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Messaggio Da DarkLullaby Sab 10 Mar 2012, 17:29

uffa
Addio a Moebius, note sue storie fantasy
Jean Giraud aveva 73 anni, sue tavole hanno ispirato il cinema

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cultura/2012/03/10/visualizza_new.html_130147669.html

Arzach..... triste
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Messaggio Da camila Mer 21 Mar 2012, 11:32

E' morto Tonino Guerra

Roma, 21-03-2012

E' morto Tonino Guerra. La notizia della scomparsa del poeta e sceneggiatore di fama internazionale arriva dall'Istituto di cultura italiana a Mosca.

Guerra, nato a Santarcangelo di Romagna il 16 Marzo del 1920, era sposato con una russa e frequentava spesso la capitale della Russia. Guerra ha lavorato con i più grandi registi del nostro tempo, tra Vittorio De Sica, Federico Fellini, Andrej Tarkovskij, Michelangelo Antonioni.


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Messaggio Da mafalda Dom 25 Mar 2012, 16:58

Addio ad Antonio Tabucchi
autore di "Sostiene Pereira"
Lo scrittore è morto a Lisbona all'età di 68 anni
.
Era malato di cancro. Esperto e traduttore di Pessoa, era anche un brillante polemista. Collaborava con il nostro giornale

Antonio Tabucchi si è spento a Lisbona all'età di 68 anni. Era malato di cancro. Tra le sue opere più famose ricordiamo Notturno indiano, Sostiene Pereira e Requiem. Citando la moglie dello scrittore, Maria Josè Lancastre, l'agenzia portoghese Lusa riferisce che Tabucchi era ricoverato all'Hospital da Cruz Vermelha e che i funerali si terranno giovedì nella capitale lusitana.

Tabucchi era nato a Pisa il 23 settembre del 1943. Da universitario, negli anni Sessanta, viaggiò molto per l'Europa e fu in quel periodo, durante un soggiorno a Lisbona, che nacque la sua passione per quel Paese e per la sua cultura. Una passione che lo portò a diventare il più grande critico e traduttore di Fernando Pessoa.

Il suo primo libro, Piazza d'Italia, fu pubblicato nel 1975 da Bompiani. L'ultimo, Racconti con figure, è uscito l'anno scorso da Sellerio. I suoi romanzi e saggi sono stati tradotti in 40 lingue. Nel corso della sua lunga carriera Tabucchi ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il premio francese "Médicis étranger" per Notturno indiano e Campiello per Sostiene Pereira. Alcuni dei suoi romanzi sono stati portati sullo schermo da registi italiani e stranieri (Roberto Faenza, Alain Corneau, Alain Tanner, Fernando Lopes) o sulla scena da noti registi teatrali (Giorgio Strehler e Didier Bezace fra gli altri).

Ma Tabucchi non è stato soltanto un letterato. Appassionato di politica e brillante polemista, non si è mai sottratto al confronto di idee e posizioni, anche dalle colonne di Repubblica. Il suo nome divenne noto al grande pubblico con Sostiene Pereira, del 1994: il romanzo è ambientato a Lisbona durante la dittatura di Salazar e narra le vicende di un giornalista obeso e cattolico che, dopo le avventure avute con il rivoluzionario di origini italiane Monteiro Rossi, diventa antifascista. Un anno uscì in Italia il film tratto dal romanzo, diretto da Roberto Faenza, con Marcello Mastroianni nei panni di Pereira. Era l'epoca della "discesa in campo" di Silvio Berlusconi e durante la campagna elettorale il personaggio di Tabucchi fu un simbolo dell'opposizione al Cavaliere, della lotta per la libertà di informazione.

Per molto tempo, a partire dal 1973, Tabucchi ha insegnato lingua e letteratura portoghese. E così amava definirsi, "un professore universitario", sostenendo che per lui la scrittura non era una professione, "ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia".

A Piazza d'Italia seguirono varie raccolte di racconti, tra cui Il gioco del rovescio (1981) e Piccoli equivoci senza importanza (1985). Ma il genere che gli era più congeniale era il romanzo breve, che gli procurò successo e fama in Italia e all'estero. Il primo ad aver fortuna a livello internazionale fu Requiem (1992), scritto in portoghese e poi tradotto in italiano.

L'impegno civile e l'alone di mistero che pervadono lo stile di Tabucchi furono confermati in La testa perduta di Damasceno Monteiro (1996) e soprattutto nel romanzo epistolare Si sta facendo sempre più tardi (2001).

(25 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/03/25/news/morte_tabucchi-32176965/?ref=HRER1-1
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Messaggio Da martha70 Dom 25 Mar 2012, 17:16

Da ex pallavolista un pensiero a Vigor. triste

Tragedia nella pallavolo, morto in campo l'ex azzurro Vigor Bovolenta


Roma, 25 mar. (Adnkronos/Ign) - La pallavolo piange Vigor Bovolenta. Il centrale 37enne è deceduto dopo un malore accusato in campo ieri sera. Bovolenta, ex azzurro, si è sentito male nel corso della partita di B2 che stava disputando con la sua Volley Forlì contro la Lube a Macerata. A nulla sono valsi gli sforzi dei soccorritori che hanno provato a lungo a rianimare il giocatore. Bovolenta è stato trasportato all'ospedale di Macerata, dove purtroppo si è spento. Il giocatore lascia la moglie e 4 figli. Oggi sui campi della Serie A verrà osservato un minuto di silenzio.
''Sono sconvolto e senza parole. Vigor Bovolenta oltre ad essere stato un grande campione, era un ragazzo eccezionale, uno di quelli da prendere da esempio per rappresentare la nostra gioventù. Me lo ricordo giovanissimo in campo, generoso e combattivo. Tante immagini belle che si rincorrono. La sua scomparsa è una perdita grandissima. Sono vicino alla moglie Federica ed ai suoi quattro bambini'', ha detto il presidente della federvolley, Carlo Magri.
Con la voce rotta dal pianto Andrea Giani, ex compagno di nazionale di Bovolenta ed attuale allenatore della Roma Volley, ricorda ai microfoni di Sky Sport 24 che "Vigor era un grandissimo attaccante, un attaccante puro con una straordinaria fisicità". "Era un giocatore che portava tantissimi punti, aveva un peso importante in una squadra", prosegue l'ex azzurro. "Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati, lui aveva più o meno 17 anni e durante il riscaldamento a rete mi attaccò in testa, io mi arrabbiai molto: era praticamente l'inizio tra lui e l'agonismo. Poi abbiamo giocato insieme per tanti anni". Difficile trovare un perché a una simile tragedia: "Siamo molto controllati, ma possono esserci delle piccole disfunzioni impercettibili. E' difficile che possa accadere quello che è accaduto, ma c'è sempre una piccola possibilità. Sono casi rarissimi ma ci sono. E a volte vanno a toccare persone che conosci molto bene".
Bovolenta era nato a Contarina, in provincia di Rovigo, il 30 maggio 1974. Campione d’Europa con la nazionale juniores nel 1992, ha esordito in quella assoluta con Julio Velasco, pochi giorni prima di compiere i 21 anni (a l’Avana il 3 maggio 1995 contro Cuba). In azzurro ha vinto tanto, arrivando a giocare la finale olimpica ad Atlanta 1996. 206 le partite in cui ha fatto parte della nazionale, vincendo l’argento olimpico nel 1996, la World Cup 1995, gli Europei 1995 e 1999 (argento nel 2001 e bronzo 1997), tre edizioni della World League 1995, 1997 e 1999. Ha chiuso la sua carriera in nazionale giocando la sua seconda Olimpiade a Pechino 2008.
Altrettanto esaltante la sua carriera con il club. Ha esordito con il Messaggero Ravenna nel 1990. Con la maglia di Ravenna ha vinto uno scudetto tricolore, 3 Coppe del Campioni, 1 Coppa Italia, una Coppa Cev e due Supercoppe Europee. Poi la sua carriera è proseguita a Ferrara, Roma, Palermo, Modena (campione d’Italia 2001-02), Piacenza, Perugia, Forlì. Proprio in Romagna, la sua terra d’adozione, ha salutato la serie A e spinto dall’inesauribile passione aveva deciso di rimanere in campo giocando in B2 ed iniziando una nuova carriera dirigenziale.
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Messaggio Da mafalda Dom 01 Apr 2012, 18:41

Addio a Omar Calabrese
un malore davanti alla tv

Aveva 63 anni, colto da un infarto ieri sera nella sua abitazione. Era uno dei più importanti studiosi italiani e internazionali, aveva insegnato nelle università di mezzo mondo, vastissima la sua produzione editoriale. E poi, l'impegno politico: fra i padri dell'Ulivo, era stato uno dei promotori degli incontri del centrosinistra a Pontignano e a Gargonza e aveva ricoperto cariche istituzionali

ROMA - Un improvviso malore ieri sera, intorno alle 23.30, mentre guardava la televisione insieme alla moglie: se n'è andato così, a 63 anni, Omar Calabrese, semiologo, docente di teoria della comunicazione, studioso del linguaggio dei media e delle arti visive. A dare la notizia della sua morte sono stati Maurizio Boldrini e Gabriella Terlizzi, che con Calabrese avevano condiviso l'insegnamento all'università di Siena.

Calabrese era nato a Monteriggioni, Siena, nel 1949. Laureato in Storia della lingua, aveva insegnato come visiting professor nelle università di mezzo mondo: da Parigi a Bilbao, da Barcellona ad Aarhus, Yale, Harvard, Berlino, Bogotà, Buenos Aires, Zurigo, Salonicco, Mannheim, Lisbona, Bucarest. Fra le sue pubblicazioni, "I Tg: istruzioni per l'uso" (1995), "Come nella boxe: lo spettacolo della politica in tv" (1998), "Breve storia della semiotica" (2001). Collaborava con Repubblica, Corriere della Sera, Panorama, l'Unità e El Pais e aveva diretto alcune riviste tra cui Alfabeta, Rivista illustrata della comunicazione, Metafore. Negli anni, era stato chiamato a curare i contenuti culturali per le Esposizioni Universali di Vancouver, Brisbane, Siviglia, Genova e Hannover. Critico televisivo, aveva anche collaborato alla realizzazione di alcuni programmi per la Rai e per Mediaset.

Importante il suo contributo all'interpretazione semiotica dei testi visivi e di quelli artistici in particolare, con testi come "Semiotica della pittura"(1980), "L'età neobarocca" (1987),"Caos e bellezza" (1991), "Il linguaggio dell'arte" (1997), "Il modello italiano: le forme della creatività" (1999) o "Come si legge un'opera d'arte", il cui obiettivo era rendere familiare, a lettori non esperti, la lettura delle opere d'arte e, in parallelo, a quelli non esperti di semiotica ma conoscitori dell'arte, le possibilità di scoperta offerte da una metodologia inconsueta rispetto a questo campo di studi.

Un impegno accademico che si sposava con quello politico. Negli anni era stato, fra l'altro, consigliere comunale a Bologna, assessore alla Cultura del Comune di Siena, consigliere della Presidenza del Consiglio per l'editoria e la comunicazione. Ma soprattutto nel 1995 era stato fra i promotori dell'incontro alla Certosa di Pontignano, la riunione degli esponenti del centrosinistra che posero le basi per la nascita dell'Ulivo - del quale è considerato uno dei padri e dei cui movimenti fu coordinatore - e, nel 1997, dell'incontro al Castello di Gargonza, in Toscana, insieme a Umberto Eco e ad altre personalità di spicco della cultura, un "ritiro" politico degli esponenti del centrosinistra allora al governo con Romano Prodi, organizzato "per far capire che le cariche non producono necessariamente consenso - disse Calabrese all'epoca - e che le idee contano più delle poltrone".
(01 aprile 2012)

http://www.repubblica.it/persone/2012/04/01/news/morto_il_semiologo_omar_calabrese-32559864/
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Messaggio Da ziggy Dom 01 Apr 2012, 19:35

È MORTO GIORGIO CHINAGLIA:
AVEVA 65 ANNI

ROMA - Il calcio italiano piange uno dei suoi storici protagonisti. All'età di 65 anni si è spento Giorgio Chinaglia, ricordato soprattutto per il periodo in cui giocò per la Lazio, ma che indossò anche le maglie di Swansea, Internapoli e New York Cosmos. Chinaglia è deceduto in Florida e la settimana scorsa era stato colpito da un infarto. Sono stati i problemi cardiaci a stroncare la vita all'ex campione della Lazio, che sembrava in fase di recupero, ma invece non è stato così. Chinagliua era nato a Carrara il 24 gennaio 1947. La notizia è stata data via twitter da Umberto Gandini, dirigente del Milan.

http://www.leggo.it/sport/calcio/e_morto_giorgio_chinaglia_aveva_65_anni_foto_video/notizie/173880.shtml

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Messaggio Da Delilah Lun 09 Apr 2012, 18:09

http://www.repubblica.it/persone/2012/04/09/news/miriam_mafai-32794459/?ref=HREA-1

Piangiamo Miriam Mafai
addio alla "ragazza rossa"

La giornalista e scrittrice aveva 86 anni. Era una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano. La Resistenza, la lunga militanza nel Partito comunista, l'attività giornalistica fino all'arrivo a Repubblica, che contribuì a fondare nel 1976. E una vasta produzione saggistica con la quale ha raccontato quasi un secolo di storia dell'Italia di ALESSANDRA VITALI

ROMA - Si è spenta a Roma la giornalista e scrittrice Miriam Mafai. Aveva 86 anni. Era una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano. Attenta osservatrice dei cambiamenti della politica e della società del nostro Paese, fotografati e analizzati con un'ampia produzione saggistica, Mafai aveva contribuito alla nascita di Repubblica e per il quotidiano, per decenni, ha svolto un'intensa attività di editorialista, inviato, cronista politico, diventandone una delle colonne portanti, grande testimone di quasi un secolo di vita italiana.

Miriam Mafai era nata a Firenze il 2 febbraio del 1926, figlia - insieme alle sorelle Simona e Giulia - di due fra i più noti artisti del XX secolo, il pittore Mario Mafai e la scultrice Maria Antonietta Raphael, tra i fondatori della corrente artistica della Scuola Romana. Militante comunista di lungo corso, aveva partecipato alla Resistenza antifascista a Roma. La sua carriera giornalistica era cominciata con l'Unità, all'epoca "Organo del Partito Comunista Italiano", all'inizio degli anni Sessanta ma prima ancora, alla fine degli anni Cinquanta, era stata corrispondente da Parigi per il settimanale Vie Nuove. Poi, dalla metà degli anni Sessanta al 1970 era stata direttore di Noi Donne e poi inviato per Paese Sera. E poi Repubblica, per più di trent'anni. Dal 1983 al 1986 sarà anche presidente della Federazione nazionale della stampa italiana.

L'incontro con la politica
avviene presto. Sui banchi di scuola, nel 1936, quando la classe festeggia la conquista dell'Impero mentre a lei suo padre aveva già spiegato che cosa significasse essere antifascista. Nel 1938, con le leggi razziali, viene esclusa dal ginnasio (la sua famiglia era per metà cattolica - il padre - e per metà ebrea - la madre -). Nel 1943 è in strada, a Roma, a distribuire volantini contro l'occupazione tedesca. Nel 1944 entra a lavorare nell'ufficio stampa dell'appena istituito ministero dell'Italia occupata, diretto da Mauro Scoccimarro. E' lì che un giorno conosce Giancarlo Pajetta, che faceva parte di una delegazione del Comitato di liberazione nazionale. "Diventai amica sua e anche della moglie e dei figli", ha raccontato Mafai in un'intervista parlando di quello che, molti anni dopo, sarebbe diventato il lungo amore della sua vita.

Nel 1948, giovane funzionaria del PCI, sposa con una cerimonia civile Umberto Scalia, segretario della Federazione del PCI dell'Aquila. Nasceranno due figli, Sara e Luciano. E in Abruzzo - dove diventerà assessore del Comune di Pescara - viene a contatto con la realtà della povertà estrema, degli sfollati, dei ragazzini che non possono andare a scuola perché non hanno nemmeno le scarpe. Da assessore si occupa anche e soprattutto di questo, di gestire gli aiuti per gli indigenti.

La relazione con Giancarlo Pajetta, "il ragazzo rosso" come si intitola la sua autobiografia, comincia nel 1962. Miriam Mafai (più di trent'anni lei, oltre cinquanta lui) era ancora sposata "e a molti, nel Partito comunista - raccontava - non andava giù". Sarà un amore lungo trent'anni, fino alla morte del partigiano "Nullo", probabilmente il più popolare esponente del PCI per tutto il secondo Dopoguerra. Indelebili le parole della Mafai, che su questo rapporto diceva: "Tra un weekend con Pajetta e un'inchiesta, io preferirò sempre, deciderò sempre, per la seconda". Il suo compagno morirà nella notte tra il 13 e 14 settembre del 1990, a 79 anni. Aveva trascorso la serata a una Festa dell'Unità.

All'impegno giornalistico Mafai affianca una vasta produzione saggistica, da L'uomo che sognava la lotta armata (1984) a Pane Nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale (1987) a Il lungo freddo. Storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l'Urss (1992), da Botteghe Oscure addio. Com'eravamo comunisti (Premio Cimitile nel 1996) a Dimenticare Berlinguer (1996), da Il sorpasso. Gli straordinari anni del miracolo economico 1958-1963 (1997) a Il silenzio dei comunisti (2002), scritto insieme a Vittorio Foa e Alfredo Reichlin, per citarne solo alcuni.

E poi, per raccogliere il racconto dei suoi anni da osservatrice, aveva pubblicato nel 2006 Diario italiano, con i pezzi scritti per Repubblica dal 1976, anno della nascita del quotidiano, fino a quel momento. Note politiche, opinioni, analisi di costume, "il diario anche di coloro che hanno attraversato questi anni con le stesse speranze, curiosità, emozioni, indignazioni, delusioni alle quali ho dato voce, o tentato, con i miei articoli". Pochi accenni alla vita personale, solo due brevi memorie, dedicate una alla madre e una al padre. E' la politica la spina dorsale degli articoli che raccontano trent'anni di Italia, il terrorismo e Aldo Moro, Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica, l'inizio delle grandi ondate di immigrazione, i presidenti della Repubblica e quelli del Consiglio e i governi che cadono, ma pure le prime violenze negli stadi.

C'è l'attualità ma ci sono anche i temi che Mafai segue con continuità, per anni, dal divorzio all'aborto e i referendum, dagli interventi del Papa al dibattito sulla laicità dello Stato, dalla legge sulla fecondazione artificiale alla condizione femminile, tema che sempre le è stato caro così come quello della difesa dei diritti dei lavoratori. E bastano i titoli dei capitoli a dare il segno di come la pensasse, "La fine di un ciclo - Anche i partiti muoiono", "I Ds con l'eskimo", "La deriva dell'Ulivo - Siamo ormai vicini al capolinea", "Divisi su tutto", "Il programma dell'Unione: il centrosinistra ha bisogno di un'anima, non di un volume di 287 pagine". E poi i ritratti, lievi e ficcanti, da Veltroni a D'Alema agli altri. Una fotografia della storia, ma senza rimpianti, perché "il mondo è cambiato, in peggio o in meglio non importa, è qui che dobbiamo vivere". E un'istantanea dello stato di salute del Paese, "con la fretta del mestiere - disse - ma sempre, mi sembra di poter dire, con onestà".

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Messaggio Da duful Lun 09 Apr 2012, 19:48

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Messaggio Da newmoon38 Sab 05 Mag 2012, 22:55

NEW YORK - Il mondo della musica è in lutto: dopo una lunga battaglia contro il cancro è morto all'età di 47 anni il rapper Adam Yauch, uno dei membri fondatori dei Beastie Boys. Il musicista, che lascia la moglie Dechen Wengdu e la figlia Losel, era nato a New York, nel quartiere di Brooklyn. Nel 2009, quando Adam, meglio conosciuto con il nome d'arte di Mca, ha scoperto di avere un tumore alla ghiandola parotide, il gruppo rinviò il tour in programma per quell'anno, e il rapper si sottopose ad un intervento chirurgico e diversi cicli di radioterapia, che tuttavia non sono stati sufficienti a debellare il male. Mentre frequentava il liceo imparò a suonare il basso, e proprio lì conobbe il futuro membro della band Michael Diamond.

La storia del gruppo. A quell'epoca Diamond aveva da poco fondato con altri tre amici il gruppo The Young Aborigenes, di chiara matrice hardcore. Iniziarono a suonare in alcuni locali punk della Grande Mela, quindi avvenne l'incontro con Adam, un ragazzo che frequentava il suo stesso istituto e si dilettava a suonare. Da lì alla nascita dei Beastie Boys il passo fu breve. Di tutti i gruppi che hanno caratterizzato la scena musicale hip hop degli anni Ottanta, i Beastie Boys sono rimasti tra gli unici a produrre tuttora nuovi album e ad esibirsi davanti al pubblico. Nel 2010 la band aveva già venduto 40 milioni di dischi in tutto il mondo e vinto diversi Grammy Awards. E qest'anno è stata anche inserita nella Rock and Roll Hall of Fame. Yauch non ha potuto partecipare alla cerimonia a causa della malattia, ma per l'occasione ha scritto una lettera agli altri membri Adam Horovits e Michael Diamond, ringraziandoli per il cammino percorso insieme.
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Messaggio Da Ospite Gio 17 Mag 2012, 18:18

http://www.vanityfair.it/news/mondo/2012/05/17/donna-summer-morta-disco-music?utm_source=facebook&utm_medium=marketing&utm_content=


Donna Summer, la regina della disco music, è morta giovedì mattina dopo una lunga battaglia contro il cancro. Aveva 63 anni.

La Summer, che si trovava in Florida al momento della morte, voleva finire il suo ultimo album al quale stava lavorando da tempo.

Con 5 Grammy vinti, negli anni Settanta era diventata un'icona della musica dance con hit come Hot Suff, Bad girls e Last dance.


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Messaggio Da Iaia Gio 17 Mag 2012, 18:22

Oddio! Grande! Mi dispiace davvero tanto!
Addio grande donna e grande voce pianto
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Messaggio Da Ospite Gio 17 Mag 2012, 18:36

Mi dispiace Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 405516 Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 405516 Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 405516

ha segnato un'epoca, grande voce , quanti ricordi Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 591958

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Messaggio Da Ospite Gio 17 Mag 2012, 18:46

rosa60 ha scritto:Mi dispiace Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 405516 Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 405516 Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 405516

ha segnato un'epoca, grande voce , quanti ricordi Ci hanno lasciato ... - Pagina 14 591958

La mia adolescenza :(

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Messaggio Da DarkLullaby Gio 17 Mag 2012, 23:06

Però quest'anno non se ne può proprio più.... uffa
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Messaggio Da camila Lun 21 Mag 2012, 07:25

La disco piange ancora: è morto Robin Gibb, stella dei Bee Gees
Dopo la scomparsa di Donna Summer, se ne va un altro protagonista di fine anni’70: era malato da tempo

MILANO - Non si era ancora finito di piangere Donna Summer che, nel giro di pochi giorni, se ne va un’altra stella assoluta della disco (ma non solo) di fine anni’70: Robin Gibb, il cantante dei Bee Gees.
ERA MALATO DA TEMPO - Robin è morto a Londra domenica, divorato da un cancro che da tempo lo perseguitava. Già a fine aprile le sue condizioni erano vistosamente peggiorate, era finito in coma, ma poi si era risvegliato. Aveva 62 anni Robin , uno in meno di Donna, e come lei aveva segnato una stagione. Con i Bee Gees aveva venduto oltre duecento milioni di dischi e con canzoni come «How Deep Is Your Love», «Stayin’ Alive» o «Night Fever», aveva disegnato nel 1977 quella che sarebbe stata la colonna sonora della celebre Febbre del Sabato Sera, il film generazionale con John Travolta. Stayin’ Alive
TRE FRATELLI - Robin è il secondo dei fratelli Gibb ad andarsene: il gemello Maurice era scomparso nel 2003. Rimane il solo Barry: i tre avevano fondato la band giovanissimi, alla fine degli anni’50, il nome le iniziali di Brothers Gibb. Emigrati in Australia, dopo una lunghissima gavetta , esplosero con l’avvento della disco, diventando il coté europeo di un fenomeno altrimenti tutto americano.
AMATI E DETESTATI - E proprio come Donna Summer, non sarebbero più riusciti a ripetere gli esiti della stagione d’oro. I Bee Gees furono detestati dai puristi del rock, simbolo della leggerezza della musica commerciale, proprio mentre infuriava l’iconoclastia del punk e amati invece da migliaia di ballerini, luci strobo e zampa d’elefante. Per i quali, oggi cinquantenni, di sicuro questi son giorni tristi.

http://www.corriere.it/spettacoli/12_maggio_21/robin-gibb-scomparsa-bee-gees-cruccu_04c75018-a2cd-11e1-bfa6-752e370d244b.shtml

triste
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Messaggio Da Iaia Lun 21 Mag 2012, 20:54

Ci ha lasciato anche Robin Gibb cuoricino
Avrò avuto due o tre anni ...i miei mi portarono a vedere La febbre del sabato sera (v.m. 14 anni scusa )...da allora quella musica non l'ho mai più lasciata...You should be dancing, Jive talking...sono sul mio i-pod e lo saranno per sempre! Grazie per tutti i balli che mi hai fatto fare, riposa in pace nel Paradiso dei musicisti cuoricino
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Messaggio Da Ospite Lun 21 Mag 2012, 21:17

Anche Robin Gibb ... un altro frammento della mia adolescenza.

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Messaggio Da camila Mar 05 Giu 2012, 10:34

Addio a Gerardo Panno, giornalista e voce di Radio Rai

05 giu 2012 - E' mancato ieri a Roma, nel giorno del suo cinquantatreesimo compleanno, il giornalista musicale, autore e conduttore radiofonico Gerardo Panno.
Nato a Roma e laureato in Filosofia della Scienza, aveva iniziato a lavorare in radio nel 1980 presso l'emittente privata capitolina Radio Città Futura e da lì era approdato in Rai, dove nella seconda metà del decennio il direttore Maurizio Riganti lo aveva voluto nel team dei conduttori di RaiStereoDue. Attivo anche come dj, curatore e produttore di compilation videomusicali, autore televisivo, giornalista free lance e consulente musicale, aveva proseguito nei decenni successivi (sia pure con alcune pause) a lavorare per Radio Uno e Radio Due, diventandone una delle voci più riconoscibili e firmando e/o conducendo programmi come "Village", "Baobab" e "Black and Blue". Nel 2004-2005 aveva anche fatto parte della commissione artistica del 55mo Festival di Sanremo.

Sposato nel 1992 con Francesca Maria Bersani, Panno lascia anche un figlio, Jacopo Andrea: a loro vanno le sincere condoglianze della redazione di Rockol.

http://www.rockol.it/news-383618/Addio-a-Gerardo-Panno,-giornalista-e-voce-di-Radio-Rai-
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Messaggio Da ziggy Ven 08 Giu 2012, 09:36

quest'anno è un'ecatombe....

Morto l'ex Fleetwood Mac Bob Welch
Il chitarrista sessantacinquenne si è tolto la vita



Ancora una volta la giornata si apre con una notizia tragica dal mondo della musica, e dal mondo del rock in particolare: a Nashville è morto a 65 anni Bob Welch, che fu cantante e chitarrista nei Fleetwood Mac fra il 1971 e il 1974, prima dell'arrivo in formazione di Stevie Nicks e Lindsey Buckingham.

Tragica non solo per la scomparsa in sé, ma perché Welch ha deciso di togliersi la vita dopo aver ricevuto notizie allarmanti sul proprio stato di salute: da qualche mese aveva subito un intervento alla spina dorsale e secondo un'agenzia della Associated Press, alla moglie Wendy aveva detto che non voleva obbligarla a occuparsi di un invalido.

Disperata Stevie Nicks, che era entrata nei Fleetwood Mac dopo di lui: "La sua morte è devastante... Anche dopo che io e Lindsey eravamo diventati componenti dei FM avevamo passato momenti indimenticabili con Bob. Era un grandissimo chitarrista, una persona dolce e divertentissima. Ed era intelligentissimo. Sono incredibilmente triste per lui e la sua famiglia, e per tutti i fan dei Fleetwood Mac", ha dichiarato la cantante.




http://www.rollingstonemagazine.it/musica/notizie/morto-lex-fleetwood-mac-bob-welch/54083
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Messaggio Da nerina Mer 27 Giu 2012, 09:44

http://tg24.sky.it/tg24/spettacolo/2012/06/27/morta_nora_ephron_sceneggiatrice_harry_ti_presento_sally_regista.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter


Addio Nora Ephron, regina delle commedie romantiche
L'autrice e regista è morta a New York all'età di 71 anni per una polmonite legata alla leucemia di cui era malata. Sceneggiatrice di 'Harry ti presento Sally', aveva diretto film come 'Insonnia d'amore' e 'C'è posta per te'

E' morta a New York all'età di 71 anni Nora Ephron, regista di grande successo e sceneggiatrice di commedie indimenticabili come "Harry ti presento Sally". Lo ha riferito il figlio, Jacob Bernstein, poche ore dopo che le sue condizioni di salute si erano aggravate per una polmonite legata alla sua leucemia.

Dopo una carriera di brillante giornalista, la Ephron era approdata al cinema con sceneggiature di commedie sentimentali riprendendo la tradizione dei genitori, Henry e Phoebe Ephron. Il suo nome resterà legato soprattutto al testo di "Harry ti presento Sally" del 1989, diretto da Rob Reiner con Billy Cristal e Meg Ryan, e ad altre sceneggiature come "Silkwood" e "Affari di cuore", ispirato al rapporto con il secondo dei suoi tre mariti, il giornalista del caso Watergate Carl Bernstein.

Di molti suoi film è stata anche regista come "Insonnia d'amore" (1993), "C'è posta per te" (1998) "Vita da strega" (2005) e "Julie e Julia" (2009).
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Messaggio Da camila Mar 03 Lug 2012, 17:41

Ron Howard ha postato su Twitter la notizia della morte di Andy Griffith...il nome forse dice poco,ma se vi dico Matlock? Aveva 86 anni

http://www.tmz.com/2012/07/03/andy-griffith-dies-dead/

le repliche della serie sono state trasmesse qui in Italia per anni,ogni estate,ma leggo che ha iniziato la sua carriera come cantante gospel,vincendo persino un Grammy :stupore
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Messaggio Da Guenda Mar 03 Lug 2012, 18:50

camila ha scritto:Ron Howard ha postato su Twitter la notizia della morte di Andy Griffith...il nome forse dice poco,ma se vi dico Matlock? Aveva 86 anni

http://www.tmz.com/2012/07/03/andy-griffith-dies-dead/

le repliche della serie sono state trasmesse qui in Italia per anni,ogni estate,ma leggo che ha iniziato la sua carriera come cantante gospel,vincendo persino un Grammy :stupore

Nooooooooooooooooo Matlock!!!! :stupore

Lo guardavo sempre, mia mamma mi ha cresciuto a pane e telefilm gialli/polizieschi triste
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Messaggio Da Ospite Mer 01 Ago 2012, 09:44


Sceneggiò "Improvvisamente, l'estate scorsa" e "Ben Hur"


Addio a Gore Vidal, lo scrittore che provocò e scandalizzò l'America



Los Angeles, 1 ago. (Adnkronos/Washington Post) - E' morto all'età di 86 anni Gore Vidal, lo scrittore, saggista, sceneggiatore, e anche candidato politico, che amava provocare e scandalizzare l'America.
E' stato il nipote a dare la notizia della scomparsa di Vidal, a causa
delle complicazioni di una polmonite, nella sua casa di Hollywood dove,
dopo la morte del suo compagno Howard Austen, si era trasferito negli
ultimi anni dall'Italia dove aveva trascorso oltre 30, tra Roma e nella
sua famosa villa di Ravello.

Nella sua lunga e prolifica carriera, al termine del quale, amava dire,
sperava di essere ricordato come "la persone che ha scritto le più belle
frasi dei suoi tempi", Vidal ha pubblicato 25 romanzi, opere teatrali,
opere incentrate sui personaggi sia della storia americana - come il
romanzo "Lincoln" - che dell'antica Roma, come il romanzo sull'imperato
Giuliano, scritto appunto in Italia, che fu uno dei suoi principali best
seller.


Ma fu il romanzo che il giovane figlio di un ufficiale
dell'Aeronautica e dalla figlia del senatore T.P. Gore - cosa che lo
faceva lontano cugino dell'ex presidente Al Gore - scrisse ad appena 20
anni che scandalizzò l'America puritana del dopoguerra e segnò la sua
carriera: il libro "The City and the Pillar", tradotto in Italia La statua di sale, in cui si racconta la storia, con tratti fortemente autobiografici, di un giovane che scopre la propria omosessualità.


Negli anni '50 e '60 Vidal si dedicò alla scrittura per il teatro
(nel 1960 ottene la nomination al Tony award con "The Best Man" che
portava in scena lo scontro dietro le quinte di due politici che si
contendevano la nomination democratica) e per il cinema, per il quale scrisse le sceneggiature di "Improvvisamente, l'estate scorsa" e di "Ben Hur".
La passione per il cinema lo accompagnò anche in Italia: nel 1972
interpretò se stesso in un cameo in "Roma" di Federico Fellini.


Vidal amava rappresentarsi come una sorta di moderno Voltaire, in
grado di commentare le follie della sua nazione e dei contemporanei con
spirito sagace e sferzante. Una prova monumentale si ha nel saggio
"United States", con cui nel 1993 ottene anche il National Book Award,
in cui raccoglie saggi letterari, politici e di pura verve polemica.
Memorabili una serie di ritratti irriverenti di una carrellate di
presidenti americani, quello, che ancora una volta fece scandalo, della
famiglia Kennedy nel "The Holy Family".


Negli ultimi anni della sua vita, dopo l'elezione di George Bush jr e
gli attacchi dell'11 settembre, Vidal tornò ad occuparsi con vigore con
articoli e interviste in cui era inclemente con quelli che amava
definire gli "United States of Amnesia". ''Incompetenza manovrata''. E
in un'intervista rilasciata all'Adnkronos nel 2007, quando venne a Roma
per l'uscita del suo libro 'Le menzogne dell'Impero', accusò Bush e la
sua amministrazione di "incompetenza manovrata" per aver lasciato
"intenzionalmente" che accaddesse l'11 settembre.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Addio-a-Gore-Vidal-lo-scrittore-che-provoco-e-scandalizzo-lAmerica_313558996032.html

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Messaggio Da camila Ven 31 Ago 2012, 16:34

Morto il cardinale Carlo Maria Martini

Il cardinale Carlo Maria Martini, da tempo malato
Il medico: "Ha rifiutato l'accanimento terapeutico"
milano

È morto il cardinale Carlo Maria Martini. L'annuncio è stato dato dall’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Le condizioni del cardinale Carlo Maria Martini si erano aggravate ieri sera.

Il cardinale, da tempo malato di Parkinson, «è purtroppo entrato in fase terminale della malattia. Dopo un'ultima crisi, cominciata a metà agosto, non è più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico», aveva spiegato poche ore prima del decesso il neurologo Gianni Pezzoli, che da anni ha in cura l'arcivescovo emerito di Milano.
Carlo Maria Martini è stato un propulsore dell’ecumenismo e del dialogo con le altre religioni, a cominciare dall’ebraismo. Un grande biblista e un uomo dalla profonda cultura, autore di molti libri e scritti, capace però di parlare alle folle e di attirare i giovani. Una figura aperta al cambiamento. Nato a Torino il 15 febbraio 1927 entra nella Compagnia di Gesù a 17 anni, il 25 Settembre 1944, e qui studia filosofia e teologia. Il 13 luglio 1952 viene ordinato sacerdote a Chieri (To). Nel 1958 si laurea in teologia fondamentale alla Gregoriana di Roma, con una tesi dal titolo «Il problema storico della Risurrezione negli studi recenti» e prosegue gli studi in Sacra Scrittura, perfezionandoli anche all’estero. Il 2 febbraio 1962 pronuncia la solenne professione religiosa e in questo stesso anno gli viene assegnata la cattedra di critica testuale al Pontificio Istituto Biblico di Roma. Due anni dopo cura una nuova edizione del «Novum Testamentum graece et latine» di A. Merk e diviene membro del comitato per la pubblicazione del «The Greek New Testament». Il 29 settembre 1969 è nominato Rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma, carica che terrà fino al 1978. Sempre nel 1969 esce la seconda edizione di «The Greek New Testament», che costituisce la base delle 800 e più versioni del Vangelo diffuse nel mondo: padre Martini è uno dei cinque editori, l’unico cattolico.

Il 18 luglio 1978 Paolo VI lo nomina Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana. E per la quaresima di quello stesso anno lo invita a predicare il ritiro quaresimale in Vaticano: sarà l’ultimo di Papa Montini. Il nuovo papa, Giovanni Paolo II, lo elegge il 29 dicembre 1979 alla cattedra episcopale di Milano. Il 6 gennaio 1980 viene consacrato vescovo in S. Pietro. E il 10 febbraio successivo fa il suo ingresso ufficiale nella Diocesi di Milano. Nel novembre 1980 inizia l’esperienza della Scuola della Parola, le meditazioni tenute in Duomo a Milano per accostare la gente alla Scrittura secondo il metodo della lectio divina, insegnando a «leggere un testo biblico usato nella liturgia per gustarlo nella preghiera e applicarlo alla propria vita». L’iniziativa ebbe un successo crescente, attirando tantissimi giovani. Il 2 febbraio di tre anni dopo il Papa lo fa cardinale, con il titolo di Santa Cecilia. Nell’ottobre 1986, durante la 16ø assemblea a Varsavia, viene nominato presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee: inizia il mandato con la Pasqua del 1987 e lo conserva fino al 1993. Tra il 15 e il 23 novembre 1986 si tiene ad Assago (Mi) un grande convegno diocesano sul tema del ’Farsi prossimò dove viene lanciata l’iniziativa delle Scuole di formazione sociale e politico. A ottobre 1987 inizia la serie di incontri sulle "domande della fede", chiamati anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede. Il 23 novembre 2000 viene nominato dal Papa Accademico Onorario della Pontificia Accademia delle Scienze. L’11 aprile 2002 riceve la laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’11 luglio 2002 il Pontefice accetta le sue dimissioni. Il progetto del card. Martini è di riprendere gli studi biblici vivendo prevalentemente a Gerusalemme. E così fa. Come cardinale elettore, torna a Roma per il conclave 2005, che elegge papa Ratzinger, ed è lui stesso è indicato da media e osservatori come uno dei papabili. L’11 giugno 2006 riceve la Laurea honoris causa in filosofia dall’Università ebraica di Gerusalemme gli conferisce. Nel 2008 rientrò in Italia definitivamente, stabilendosi all’Aloisianum di Gallarate, per poter curare il Parkinson. Pochi mesi fa, a marzo era uscito «Credere e conoscere», frutto di una conversazione avvenuta a più riprese con il chirurgo e senatore Pd Ignazio Marino: nel libro Carlo Maria Martini affrontava con coraggio una riflessione su alcuni dei temi più spinosi oggi per la Chiesa: inizio della vita umana, fecondazione artificiale e donazione degli embrioni, sessualità e omosessualità, celibato per i sacerdoti, fine vita ed eutanasia. A riprova di una vivacità intellettuale che lo ha accompagnato per tutta la sua vita.

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/467009/
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Messaggio Da camila Lun 17 Set 2012, 11:56

pochi giorni fa se n'è andato Roberto Roversi: come definirlo? Era un libraio,un editore,era stato partigiano ,autore teatrale ma anche, con Dalla e gli Stadio,autore di canzoni,poeta prolifico...
Mi è capitato di rileggere questa bella intervista che risale allo scorso anno,ve la propongo

"I libri? Non moriranno mai
A me hanno salvato la vita"


A quasi novant'anni, il poeta bolognese Roberto Roversi ha dato in beneficenza la sua biblioteca, dopo aver venduto la libreria antiquaria. E qui rievoca storie, passioni e incontri intorno alla lettura
di MICHELE SMARGIASSI
"Troppo bianchi questi muri". Per 65 anni nessuna parete attorno a Roberto Roversi mostrava l'intonaco: solo dorsi di libri. Ma adesso, dall'appartamentino che condivide con la moglie Elena, collaboratrice d'una vita, al quarto piano di un palazzone assediato dai kebab, i libri sono quasi spariti. Annuisce, malinconico e sorridente, appoggiato al bastone, la candida barba risorgimentale arcuata alle punte come un monumento: "Quattro anni, la nostalgia si sente". Il poeta libraio oggi ottantasettenne, il severo patriarca bolognese, amico e ospite di una generazione di grandi intellettuali italiani, l'eclettico autore di poemi, di prosa civile, teatro, di dischi pop con Lucio Dalla, ha ceduto nel 2007 la sua tana, la libreria antiquaria Palmaverde, ma da pochi giorni si è privato anche di gran parte della sua biblioteca personale: donata alla libreria Coop Ambasciatori, che l'ha messa all'asta volume per volume, versando il ricavato ai senzatetto. Solo qualche superstite nello studio, "ma li ricordo tutti, i libri della mia vita".

Quali ha tenuto con sé?
"Ma è ovvio, quelli che devo ancora leggere. E anche quelli che voglio rileggere come se fossero nuovi".

È giusto rileggere?
"A volte indispensabile. Manzoni letto a vent'anni è intollerabile, a cinquanta comincia già a migliorare, a ottanta è eccellente, lo leggi come guarderesti un paesaggio dall'alto".

E poi?

"Qualche classico del Novecento e quelli dei miei vecchi amici: Vittorini, Bassani, Calvino, Volponi... Mi sono necessari per leggere tutto il resto, sono come un machete nella foresta tropicale".

Quanti libri le sono passati per le mani?
"Lo so per certo: trecentomila. Come Palmaverde abbiamo pubblicato 225 cataloghi da oltre mille titoli ciascuno, più i miei personali e quelli che tenevo per i clienti speciali".

I suoi amici scrittori?
"Oh no, loro non compravano. Quando riunivo in libreria la redazione di Officina, con Pasolini, Sciascia, Scalia, Leonetti, erano battaglie senza sangue tra cervelli aguzzi che io ascoltavo con ammirazione: ma non capitava mai che qualcuno di loro buttasse un occhio agli scaffali che ci circondavano, silenziosi, gremiti e attenti come palchi di un teatro. E se per caso qualcuno manifestava una certa attenzione per un volume poggiato sul tavolo, era solo perché glielo regalassi... Così preferivo anch'io che non li guardassero troppo, i libri".

E Lucio Dalla li guardava i libri?
"Un uomo colto, ma in libreria non avevo un giradischi, così per parlare delle nostre cose musicate mi veniva spesso a prendere in macchina e giravamo sui colli ascoltandole con l'autoradio. Diceva che avrebbe musicato anche l'elenco del telefono, se lo avessi scritto io. Poi giustamente s'accorse che le cose che scriveva da solo vendevano cento volte di più delle nostre".

Insomma tanti intellettuali, nessun cliente?

"Sciascia era interessato solo alle stampe. Fortini una volta mi chiese di procurargli uno studio sul Tasso, poi però lo trovò troppo caro e non lo comprò. Ma non è colpa loro, capisce. I grandi intellettuali, i libri sono abituati a riceverli in regalo. Non li cercano più, sono i libri che cercano loro".

Chi sono stati allora i clienti migliori?
"Quelli inimmaginabili. Come il parroco Sales, che dall'Aspromonte mi ordinò una prima edizione del Wittgenstein. Per il libro non c'è mai destino avverso, ognuno prima o poi trova il suo lettore. Anche se verrà superato dalla giusta aggressione delle tecnologie, il libro non morirà mai".

Il suo primo acquisto?

"Mio padre era un radiologo, andavo da lui in corsia tutti i lunedì per vedere i giocatori del Bologna infortunati. Voleva che facessi il medico come lui, mi teneva controllato. E io, ora posso confessarlo, gli rubavo cinque lire dal portafogli per andare a comprare di nascosto la Storia del teatro di D'Amico, che usciva a dispense. Un furto agreste, per necessità... Poi non smisi più di comprare. Quando sposai Elena, il nostro letto nuziale praticamente si reggeva sui libri".

Quali preferiva comprare?

"I libri-cane. I più umili, bastardi, stazzonati, mogi, randagi, me li portavo a casa e dopo una cura di coccoina e cartone tornavano allegri a scodinzolare".

Si affezionavano, ma lei li rivendeva ad altri padroni...

"Vendere i libri, mi creda, è la parte più dolorosa del mestiere di libraio. Tra i miei libri di casa e quelli di libreria non c'è mai stato un confine vero. Ogni libro che partiva era una perdita inesorabile. E quante volte, venduto un titolo, mi sono messo subito a cercarne uno identico per riempire il vuoto".

La sua è sempre stata una libreria senza vetrina.

"Tranne un breve periodo in via Caduti di Cefalonia, ma quelli che mettevamo in vetrina non si vendevano mai... Io mi sono sempre occupato personalmente delle spedizioni, facevo pacchi robustissimi. Un cliente giapponese mi scrisse estasiato per come gli avevo imballato una Treccani, un volume per volta con carte di colori diversi, volevo rivaleggiare con l'armonia del Sol Levante. Dai libri che partivano per l'estero, che dovevano affrontare un viaggio lungo e periglioso, mi congedavo con un rito speciale: scrivevo una piccola poesia per loro e la infilavo fra le pagine".

Vuol dire che in Canada o a Singapore ci sono bibliofili che possiedono autografi inediti di Roversi e magari non lo sanno?
"Io ne ho copia, guardi qui [sfoglia un'agenda del '95 piena di poesie scritte a mano e di foto di biblioteche. ndr.], sono poesie che non ha mai letto nessuno tranne me e il destinatario. Erano viatici. I libri sono individui, parlano, cantano, profumano, si muovono secondo il vento e le stagioni. Quel che rimpiango di più è non aver abbastanza forza nelle gambe per andare in una libreria, aspirarne l'odore come quando si entra in un bosco, scaffali come alberi e libri come foglie, perché i libri non sono corpi morti...".

Lei ricorda Kien, il bibliomane di Autodafé di Canetti, che ascoltava i libri parlare fra loro di notte...
"E cosa vuole che facciano i libri di notte? Immagini la biblioteca dell'Archiginnasio, in inverno, gelo e neve fuori, buio dentro, i libri disposti in ordine bizzarro, per altezza e dimensione, magari si trovano fianco a fianco due volumi incompatibili, si parlano, litigano, si sfidano a duello... Poi, la mattina, quando torna il bibliotecario, tutto è di nuovo in ordine".

Ne ha mai sorpreso qualcuno in flagrante?
"Sicuro. Non bisogna mai fidarsi di loro. C'era quel Battaglini, lazzarone d'un libro, un in-quarto di argomento religioso, malconcia rilegatura di pergamena, io non avevo tempo per ripararlo, ma lui era impaziente, anche un po' arrogante, allora lo sistemai per punizione in uno scaffale molto alto. E la carogna si vendicò: un bel giorno si buttò da lassù mentre passavo, mi colpì sulla spalla, per fortuna, se mi avesse preso in testa non sarei qui a raccontarlo. Lo vendetti subito, a poco prezzo, così com'era. Il nostro rapporto si era spezzato irrimediabilmente".

Sanno essere perfidi, i libri.
"Ma anche provvidenziali. Al fronte, nel '44, dopo il mio battesimo del fuoco, ero perso, disperato, sul punto di scappare, la sera sotto un covone di paglia mi tastai la giubba e trovai due libriccini che non ricordavo di avere preso, scelti perché stavano in tasca. Uno era Goethe, lo aprii a caso e lessi due versi: "Se l'inverno viene, può la primavera essere lontana?". Quel libro mi salvò dalla fucilazione per diserzione".

E i suoi libri? Quelli scritti da lei?

"Non so che sorte avranno... Forse la pattumiera della storia. Si sente odore di fumo nell'aria, la carta è riciclabile".

Posso definirla un poeta civile?
"Ho cercato di essere il poeta che spiega a se stesso le ragioni che condizionano le scelte del tempo, e così le rende visibili agli altri. Scrivere delle mie rogne private non mi interessa".

Continua a scrivere?

[Risponde Elena]: "Come un matto. Dovresti fare almeno un giretto in corridoio ogni tanto". "Scrivo finché ho fiato in bocca. Sa cosa disse Sklovskij, la mia bibbia? "Il socialismo non c'era ancora, bisognava scrivere molto". Tenga, questo è l'ultimo, L'Italia sepolta sotto la neve, parla di questi nostri anni di deserto freddo. Sono cinquecento pagine da schiudere col tagliacarte: le serviranno dodici minuti in più ma sono minuti preziosi per il pensiero. L'ho stampato in trentadue copie, non lo vendo".
Come tutti i suoi periodici-samiszdat degli ultimi decenni...
"Certo, il "Foglio degli eremiti", "Fischia il vento", "Gioco d'azzardo"... Non distribuiti ma liberamente mandati. Preferisco così, oggi che anche l'opposizione politica ha delegato ai comici l'obbligo di parlare della realtà. Non li legge nessuno, questi miei versi? Pazienza, io li scrivo, perché tacere è morire".

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/06/27/news/i_libri_non_moriranno_mai_a_me_hanno_salvato_la_vita-18281005/
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