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Messaggio Da Ospite Gio 19 Ago 2010, 11:03

http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/08/14/news/thorgerson-6274603/

LA MOSTRA
I lavori e il genio di Thorgerson che ha dato un'immagine al rock.

Da quasi tutte le copertine dei dischi dei Pink Floyd, a quelle di Peter Gabriel, Led Zeppeli, Yes e tanti altri ancora: alla San Francisco Art Exchange l'esposizione "The lovers of covers"
di LAURA PUTTI

SAN FRANCISCO - Si inaugura oggi alla San Francisco Art Exchange "The lovers of covers", una grande esposizione del lavoro di Storm Thorgerson, il grafico inglese (oggi si direbbe visual artist) che dagli anni Sessanta a oggi ci ha regalato alcune tra le più straordinarie copertine discografiche. Ci sono quelle, create per (quasi tutti) i dischi dei Pink Floyd - dalla prima per "A saucerful of secrets" del '68 a "Wish you were here" del '72, dalla mucca di "Atom earth mother" fino al triangolo arcobaleno di "The dark side of the moon" considerata la più bella cover di tutti i tempi - che fanno ormai parte del patrimonio iconografico della storia del rock. Ma anche alcune meno famose come "Mirror mirror" disegnata per i 10 cc., di folgorante bellezza artistica. Per non citare le copertine - bellissime sui "trenta per trenta" dei vinili, un po' penalizzate sui minuscoli cd - realizzate per Peter Gabriel, Led Zeppelin, Yes, Alan Parson, fino ai Cranberries e ai Muse. Nella mostra di San Francisco, oltre ai suoi capolavori, Storm Thorgerson esporrà anche venti lavori inediti. Sarà inoltre proiettata la versione definitiva di "Taken by storm", film documentario di Roddy Bogawa nel quale il grafico si racconta e apre i suoi sterminati archivi.

LA GALLERIA DELLE COPERTINE 1

Alla fine degli anni Sessanta bisognava dare un'immagine al rock. Qualcosa che rappresentasse le sue istanze e qualcosa che i fan potessero capire, come uno specchio dei loro pensieri. I computer non esistevano e il concetto di "visual art" era lontano. Sebbene la psichedelia degli anni Sessanta avesse già cambiato la grafica delle cover, Storm Thorgerson e Aubrey Powell, soprattutto attraverso la fotografia, arricchirono l'iconografia del rock di molti nuovi significati. Il loro piccolo studio californiano di Burbank (il leggendario Hipgnosis) divenne una fucina di creatività, luogo di raccolta di giovani, talentuosi fotografi, illustratori e musicisti. Con le sue "costruzioni", installazioni temporanee catturate dall'obbiettivo, Thorgerson scatenava sempre la stessa domanda: è realtà o fantasia? "Mi piace la fotografia perché è reale, a differenza del disegno che non lo è", dice l'artista. "Mi piace usare elementi reali in modo irreale. Certi miei lavori scatenano la domanda: è vero o no? Perché c'è una mucca in copertina? Chi ha messo tutti quei letti sulla spiaggia ("A momentary lapse of reason", Pink Floyd, 1987, ndr.)? Quell'uomo sta davvero andando a fuoco? ("Wish you were here" Pink Floyd, 1975, ndr.)?". Domande alle quali, a San Francisco, Storm Thorgerson potrebbe anche dare una risposta.

(14 agosto 2010)

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Messaggio Da Ospite Ven 20 Ago 2010, 11:50

http://www.corriere.it/cultura/10_agosto_19/orgasmo-manuale-francia_9b756f34-abaf-11df-94af-00144f02aabe.shtml

IN USCITA IN FRANCIA IL 26 agosto
L'orgasmo, istruzioni per l'uso
Tra bibbia e manuale, un libro promette di svelarlo con un viaggio al cuore del piacere e del corpo femminile

Tra bibbia e manuale, un libro promette di svelarlo con un viaggio al cuore del piacere e del corpo femminile

MILANO - Il piacere femminile. Dove sta? Come si esprime? Sembrano argomenti vetero o forse triti. Ma restano vaghi. Si dibatte di velo, si affermano diritti, si chiacchiera di amanti. Sul piacere si divaga. Sesso e orgasmo femminile restano un tabù. Nonostante tutto. Nonostante i primi rapporti sessuali comincino prima. Nonostante le adolescenti non abbiano pudori a palpeggiare gli amici maschi. Nonostante sexy-toys, qualche volta pure griffati, invadano gli scaffali di fashion store che mischiano il piacere esteico con quello erotico, l'orgasmo resta un tabù. Una giornalista scientifica, Elisa Brune, e un medico, Yves Ferroul, sostengono che le donne adulte non abbiano ancora imparato a conoscerlo. Quindi mentono. Elise Brune e Yves Ferroul sostengono, dati alla mano, che in Francia e in Belgio il 61% delle donne simuli l'orgasmo. Molte, poi, conoscono poco le proprie zone erogene. Lo raccontano in Le secret des femmes. Voyage au coeur du plaisir et de la jouissance, breviario dell'orgasmo femminile che unisce testimonianze, sondaggi a segreti e meccanismi del piacere, in uscita in Francia per le edizioni Odile Jacob il 26 agosto. Qualche estratto di questa bibbia-manuale del piacere femminile è pubblicato sul settimanale Le Nouvel Observateur . Dall'orgasmo vaginale a quello mentale a come accendere i riflessi delle innervazioni orgasmiche, il libro promette di sfidare il tabù con la storia e storie e "istruzioni per l'uso", stimolazioni elettrice, comprese. Con un capitolo di testimonianze di uomini pronti a svelare come "piace alle donne".




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Messaggio Da Ospite Mar 24 Ago 2010, 14:24

http://www.corriere.it/cultura/10_agosto_24/reggia-ulisse_b1e84e76-af51-11df-bad8-00144f02aabe.shtml

Archeologia - Un'équipe di un'università greca è al lavoro da sedici anni
«Trovata la reggia di Ulisse

«Trovata la reggia di Ulisse
Omero aveva ragione»

A Itaca ceramiche e i resti di un palazzo di origine micenea

Busto di Omero dei musei capitolini (Ansa)
F orse sarebbe più onesto chiamarlo «palazzo di Penelope», visto che Ulisse, tra guerre, viaggi, necessarie furbizie e dispettose avversioni degli dei, in quella casa c'è stato davvero poco: ma comunque le si chiami, le tracce di un edificio di epoca micenea, scoperte a Itaca da un gruppo di archeologi greci, sono una notizia destinata a restituire la luce che merita a tanti anni di lavoro oscuro di questi studiosi. Protagonista della scoperta è il professor Athanasios Papadopoulos, dell'università di Ioannina, che da sedici anni scava con la sua équipe nell'isola ionica, sulle tracce della reggia descritta da Omero. Il ritrovamento è avvenuto a Exogi, una località nel nord dell'isola: qui sono emerse le strutture di un edificio a tre livelli. Gli elementi che porterebbero a identificarlo come la reggia del figlio di Laerte sono sostanzialmente tre: la forma, riconducibile ad altri palazzi micenei, con scale scavate nella roccia; frammenti di ceramiche della stessa epoca (le prime notizie parlano di porcellane, ma è probabile che si tratti di un errore di traduzione, visto che la porcellana è di molto posteriore); una fontana, che gli archeologi hanno potuto datare al XIII secolo avanti Cristo, cioè l'epoca in cui sarebbe vissuto Ulisse.


Papadopoulos - secondo quanto riporta l'agenzia Ansa da Atene - ha spiegato che il palazzo è simile per dimensioni e struttura a quelli già attribuiti ad Agamennone, Menelao o Nestore a Micene, Pellana, Pilos, Tirinto. L'ultima scoperta simile è del 2006 quando il professor Yannos Lolos riportò alla luce a Salamina il palazzo che sarebbe stato di Aiace Telamonio. E sempre a Itaca alcuni anni fa Papadopoulos e la sua collega Litsa Kontorli avevano scoperto una tavoletta con incisa una scena dell'Odissea: Ulisse legato all'albero della sua nave per resistere al canto delle sirene. Già allora i due archeologi avevano annunciato di «essere vicini» alla scoperta del palazzo dove Ulisse dovette sterminare i Proci.
La notizia ha rinnovato l'emozione che segue ogni ritrovamento sulle tracce della storia omerica, a cominciare dalla scoperta di Troia ad opera di Schliemann. «Quel che conta è il ritrovamento di un edificio di epoca micenea - conferma Andrea Carandini, che da anni scava il Palatino a Roma - e la datazione della fontana può aiutare a definire il contesto. Se poi lo si pospone nel mito dell'Odissea è facile farlo diventare il palazzo di Ulisse». «Che si scavi sull'ispirazione di Omero è comprensibile - aggiunge Adriano La Regina, per decenni sovrintendente archeologico a Roma - ma ora la notizia importante è proprio l'edificio, così come è successo per la reggia di Nestore a Pilos. Che si tratti di Ulisse o no interessa fino a un certo punto, ora sappiamo che a Itaca c'era un re miceneo. E spero che si trovi anche l'archivio: tavolette importantissime in scrittura micenea che oggi siamo in grado di decifrare e che possono dare informazioni preziose».


Al collegamento tra i ritrovamenti archeologici e i poemi omerici del VII secolo, presta più attenzione lo storico Luciano Canfora: «Noi abbiamo un'idea riduttiva dell'epos di Omero, come mero ricettacolo di racconti leggendari. Ma la storicità della vicenda, dall'assedio di Troia alla figura di Agamennone, la spedizione dei principi greci e i loro tormentatissimi ritorni, non sono discutibili. L'archeologia cerca qualcosa che forse c'è stato, pur tra colpi di fortuna ed equivoci. Non è come cercare la Sindone. E Omero - insiste Canfora - non è un poeta. Lui ci offre un racconto storico scritto in esametri, perché quella era l'unica forma di comunicazione».
L'unico deluso dal ritrovamento di Papadopulos dev'essere Robert Bittlestone, imprenditore inglese amante dell'antichità, che qualche anno fa s'era convinto che la vera Itaca non fosse affatto l'isoletta che ancora oggi porta quel nome. Per lui la vera Itaca col passare dei millenni s'era trasformata nella penisola di Paliki sulla costa nordoccidentale della vicina Cefalonia e per dimostrarlo aveva profuso molte energie e sofisticate fotografie satellitari. Ma forse a Ulisse (e a Penelope) questo ennesimo cambiar casa non era piaciuto.
Paolo Fallai
24 agosto 2010

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Messaggio Da Ospite Mer 25 Ago 2010, 11:52

http://www.corriere.it/spettacoli/10_agosto_25/maffioletti-troppi-soldi-alla-clerici_ca407e8e-b01a-11df-817a-00144f02aabe.shtml

I compensi delle star | La polemica di Verro (Pdl) e Rizzo Nervo (Pd)
«Troppi soldi alla Clerici»
Proteste dai consiglieri Rai
Alla conduttrice 1,8 milioni all'anno.
Tra pochi giorni la firma
I compensi delle star | La polemica di Verro (Pdl) e Rizzo Nervo (Pd)


MILANO - Di tutta la tornata dei rinnovi dei contratti in Rai è stato senza dubbio il più tormentato. Ma anche ora che mancano pochi giorni alla sigla definitiva dell'accordo che legherà per due anni Antonella Clerici alla tv pubblica, i malumori nei corridoi di Viale Mazzini non si soffocano. A ridosso di Ferragosto, dopo una estenuante trattativa durata più di due mesi, si è arrivati a stabilire per la conduttrice un compenso di 1,8 milioni di euro l'anno, a fronte di una richiesta di 2 milioni.


Antonella Clerici (Ansa)
«La Clerici è stata irriconoscente verso la Rai», ha sentenziato ieri, senza giri di parole, il consigliere Antonio Verro (Pdl), motivando: «Non ho gradito il tira e molla. L'azienda è stata molto aperta e ha spalancato le porte a "La prova del cuoco". Dalla Clerici mi sarei aspettato maggiore riconoscenza e senso di responsabilità tenendo conto della difficile situazione economica che sta attraversando il servizio pubblico». L'amarezza nel cda è bipartisan. Anche Nino Rizzo Nervo (Pd) non ha apprezzato la richiesta della conduttrice di aumentare il suo cachet (quello in scadenza era di circa 1 milione e mezzo e comprendeva anche la conduzione del Festival di Sanremo), «deluso dal fatto che un'artista cresciuta e maturata in Rai non si sia resa conto del momento che sta attraversando l'azienda. Mi sarei aspettato maggior collaborazione: il suo contratto è stato quello che ha creato le maggiori difficoltà. A un certo punto della trattativa mi sono anche domandato: ma se noi non lo rinnoviamo, la Clerici cosa fa la prossima stagione televisiva?». Intende dire che non è indispensabile per la Rai? «Il ragionamento vale per lei come per chiunque altro. Non dimentichiamo che con la Isoardi "La prova del cuoco" non ha diminuito ascolti o ricavi pubblicitari. La forza è del format e del marchio». Se questa è la logica perché avete accettato l'accordo? «Perché si gioca sempre sulla difensiva per non perdere un'artista. Ma dobbiamo renderci conto che le aziende che fanno tv sono poche e hanno loro la maggior forza contrattuale. Dovremmo calmierare i cachet degli artisti che con le loro richieste non considerano il mercato». Come mai esiste questa distorsione? «Perché non si rischia, appunto. Nemmeno sui nuovi volti, non si fa vivaio. Ma non dimentichiamo che uno come Bonolis è partito dalla tv dei ragazzi. Io avrei adottato la linea del contenimento dei costi complessivi, riconfermando tutti vecchi contratti ma decurtati del 15%. Anche a costo di perdere qualcuno». Nonostante le stoccate, la linea ufficiale espressa della direzione generale sul contratto Clerici è quella del «lieto fine»: «L'intesa ha rispettato pienamente il mandato affidato al dg Mauro Masi dal cda Rai ed è stata raggiunta con soddisfazione di entrambe le parti». Ma basta davvero poco per capire che è più che altro una facciata.

Chiara Maffioletti
25 agosto 2010

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Messaggio Da Ospite Mer 25 Ago 2010, 12:31

Capirai che "sconto" ......... diavolo

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Messaggio Da Ospite Mer 25 Ago 2010, 14:20

http://www.tgcom.mediaset.it/televisione/articoli/articolo489316.shtml

Miss Italia diventerà un reality
Tra gli ospiti attesa Sharon Stone
Tra meno di due settimane si aprirà il sipario sulla nuova edizione di Miss Italia. L'11, il 12 e il 13 settembre su Rai Uno le 60 ragazze selezionate si misureranno in nuove prove da superare in diretta, come in un reality. Milly Carlucci, alla conduzione per il secondo anno consecutivo sarà affiancata da Emanuele Filiberto. Tra gli ospiti attesi Rosita, Angela e Margherita Missoni. Tra quelli internazionali: Sharon Stone.


A Salsomaggiore Terme c'è già fermento per il concorso di bellezza che ha lanciato nel mondo dello spettacolo e della moda star come Sofia Loren, Anna Valle e Martina Colombari.

Patrizia Mirigliani e Milly Carlucci hanno dato il loro saluto alle 255 ragazze riunite nella Sala Europa del palazzo dei congressi della cittadina. "State vivendo giornate che non dimenticherete mai - ha detto la patron - perche' Miss Italia è un'esperienza meravigliosa: abbiamo testimonianze di miss che dopo decenni conservano la fascia vinta come un piccolo trofeo. Sono convinta che Miss Italia finisce per essere uno stile di vita - ha proseguito - una specie di appartenenza che inorgoglisce chi vi partecipa. Anche la disciplina a cui sarete sottoposte fa parte delle regole del concorso, ma alla fine sarete le prime a riconoscere che è giusto così. Siamo severi, forse piu' dei vostri genitori, ma è il nostro modo di esprimervi affetto".

Anche la conduttrice, al timone del programma per la seconda volta, ha voluto incoraggiare le sue ragazze: "Siete la forza di questo concorso e anche delle nostre serate televisive: dobbiamo impegnarci per offrire al pubblico la piu' bella edizione degli ultimi anni. Mi aspetto da voi - ha detto ancora - tanta grinta, capacità e positività".


Ad affiancare la Carlucci ci sarà Emanuele Filiberto. Il giudizio tecnico è invece affidato a Rita Rusic, Giulio Base, Duccio Forzano, Bob Krieger e Guillermo Mariotto.

Nelle prime due serate saranno elette Miss Cinema e Miss Eleganza. Nella terza e ultima sera i due gruppi si uniranno per incoronare la nuova Miss Italia. Ognuna delle tre vincitrici avrà una possibilità immediata di lavoro nel cinema, nella moda e nella tv. Altra novità è che il concorso è stato aperto anche alle ragazze che hanno già lavorato nella moda.




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Messaggio Da Ospite Mer 25 Ago 2010, 15:06



La storia | I ventenni nel limbo dell'eterna adolescenza
http://www.corriere.it/cronache/10_agosto_25/sacchi-vivere-con-14-euro_967b2850-b01b-11df-817a-00144f02aabe.shtml

«Vivo con 14 euro al giorno: sto dai miei e ceno alle sagre»
Denis, ragazzo boomerang: «Studio, lavoro (poco) e combatto»

MILANO - Per limitare gli sms ha creato un gruppo su Facebook. In vacanza sceglie il campeggio, «e a cena si va per sagre». All'università prende appunti su fogli bianchi A4, i quaderni sono stati aboliti. A casa, dove vive con i suoi, conserva gli scontrini e verifica tutte le spese. Ha fatto di necessità virtù, Denis Trivellato, studente risparmiatore, lavoratore part-time, aspirante psicologo. A 28 anni ha sperimentato che «si possono diminuire i bisogni, si può controllare la vis consumistica». Con qualche sacrificio e molta soddisfazione. «Faccio attenzione a quello che spendo per non pesare sulla mia famiglia». E per favore, «non chiamatemi bamboccione».


Denis Trivellato, 28 anni (
Ora la chiamano generazione boomerang, quella dei ventenni che rimandano ogni decisione, che tornano a casa dei genitori dopo la laurea. Ma c'è anche una minoranza «etica» nell'universo dei ragazzi sospesi tra infanzia e maturità. C'è un gruppo di giovani poco indulgenti con se stessi, che si sentono colpevoli del loro status, che entrano nella loro stanza in punta di piedi, cercando di essere inquilini invisibili di mamma e papà. E lo fanno risparmiando, tenacemente, su tutto. Con una premessa: non è tirchieria, ma senso del dovere, rispetto per i familiari. Questo ragazzo che vive alle porte di Milano è così: con un diploma all'istituto alberghiero poteva fare il barman «strapagato» e invece si è rimesso sui libri, scommettendo su se stesso. Imparando a contabilizzare la sua vita: «Riesco a starci dentro - retta universitaria compresa - con cinquemila euro all'anno». Sono 13,6 euro al giorno.

A casa per necessità. «Appena dopo la maturità - racconta Denis - ho scelto Filosofia. Ho studiato, mi sono laureato. Ma, convinto che la mia strada fosse un'altra, mi sono iscritto di nuovo. Questa volta a Psicologia. Sto pagando questa scelta, ma ne vado fiero». Pagando come? Ecco i conti in tasca a Denis. «I miei, che sono entrambi artigiani, mi danno il necessario per l'abbonamento del treno (da Cormano a Milano, circa 15 chilometri) e il pasto di mezzogiorno. La sera mangio con loro, a casa». Tutto il resto, retta universitaria compresa, è frutto di lavori part-time. «Volantinaggi, serate nei bar come cameriere, collaborazioni con l'università. Adesso, per esempio, sto dando una mano a sistemare l'archivio della Bicocca. Sono 9 euro all'ora».

Un'attenzione quasi maniacale a tutte le spese: «Se non faccio così, sforo il budget in un attimo». E tanti piccoli trucchi salva tasche. Primo: in università solo libri usati. E per prendere appunti «trenta matite al prezzo di un euro in offerta al supermercato e una risma di fogli A4». Per mangiare, mensa universitaria o spesa, ancora una volta, al supermercato: «Tre euro per due panini al prosciutto, al bar te lo sogni». E il caffè alla macchinetta, 20 centesimi invece che 80 al bar. Fin qui il «diurno». Ma anche per il tempo libero e le uscite serali c'è un lungo ricettario del risparmio. «In macchina solo in quattro o cinque, e nei locali "fighetti" dove un cocktail costa 8 euro non ci mettiamo piede». Meglio comprarsi qualche birra, tenerla in frigo per un giorno e godersela con gli amici all'aperto. Stessa formula per le vacanze: «Sono stato con la mia ragazza a Castiglione della Pescaia con una tenda del '98. Ho messo via dieci euro al mese e comprato un materassino decente. La sera andavamo in giro per sagre: un primo, un secondo diviso in due. Spesa per 12 giorni: 450 euro».

Incuriosisce questo giovane risparmiatore che risponde con un sorriso a tutte le domande. I vestiti? «Solo in offerta. La maglietta che indosso ora, per esempio, è costata 4 euro e 90». Il cellulare? «Massimo 10 euro al mese di ricarica, per il resto uso Internet». Il computer? «È quello di sette anni fa, non sento la pressione tecnologica». Film e musica? «Si possono prendere in prestito in biblioteca». L'auto? «Di terza mano». Confessione: «Se devo comprare qualcosa penso: quante ore di lavoro vale?». Certo, non è tutto così semplice: «Vivere con i miei a volte mi pesa, ma non posso fare altrimenti». Ha trovato un suo equilibrio, Denis. Superando esami e contenendo le spese. «Quando sento parlare di bambinoni, però, divento una belva».

Annachiara Sacchi
25 agosto 2010



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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 11:07

http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2010/08/23/news/amore_finito_via_le_foto_dal_com_ogni_ricordo_riapre_la_ferita-6459361/?ref=HREC2-14

Amore finito? Via le foto dal comò. Il ricordo scatena "crisi di astinenza"
Secondo uno studio americano pubblicato sul 'Journal of Neurophysiology', la rottura traumatica di una relazione sentimentale lascia delle vere "ferite" e innesca meccanismi simili a quelli della tossicodipendenza. Ma il cuore non c'entra, tutto avviene nel cervello
Un'immagine del film Se mi lasci ti cancello
ROMA - A un certo punto tutto finisce, anche quegli amori intensi che all'inizio promettevano eterna felicità. Quando succede, c'è sempre uno degli ex amanti che rivive il passato, dannandosi il cuore. Ed è disposto a tutto pur dimenticare. Proprio come il protagonista di Se mi lasci ti cancello che, dopo una sofferenza d'amore, si sottopone alle cure di uno scienziato che ha messo a punto una macchina in grado di eliminare tutti i ricordi di una storia finita. Ma, come nel film, l'esperimento non sempre riesce, basta una fotografia infatti a riaprire la ferita. E la colpa è del cervello che, creando uno stato di sofferenza nell'innamorato, lo rende ansioso e desiroso dell'altro a tal punto di essere capace di comportamenti ossessivi tipici dei tossicodipendenti.

A spiegare questo meccanismo, un gruppo di ricercatori dell'Università di New York che, in uno studio pubblicato sul Journal of Neurophysiology 1, rilevano: "Quando un innamorato ferito guarda la foto dell'amato che l'ha lasciato, il suo cervello attiva intensamente aree legate al desiderio, alla dipendenza da droghe e al dolore". Insomma scatena una vera e propria crisi di astinenza, per cui diventa difficile andare avanti senza l'oggetto del desiderio. Per arrivare a questi risultati, i ricercatori, guidati Helen E. Fisher, hanno analizzato con la risonanza magnetica il cervello di 15 studenti di college, dieci donne e cinque uomini, abbandonati da due mesi dal proprio amato, dopo un rapporto che durava da almeno due anni.

Bastava solo guardare in foto l'ex, o persone che gli assomigliassero, perché i volontari subissero delle "ferite" nel cervello, corrispondenti ad alterazioni legate alle aree del piacere e della ricompensa, le stesse implicate nella dipendenza da sostanze stupefacenti come la cocaina. In altre parole si attivavano diverse aree neurali: l'area "ventrale tegmentale", che controlla motivazione o incentivo a fare qualcosa da cui trarre appagamento (area già nota per il suo coinvolgimento nei sentimenti suscitati dall'amore romantico); il "nucleo accumbens" e le corteccie orbitofrontale e prefrontale, tutte zone associate al desiderio e alla dipendenza; il sistema dopaminergico, cioè quello della dipendenza dalla cocaina; la corteccia insulare e quella cingolata anteriore, associate a dolore fisico e stress.

"Abbiamo osservato un vero e proprio dolore fisico, che si manifesta nel tentativo di capire cosa è accaduto - spiega Fisher - e può ricominciare anche molto tempo dopo l'addio''. Non solo. La scansione con la risonanza magnetica funzionale ha rivelato che i ''cuori spezzati'' continuavano a tenere attive quelle zone cerebrali per molto tempo. Motivo per cui l'innamorato resta tale anche dopo la rottura. E il suo amore diventa la droga che lo appaga. E così i neuroni del sistema della ricompensa prolungano la loro attività.

E la rottura di una relazione diventa difficile da superare come la disintossicazione dalla cocaina e da altre droghe. Motivo questo che spiegherebbe anche comportamenti ossessivi-compulsivi tipici degli amanti. "Proprio il meccanismo di dipendenza e ricompensa - scrivono i ricercatori - spiega anche la nascita di sentimenti, legati a un rifiuto, difficili da controllare, come lo stalking, l'omicidio e il suicidio, e la depressione associata al rifiuto e alla perdita di un amore".

(23 agosto 2010)

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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 11:14

http://www.corriere.it/spettacoli/10_agosto_26/clerici-critiche-ingiuste-contratto-rai_43862410-b0d9-11df-9462-00144f02aabe.shtml

la replica di Antonella Clerici: critiche ingiuste sul mio contratto Rai
La lettera della presentatrice
NOTIZIE CORRELATE
«Troppi soldi alla Clerici». Proteste dai consiglieri Rai (25 agosto 2010) la replica

Antonella Clerici: critiche ingiuste sul mio contratto Rai

La lettera della presentatrice

Caro direttore,
dopo aver letto l’articolo apparso oggi sul suo giornale non me la sono sentita di non replicare alle affermazioni ed ai giudizi espressi dai consiglieri Verro e Rizzo Nervo della Rai sul mio nuovo contratto e sulla mia persona.



Desidero spiegarle perché da una parte io mi senta offesa e dall’altra provi un sentimento di amarezza per l’immagine distorta che ne risulta della mia persona al punto da guastare la gioia e l’entusiasmo che da sempre metto in ciò in cui credo e faccio. Devo il mio successo alla Rai e di questo ne sono orgogliosa e consapevole. A seguito della mia maternità sono rimasta in disparte e anche dopo ho atteso, restando fedele all’Azienda, di poter nuovamente essere utile alla stessa.

Per dovere verso il mio pubblico e rispetto della verità desidero fare luce su alcuni punti che emergono dall’articolo. Credo di essere stata l’unica artista a rendersi disponibile a lavorare in situazioni più che difficili, accettando una produzione a Napoli, per il solo scopo di permettere alla Rai di ridurre pesantemente i propri costi contribuendo ad un successo economico oltre che ai noti risultati in termini di raccolta pubblicitaria e audience per la mia Azienda. Ho condotto lo scorso Festival di Sanremo profondendo ogni energia ed entusiasmo così contribuendo al successo dell’evento pur rimanendo il conduttore meno pagato nella storia del Festival della Canzone Italiana.

Il tanto criticato contratto in chiusura con la Rai riporta una cifra che è esattamente identica a quella del contratto concluso tre anni fa e che pertanto non tiene conto e non capitalizza in mio favore il risultato economico e di pubblico conseguito dalla Rai per il successo del Festival di Sanremo e del programma «Ti lascio una canzone». L’elenco sarebbe lungo e probabilmente poco interessante come ogni elenco, ma serve a spiegare il sentimento di dispiacere per un’ingiustizia subita in modo così immotivato che dà di me un’immagine tanto diversa da quanto io sono e che mi lascia incredula e profondamente colpita, non senza un sincero disappunto.

Sono certa che dopo tanti anni di appassionata attività il mio pubblico non si berrà accuse così ingiuste e strumentali. Riaffermando i sentimenti di collaborazione e doverosa attenzione verso l’Azienda io, che di questi valori ne ho fatto, con il cuore, una bandiera, desidero porre la parola «fine» a questa spiacevole quanto incresciosa vicenda. Cordiali saluti.

Antonella Clerici
26 agosto 2010

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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 12:07

http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/26/news/iraq_reportage_valli-6515211/?ref=HREC1-4


IL REPORTAGE
Tra le bombe, senza luce né acqua
È la guerra infinita di Bagdad
Un giorno di ordinario terrore nelle strade impazzite di Bagdad abbandonata dagli americani. Un'ondata di 14 attentati ieri nelle città irachene. "Ci avete lasciato senz'acqua, luce e sicurezza"
di BERNARDO VALLI

BAGDAD - Le notizie arrivano a ondate. Asseel guida con il cellulare incollato all'orecchio e alterna le informazioni meteorologiche a quelle sugli attentati. La giornata è meno calda di ieri: quarantasei gradi. La settimana scorsa il termometro ha superato i cinquanta. Si respira meglio, dice Asseel. Per lei il leggero ribasso della temperatura è importante.

In molti quartieri a Bagdad ci sono quarantacinque minuti di corrente elettrica ogni cinque ore. Condizionatori e ventilatori vanno a singhiozzo. E spesso i rubinetti emettono rantoli e neanche una goccia d'acqua.
E i morti? Asseel mi dà un'occhiataccia. La mia curiosità la spazientisce. Forse la trova più macabra che professionale. Per lei i morti sono routine. Però mi accontenta: i morti sono stati più di cinquanta e i feriti quasi trecento. Questo è il bilancio stando alla radio. Tutti a Bagdad? No, non tutti. Ce ne sono stati un po' dappertutto, da Bassora nel sud a Mosul nel nord. In almeno tredici centri. Borghi e città. Sono esplose quattordici auto, guidate da kamikaze, e un numero imprecisato di mine sulle strade, sulle piazze, nei mercati. Ma le statistiche variano di minuto in minuto.

Le guerre di solito non finiscono così.
Non mi facevo illusioni venendo in Iraq, ma una prima giornata tanto sanguinosa non me l'aspettavo. Né una reazione tanto spettacolare dei terroristi a neppure una settimana dall'annunciata partenza delle truppe combattenti americane sette anni dopo l'invasione. Partenza che segna la fine formale della guerra, quella americana, voluta da George W. Bush.

Accidenti, che fine! Asseel mi è venuta a prendere all'aeroporto. Anzi, non proprio all'aeroporto perché i comuni mortali devono fermarsi cinque sei chilometri prima, a un grande checkpoint, appena fuori dall'ampia zona di sicurezza nella quale scorrono le piste d'involo. I terroristi non usano più i razzi. Ma non si sa mai.
Asseel è sempre puntuale. Mi assiste da anni, ogni volta che vengo a Bagdad. Oggi è meno vivace del solito. Siamo in pieno Ramadan e lei digiuna. Il caldo, la sete, la fame e il terrorismo tutti insieme non aiutano ad essere di buon umore. Quando arriviamo nel centro della capitale, con il contributo della radio e delle notizie raccolte da Asseel con il cellulare, abbiamo un quadro della situazione abbastanza completo.

Tutto è cominciato poco dopo le otto, quando un'autobomba è esplosa in prossimità di una caserma della polizia, nel quartiere settentrionale di Qahira, uccidendo quindici persone e scardinando porte e finestre in un raggio di mezzo miglio. Pochi minuti dopo, nel quartiere centrale di Manthanna, c'è stata un'altra esplosione. Altri morti. E il micidiale fuoco d'artificio è continuato per due ore in altre città dell'Iraq: Falluja, Ramadi, Tikrit, Kirkuk, Bassora, Kerbala, Mossul.

I terroristi hanno dimostrato di poter lanciare un'offensiva puntuale, simultanea in quasi tutte le province. Attorno alle macerie, ai cadaveri, ai feriti, in alcuni quartieri di Bagdad si sono raccolte donne e uomini inferociti che non hanno risparmiato gli insulti a poliziotti e soldati. Gli insulti trasmessi dalla radio sono: "Vi paghiamo e non sapete difenderci"; "da quando Saddam non è più al potere conosciamo soltanto assassinii e saccheggi"; "non abbiamo abbastanza acqua, né elettricità, né sicurezza". Per disperdere la folla la polizia ha sparato per aria. E in quelle ore di panico e di rabbia sarebbero ricomparse in città pattuglie americane, su piccole autoblindo, accompagnate da qualche simbolico soldato iracheno. Non è un particolare insignificante: da un anno gli americani non intervenivano nei centri urbani. L'allarme deve essere stato serio nei comandi militari.

Nella mattina il traffico sembrava impazzito. Imprigionati nelle loro automobili gli abitanti di Bagdad temevano di essere investiti dall'esplosione di un kamikaze. È cominciata così una giornata di digiuno, di caldo e di paura. Negli ultimi mesi gli automobilisti ascoltavano soltanto musica. Basta notizie di sangue. Volevano liberare il cervello, dice Asseel. Nella mattina le notizie si sono imposte di nuovo. Adesso, nel primo pomeriggio, la metropoli è quasi deserta.

Bagdad è stanca, dice Asseel. Esausta. E non sa cosa pensare. Se avere paura perché gli americani dicono che non combatteranno più, e si limiteranno ad aiutare tecnicamente o come consiglieri gli iracheni; o se devono sperare in un miglioramento della situazione, visto che gli americani non hanno portato "né l'elettricità, ne l'acqua, né la sicurezza".

L'ondata di attentati, lanciati in tanti angoli del Paese, in un preciso spazio di tempo, è stato un messaggio pesante dei terroristi. Prima ancora che gli americani abbiano cessato di intervenire direttamente nel conflitto, loro sono in grado di organizzare offensive tanto ampie. Non è che il preludio di quel che accadrà dopo il 31 agosto, quando soldati e poliziotti iracheni saranno, almeno ufficialmente, soli. Ed è comunque la smentita a quel che vanno ripetendo le autorità americane e irachene: e cioè che i terroristi sono ridotti a poche centinaia, e che i loro capi sono stati catturati.

Ma può anche essere stata una dimostrazione plateale che non corrisponde alla forza reale dei terroristi. In occasione delle elezioni, gli attentati a scopo intimidatorio si sono moltiplicati per dissuadere gli iracheni dall'andare alle urne. Ma la gente ha votato lo stesso: è quel che è accaduto nel marzo scorso. E l'insurrezione armata ha poi continuato a manifestarsi con puntualità, come una macabra routine, senza emergere tuttavia in quanto organizzazione capace di proporre un'alternativa politica.

È del resto difficile darle un'identità precisa. Appare una forza sotterranea, manovrata da più mani, anche straniere, in grado di alimentare l'instabilità dell'Iraq che stenta a dotarsi di uno Stato, e resta un rissoso mosaico di gruppi etnici e tribali. Gli americani hanno demolito il detestabile regime di Saddam ma non hanno creato uno Stato democratico in grado di funzionare. Hanno promosso elezioni, nelle quali ognuno ha votato per il proprio gruppo etnico. Sono stati in realtà dei censimenti, cui molti iracheni hanno partecipato con slancio, in buona fede, senza riuscire a porre fine al terrore. I partiti eletti in Parlamento non riescono neppure a formare un governo. Sei mesi dopo le elezioni a capo dell'esecutivo c'è sempre lo sciita Nuri Kamal al-Maliki, il primo ministro decaduto, che ha meno seggi dell'avversario Ayad Allawi, uno sciita laico che ha un importante seguito sunnita. È quindi senza un vero governo che l'Iraq muove i primi passi da solo. O quasi.

Ma chi alimenta il terrore? "Gli stranieri", dice Asseel senza troppa convinzione, facendo seguire alle parole un gesto vago con la mano. Al Qaeda, aggiunge. Sunniti integralisti o non rassegnati al potere della maggioranza sciita, che controlla in larga parte esercito e polizia. Ma l'influenza del vicino Iran sui gruppi sciiti dissidenti è forte. Teheran può agire impunemente infliggendo colpi imparabili agli Stati Uniti. L'Iraq è un mosaico di rivalità etniche e tribali in cui molti giochi sono consentiti. E in cui molti bluff sono possibili.

Qualcosa del genere è l'annunciata fine della guerra americana. In qualche settimana gli Stati Uniti hanno realizzato un'imponente operazione logistica. Hanno ritirato dall'Iraq insieme alle unità combattenti migliaia di mezzi blindati, di cannoni, di droni, di elicotteri, di apparecchi di sorveglianza via satellite, e di altri materiali tecnici sofisticati, in dotazione al più grande esercito della storia. E hanno trasferito il tutto nel Kuwait, da dove sarà smistato: in Afghanistan, oppure rispedito in patria o accantonato nell'emirato limitrofo all'Iraq, da dove basta fare un passo per ritornare, in caso di estrema necessità, nella valle tra il Tigri e l'Eufrate. Qui restano comunque cinquantamila uomini, tra i quali è arduo distinguere i "combattenti" da quelli che non lo sono. La cinquantina di basi destinate a rimanere (sulle cinquecento e più costruite nei sette anni di conflitto) saranno ovviamente difese da reparti adeguati al compito. Quindi reparti combattenti.

Dal primo settembre, è vero, l'operazione Iraq, ribattezzata "Nuova alba", destinata a durare fino al dicembre 2011, non sarà più di competenza del Pentagono ma del dipartimento di Stato. Dal ministero della Difesa tutto o quasi tutto passa nelle mani del ministero degli Esteri.

Dai militari ai civili. La guerra si privatizza. Tanto è vero che il generale Raymond Oderno, comandante in capo della spedizione, se ne andrà da Bagdad tra cinque giorni. E l'ambasciata Usa si prepara ad aprire consolati o rappresentanze varie a Bassora, a Mossul, a Kirkuk, e in altri centri importanti, dove saranno all'opera 2.400 diplomatici o agenti assimilati. Ai quali si aggiungeranno settemila civili americani forniti da imprese private specializzate nella sicurezza, che il dipartimento di Stato pagherà e dirigerà, insieme ai tremila già sul posto. È un po' come se la guerra continuasse in abiti civili. Ma la transizione è straricca di incognite.

(26 agosto 2010)

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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 13:59

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/08/26/news/bomba_procuratore_reggio-6514995/?ref=HRER2-1

'NDRANGHETA
Reggio, nuova attacco delle cosche
bomba contro la casa del Procuratore
L'ordigno nella notte, in una zona centrale e particolarmente controllata: nessun ferito. Il magistrato era in casa con la moglie. Il procuratore Antimafia Grasso: "Prosegue la sfida alle istituzioni"
di GIUSEPPE BALDESSARRO
Il pg di Reggio Calabria Salvatore Di Landro
REGGIO CALABRIA - Questa volta il segnale è stato chiarissimo. Non ci sono dubbi sul fatto che nel mirino ci sia il Procuratore Generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. Stanotte, pochi minuti prima delle 2, una bomba è stata fatta esplodere davanti al portone del palazzo in cui vive il magistrato reggino. Un boato che ha divelto il portone d'ingresso, devastato l'atrio e procurato danni ad alcune abitazioni vicine. Solo danni materiali, per fortuna nessun ferito. Di Landro abita tra l'altro in pieno centro, a Parco Caserta, zona residenziale della città dello Stretto. Un dedalo di viuzze molto frequentate a tutte le ore, anche in agosto.

"Contro di me, a partire dall'attentato a gennaio contro la Procura generale, c'é stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata", ha dichiarato Di Landro, facendo riferimento alla bomba fatta esplodere la scorsa notte contro la sua abitazione. "Vogliono farmela pagare, evidentemente, per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato".

"Questo ennesimo grave episodio si inserisce in una lunga scia di intimidazioni e minacce, iniziata lo scorso tre gennaio, nei confronti della magistratura calabrese tutta", ha detto il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. "E' in corso una sfida alle istituzioni culminata", ha ricordato, "nel ritrovamento di una macchina con armi durante la visita a Reggio Calabria del presidente della Repubblica".

Secondo il presidente del senato, Renato Schifani, si è trattato di un "attacco al cuore dello Stato. Un gesto di gravissima violenza criminale che deve essere condannato duramente dalle istituzioni e da tutti gli italiani che credono e si battono per la legalità". E solidarietà ha espresso anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha condannato "con fermezza questo gravissimo attentato", esprimento al procuratore generale "la più sincera solidarietà e il più vivo ringraziamento per il Suo impegno, a nome mio personale e della Camera dei deputati". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha manifestato i suoi sentimenti di solidarietà e la vicinanza del paese ribadendo "il convinto apprezzamento già espresso per l'impegno e la professionalità della magistratura reggina, insieme alle forze dell'ordine, nel dare sviluppi e ottenere risultati senza precedenti nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata facente capo all'ndrangheta. Tale azione si è intensificata anche aggredendo i patrimoni illeciti e scoprendo le pericolose ramificazioni e infiltrazioni dell'ndrangheta nella economia legale in Italia e fuori d'Italia".

La bomba, confezionata molto probabilmente con del tritolo, è stata collocata sulla soglia del portone d'ingresso allo stabile di sei piani, che si affaccia direttamente sulla strada. Per arrivarvi non è quindi necessario superare alcuna barriera. Un ordigno innescato probabilmente da una miccia a lenta combustione, che ha sradicato il portone, provocato lesioni all'atrio e mandato fuori uso l'ascensore. Il Procuratore Generale della Corte d'Appello, al momento dell'esplosione era in casa con la moglie. I primi rilievi sono stati fatti dalla polizia scientifica e dagli artificieri della polizia, che hanno raccolto sul posto alcuni frammenti della bomba e messo in sicurezza l'area bonificando - per il timore di altri ordigni - l'intera strada. Poche decine di minuti dopo l'allarme a casa Di Landro c'erano il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, il magistrato di turno Danilo Riva e il questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona con Diego Trotta, uno dei dirigenti della squadra mobile.

Quello di ieri è solo l'ultimo degli episodi che si sono registrati ai danni di magistrati reggini. Dalla giorno della bomba di fronte al portone della Procura Generale 1 (il 2 gennaio scorso) ad oggi l'elenco delle toghe minacciate è particolarmente lungo. Ad inizio anno, una bombola di gas innescata con del tritolo fece tremare l'ingresso degli uffici della Procura generale in via Cimino, a poche decine di metri dal Tribunale nel quale è ospitata la Corte d'Appello di Reggio. Nei mesi successivi sono state intercettate una serie di lettere di minacce con proiettili inviate ai pm Giuseppe Lombardo (due volte) e Antonio Di Bernardo della Dda e una missiva intimidatoria fu indirizzata anche al Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Fino all'auto carica di esplosivo trovata a genneaio sul percorso previsto per la visita di solidarietà del presidente della Repubblica Napolitano 2.

Ci sono poi almeno due sabotaggi ad auto di giudici. Tra giugno e luglio infatti sono state svitati i bulloni delle ruote delle auto di servizio dello stesso Di Landro e del sostituto procuratore generale Adriana Fimiani. Nel caso del Procuratore Generale la ruota si staccò in un momento in cui Di Landro non era a bordo e il suo autista stava andando a velocità ridotta per delle commissioni in città. Un altro episodio inquietante ha visto protagonista ai primi di agosto il Procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo. Qualcuno ha infatti lasciato una cartuccia caricata a pallettoni sul parabrezza della sua auto di servizio parcheggiata all'interno del garage nel quale sono custodite tutte le macchine dei magistrati reggini, nel seminterrato del Tribunale. Messaggi mafiosi, con i quali la 'ndrangheta continua a dimostrare che è in grado di colpire chiunque e in qualsiasi posto.

Intanto, il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica della provincia di Reggio Calabria, riunitosi questa mattina in prefettura, ha deciso di potenziare la scorta al procuratore generale Di Landro. Nel corso del vertice, presieduto dal prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta, al quale hanno patecipato i vertici delle forze dell'ordine e il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, è stato anche deciso di attuare la vigilanza fissa dell'abitazione dello stesso magistrato.
(26 agosto 2010)

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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 15:37

http://www.gay.it/channel/attualita/30386/Il-Sindaco-di-Spresiano-all-attacco-Fosso-antigay-in-paese.html


IL SINDACO DI SPRESIANO ALL'ATTACCO. FOSSO ANTIGAY IN PAESE

Non è bastato il rimprovero di Massimo D'Alema per la dichiarazione secondo cui i gay "sono malati, si devono far curare". Il Sindaco di Spresiano, una piccola città in provincia di Treviso, è tornato all'attacco con un'altra azione estemporanea: un fossato per impedire a gay e coppiette di appartarsi sulle rive del fiume Piave, in località di Lovadina, nei pressi del viadotto dell’A27.

Dopo le minacce di far sloggiare i gay dal paese, dopo aver istituito le ronde contro le macchine parcheggiate, e dopo i cartelli che intimano il divieto di sosta e di fermata dalle 22 alle 5 del mattino, la crociata di Riccardo Missiato continua dunque con il fossato. La scelta della buca è stata necessaria perché il sistema era il meno costoso, come ha fatto sapere lo stesso Sindaco.

«Non ce l'ho con i gay - ha tenuto a precisare Missiato - I miei provvedimenti sono volti a stroncare gli atti osceni in luogo pubblico - chiarisce il sindaco - La gente non deve scappare dalle Grave. I residenti devono avere una vita tranquilla. Invece questo viavai notturno rendeva loro l'esistenza impossibile. L'amministrazione deve assicurare a tutti la libertà di movimento».

azzdici

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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 23:56

http://www.corriere.it/esteri/10_agosto_26/robot_giappone_dc5218a2-b110-11df-9462-00144f02aabe.shtml

La madre butta via i Gundam
Lui (ormai trentenne) incendia la casa
Ai giudici ha spiegato: «Volevo morire con i miei robot»

GIAPPONE

La madre butta via i Gundam
Lui (ormai trentenne) incendia la casa

Ai giudici ha spiegato: «Volevo morire con i miei robot»

Una riproduzione del robot Gundam
Una riproduzione del robot Gundam
TOKYO - Ha dato fuoco alla casa perché la madre aveva buttato i suoi robot. È successo in Giappone, Kasai, nella zona centro-occidentale dell'isola, e non si tratta di un baby-piromane, ma di un uomo di 30 anni infuriato perché la madre aveva rimosso circa 300 riproduzioni in miniatura di Gundam, protagonista di una serie di cartoni animati cult negli anni '70, dagli scaffali della stanzetta.

SUICIDIO - L'incendiario ha spiegato di aver in «questo modo «cercato la morte» insieme ai modellini. Secondo quanto emerso nel processo a suo carico, l'uomo è accusato di aver sparso olio per la stufa nella sua stanza, e aver intenzionalmente appiccato il fuoco con un accendino riducendo in cenere l'intera casa, divisa su due piani, nell'agosto dello scorso anno. La madre, tuttavia, non si era disfatta dei robot, ma li aveva riposti facendo le pulizie della stanza. L'accusato ha spiegato il folle gesto adducendo sentimenti di «rabbia verso la famiglia» per non essere stato compreso. «I modellini erano parte del mio corpo e della mia anima - ha dichiarato tra lo sconcerto generale -. Quando li guardavo, sentivo tornare la forza necessaria per recarmi al lavoro il giorno seguente, indipendentemente da quanto fossero onerose le mie mansioni».

Redazione online
26 agosto 2010


azzdici

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Messaggio Da Ospite Gio 26 Ago 2010, 23:58

rido ma allo stesso tempo sono scioccata. spia

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 00:00

anny_skod ha scritto:rido ma allo stesso tempo sono scioccata. spia
neutro

va be' anche io ci sarei rimasta male .. anni e anni di collezionismo spia

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 11:30

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/08/26/news/senegalese_civitanova-6536744/?ref=HREC1-12

RAZZISMO
Ragazzini prendono a calci un immigrato
"Vattene via". E i genitori ridono
Su una spiaggia di Civitanova Marche, cinque bambini di 10-11 anni aggrediscono e insultano un venditore ambulante che si era fermato a riposare su una sdraio. Gli adulti non intervengono e assistono divertiti
Una veduta di Civitanova Marche
MACERATA - Insultato e preso a calci da un gruppo di ragazzini. La vittima è un immigrato originario del Bangladesh, i piccoli razzisti non un gruppo di bulletti di periferia ma bambini che stavano trascorrendo una giornata in spiaggia, sotto gli occhi divertiti dei genitori. E' successo a Civitanova Marche, in provincia di Macerata. Davanti a numerosi testimoni, fra i quali c'era anche un cronista.

L'immigrato, che lavora come ambulante sulle spiagge marchigiane delle vacanze, al termine del consueto giro tra gli ombrelloni si era fermato a riposare su una sdraio dello stabilimento Golden Beach. Cinque bambini lo hanno circondato intimandogli di allontanarsi a suon di insulti e calci contro la sdraio sulla quale era seduto. "Alzati da qua, vattene, questa è proprietà privata!", hanno detto i ragazzini al giovane immigrato. Poi gli insulti a sfondo razzista: "Amigo vattene, vai a vendere fuori da qua. Questa roba l'hai rubata". Poiché l'immigrato non rispondeva agli insulti, uno dei cinque gli ha sferrato dei calci dietro la sdraio colpendolo alla schiena.

Il tutto si è svolto sotto gli occhi di un gruppo di adulti, molto probabilmente i genitori, seduti a poca distanza sotto l'ombrellone. Non solo non sono intervenuti per fermare i bulletti, ma si sono messi a ridere del loro comportamento. Altri bagnanti non si sono accorti di quanto stava accadendo, o hanno preferito ignorare. Alla fine, l'ambulante si è alzato dalla sdraio e, in un italiano stentato, ha detto "siete stati molto cattivi". E si è allontanato, rifiutando di denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine.

(26 agosto 2010)

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 11:41

vergogna

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 12:12

http://www.ilgiornale.it/esteri/il_bambino_resuscitato_carezze/27-08-2010/articolo-id=469415-page=0-comments=1

Il bambino resuscitato dalle carezze.
di Lorenzo Amuso.
Jami, uno dei due gemellini nati di sole 27 settimane, era stato dichiarato morto dai medici. Ma la madre ha continuato a stringerlo a sé e chiamarlo per nome. Dopo due ore il risveglio.

Londra - I genitori si ostinano a definirlo un miracolo. Un dono divino. Ma forse, molto più laicamente, si è trattata di un’affrettata diagnosi. Una colpevole svista medica che avrebbe potuto causare un danno irreparabile se l’amorosa ostinazione della madre non avesse raddrizzato il destino segnato del proprio figlio. Se non lo avesse «resuscitato», come lei stessa ora afferma, ancora emozionata. Una favola con un happy ending che giunge da Sydney. Protagonisti una coppia di giovani sposi, i coniugi Ogg, Kate e David.
Alla ventisettesima settimana di gravidanza Kate è costretta a correre in ospedale, è tempo di partorire. Un parto prematuro, travagliato. Nascono due gemelli, Jamie e Emily. Ma Jamie, che al momento della nascita pesava solo poco più di 900 grammi, dopo qualche istante muore. O almeno sembra morire. Questo il responso dei medici che però acconsentono alle richieste dei genitori di tenere stretto a loro, per qualche momento, il figlio. Un’intimità familiare per vivere il lutto.

Ma dopo un paio di ore Jamie dà i primi segni di vita. Impercettibili reazioni agli stimoli della madre. Accorrono gli ostetrici della struttura ospedaliera. Scettici, gelano gli sguardi speranzosi dei genitori: si tratta di normali reazioni nervose. Ma Kate insiste, gli porge qualche goccia di latte sulle labbra, lo stringe a sé. Fino a quando il neonato si sveglia dal torpore. Due ore di black-out prima di darsi alla vita, regalarsi il primo vero respiro. Una rinascita per i suoi genitori, ancora increduli non meno che contenti. Che si definiscono «i più fortunati al mondo» ai cronisti accorsi per ascoltare la loro incredibile storia. Un lieto fine che - secondo Kate – è spiegabile grazie alle terapie «pelle a pelle» madre-figlio, la quale aiuterebbe i bambini malati a guarire. Una cura che in Australia è conosciuta come il «tocco del canguro». In attesa di riscontri scientifici, nient’affatto urgenti visto l’esito felice della vicenda, si registra l’ottimo stato di salute di cui gode il piccolo, che adesso magia e cresce regolarmente. «Le sue piccole braccia e gambe cadevano giù senza rispondere agli stimoli, non si muoveva – il ricordo della mamma -. Io l’ho stretto a me e ho iniziato a parlargli, chiamandolo per nome, dicendogli di sua sorella e dei progetti per il futuro della nostra famiglia». Alle prime reazioni del bimbo, ecco le repliche sbrigative dei medici, che insistono con la versione dei riflessi incondizionati. Una giustificazione che non scoraggia la madre, che grida al miracolo quando vede Jamie aprire gli occhi per la prima volta.

«Ha aperto gli occhi e ha mosso la testa – ha spiegato la signora Ogg -. Ho fatto chiamare i dottori ma ancora nessuno mi credeva». Fino a quando si sono dovuti arrendere all’evidenza, di fronte al presunto miracolo, oppure errore diagnostico. Il padre di David in un’intervista alla tv australiana non ha potuto non ringraziare la perseveranza della moglie: «Siamo i genitori più fortunati del mondo. Kate ha agito d’istinto, se non l’avesse fatto, ora Jamie probabilmente non sarebbe qui».


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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 12:36

http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/08/26/news/dall_uomo_geisha_al_bisposato_com_cambiato_l_homo_italicus-6529423/

SOCIETA'.
Dall'Uomo geisha al Bisposato,com'è cambiato l'Homo Italicus.

Dodici tipi umani che raccontano l'evoluzione del maschio negli ultimi trent'anni. Li racconta la sociologa Giusi Miccoli. Ma alla fine le donne preferiscono chi non fa parte della "sporca dozzina"
di SILVIA FUMAROLA.

SICCOME da piccole t'insegnano che il rospo si trasforma in principe azzurro, le donne cominciano presto a collezionare baci di rospi. Troppo facile per gli uomini, che al massimo baciano la Bella addormentata o devono trovare una signorina col piede minuscolo per trasformarla in regina. Generazioni di donne immaginano l'uomo ideale, che com'è noto, non esiste. Ne occorrono quattro o cinque per farne uno accettabile, ma siccome siamo inguaribili ottimiste ci affanniamo a ricercarlo anche nel palo della luce.

Dagli anni Ottanta a questa parte c'è stato un cambiamento epocale che è sotto gli occhi di tutti: gli uomini sono sempre più insicuri, femminili, spaventati. Più le donne hanno acquistato sicurezza, più i maschi hanno guadagnato in vigliaccheria: e siccome le coppie sono fatte da due persone, il genere femminile, complice della disfatta, avrà le sue colpe. A raccontare l'evoluzione del maschio italiano e ad analizzare i nuovi tipi in circolazione - dodici per l'esattezza, ma ci sono svariati sottotipi non meno interessanti o pericolosi a seconda dei casi - ci ha provato la sociologa Giusi Miccoli col libro "Homo italicus" (AlibertiCastelvecchi) inchiesta sul campo che fotografa le coppie tipo e i nuovi uomini, dal Vintage all'Uomo Geisha, dal Single fidanzato al Maratoneta, dal Bisposato al Collezionista.

Una "sporca dozzina" li definisce l'autrice, che analizza l'uomo e la relativa compagna. "Liquidità, connettività, velocità, irripetibilità e l'efferatezza sono i cinque fattori da prendere in esame per discernere il nostro futuro in coppia", scrive Miccoli. "Le leggi che regolavano in passato i rapporti affettivi non sono più valide ed è necessario individuarne di nuove". Società liquida, rapporti fragili. "Ma liquidità non significa necessariamente debolezza o vaghezza", chiarisce l'autrice. "Significa anche flessibilità e capacità di adattamento. Il rapporto liquido può essere in perenne mutamento. Consente all'io di essere plurale e al sé di evolvere".

Sarà. Però a mettersi in gioco e a interrogarsi sono in prevalenza le donne, sempre più consapevoli e agguerrite, ma disarmate davanti ai nuovi uomini in fuga. Le ambizioni delle donne nate negli ultimi quarant'anni (conciliare carriera, realizzazione personale e affetti) sono molto diverse da quelle delle madri, e influiscono sull'identità dei compagni. "Oggi le donne fanno autocritica", osserva Miccoli, "e mettono in discussione uno stile di vita che le ha allontanate dall'oggetto dei loro desideri, l'uomo, inducendole a concentrarsi sulla realizzazione individuale che ora molte di loro sembrano rifuggire. Il genere femminile mette la retromarcia e riesamina scelte e sogni, spesso dolorosamente".

Se vale la pena, ogni retromarcia è ammessa; ma fare retromarcia per un Vintage che ti vuole a casa, regina dei fornelli; per il Collezionista, scapolo incallito che frequenta schiere di signore, ma vive bene da solo, o il Bisposato che non sceglierà mai o, peggio, per il Single fidanzato che fa due passi avanti e quattro indietro, non vale davvero lo sforzo. Il dilemma sembra essere sempre lo stesso: diventare remissive o restare se stesse? Il professor Umberto Galimberti, citato nel libro, offre un'alternativa: "In nome dell'amore si cerca di ridurre la distanza avvicinandosi automaticamente all'altro o attirandolo a sé. Ma spesso questa si rivela l'azione migliore per destabilizzare il rapporto... La rinuncia a sé o la rinuncia all'altro non fa che rendere le distanze incolmabili". Il segreto della coppia? "È il riconoscimento delle differenze".

Detto così sembra facile, ma nella vita affettiva di una donna si affollano minacciosamente homines italici di varie tipologie, e non si può stare tranquille: perché se una si è rassegnata, per dire, al Velocista, può incrociare il sottotipo: ovvero il Fuggitivo, il Provocatore, l'Insicuro. "Inoltre", scrive Miccoli per togliere qualsiasi illusione alle già provatissime vittime di uomini pestilenziali, "ogni tipo può subire delle mutazioni. Per esempio il Maratoneta può diventare Vintage, Simbiotico e Bisposato".

A quel punto non ci sono manuali, amiche, analisti, corsi di yoga che tengano: l'unico consiglio è la fuga o un fidanzamento saldo, affettuoso, indistruttibile col Vecchio compagno di scuola stempiato già dal ginnasio che non fa parte della sporca dozzina, ma che per una mulier italica resta una sicurezza.

(26 agosto 2010)

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 19:07

http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/27/news/l_europa_si_mobilita_per_sakineh_parigi_sanzioni_se_sar_lapidata-6548765/?ref=HREC1-7


IRAN
Raccolte 60 mila firme per Sakineh
Parigi chiede la minaccia di sanzioni
Il ministro degli esteri francese esorta i 27 paesi Ue a una posizione comune nei confronti di Teheran per salvare la donna condannata a morte per lapidazione. Il 2 settembre manifestazione a Roma
Sakineh Mohammadi Ashtiani
PARIGI - La Francia ha esortato l'Ue a minacciare sanzioni contro l'Iran se sarà lapidata Sakineh Mohammadi Ashtiani, condanna alla pena per adulterio. A farlo è stato il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner. In un messaggio indirizzato all'Alto rappresentante dell'Unione Europea Catherine Ashton, il ministro degli Esteri francese ha chiesto che venga inviato un messaggio comune dai 27 Paesi Ue all'Iran per salvare la donna condannata a morte per lapidazione, e avanza l'ipotesi di possibili sanzioni per violazione dei diritti umani.

La richiesta di Parigi alla Ue. "Una lettera comune di tutti gli Stati membri dell'Unione europea alle autorità iraniane è diventata necessaria, ne sono convinto, se vogliamo salvare questa donna", ha scritto Kouchner alla Ashton. "Bisogna che l'Unione si impegni in nuove iniziative - ha aggiunto - per ricordare alle autorità iraniane che, come sul dossier nucleare, la loro attitudine di isolamento e di chiusura ha un costo, di cui si potranno liberare nel momento in cui sceglieranno comportamenti più conformi ai loro impegni internazionali in materia di diritti dell'uomo". Kouchner ha invitato il Consiglio europeo a "riprendere i lavori su queste questioni per prendere nuove misure contro tutti quelli che in Iran hanno organizzato la repressione", proponendo un "dibattito d'insieme" sull'azione dell'Ue in materia di diritti umani in un vertice tra i ministri degli Esteri dei 27, il 10 e 11 settembre.

60 mila firme. Hanno superato quota 60 mila le firme raccolte per Sakineh su Repubblica.it. "Il nostro appello a favore di Sakineh, che sta per essere diffuso in tutto il mondo - ha detto Daniel Salvatore Schiffer, il filosofo che ha promosso con altri studiosi francesi l'iniziativa - è stato pubblicato integralmente anche sul sito del Nouvel Observateur (dopo la pubblicazione su Le Monde, Le Soir, La Libre Belgique e Tageblatt)".

Quest'oggi hanno aderito all'appello anche la cantante e artista Charlotte Gainsbourg e il segretario del partito socialista Martine Aubry. Tra i firmatari, in Belgio, si è aggiunto anche il sindaco di Bruxelles, Freddy Thielemans. Per la salvezza di Sakineh è stata aperta in Francia un'altra sottoscrizione promossa dal filosofo Bernard-Henri Levy alla quale hanno risposto, tra gli altri, gli ex presidenti Jacques Chirac e Valery Giscard d'Estaing.

Manifestazione a Roma il 2 settembre. Il movimento di sensibilizzazione arriva anche dall'Italia: la Federazione dei Verdi ha promosso una manifestazione in favore della donna il 2 settembre a Roma, davanti alla sede dell'ambasciata iraniana di Via Nomentana. "Questa barbarie va evitata", ha dichiarato il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. "Se Sakineh dovesse essere lapidata saremmo di fronte a una gravissima violazione dei diritti umani - ha aggiunto - Per questo chiediamo all'Onu e all'Unione europea di intervenire immediatamente e senza indugi". Bonelli, in un comunicato, ha invitato partiti, associazioni, movimenti e cittadini a partecipare al presidio davanti alla sede dell'ambasciata iraniana "senza vessilli di partito".

Anche la Farnesina sta seguendo da vicino la vicenda e il ministro degli esteri Franco Frattini se ne sta occupando personalmente. Informato della temporanea sospensione della sentenza, ha dato istruzioni di mantenere uno stretto raccordo bilaterale con le autorità iraniane "affinché esse possano considerare un atto di clemenza in questo specifico caso".
(27 agosto 2010)

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Messaggio Da Tyn@67 Ven 27 Ago 2010, 21:29

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/08/27/foto/un_fan_da_guinnes_per_laura_pausini-6547798/1/


Un fan da Guinness per Laura Pausini


Fan da Guinness per Laura Pausini. Mimmo Restifo Chiavetta, 35 anni,
originario di Alcara Li Fusi ma residente a Milano, è entrato a far
parte dei personaggi dei Guinness World Record per aver visto ben 60
concerti di Laura Pausini in un anno, girando Italia, Europa, Brasile,
Messico e Canada. Ha percorso 78mila chilometri e investito circa 60mila
euro, contribuendo a far entrare nel Guinness la stessa Pausini come
unica artista al mondo ad avere un fan da Guinness

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 23:40

valentina tocca a teeeeeeeeeeeee occhioni

articolo letto stamattina,godetevelo.quest'uomo é uno zerbino umano

Le “perle” di Minzo partono da Unomattina

Unomattina è il buongiorno preferito di Silvio Berlusconi. Anche l’edizione estiva ha il suo fascino. La Rai somministra calmanti all’italiano votante: il 6 agosto apre le vacanze con la lettura del libro di favole Due anni di governo, ieri riprende la linea con Augusto Minzolini. In veste d’invitato, a casa sua, il direttore del Tg1 morde la telecamera, disteso sulla sedia e ben coccolato dalle domande (siamo generosi) di Pierluigi Diaco, l’eterno emergente che girò decine di salotti televisivi prima di condurre un programma in Rai.

Domande “taglienti”
Diaco gioca con il soggetto sottinteso: “Da quando è sceso in campo cos’è cambiato nel Paese e nella politica?” L’ex squalo fa il serio, s’inoltra in disamine complicate: “Tutto”. E poi sorride, avanza: “Un sistema: prima avevamo una democrazia con coalizioni e governi che duravano in media un anno e mezzo”. Come per dire: meglio la quantità che la qualità. Diaco ascolta sonnecchiante, Minzolini insiste: “Una rivoluzione: il linguaggio è più diretto, la politica più moderna”. Scritta con errori marchiani la storia di vent’anni da Mani Pulite, i nostri parleranno dell’agosto 2010? Macché. I fianiani? Tormento dell’estate pari al Waka waka. Il voto anticipato? Miraggi. L’alleanza con Bossi? Barzellette. Tutte fesserie. Per Diaco l’attualità è la caduta del Muro di Berlino. I due sembrano attori e protagonisti di Good Bye Lenin: la madre perde la memoria, il figlio finge che la città sia ancora divisa in due. Diaco è il figlio: “Da quando la giovane dirigenza comunista …”. Tocca a Massimo D’Alema: “Un personaggio come lui ha contribuito a rendere riformista la sinistra?”. Minzolini schiaccia al volo: “In D’Alema è mancato il coraggio. Le tribù e la base bloccarono il suo governo. Così com’è successo a Veltroni. La sinistra deve fare un processo culturale profondo. La caduta del muro è una religione nuova”.

Dal premier a Craxi
Chi ha avuto la sventura di cadere col telecomando su Raiuno, a parte il silenzio caraibico dell’ audio, pescando Unomattina avrà pensato di vedere l’ennesima replica del servizio pubblico: le canzoni di Domenico Modugno, Rita Pavone, Orietta Berti. E invece due giornalisti, tra crisi di governo e d’economia, discutevano sull’89. E su Bettino Craxi, ormai nel cuore di Minzolini: “C’è stato un paradosso: chi aveva ragione nella storia fu messo in catene o in esilio, chi aveva sbagliato andò al governo”. E poi irrompe la commozione di Minzolini, mentre racconta la sua creatura: il Tg1 delle censure e dei monologhi: “Ho cercato di dare un’anima per renderlo meno asettico, anche prendendomi delle responsabilità. Sapevo che con la scelta degli editoriali mi avrebbero criticato, ma in questo modo ho detto quel che pensavo e liberato il giornale. Non ho coinvolto l’intera testata sulla mia posizione. Gli ascolti vanno bene: mi preoccupa più Mimum e il Tg5 che il TgLa7 di Mentana”.

Giudicatemi dai “fatti”
In discesa senza frenare, sistemato Diaco, il direttorissimo insegna filosofia di vita e giornalismo: “I miei nemici sono l’ideologismo e il dogmatismo. Non dico che devo sempre avere ragione, mi piacerebbe essere giudicato sui fatti, non su una posizione quasi pregiudiziale. Sarebbe necessario che nel mondo dei media venga rivalutata una categoria importante, cioè il dubbio”. In patria tra un viaggio in Finlandia sulle slitte trainate dai cani e un tuffo in Costa Azzurra, l’inviato speciale Massimo Mignanelli è la sorpresa di Unomattina estate, eppure sfigura se paragonato ad Adriana Pannitteri, perfetta spalla di Sestino Giacomoni. E chi è? “Ha una biografia molto ricca. Consigliere del presidente Berlusconi, etichettato dalla stampa in diversi modi, soprattutto come assistente suggeritore, addirittura uomo ombra”, disse nel presentarlo nella memorabile puntata del 6 agosto scorso. E Giacomoni: “Mi sembra un po’ troppo”. Davvero troppo, persino per l’uomo ombra che, durante l’addio dei finiani, doveva soltanto recitare i successi del governo e fare pubblicità al libretto: “Disponibile sul sito! E noi abbiamo superato una depressione più grave del ‘29”. Quando è libero da pranzi con Bossi e feste al castello di Tor Crescenza, Berlusconi interviene a Unomattina. Era il 29 settembre, il suo 73esimo compleanno: “Chiamatemi più spesso, così mi sento meno solo”. Susanna Petruni ripete grazie all’infinito, Stefano Ziantoni fa di più: “Siamo qui ogni mattina, questa è anche casa sua”. E Berlusconi registra: “Vi prendo in parola”. E dunque ritorna il 23 marzo per la campagna elettorale: “Non sono un monarca”.

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Messaggio Da duful Ven 27 Ago 2010, 23:53

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 23:54

azzdici vomito

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Messaggio Da Ospite Ven 27 Ago 2010, 23:57

la parte che preferisco é questa

Pierluigi Diaco, l’eterno emergente che girò decine di salotti televisivi prima di condurre un programma in Rai.

risata risata io costui lo odio!!!su wikipedia c'è una citazione di Aldo Grasso,che lo definisce «blando avventuriero del piccolo schermo [...] giovane ma anche vecchio. Non ha un pensiero, ma finge di averlo»
asciugo

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