puoi mettere tantissima creatività e anche altri rami dell’arte (non solo quelli musicali), preferisco muovermi su tutti questi livelli e creare un mini-mondo Mengoni. Mi sono disegnato il palco e se posso trovare un’idea che mi piace per creare un video, dalla quale magari era partita anche l’idea del testo, mi ci butto a capofitto. Poi sono anche un puntiglioso, un Capricorno, quindi, come si dice in francese, “un rompicoglioni”. Se posso buttarmi su tutte queste cose lo faccio molto volentieri. Dal disegnare il merchandising a… stare sul pezzo un po’ su tutto. Siccome il mio mestiere mi permette di farlo, cerco di essere presente in tutto.
Dicevamo che hai disegnato il palco.
Il palco è un perfetto esempio del mio essere puntiglioso: era già disegnato praticamente da prima del disco e poi, quando l’album è uscito, mi sono accorto che non andava bene e quindi lo abbiamo cambiato praticamente a un mese dall’inizio del tour. A Live Nation (il promoter dei concerti, ndr) non sapevano più che cosa fare. Sono andati nel panico perché era già tutto pronto e io all’improvviso ho cambiato le carte in tavola. Ma non sarebbe stato giusto tenere il vecchio palco, perché non era in linea con le canzoni che poi sono uscite, quindi pian piano si è andato modificando anche quello.
Mi sembra di capire che non ti leghi troppo a un’idea e sia invece aperto a mettere tutto in discussione.
Sono sempre favorevole a distruggere tutto, naturalmente se non è in linea con il pensiero che hai. Il fatto è che se i due album fossero stati già chiusi e semplicemente la scelta fosse stata di farli uscire in due periodi differenti, avrei effettivamente avuto dei problemi a cambiare. Il bello invece di questo album in due parti, che mi piace pensare come playlist aperta o work in progress, è proprio la consapevolezza che c’è una crescita e c’è un mondo molto vario già nella prima parte che vorrei ampliare e completare nella seconda. Per arrivarci avevo bisogno di ulteriori input: abbiamo gettato le basi, non ci sono tutti i pezzi, ci sono alcuni che non erano riusciti ad avere una vita nella prima parte e che prenderanno una forma diversa anche grazie a quello che succederà durante i concerti.
Quindi il palco aiuta la tua ispirazione?
I live sono come un interruttore On-Off: data dopo data non hai mai tempo di elaborare veramente le idee che ti vengono, perché o sei in sala prove o su un palco o continuamente in viaggio. È un po’ dura: se devi seguire tutto ogni giorno, è necessario un planning molto serrato e definito per capire cosa fare oggi, domani, dopodomani. Ovviamente l’unica cosa a restare fuori è l’ispirazione, perché a quella non si possono mettere limiti di giorni. Però spero che con tutte le cose che succederanno in questo periodo quella possa uscire fuori a sprazzo per modificare pian piano la seconda parte.
Siamo un Paese strano, che ama le etichette e le tifoserie: il pop per esempio è spesso soggetto a critiche, come se fosse un fratello minore e sfigato del rock. Pensi che lo streaming possa aiutare a rompere queste barriere? Tu stesso parli di Parole in circolo come di una «playlist».
Secondo me sarà un percorso molto lento, come tutto nel nostro Paese: arriviamo sempre un po’ in ritardo perché fatichiamo ad accettare le novità o comunque cose diverse rispetto al passato. Il cambiamento dal digitale allo streaming in realtà è stato quasi immediato se confrontato al passaggio dalla cassetta al cd e dal cd all’mp3. Io sono assolutamente favorevole alla tecnologia, anche perché sono figlio di questi tempi, e poi lo streaming può aiutare chiunque a far ascoltare la propria musica. Non credo invece nei generi e nelle etichette: credo in un pezzo bello e in musica che mi piace o che mi piace meno. E poi per me il pop è tale se arriva a una larga banda di persone e riscuote un discreto successo, a prescindere da chitarre o elettroniche o altre categorizzazioni. Io chiamo popolari i pezzi che rimangono incastonati nell’immaginario e segnano un periodo nella carriera di un artista o di un momento storico musicale. Ai generi non ho mai creduto anche perché tendo a vivere la mia vita quotidiana così: non mi piace classificare, mi sembra una ghettizzazione ridicola.
E questo si tradurrà anche nella seconda parte di Parole in circolo?
Assolutamente sì, anche perché ogni giorno si cresce e si diventa più anziani e si scoprono cose che non si conoscevano e quindi, volenti o nolenti, si hanno degli input nuovi da tutta la musica che si ascolta. Input che poi vengono filtrati e messi in un progetto. Io mi sono accorto, soprattutto in quest’ultimo anno, che tendo a non ascoltare un disco dall’inizio alla fine. È bellissimo farlo e scoprire tutte le parti di un album che percorrono un unico filo conduttore. Però mi ero un po’ stufato di farlo nella vita quotidiana: mi sono creato delle playlist con canzoni che magari non c’entravano nulla tra loro, da Erykah Badu ai Daft Punk piuttosto che ai Deep Purple. Così ho capito che la mia natura forse è cercare questa diversità in quello che ascolto.
Mi puoi spiegare questo tuo concetto di diversità?
Il fatto è che mi scervellavo per trovare un percorso che fosse il “percorso Mengoni”, anche perché tutti dicono sempre “Mengoni non si può incastonare in quella cosa o in quell’altra”. E siccome io invece odio queste classificazioni, mi sono detto “forse il mio ambito è la ricerca: ascoltare qualsiasi cosa e inserire nella mia musica tutta questa palette di colori e non solo la tavolozza dei rossi e basta, per mettere dentro a un disco e a un progetto una moltitudine di suoni”. Poi, riuscirci è sempre molto difficile: non sono mai soddisfatto di quello che faccio perché non sono riuscito del tutto a mettere dentro ogni cosa. La seconda parte mi servirà anche per riprendere tutto quello che non ho messo nella prima.
Il tuo è un pubblico molto vario…
Quindi vuol dire che sono pop?
Essere pop non è certo un insulto. Comunque intendevo dire che ai tuoi concerti si possono trovare persone molto diverse tra loro, dagli adolescenti alle donne in carriera. Quale pensi sia il motivo che ti abbia portato ad avere spettatori tanto vari?
Effettivamente è una cosa che ho notato e devo ammettere che è la sfida che mi sono dato e che ci siamo dati con il mio nuovo team. Quando ho cambiato la mia squadra, ho cercato di guardarmi allo specchio e di vedere tutti i limiti che avevo. Abbiamo cercato di superarli ed è per quello che abbiamo lavorato a canzoni con tonalità diverse e arrangiamenti molto più classici rispetto a quelli precedenti. Abbiamo riproposto questa cosa anche con Guerriero, che è un pezzo con una tonalità bassissima, parlato e con molte parole e un arrangiamento strano perché all’interno abbiamo fuso generi musicali che difficilmente prima avrei pensato potessero coesistere. Cambiando il punto di vista della mia musica, e cambiando direzione rapidamente, ho sicuramente perso delle fasce di pubblico, ma probabilmente ne ho anche guadagnate diverse perché mi sono avvicinato di più a un certo tipo di persona che magari prima non mi conosceva. E poi c’è anche un naturale ricambio: quelli che a prescindere ti seguono perché lo fanno dall’inizio e altre persone che invece ti seguono per un disco e per un altro se ne vanno e invece ne arriveranno altre.
Come riesci ad avere la percezione di tutto questo?
Siamo molto attenti ai social network e alle connessioni che si possono instaurare tramite i social. Abbiamo creato l’applicazione anche per questo, perché così possiamo sapere come si sposta il pubblico. Ovviamente però questa è solo uno strumento di analisi, mentre il movimento delle persone è dovuto alla miscellanea che c’è all’interno della mia musica, che non è dall’inizio alla fine uguale. E nel live si ripropone lo stesso problema: quando lavoro alla scaletta sono “cavoli” perché ormai ho canzoni molto diverse e amo riprendere cose vecchie e riarrangiarle al giorno d’oggi. Essendo io un perfezionista questo crea dei problemi, perché capita che ci sia una canzone che non può convivere con un’altra e quindi bisogna cercare di unificare il tutto. Anche se alla fine sarà una specie di playlist con pezzi che mi piacciono.
Gli arrangiamenti quindi cambieranno molto?
Certamente. Io sono nato in un periodo che ha visto nascere l’elettronica nella musica, però non l’ho mai realmente vissuto perché sono nato nell’88 ed ero troppo piccolo per rendermene conto. Proprio per questo nei nuovi arrangiamenti ho messo anche tanto degli anni Ottanta, che tutti denigrano e invece a me piacciono tantissimo. Perché c’era sì tantissima leggerezza e usciva tantissima musica disparata, ma c’erano anche alcune cose incredibili che hanno cambiato il modo di vivere la musica. Come la rivoluzione dei Beatles negli anni Sessanta, allo stesso modo alcuni artisti hanno fatto dell’elettronica e delle scoperte una forza incredibile che è arrivata ai giorni nostri. E anche dagli anni Novanta a oggi l’elettronica è mutata e si è raffinata. Ho preso spunto da quegli anni e ne sono uscite tante cose divertenti applicandole ad alcuni pezzi del mio repertorio. Sono curioso di capire come la prenderà il pubblico, soprattutto quella parte di pubblico che conosce perfettamente il mio repertorio, quando si troverà davanti degli arrangiamenti stravolti e con dei suoni che richiamano quegli anni. Voglio vedere la reazione.
Un’attitudine alla De Gregori…
È un accostamento che mi lusinga molto. Io penso che la base del pezzo non vada mai stravolta, perché se è nata in quel modo deve rimanere in quel modo. Si tratta semplicemente di trovare in un armadio una giacca, rispolverarla e con dei piccoli cambiamenti riadattarla a quello che sei oggi, a quello che stai scrivendo adesso. E appunto puoi permetterti di prendere anche delle cose che prima ti mancavano per ragioni anagrafiche.
Il live è una corsa frenetica che dura un attimo. Ti capita di avere un senso di solitudine dopo un mese così intenso davanti a migliaia di persone?
Tipo depressione post partum? Sì, sicuramente esiste anche la depressione post tour. Trovare l’energia per tutte quelle date, una di seguito all’altra, e poi ritornare a casa e riguardarti allo specchio è un po’ straniante. Ti dici: “E tutte quelle persone che c’erano prima, adesso dove sono?”. Essendo io un gran lupo solitario, nella solitudine trovo sempre un po’ di forza e speranza. Ma questa volta appena finito il tour ci rimetteremo subito a lavorare sul disco. E sull’album lavorano veramente tante persone. Io tra tutti i campi (musicale, grafica, video) non avrò un minuto per pensare alla solitudine che mi potrebbe venire dopo a un tour. Anche se spero di avere almeno un paio di giorni di vacanza. Poi però lavoreremo alla seconda parte, la faremo uscire e, dopo la seconda parte, ovviamente ci sarà un secondo tour. E quindi non può venirmi la depressione quest’anno.
Allora quando esce la seconda parte?
Non lo so ancora. La cosa positiva è che la mia etichetta (Sony, ndr) ha accettato l’idea di lavorare all’album tutta l’estate e anche in autunno, fino a quando sarà pronto. Ho avuto ancora più forza perché, dopo aver un po’ litigato per far uscire il primo singolo Guerriero e il secondo Esseri umani, ho acquistato più potere perché hanno avuto molto successo. E quel potere si trasforma in “consegno il disco quando è pronto, non mi rompete i coglioni”. Tanto ormai i dischi non hanno più un mese di uscita. L’uscita natalizia è come le altre, se lo fai uscire ad agosto è più o meno la stessa cosa.
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